«Non vi sembri una bestemmia, ma anzitutto l’usurpatore del Trono di Pietro, a cui abbiamo giurato obbedienza e che invece ha lasciando languire i nostri fratelli nelle carceri o sotto i ferri dell’Inquisizione.»

«Vorreste ribellarvi al potere pontificio?» chiese Bertrand in un tono tra l’inorridito e l’incredulo.

«No, Bertrand, a un potere che viene esercitato in nome di Dio, ma in favore del Maligno.»

«Lasciatemi almeno tentare di liberare i nostri compagni. Usero la ragione, nella speranza di non dover ricorrere alla forza.»

«Quale forza, Bertrand? A Vienne troverete meno di un migliaio di Cavalieri, e ben diversi da come li ricordate. Sara un’accozzaglia di sbandati, di uomini impoveriti e terrorizzati.»

«Senza contare che il re di Francia sta ammassando le sue truppe a Lione e conta di raggiungerle proprio nella prima quindicina di ottobre. Immaginatevi dunque quanto potra essere indipendente il Concilio nella vicina Vienne», intervenne amaramente Jean Marie de Serrault, incalzando: «Concedeteci di agire in vostro nome, Bertrand. Se sarete voi a chiamare i confratelli al nuovo Ordine, il nostro scopo potra essere raggiunto».

«Datemi il tempo di pensarci», taglio corto Bertrand.

La nave apparve all’orizzonte nelle prime ore del mattino. Sull’albero di maestra sventolava la bandiera di battaglia dei Cavalieri del Tempio: un teschio su due tibie incrociate, bianchi su fondo nero.

Luigi la osservo dalla rupe finche non supero un varco della barriera corallina, dando fondo nell’unica baia dell’isola. Poi corse verso la sua capanna.

«Stanno per sbarcare gli uomini di Raymond de Ceillac», disse a Shirinaze. «Dobbiamo decidere se rimanere qui per sempre o unirci a quanto rimane della nostra comunita, con lui.»

Shirinaze riflette alcuni istanti, poi rispose: «Faremo come decidi tu, Luigi, ma personalmente preferirei allevare mio figlio qui piuttosto che tra quella gente».

«Hai ragione, rimaniamo. Dobbiamo mimetizzare la capanna con foglie di palma e restare nascosti finche la nave non se ne andra. Penso siano venuti a fare rifornimento di acqua e viveri. Tra pochi giorni salperanno di nuovo.»

Febbraio 1999

Appena fu rientrato nella sua casa di Piacenza, Gerardo di Valnure tolse dalla ventiquattrore il floppy e lo inseri nel lettore. Verificato che quanto registratovi da Sara Terracini fosse intatto, lo copio sul disco fisso del suo computer, in un file protetto da ulteriori tre parole d’accesso. Quindi chiuse dischetto e originali dei documenti nella cassaforte a muro. I singolari incidenti che gli erano capitati gli avevano insegnato che la prudenza non e mai troppa.

Poco dopo squillo il telefono e, sentendo la voce di Paola, le sue labbra si schiusero in un sorriso.

Sara Terracini era assorta nel pensiero di quella scoperta sensazionale. Sarebbe stato magnifico poter dimostrare che i Templari in fuga avevano varcato l’Oceano e raggiunto il continente americano.

A riscuoterla dalle sue riflessioni fu il campanello del computer, che prese a suonare con insistenza. Letto il codice di chi la stava chiamando da molto lontano, si precipito ad aprire la finestra della videoconferenza.

Sullo schermo comparve un viso amico, il cui saluto usci chiaro dagli altoparlanti del computer, anche se le parole arrivavano in leggero ritardo rispetto all’immagine.

«Oswald, vecchio mio, shalom. Ti credevo impegnato nella campagna elettorale», rispose Sara.

«Si, certo, i miei consiglieri stanno facendo di tutto per addomesticarmi alla vita politica. E da quando a Tel Aviv si e cominciato a respirare aria di elezioni, i miei impegni si sono moltiplicati.»

«Sembri destinato a incarichi importanti. Addirittura la poltrona di ministro della Difesa, ho letto. Chissa se troverai ancora il tempo di…»

Sara s’interruppe li, vedendo che nel video si era aperta una finestra di testo dove scorrevano le parole: ‹UTILIZZIAMO IL TESTO E CRIPTIAMOLO. NON VOGLIO CHE ORECCHI INDISCRETI CI ASCOLTINO›.

‹OK›, digito immediatamente Sara sulla tastiera, dopo aver azionato il programma per comunicare in linguaggio criptato.

Oswald Breil era un uomo di bassissima statura — poco piu che un nano —, ma di straordinario ingegno. Nonostante l’infelice aspetto fisico, i suoi meriti lo avevano fatto salire rapidamente alle piu alte gerarchie israeliane, fino a essere candidato alla carica di ministro.

