si sarebbero trovate anche quelle.»

«Hai tratto qualche conclusione, Gerardo?»

«E presto per chiamarle conclusioni. Rischio di ripetermi, ma e d’obbligo la piu assoluta cautela. Per adesso mi sento di dire che si tratta certamente di una costruzione singolare, edificata da gente che, pressata da persecuzioni, ha cercato di trasmettere un messaggio celato in una possibile riproduzione del Tempio di Gerusalemme. Tra l’altro ultimata piu di un secolo e mezzo dopo la scomparsa dell’ultimo Templare.»

«Be’, almeno in questo ti ho prevenuto», esclamo Sara.

«Cioe?»

«Non crederete che sia rimasta con le mani in mano?» rispose lei, rivolta a entrambi. «Ho scoperto anch’io qualcosa.»

«Che cosa?»

«A partire dal febbraio 1867, il luogotenente Warren del Genio militare britannico inizio una campagna di scavi a Gerusalemme, basandosi sulla topografia rilevata dal suo predecessore Wilson. Ci ha lasciato una discreta mole di documenti e anche alcune sommarie ricostruzioni grafiche. In una di queste, in particolare, compare un pozzo che scende a perpendicolo per circa ottanta piedi sottoterra, proseguendo poi con una galleria orizzontale. Qui si vedono alcuni uomini intenti a compiere scavi attorno a un grande muro. Si pensa che si possa trattare dei resti della struttura del Tempio. Ma pare anche che, esplorando il dedalo di gallerie sotto l’antica Gerusalemme, Warren si sia imbattuto in una serie di reperti, tipo else di spade eccetera, che nessuno potrebbe mai far risalire agli abitanti precristiani. Cose lasciate li dai Crociati, insomma.»

«Hugues de Payns e i primi Cavalieri del Tempio?» chiese Gerardo.

«Esattamente, sempre fatte salve tutte le cautele. E dimostrato che i fondatori dell’Ordine Templare, istituito per difendere i pellegrini che si recavano in Terrasanta, in realta si occupavano di ben altro.

«I nove Cavalieri originari, infatti, iniziarono una campagna di scavi sotto le rovine del Tempio di Salomone, che si protrasse per circa dieci anni. Nessuno sa che cosa abbiano trovato.

«Ma ho riscontrato un fatto secondo me singolare in quello che, nella Regola stilata da Bernardo di Chiaravalle, sarebbe diventato il voto di poverta dei Templari. Be’, la formula e molto diversa dal patto che legava i nove fondatori. I quali giurarono soltanto di mettere in comunione ogni loro ricchezza. Una cosa piuttosto diversa da un voto monastico di poverta. Da l’idea che fossero impegnati nella ricerca di qualcosa di molto prezioso, da mettere in comune.»

Nel laboratorio calo un silenzio profondo, rotto soltanto dal ronzio delle apparecchiature elettroniche. Ma dopo qualche istante Sara riprese:

«Quindi ho cercato qualche analogia tra il Tempio di Gerusalemme e la costruzione piu emblematica della potenza dei Cavalieri: il Tempio di Parigi. Esaminando le testimonianze rese dai Templari, ho scoperto che tale Giovanni da Foligno ammise che le cerimonie avevano luogo nella cappelletta sita nella torre principale.

«Non esistono documenti certi che la descrivano, ma era vicina al forziere del tesoro dell’Ordine, ed e interessante vedere come la immaginano molti importanti studiosi: una stanza priva di finestre, con un pavimento a scacchi bianchi e neri e un soffitto simile alla volta celeste, con a ovest una stella piu luminosa delle altre.

«Probabilmente c’erano anche i quattro simboli usati nelle varie fasi del rituale: un teschio umano, due femori, e soprattutto un lenzuolo funebre. Semplici analogie? Strane coincidenze? La prudenza e sempre d’obbligo, ma l’ultimo Gran Maestro fu torturato nel Tempio di Parigi e, dopo aver subito gli stessi supplizi inferti a Gesu Cristo, fu adagiato in un telo funebre.

«Il Grande Inquisitore di Francia potrebbe aver utilizzato il telo rituale dei Templari, un lenzuolo antico e proveniente dalla Terrasanta come la maggior parte degli oggetti sacri dell’Ordine. Si potrebbe quindi spiegare cosi la presenza sulla Sindone di pollini rinvenibili soltanto in alcune zone del Medio Oriente, come hanno evidenziato recenti analisi. Pollini di due piante particolari, per la precisione, rintracciabili in una sola zona del mondo: la Palestina.

«Lo Zygofillum domosum, una pianta simile al cappero, e la Gundelia turneforti, un cespuglio tipico della zona di Gerusalemme, con cui la tradizione vuole fosse intrecciata la corona di spine di Gesu Cristo».

