Luigi non pote fare altro che brandire la spada, un’arma corta e leggera, del tutto insufficiente per quello scontro impari. Ma era pronto a morire.
L’urlo nella notte fermo la mano di Shirinaze, che si accosto lestamente alla porta, tendendo gli orecchi in attesa di altri rumori. Sentite le parole di de Ceillac, il suo cuore comincio a battere tumultuosamente.
Qualche istante piu tardi la porta della sua prigione si spalanco, facendo stagliare sulla soglia la figura odiosa di Denis, che stringeva in una mano la spada e nell’altra una torcia.
«Seguimi, negra», le intimo con il solito sorriso malvagio. «Vieni a vedere che cosa faremo al tuo valoroso condottiero di selvaggi nudi.»
Luigi era arroccato oltre una strettoia tra le due rupi, in modo che gli assalitori potessero attaccarlo soltanto uno alla volta. Aveva gia avuto ragione di tre di essi, quando sopra i rumori si levo la voce di de Ceillac.
«Credo ti convenga arrenderti, Luigi. O preferisci che affondi la lama in questa morbida pelle nera?»
Luigi vide la lama del pugnale di de Ceillac incidere leggermente la gola di Shirinaze, facendo sgorgare una goccia di sangue. Non pote fare altro che lasciar cadere la spada.
I guerrieri Tequesta erano stati allineati sullo spiazzo con mani e piedi legati. Conoscevano il loro destino, ma nessuna espressione di paura velava il loro sguardo fiero.
«Ci occuperemo anche di te, Luigi, ma prima voglio che guardi bene che cosa faremo a questi selvaggi, cosi stupidi da seguirti in questa folle impresa», sghignazzo de Ceillac, indicando ai suoi di procedere.
Una fila di rudimentali croci di legno fu eretta al centro del piazzale, e su ognuna di esse fu crocifisso un Tequesta.
Quindi de Ceillac fece un cenno d’intesa al suo perfido scherano, e Denis si avvicino con un pugnale affilato a uno degli indigeni. La sua mano scorse con lentezza esasperante ma con forza sul ventre del prigioniero, aprendovi una ferita non letale, ma sufficiente perche ne fuoriuscissero le viscere.
«Sii maledetto, de Ceillac», urlo Luigi, cercando invano di divincolarsi dalla stretta dei suoi carcerieri.
Roma. Giugno 1999
Il familiare scampanellio distolse Sara Terracini dalle sue occupazioni. Azionato immediatamente il programma di criptaggio, vide comparire nella finestra una sola parola:
‹NOVITA?›
‹UN EDUCATO BUONGIORNO COSTEREBBE TROPPO?› rispose. ‹VA BE’, LASCIAMO PERDERE. ABBIAMO APPENA FINITO UNA RIUNIONE A TRE.›
‹BUONGIORNO, DOTTORESSA. RAGGIUNTA QUALCHE CONCLUSIONE?›
‹BRANCOLIAMO NEL BUIO PIU ASSOLUTO. SIAMO SOLTANTO ALL’INIZIO DI UN’AVVENTURA, SOPRATTUTTO PER QUANTO CONCERNE I RISVOLTI CONTEMPORANEI.›
‹DECODIFICHlAMO, PER FAVORE?›
‹LO SCENARIO STORICO DELL’ANTICO ORDINE STA ASSUMENDO CONTORNI ABBASTANZA DEFINITI, PUR CON TUTTI I SUOI LATI OSCURI. MA CI SIAMO CONVINTI CHE QUALCOSA PORTI DALLA NOTTE DI QUEI TEMPI FINO AI GIORNI NOSTRI. LA DOMANDA E: CHE COSA? CI MANCA QUALCHE ANELLO DELLA CATENA. ME LO TROVI TU?›
‹CHE AMICO SAREI SE NON LO FACESSI? ANZI, QUALCOSA HO GIA FATTO.›
‹EH? DANNAZIONE. SPUTA IMMEDIATAMENTE IL ROSPO.›
‹I MIEI UOMINI HANNO SCOPERTO CHE ESTELLE DUFRAISNE HA RICEVUTO DIVERSE VISITE DI UN TIPO MOLTO POCO RACCOMANDABILE. TALE HANS HOLOFF, EX AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI DELLA GERMANIA EST, CHE DOPO LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO SEMBRAVA SVANITO NEL NULLA.›
‹CREDI CHE POSSA ESSERE UNO DI QUEGLI ANELLI MANCANTI?›
‹CHISSA. E UN UOMO SCALTRO E SENZA SCRUPOLI, PERFETTAMENTE ADDESTRATO PER QUALSIASI SITUAZIONE. LO STANNO CERCANDO META DEI SERVIZI DI SICUREZZA DEL MONDO. MA L’ORDINE E DI SEGNALARE SOLTANTO DOVE SI TROVA E TENERLO D’OCCHIO.›
Quando Sara e Oswald interruppero il loro scambio di messaggi, Hans Holoff stava percorrendo a piedi Avenue de la Paix, a Losanna. La persona che aveva appena incontrato in un Istituto di credito gli aveva assicurato la sua totale disponibilita, come preannunciato dal Gran Maestro. Si, i «fratelli» erano tutti pronti ad agire.
