«Averti qui e soltanto un piacere.»
Non appena furono al castello, Sara venne subito al dunque. «E un pezzo che volevo chiederti una cosa, ma non ci sono mai riuscita. Conosci le connessioni tra la Sindone e i Templari?»
«Certo, una serie di strane coincidenze sembrerebbe collegarla a Jacques de Molay. C’e addirittura chi sostiene che l’immagine impressavi sia la sua. Dopo aver subito nel Tempio di Parigi le stesse torture riservate a Gesu Cristo, sarebbe stato avvolto in un lenzuolo funebre e affidato alle cure di parenti del suo compagno di prigionia Geoffroy de Charney. Non era ancora morto, e il suo corpo avrebbe subito un procedimento chimico, di cui pero…»
«Acidosi metabolica», lo interruppe Sara.
«Ah, vedo che conosci questa ipotesi.»
«Fino a questo punto, ma mi manca il seguito. Come si arriva da li a Torino?»
«La prima ostensione della Sindone risale alla seconda meta del XIV secolo, nella localita di Lirey. E, guarda caso, proprietaria del Santo lenzuolo era Jeanne de Charney, vedova di Geoffroy, pronipote e omonimo del Precettore di Normandia imprigionato con de Molay. La Chiesa s’interesso subito al sudario, diffidando i fedeli dal venerarlo come reliquia cristiana. Ma le sue rimostranze si placarono quando nel 1378 Jeanne de Charney, risposatasi con un membro di una famiglia potente in campo ecclesiastico, divenne zia del nuovo papa, Clemente VII. In seguito il sudario fu acquistato dai Savoia. Come mai questo interesse?»
«La Sindone sembra in qualche modo connessa con la setta del nodo. Un cordoncino rosso annodato e stato trovato nella Cappella del Guarini, a Torino, e un altro e saltato fuori dalla borsetta di Estelle Dufraisne. Soprattutto di quest’ultimo ti vorrei parlare.»
«Sono tutt’orecchi.»
«Ti scongiuro pero di non dire a nessuno quello che ti diro. Bada bene: la direttrice del museo di Akko ha preferito suicidarsi piuttosto che fornire informazioni sulla setta.»
Gerardo la guardo sbalordito, mentre lei continuava.
«Si, ho ormai la netta convinzione che si tratti di una setta segreta, con affiliati fanatici fino al suicidio. Sei alle prese con gente pericolosa, Gerardo. Sta’ in guardia.»
«Da chi hai avuto queste informazioni?»
«Ho amici influenti in Israele, e forse un giorno ti parlero di loro. Per adesso sappi che sono a nostra disposizione per qualsiasi necessita.»
«Il Mossad?»
«Anche, ma non soltanto.»
Si interruppero, avendo sentito che davanti al cancello si era fermata un’auto di piccola cilindrata.
Ne smonto Paola Lari, e Gerardo procedette alle presentazioni. Ma Sara rimase li ancora poco. Preso il primo treno possibile, torno a Roma.
Febbraio 1312
Shirinaze si sveglio di soprassalto nel cuore della notte, trovandosi davanti il ghigno di Denis torto in un’espressione di scherno. «La contessa negra e desiderata dal Gran Maestro», si senti dire.
Era il momento che attendeva con ansia da giorni, rosa dal timore che non arrivasse mai, che de Ceillac si fosse stancato di lei. Per questo momento teneva nascosto tra le vesti un pugnale affilato che la sorte benigna le aveva fatto trovare nell’alloggio del suo seviziatore.
Senza dire niente, si alzo e segui a testa china lo scherano.
«Sai chi guidava quei selvaggi nella difesa?» le chiese de Ceillac con una luce torva nello sguardo. «Il tuo amato Luigi», continuo, con gli occhi ridotti a due fessure gonfie d’odio. «Ma la paghera. E ti giuro che assisterai alla scena.»
Rafforzata nella sua determinazione dalla notizia che suo marito e probabilmente anche suo figlio erano vivi, Shirinaze allungo la mano verso il pugnale. Ma non riusci a raggiungerlo.
Ne fu impedita dalla destra di de Ceillac, che le si era insinuata sotto le vesti. Forte come il ferro, la costrinse a inginocchiarsi, mentre con l’altra mano l’uomo si calava le brache. Shirinaze chiuse gli occhi. Aveva un solo pensiero: rivedere Luigi e suo figlio.