I meriti se li era conquistati sul campo, prima come ufficiale del Mossad e poi, passando per il comando dello Shin-Beth, il servizio di sicurezza interno, come capo dello stesso Mossad. Il piu potente e organizzato servizio segreto del mondo: l’«Istituto», come lo chiamavano gli addetti ai lavori.

Con la sua straordinaria esperienza di restauro e decifrazione di antichi reperti, Sara Terracini aveva contribuito a diverse sue importanti indagini. Un gioco pericoloso, che l’aveva messa piu di una volta in pericolo di vita, ma che la eccitava. Quando Oswald le chiedeva qualcosa, non riusciva a dirgli di no.

‹A CHE COSA STAI LAVORANDO, SARA?› chiese la finestra nel monitor.

‹A NIENTE DI SPECIALE, LE SOLITE ANTICAGLIE. PERO…›

‹PERO?›

‹BE’, HO PROMESSO DI NON FARNE PAROLA CON NESSUNO, MA SE NON MI CONFIDO NEMMENO CON TE…›

‹SONO TUTTO ORECCHI. ANZI, OCCHI.›

‹CREDO DI ESSERE SULLE TRACCE DI UNA GROSSA SCOPERTA, NIENTEMENO CHE UNO SBARCO IN AMERICA CIRCA DUECENTO ANNI PRIMA DI CRISTOFORO COLOMBO.›

‹NON MI SEMBRA UNA GRAN NOVITA. NON SONO STATI I VICHINGHI?›

‹NO, STO PARLANDO DEI TEMPLARI SFUGGITI ALLA CATTURA NEL 1307.›

‹TEMPLARI? SI, E VERO, MI SEMBRA DI AVER LETTO QUALCOSA. MA TU CHE COSA C’ENTRI?›

‹BE’, SI TRATTA DI DUE DOCUMENTI CHE HO APPENA FINITO DI RESTAURARE.›

‹CHE COSA DICONO?›

‹IL PRIMO SEMBREREBBE IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI HUGUES DE PAYNS. IL SECONDO INVECE E UNA LETTERA SCRITTA DA UN GIOVANE DI NOME LUIGI AL PADRE, IL CONTE LORENZO DI VALNURE, VERSO IL 1310. VI SI FA RIFERIMENTO A UN LUOGO REMOTO, UNA SEDE SEGRETA DEI CAVALIERI DEL TEMPIO.›

‹COME NE SEI ENTRATA IN POSSESSO?›

‹UN VECCHIO AMICO, APPASSIONATO DI MEDIEVALISTICA, LI HA SCOPERTI IN UNA NICCHIA SEGRETA NEL SUO CASTELLO. E PROPRONIPOTE DI QUESTO LORENZO DI VALNURE. HA TROVATO ANCHE UNA MEDAGLIA CON LO STESSO SIGILLO DI UNO DEI DUE ASTUCCI IN CUI ERANO CUSTODITI I DOCUMENTI.›

‹CHE COSA C’E IMPRESSO? I TEMPLARI SI SERVIVANO DI SINGOLARI FIGURE.›

‹SU UNA FACCIA C’E L’EFFIGIE CLASSICA DEI DUE CAVALIERI IN SELLA ALLO STESSO DESTRIERO, SULL’ALTRA INVECE SI VEDE LA RIPRODUZIONE DI UN NODO MARINARO. SECONDO GERARDO DI VALNURE, IL MIO AMICO, SI TRATTEREBBE DI UNA GASSA D’AMANTE, UN NODO IN USO DA TEMPI REMOTI NELLA MARINERIA.›

‹UNA GASSA D’AMANTE? MI RICORDA QUALCOSA. LASCIAMI UN PO’ DI TEMPO. TI RICHIAMO IO. CIAO.›

Quando ebbe finito di digitare queste parole, Oswald Breil lascio la tastiera e sollevo la cornetta del telefono, componendo un numero riservato. Quello del dottor Erma, l’uomo che lo aveva sostituito alla guida del Mossad.

Settembre 1311

La nave se ne ando dopo tre giorni, senza che gli uomini di de Ceillac li avessero scoperti.

Luigi e Shirinaze ricominciarono la loro abituale vita, fatta quasi di niente ma felice.

Quei tre giorni trascorsi alla macchia erano sembrati interminabili, ma avevano permesso loro di capire molte cose. Avevano sentito de Ceillac e i suoi schiamazzare da ubriachi, convincendosi di aver preso la decisione migliore. La ciurmaglia di de Ceillac sembrava quella di una nave pirata. Non aveva piu niente a che fare con gli ideali del Tempio.

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