Agosto 1312
Luigi, sempre guardato a vista da due uomini armati, era chiuso in una cella angusta, ricavata sotto la torre d’avvistamento del forte, e quasi sospeso in aria. La trazione delle funi sui polsi legati dietro la schiena gli provocava un dolore intollerabile. Attendeva con rassegnazione il momento in cui la porta si sarebbe aperta e i suoi carcerieri lo avrebbero trascinato fuori. Quale orribile morte gli aveva riservato de Ceillac?
Ma non era la morte a fargli paura, quanto piuttosto il destino a cui aveva condannato Shirinaze con l’insuccesso della sua incursione, e l’avvenire di Lorenzo, affidato a una tribu d’indigeni.
Il silenzio fu rotto dal grido di una sentinella: «Nave all’orizzonte. Dirige verso di noi».
De Ceillac si precipito per la ripida scala a pioli che portava alla torre di avvistamento. Riconobbe subito l’ammiraglia di Bertrand de Rochebrune.
«Presto, Denis, nascondi il prigioniero e la negra nelle grotte. Voglio che siano sempre sorvegliati da quattro uomini armati. Nel frattempo io preparero il comitato di ricevimento per il nostro ex Gran Maestro. Dobbiamo convertire a nostro vantaggio questo suo inatteso ritorno. Se uno qualsiasi di voi si lascera sfuggire una sola parola su quanto e accaduto, lo decapitero con le mie mani.»
Il tono di de Ceillac lasciava intendere che la sua mente diabolica aveva gia elaborato un piano.
La scialuppa con Bertrand approdo sul far della sera. De Ceillac lo aspettava in piedi sulla striscia di sabbia bianca che costeggiava la baia.
«Quale insperata gioia abbracciarti di nuovo», esclamo, muovendogli incontro non appena fu sbarcato.
«Sono diversi giorni che vi cerchiamo, e, visto il nostro villaggio distrutto, avevamo quasi perso le speranze di trovarvi», rispose Bertrand.
«Una sventura terribile. Sono stati i Tequesta. Ci hanno aggredito di sorpresa, infierendo sugli sventurati che hanno catturato. Per fortuna io e pochi altri siamo riusciti a forzare l’assedio.»
Bertrand senti la morte nel cuore. «E morta anche Shirinaze?»
«So quanto tenevi a lei, Bertrand», rispose spudoratamente de Ceillac. «Preferisco quindi risparmiarti il supplizio inflitto a lei, a Luigi e al piccolo Lorenzo. Li hanno massacrati sotto i nostri occhi.»
Bertrand chino lo sguardo a terra, preso da un terribile senso di vuoto. Quella che ormai considerava la sua famiglia non esisteva piu.
Ma la pena cedette subito al furore. «Quegli assassini avranno cio che meritano», esclamo con occhi di fuoco. «Ma che ne e stato delle altre navi?» si riprese subito.
«Gli indigeni le hanno date alle fiamme. Siamo riusciti a portare in salvo solamente quella che hai visto alla fonda nella baia», rispose de Ceillac senza battere ciglio.
«Dobbiamo elaborare un piano. Prima di ripartire per l’Europa, faremo pagare tutto ai Tequesta», concluse seccamente Bertrand.
La grotta era umida e maleodorante. Luigi aveva polsi e caviglie assicurati da una solida fune. La posizione in cui era stato legato, con le mani poco distanti dai piedi, non gli consentiva quasi di respirare. Ogni volta che aveva provato a rivolgere una parola a Shirinaze, aveva ricevuto una tempesta di pugni e calci dai loro carcerieri. Non vedeva via di scampo, ma a dargli ancora forza era la vicinanza della sua compagna.
Castello di Valnure. Giugno 1999
Vedendo l’auto di Paola nel parcheggio, Gerardo provo un forte piacere, che, seppure ancora un po’ a malincuore, fu costretto a connettere con l’idea di «ritorno a casa». Non sapeva ancora se quello che provava per la donna fosse davvero amore, ma certamente la cantante costituiva ormai per lui un punto di riferimento.
La trovo in cucina. Vestiva una camicia leggera di foggia maschile che le lasciava scoperte le gambe