come al guinzaglio da un secondo personaggio.
Reggeva un libro, probabilmente una Bibbia o un altro testo sacro, visto che sulla copertina era scolpita una croce quasi cancellata dal tempo. L’altro invece teneva la corda stretta attorno alla sua testa. Il soggetto in secondo piano aveva la barba e capelli fluenti sulle spalle. Avvicinatosi di piu, Gerardo vide cio che cercava: la croce incisa sulla tunica del secondo personaggio. Una croce
Ma dalla bolla papale
Purtroppo il tempo aveva cancellato il nodo che serrava la corda al collo dell’uomo, ma Gerardo era convinto di sapere che cosa fosse: una gassa d’amante.
Giugno 1312
Bertrand de Rochebrune porse al cugino Lorenzo di Valnure il foglio su cui aveva disegnato il motto e l’emblema di quello che sperava sarebbe stato il Nuovo Ordine. Era un disegno molto semplice: un pesce stilizzato, simbolo dei primi cristiani. Le estremita che costituivano la coda erano annodate con un nodo marinaro. Una gassa d’amante, aveva spiegato il Templare al cugino. Sotto la figura stilizzata si leggeva il motto del Nuovo Ordine:
«Sono ormai depositario di molti segreti», disse Lorenzo. «Dalla segreta terra dove vive Luigi alla tua volonta di ricostituire l’Ordine, seppure in clandestinita. Ti chiedo pertanto di concedermi l’onore di farne parte. Accetta inoltre alcuni uomini della mia guardia, una quindicina. Ti scorteranno nel viaggio verso la Scozia.»
«L’onore di accoglierti tra i Cavalieri del Nuovo Ordine e mio. Non ho ancora pensato alla Regola, ma non appena avro provveduto te la faro pervenire. Pero devi prestare un solenne giuramento di segretezza.»
E Lorenzo di Valnure pronuncio la formula rituale del giuramento dei Templari: «
Quindi aggiunse solennemente: «Faro scolpire il simbolo e il motto del nostro Ordine su una pietra, che verra collocata nel punto piu importante di ogni costruzione: la
«Ti ringrazio di tutto cio che hai fatto per me, Lorenzo. Un’intera vita non bastera per sdebitarmi.»
«Devo chiederti ancora una cosa, Bertrand. Se dovessi andare di nuovo al di la dell’Oceano, di’ a Luigi che questa e la sua casa. Sua, di sua moglie e di mio nipote.»
«Ci andro senza dubbio: le navi e gli uomini che abbiamo lasciato la ci sono indispensabili per combattere gli usurpatori del Trono di Pietro.»
Luigi di Valnure sapeva di poter contare su ciascuno di quei guerrieri fedeli e indomiti. Ma si accingevano ad affrontare un’impresa veramente ardua. Le difese erette da de Ceillac sembravano insuperabili.
Dopo aver visto la nave scomparire in prossimita di quell’isola, vi si era spinto con la canoa, trovando conferma a cio che pensava: era il rifugio degli ex Templari. Ne aveva valutato le difese, osservando attentamente la baia con la nave alla fonda e il minaccioso forte.
Aveva capito che un attacco in forze non avrebbe sortito il risultato che si prefiggeva. Soltanto l’azione di pochi uomini ben addestrati avrebbe potuto tentare di liberare Shirinaze.
Ricordo quanto gli aveva insegnato Bertrand de Rochebrune: «Un buon ufficiale non si limita a pianificare le fasi dell’attacco. Egli sa bene che la ricerca di vie di fuga e altrettanto importante, se non di piu».
Tutto dipendeva dallo stato della nave: se gli uomini di de Ceillac avessero avuto difficolta a manovrare, con ogni probabilita non sarebbero riusciti a raggiungere la canoa in fuga. Contare su quell’eventualita era un rischio, ma sapeva di doverlo correre se voleva salvare Shirinaze.
9
Giugno 1999
‹POSSO COMPLIMENTARMI CON SUA ECCELLENZA IL VICE MINISTRO DELLA DIFESA?› digito Sara Terracini.
‹MI FAI FELICE›, rispose Oswald Breil.
‹HO PERO PAURA CHE I NUOVI IMPEGNI TI RENDERANNO INAVVICINABILE.›
‹CI SIAMO SEMPRE TENUTI IN CONTATTO, E HO SEMPRE OCCUPATO POSIZIONI DI UN CERTO RILIEVO, NO?›
‹NON SPARIRAI, VERO? PROMETTIMELO.›
‹NON CE N’E BISOGNO. ADESSO PERO DIMMI A CHE PUNTO SONO LE RICERCHE DEL TUO AMICO. INTERESSANO MOLTO ANCHE NOI.›
‹LO VEDRO TRA POCO, E FAREMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE.›
‹TIENIMI INFORMATO.›
‹PUOI STARNE CERTO. ANCORA AUGURI, SIGNOR MINISTRO.
Faceva molto caldo, ma nel laboratorio di Sara umidita e temperatura erano costantemente sotto controllo, per cui Gerardo di Valnure, appena entrato, trasse un sospiro di sollievo.
«Ogni volta che vengo a Roma mi chiedo come facciate a sopportare questo forno.»
«Qui invece ci chiediamo come facciate voi con la nebbia», ribatte Sara, abbracciandolo. «Che notizie ci porti da Roslin?»
Quando fu li anche Toni Marradesi, Gerardo apri la sua voluminosa borsa e ne estrasse un fascio di fogli e fotografie, mettendosi subito a illustrarle.
«Questa e la cosiddetta ‘Cappella’ di Rosslyn. Grazie ai vostri suggerimenti sono riuscito a orientarmi molto bene. Ho verificato a uno a uno gli indizi che mi avete segnalato, ma ho scoperto anche altre cose.»
«Per esempio?» chiese Marradesi.
«La disposizione delle colonne interne forma una tripla
«Una T? Credi che abbia un significato?» lo incalzo Sara.
«Molti. Ma per brevita ne indichero soltanto tre.
«Molto interessante. Ha notato altri particolari?» chiese ancora Toni Marradesi, stringendosi il mento tra il pollice e l’indice della destra.
«Ho esaminato tutti i bassorilievi. Vi compaiono figure inquietanti, dense di significati. E, soprattutto, ciascuna di esse ha tratti somatici ben definiti, come se chi le ha realizzate conoscesse bene i personaggi che raffigurava. Una sola scultura e priva di testa, quasi che qualcuno avesse voluto cancellare un volto ben noto. E sulla parete sud, a circa due metri d’altezza», e Gerardo mostro uno schizzo che aveva tracciato sulla sua agendina. «Questa figura ‘decapitata’ sembra reggere un grande telo su cui compare il volto di un uomo barbuto.»
«La Sindone…» esclamo Sara, ma Gerardo la interruppe subito.
«Piano, non correre troppo. E vero, ci sono alcuni indizi, ma troppo semplici per le enormi possibilita che prospettano. Dobbiamo anche riconoscere che queste tracce sono state identificate da persone che volevano trovarle a tutti i costi.»
«In che senso?» chiese Marradesi in tono piccato.
«Nel senso che, se in un luogo cosi enigmatico si fossero cercate tracce di Confucianesimo, probabilmente