incontro.

La vista della donna, invece, provoco in lui un attimo di esitazione: era troppo tempo che non vedeva la madre. Finalmente pero capi, e con un grido di esultanza si lancio verso i genitori.

Poco piu tardi Luigi sedeva al cospetto del capo del villaggio, con Tucla che lo aiutava a riferire il terribile esito della spedizione al forte di de Ceillac.

«Una nuova minaccia sta per abbattersi su di noi», spiego concitatamente. «Il villaggio sta per essere attaccato. Il tuo amico Bertrand de Rochebrune e finalmente tornato, ma il traditore de Ceillac e riuscito a ingannarlo, facendogli credere che vi siete ribellati. Dobbiamo preparare subito la difesa.»

Le due navi procedevano appaiate verso la terraferma. Il viso di de Ceillac era torto in un sorriso di perfidia. Con l’ausilio degli uomini di Bertrand avrebbe sicuramente distrutto i Tequesta, e nel caos dell’assalto nessuno avrebbe riconosciuto il piccolo Lorenzo, che aveva una pelle bruna come quella dei selvaggi. Nessuno avrebbe mai saputo che fine avessero fatto Luigi e la sua famiglia, e lui sarebbe potuto tornare in Europa carico di tutto l’oro e l’argento razziati.

Sebbene fosse sempre in preda ai suoi dubbi, Bertrand de Rochebrune stava intanto ripassando mentalmente il piano di attacco. Il fiume era abbastanza profondo per le due navi. Arrivati a distanza di tiro dal villaggio, avrebbero cominciato a bombardarlo con le catapulte. Poi sarebbero sbarcati e, di concerto con i Calusa, avrebbero sferrato l’assalto finale. Nessuno dei Tequesta ribelli sarebbe potuto scampare.

A distoglierlo dalle sue riflessioni si levo il grido di una vedetta: «Piroga dritta a prora. Punta verso la nostra nave. A bordo c’e un uomo solo».

Eretto sul castello di prora dell’altra nave, de Ceillac ordino immediatamente di bloccarla. Non poteva correre rischi, e la temerarieta di quell’uomo solitario era sospetta. Meglio non lasciarlo accostare alla nave di Bertrand.

«Pare che de Ceillac abbia una gran fretta di raggiungere quella piroga prima di noi», disse patron Magri, perplesso, rivolto a Bertrand. «Considerato il nostro vantaggio, non credo che possa farcela, ma non capisco perche agisca cosi. Quell’uomo vuole chiaramente parlare con noi, non con lui. Oltre a tutto, il comandante della spedizione siete voi. Gli segnalero di farsi da parte.»

Bertrand de Rochebrune rispose semplicemente con un grido di gioia. La figura sulla piroga si era andata facendo sempre piu familiare. E, sebbene non osasse sperarlo, finalmente l’aveva riconosciuta.

Sembrando obbedire alle segnalazioni di patron Magri, la nave di de Ceillac viro bruscamente, cedendo il passo alla piroga.

La minuscola imbarcazione era ormai a distanza di voce dall’ammiraglia, quando in prossimita di essa si alzo una colonna d’acqua, e la catapulta sulla prora della nave di de Ceillac era gia pronta a un secondo lancio.

«Bertrand, guardatevi da de Ceillac», grido Luigi con tutto il fiato che aveva, prima di buttarsi nel fiume. «E un traditore!»

L’altra nave viro, scostandosi. Gli occupanti di quella di Bertrand non poterono sentire il grido di de Ceillac, simile a quello di un leone ferito. Ma lo videro distintamente picchiare il pugno sulla battagliola.

Luigi fu issato a bordo e, seppure quasi senza fiato, stava cominciando a raccontare a Bertrand cio che avevano patito lui, Shirinaze e il piccolo, quando lo sguardo esperto di patron Magri, appostato presso la timoneria, noto le strane manovre dell’altra nave.

«All’erta», grido, sbalordito. «Sembra che abbiano intenzione di usare la catapulta contro di noi.»

