Sara Terracini aveva davanti a se una tela di piccole dimensioni ma di enorme valore. Il suo laboratorio aveva appena terminato di restaurarla, e di li a poco sarebbe stata riconsegnata al museo di provenienza. Erano trascorsi soltanto quattro giorni da quando Oswald Breil si era messo in contatto con lei.
Senti lo scampanellio del computer, e pochi istanti piu tardi in una finestra del monitor comparve la faccia del suo minuscolo amico, che le rivolse soltanto un rapido saluto prima che si aprisse una seconda finestra con la scritta:
‹ENCRYPT›.
Sara aziono subito i comandi per comunicare in linguaggio criptato, digitando senza preamboli: ‹HAI NOVITA?›
‹SI, QUALCOSA. MA SOLTANTO PICCOLI INDIZI, AVUTI DA CERTI AMICL›
Dio ti benedica, Oswald, sei sempre prezioso, penso Sara, mettendosi in una posizione piu comoda.
‹RICORDI IL CARDINALE FEBI?› lesse sul video.
‹SI, QUALCOSA… IL CUSTODE DELLE FINANZE VATICANE NEGLI ANNI 70, NO?›
‹ESATTO. MORI D’INFARTO ALL’INIZIO DI OTTOBRE DEL 78, POCHI GIORNI DOPO LA SCOMPARSA DI PAPA ALBINO LUCIANI. ANCHE PER QUESTO LA NOTIZIA PASSO QUASI INOSSERVATA. SI DISSE CHE ERA MORTO PER UN ATTACCO CARDIACO, MA FU TROVATO IN UNA POSIZIONE PERLOMENO SINGOLARE: CON LA DESTRA IN TASCA, MENTRE I COLPITI DA INFARTO PORTANO ISTINTIVAMENTE LE MANI AL PETTO, O TUTT’AL PIU LE ABBANDONANO LUNGO IL CORPO. INVECE LUI STRINGEVA IN MANO UN CORDONCINO ROSSO IMPREZIOSITO DA UN FILO D’ORO E ANNODATO CON UNA GASSA D’AMANTE.›
‹UNA GASSA D’AMANTE? CHE COSA PENSI POSSA SIGNIFICARE?›
‹UN MOMENTO, NON HO ANCORA FINITO. RICORDI QUANDO UN MISTERIOSO ROGO MANDO IN CENERE BUONA PARTE DELLA CAPPELLA DEL GUARINI A TORINO, E LA SINDONE FU SALVATA
‹SINGOLARE COINCIDENZA.›
‹E DI GRANDE RILIEVO PER LE TUE RICERCHE.›
‹I TEMPLARI?›
‹ESATTAMENTE. ALCUNE IPOTESI RICONDUCONO LA SINDONE A JACQUES DE MOLAY, L’ULTIMO GRAN MAESTRO TEMPLARE. A SEGUITO DELLE TORTURE SUBITE, FU COLPITO DA QUELLA CHE IN MEDICINA VIENE CHIAMATA ACIDOSI METABOLICA, IN ALTRE PAROLE UN ECCESSO DI PRODUZIONE DI ACIDO LATTICO DOVUTA A TRAUMI FISICI. QUESTO ECCESSO DI SOSTANZE ACIDE AVREBBE INTRISO IN MANIERA INDELEBILE IL SUDARIO IN CUI L’INQUISITORE IMBERT AVEVA ORDINATO DI AVVOLGERLO ANCORA IN VITA. QUESTO SPIEGHEREBBE ANCHE LA DATAZIONE MEDIEVALE — PER L’ESATTEZZA TRA IL 1260 E IL 1390 — DELLA SINDONE, RILEVATA DALLE ANALISI CON IL CARBONIO 14.›
‹NON FARMI STARE SULLE SPINE. CONCLUSIONI?›
‹MAH, A DIRE IL VERO, PIU CHE DI CONCLUSIONI SI TRATTA DI CONGETTURE. O SONO DAVVERO SEMPLICI COINCIDENZE, O DIETRO QUEL NODO MARINARO C’E QUALCOSA. ›
‹CHE COSA?›
‹CHISSA, FORSE L’ESISTENZA DI UNA SETTA TANTO POTENTE DA AVER ACCESSO ALLE PIU ALTE SFERE VATICANE, E TALMENTE SEGRETA CHE NEMMENO I PIU EFFICIENTI SERVIZI SEGRETI DEL MONDO NE SONO A CONOSCENZA. ›
In quello stesso momento, sulla Via Appia, era in pieno svolgimento una riunione.
«Siamo pronti, Fratelli», disse l’incappucciato a capo del tavolo, rivolto ai dodici convenuti, anch’essi incappucciati. «Siamo pronti a scacciare il Maligno dal Trono che ci spetta. Siamo pronti a punire chi ha rinnegato il Cristo. Milioni di peccatori moriranno, e potremo ricostruire il mondo nel nome del Giusto.»