A quel punto Sara cerco di prendere fiato, ma l’evidente curiosita dei due uomini la costrinse a continuare.

«Studiando i documenti della Prima Crociata, ho scoperto che Henry St Clair, antenato del costruttore della Cappella di Rosslyn, torno da Gerusalemme con un amico, a cui diede in sposa la nipote. E sapete chi era costui? Hugues de Payns, fondatore dei Templari e comandante di coloro che scavarono per anni sotto il Tempio di Salomone.»

Toni Marradesi si passo la mano dove un tempo c’era forse qualche capello, e decise che era arrivato il momento di dire la sua.

«Capisco la vostra prudenza. Capisco tutte le cautele. Ma non vi sembra di esagerare? Non abbiamo raccolto un numero sufficiente d’indizi per puntare in una sola direzione? Siamo scienziati, e come tali soggetti all’errore nel corso delle approssimazioni necessarie per raggiungere una scoperta. Non dobbiamo aver paura di rimanere delusi.

«Sapete a che cosa credo si debba puntare? A un segreto, tanto arcano e potente da essere rimasto inviolato per tutti questi secoli, nascosto chissa dove da coloro che si addentrarono per primi nei sotterranei — in senso figurato e reale — delle origini della religione. E quando parlo di religione non mi limito alla Cristianita, ma a tutto cio che la Citta Santa di Gerusalemme, crocevia delle fedi, custodiva.»

Luglio 1312

Il castello di Roslin era immerso nel silenzio. I festeggiamenti per il ritorno di Bertrand de Rochebrune si erano protratti per un giorno e una notte, dopo di che il Cavaliere aveva cercato la quiete necessaria per redigere la Regola del Nuovo Ordine che stava per fondare.

Quindi aveva convocato attorno a un grande tavolo ovale undici Cavalieri, tutti con la testa coperta da un cappuccio e con la mantella bianca crociata del soppresso Ordine a cui erano appartenuti.

Quando ebbero tutti pronunciato solennemente la formula del giuramento, prese la parola il barone di St Clair, appena insignito della nomina di Precettore del Nuovo Tempio.

«Nobili Cavalieri, conoscete bene i motivi che ci hanno indotto a costituirci in societa segreta. A ispirarci in questa nuova e ardua battaglia saranno gli stessi principi che ci hanno indotto un tempo ad aderire all’originario Ordine Templare. Vi ricordo pertanto l’Ottava Regola dello Statuto Templare, che dice: ‘Al Maestro e dovuta la stessa obbedienza cieca che si deve a Dio’. Quindi mi inchino a te, Bertrand de Rochebrune, nostro Gran Maestro, e a te giuro fedelta sino all’estremo sacrificio.»

«Grazie, nobile St Clair: senza di te non saremmo qui. E ringrazio anche questa terra di Scozia e il suo re, che non ha piegato la testa davanti ai poteri che hanno voluto la rovina dell’Ordine del Tempio. Purtroppo, a causa dell’assenza di Lorenzo di Valnure, in questa prima riunione il numero dei Santi Apostoli non e completo, ma mio cugino ha prestato personalmente a me il suo giuramento.

«Vi conosco uno per uno da molto tempo. Con molti di voi sono stato in battaglia. Mi e noto il vostro valore di uomini e di Cavalieri. Credo sia inutile rammentare ancora la segretezza della nostra missione, che proseguira finche il nostro scopo non sara raggiunto: da noi stessi o da chi verra dopo. La prima pietra e stata posata oggi: sta in chi veste e vestira questi abiti edificarvi sopra una chiesa: quella di Dio e degli uomini giusti. Dobbiamo combattere, fratelli. Incontreremo ostacoli persino superiori a quelli che ognuno di noi ha trovato in Terrasanta. Dobbiamo porre freno in ogni modo al progresso del Maligno e rigettarlo nel suo regno di fuoco. Soltanto cosi riusciremo a salvare il mondo.»

«Ma come faremo a combattere Clemente e Filippo, con le loro grandissime disponibilita di uomini e mezzi?» chiese uno dei Cavalieri.

«Con azioni rapide, prevalentemente in mare, dove possiamo contare su una flotta veloce e potente. Presto tornero oltre l’Oceano a prendere le navi e gli uomini che vi ho lasciato. Se riusciremo a radunare tutte e diciassette le navi partite da La Rochelle, potremo affrontare qualsiasi flotta. Le quattro che ho lasciato nelle Terre d’Occidente erano in ottimo stato, e mi auguro che de Ceillac le abbia mantenute cosi. Quando faro ritorno dal mio viaggio, Filippo di Francia e il suo pavido servo Clemente conosceranno la bandiera di battaglia dei Templari: il teschio bianco in campo nero, sotteso da due femori incrociati.»

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