Tucla era il solo a conoscere la lingua dei bianchi quanto bastava per fungere da traduttore, quindi era costantemente al fianco di Luigi.
Gli indigeni trattavano ormai con profondo rispetto l’amico ritrovato e seguivano con attenzione i suoi insegnamenti, anche se avevano difficolta ad apprendere le tecniche militari degli europei. Ma Luigi sapeva quanto fosse importante che vi si addestrassero, certo com’era dell’incombere di un nuovo scontro con gli uomini di de Ceillac.
Soltanto loro, inoltre, potevano aiutarlo nel tentativo di liberare Shirinaze.
Roma. Maggio 1999
Nei giorni seguiti al rapido incontro con Sara Terracini, Gerardo di Valnure era stato tutto preso nella gestione delle sue proprieta. Intanto la presenza di Paola Lari al castello si era fatta sempre piu frequente: quando era libera da impegni di lavoro, veniva li. Ma Gerardo non aveva mai fatto parola nemmeno con lei delle conclusioni a cui era pervenuto con la studiosa romana.
Era quasi sera, ma sapeva che con ogni probabilita avrebbe trovato Sara ancora in laboratorio, con il computer collegato in rete.
Pochi istanti piu tardi era infatti in linea con lei, protetto dal programma di crittografia.
‹HO AVUTO DIVERSE COSE DA SBRIGARE QUI, MA ADESSO SONO PRONTO A RIPRENDERE LE RICERCHE›, digito.
‹SEI SICURO? TE L’HO DETTO: DEVI STARE IN GUARDIA. CONOSCI FIN TROPPO BENE LA PERICOLOSITA DI QUELLA GENTE.›
‹NON MI FANNO PAURA.›
‹DA DOVE RICOMINCERESTI?›
‹TI HO CHIAMATO PROPRIO PER QUESTO. HO BISOGNO DELL’AIUTO DEI TUOI AMICI. VORREI RIDARE UN’OCCHIATA ALLA CAPPELLA DEI ST CLAIR A ROSLIN. L’HO GIA VISITATA ALCUNI ANNI FA, MA NON POTEVO IMMAGINARE GLI SVILUPPI DI QUESTA VICENDA.›
‹GIUSTO. TANTO PIU CONSIDERATI GLI STRANI BASSORILIEVI DI CUI CI HA PARLATO TONI. RICORDI? IMMAGINI DI VEGETALI SCONOSCIUTI PRIMA DELLA SCOPERTA UFFICIALE DELL’AMERICA. MA CHE COSA POSSONO FARE PER TE I MIEI AMICI?›
‹HO BISOGNO DI UNA NUOVA IDENTTTA.›
Oswald Breil era appena rientrato in albergo, letteralmente esausto. I festeggiamenti per la sua elezione al parlamento israeliano si erano protratti a lungo, e aveva soltanto voglia di riposare. Fedele alle sue abitudini, tuttavia, prima di coricarsi collego il computer portatile alla presa telefonica.
Nella sua casella di posta elettronica trovo una sequela di messaggi d’auguri: per lo piu vecchi collaboratori e amici. Tra gli altri, pero, gli balzo subito agli occhi quello di Sara Terracini. Lo apri e lesse: ‹COMPLIMENTI!!! CHIAMAMI APPENA PUOI›.
L’agognato riposo poteva aspettare ancora qualche minuto. Oswald si connesse con Roma.
‹SONO EMOZIONATA›, lesse dopo qualche istante. ‹UAU! HO UN AMICO MINISTRO D’ISRAELE.›
‹NON CORRERE TROPPO. PER IL MOMENTO SONO SOLTANTO UNO DEI CENTOVENTI MEMBRI DELLA KNESSET. IL NUOVO PREMIER AVRA QUARANTACINQUE GIORNI PER FORMARE UN GOVERNO, E PUOI IMMAGINARTI QUANTI COMPROMESSI DOVRA ACCETTARE. NON SO ANCORA SE RICOPRIRO UN INCARICO DI GOVERNO. COMUNQUE SONO MOLTO SODDISFATO.»
‹SONO SICURA CHE CE LA FARAI. MA TI HO CHIESTO DI CHIAMARMI ANCHE PER UN ALTRO MOTIVO.›
Quattro giorni piu tardi, dopo aver rinunciato all’amata barba e ai capelli lunghi e inforcato un paio di occhiali dalla montatura spessa, Gerardo di Valnure parti per Edimburgo.