La volta della sala era dipinta di blu e ornata da alcune stelle dorate, una delle quali brillava piu delle altre: quella che indicava l’Occidente, e che gli antichi chiamavano Merika.
Ottobre 1311
Il soffitto della stiva era talmente basso che ne Luigi ne Shirinaze riuscivano a stare in piedi. Il rollio della nave provocava loro un costante stato di malessere. Ogni giorno venivano calati dal boccaporto una ciotola di minestra e pochi sorsi d’acqua, che destinavano quasi completamente al figlio.
Nel tenebroso fetore risuono improvvisa la voce di Denis, seguita da un riso sguaiato: «Tu, conte, resterai qui con il tuo piccolo bastardo a meditare, mentre la donna e richiesta sul ponte».
Spinte dalla disperazione, le braccia di Luigi scattarono verso il volto dell’aguzzino; le mani si strinsero con violenza sul collo. Il giovane avverti distintamente le cartilagini cedere sotto le sue dita.
Ma subito dopo senti un violento colpo alla nuca, e tutto fu buio. Shirinaze fu trascinata nell’alloggio di de Ceillac.
«Penso che la salute del tuo uomo e di tuo figlio ti stiano a cuore, donna», le disse lui, fissandola biecamente.
Shirinaze si senti prendere da una profonda disperazione: «Vi supplico, in nome di Dio…» imploro.
«Quale Dio? Il nostro o quello degli infedeli come te? Comunque, le implorazioni non servono a niente. Se vuoi salvare la vita dei tuoi cari, dovrai essere molto, molto accondiscendente», ribatte de Ceillac con un lampo perverso negli occhi.
Incrociando lo sguardo di lui con il suo, da cui tralucevano tutto il ribrezzo e l’odio che provava, ma senza una sola parola, Shirinaze lascio cadere a terra i pochi indumenti logori e rimase nuda, mentre il respiro di de Ceillac si faceva affannoso.
Disgustata dall’umiliazione e impotente, senti le mani sfiorarle la pelle, le rozze dita violarla. Quando il peso dell’uomo le fu sopra, riusci a rivolgere un ultimo pensiero al marito e al figlio e non seppe piu nulla.
Clemente V diede inizio con solennita al Concilio di Vienne, a cui non presenziava pero alcun sovrano. La presenza delle truppe francesi ammassate a Lione gravava minacciosa sui lavori. Filippo il Bello sembrava volerne sorvegliare l’andamento, pronto a intervenire se le decisioni degli ecclesiastici si fossero rivelate difformi dalla sua volonta: l’annientamento dell’Ordine del Tempio. E Clemente V sembrava chiaramente orientato ad assecondarlo.
Bertrand de Rochebrune non tardo a rendersi conto che St Clair aveva visto giusto: poteva infatti contare soltanto su seicento uomini, ridotti allo spettro dei Cavalieri che ricordava. Erano miseri, sbandati, impauriti. Con loro non sarebbe mai stato possibile assaltare la citta, per cui decise di tentare un’altra strada.
Le volte della cattedrale di Saint Maurice erano alte. L’assemblea plenaria del Concilio sedeva sotto la grandiosa vetrata di fronte all’ingresso principale. Nell’elencare i capi di accusa contro l’Ordine, il relatore ebbe un attimo di smarrimento. I sette Templari apparvero tra il silenzio generale.
«Chiedo sia resa giustizia ai miei confratelli, imprigionati e infamati da accuse prive di fondamento», si levo improvvisa dalla folla la voce di Bertrand de Rochebrune. «In nome di Dio e dei giusti, siano ascoltati da una giuria, e le loro confessioni non vengano estorte con la tortura. Lo chiedo all’Apostolo di Cristo a cui abbiamo giurato fede imperitura e per il quale molte delle nostre vite sono state sacrificate.»
Segui un istante di silenzio stupefatto. Molti dei vescovi presenti dissentivano con la decisione di sopprimere l’Ordine. Ma, ripresisi dallo stupore, i prelati fedeli a Clemente V invocarono a gran voce le guardie: «Catturateli. Hanno osato interrompere il Sacro Concilio ed entrare in una chiesa con le armi in pugno».
«Nei boschi attorno alla citta sono appostati duemila Cavalieri del Tempio», menti Bertrand mentre le guardie li accerchiavano. «Non vogliamo lo scontro. Veniamo in pace a chiedere che sia fatta giustizia.»
Lo strepito dagli scranni dei prelati si alzo ancor piu forte, isterico: «Disarmateli e imprigionateli».
Bertrand sapeva che ogni resistenza sarebbe stata inutile. Fece un solo cenno, e i suoi seguaci deposero le armi senza opporre resistenza.
Il ritmo di voga scandito dal tamburo in coperta si andava facendo sempre piu veloce. Gli occhi di Luigi