Non avendo sentito il racconto del giovane, non riusciva a capacitarsi di un simile comportamento. Ma Bertrand ormai sapeva tutto.

«Vi conviene arrendervi, de Ceillac», grido, sporgendosi dalla murata e unendo le mani a cono davanti alla bocca. «Non commettete altre follie.»

«Perche mai?» replico l’altro. «Le nostre navi sono identiche, ma l’equipaggio della mia e molto meno stanco e provato del vostro. E non dimenticate i Calusa. Sapete che usano evirare i loro prigionieri prima di ucciderli. Abbiate buon senso. Sono io a chiedervi la resa.»

Come sempre gli accadeva nell’imminenza di una battaglia, Bertrand si senti pervadere da una bruciante sferzata di energia. Quante volte gli era successo. La saluto con gioia, sguainando la spada. La sua voce si levo sopra ogni altro suono.

«Patron Magri, pronti all’abbordaggio.»

Le due navi si affiancarono minacciose come due lottatori in guardia.

Bertrand vide la terza soltanto quando era ormai vicina. Esultante, la riconobbe: era quella partita con loro dalla Scozia e dispersa nella tempesta.

«Patron Magri», ordino, «dobbiamo portare indietro con noi la nave di de Ceillac. Ne abbiamo troppo bisogno, non possiamo perderla. Comandate di evitare lo scontro.»

Ma era tardi. Le due navi avevano raggiunto il punto di non ritorno. Le due fiancate si urtarono, facendo cadere in acqua grossi frammenti di fasciame spezzati come fuscelli. Ma, obbedendo all’ordine di patron Magri, i suoi abili marinai riuscirono subito a districarsi dall’ingaggio. Le due navi rimasero vicinissime, ma libere.

«Arrendetevi, de Ceillac», grido di nuovo Bertrand. «Non ve lo chiedero una terza volta. Dovro ordinare alle mie navi di affondarvi.»

L’inseguimento duro alcune ore, ma finalmente le due navi di Bertrand de Rochebrune intrappolarono la terza in una baia.

Lontano da li, i Calusa erano appostati nella vegetazione fitta attorno al villaggio dei Tequesta. Per sferrare l’attacco finale, aspettavano soltanto che gli uomini vestiti di ferro li raggiungessero. Non capivano perche non arrivassero. Inquieti ma disciplinatamente immobili, tenevano gli occhi puntati sul loro bersaglio: non temevano sorprese alle spalle. Fu invece proprio da quella parte che i Tequesta, ammaestrati da Luigi, balzarono loro addosso all’improvviso.

PARTE TERZA

LA REGINA DEGLI OCEANI

10

Helsinki. Cantieri navali Kvaerner Masa. Marzo 1998

Il presidente delle Maritime Cruise Lines, la piu grande compagnia di navigazione del mondo, taglio il nastro con i tre colori della bandiera statunitense, mentre la madrina lanciava la consueta bottiglia di champagne. Il vetro colpi la murata della nave, ma non si ruppe. Un cattivo presagio tristemente noto agli uomini di mare.

Quindi l’acqua prese ad affluire nel bacino fino a sollevare la nave dall’invaso. La poppa scivolo verso il mare aperto. I cavi che assicuravano la Queen of Atlantis a quattro rimorchiatori si tesero. La nave passeggeri piu grande del mondo prese il mare con il gran pavese che sbatteva sotto un vento gelido di primavera. Le sirene delle altre navi del porto suonarono all’unisono, mentre gli idranti dei rimorchiatori gettavano immense fontane d’acqua: era il saluto del popolo dei naviganti a quella perfetta macchina tecnologica, capace di trasportare tremilaseicento passeggeri e milleduecento uomini d’equipaggio.

Poco piu tardi il presidente della compagnia di navigazione entro in una hall alta cinque piani, dove si muovevano come in altalena quattro ascensori panoramici in cristallo. Rivolto alle autorita, disse semplicemente: «Vi presento la ‘Regina di Atlantide’». Quindi alzo lo sguardo al cielo e mormoro: «Regina di un mondo leggendario. Nel nostro mondo sarai regina degli Oceani.

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