«La prego, comandante Di Bono, vuole illustrare la nave ai nostri ospiti?» concluse.
Arthur Di Bono aveva i capelli grigi ma portava molto bene i suoi sessantatre anni, di cui oltre trentacinque vissuti sui mari. Era il comandante piu anziano ed esperto delle Maritime Cruise Lines. L’elegante divisa, tagliata su misura da un sarto di Bond Street, riusciva a dissimulare un accenno di pancia, inevitabile conseguenza dell’eta. La barba bianca, ben curata, conferiva a Di Bono un aspetto bonario. Ma bastava osservare i suoi movimenti, le spalle larghe, i piedi ben piantati a terra, per capire che era un lupo di mare a cui nessuna tempesta poteva incutere timore.
La
Di Bono ne passo in rassegna a una a una le caratteristiche, soffermandosi in particolare su quelle tecniche: «In pratica questo colosso da centoventimila tonnellate potrebbe essere governato da un uomo solo», disse illustrando la plancia di comando, zeppa di congegni elettronici. «Ecco il cuore della nave», aggiunse, indicando un grosso computer. «Da qui e possibile controllarne ogni funzione, dall’inceneritore dei rifiuti alle tende della sala da pranzo.»
Il comandante della
New York. Giugno 1999
La libreria in noce alle spalle di Derrick Grant, principale socio dell’ormai importante studio Grant Associates, era zeppa di testi legali.
«La ringrazio, avvocato», disse Charles Thomas, presidente delle Maritime Cruise Lines, stringendogli con calore la mano. «I suoi suggerimenti si sono rivelati come sempre preziosi. Quando avra intenzione di prendersi un periodo di riposo, consideri le nostre navi a sua disposizione.»
Grant lo accompagno alla porta, quindi torno alla scrivania, allungandosi sullo schienale della poltrona ad ammirare il panorama di Manhattan fuori della grande vetrata. Si, una vacanza, penso. Quando? E si rimise subito al lavoro.
In quel momento la sua amica Maggie Erriot sorrideva, guardando la luce rossa della telecamera e dicendo: «Cari telespettatori, anche questa sera abbiamo cercato di risolvere un mistero. Purtroppo, pero, il nostro e soltanto un tentativo, e i vostri dubbi sono gli stessi che abbiamo noi. D’altra parte, se i misteri fossero di facile soluzione, non sarebbero misteri».
Le note della sigla riempirono lo studio tra gli applausi del pubblico. Quando quest’ultimo fu sfollato, Maggie rimase ancora un po’ con i suoi collaboratori per discutere eventuali dubbi e suggerimenti. Il successo di
L’autista degli studi televisivi la stava aspettando. Non appena fu montata sull’auto, Maggie diede una rapida occhiata agli indici di ascolto: erano ormai otto anni che
Posati finalmente i fogli sul sedile, la bella donna di colore accavallo le gambe e si lascio andare contro lo schienale. Suo marito sarebbe rientrato da uno dei suoi viaggi di lavoro proprio quella sera. Si vedevano ormai di rado, e con un moto di malinconia le torno in mente cio che le aveva chiesto tanti anni prima il suo vecchio compagno di studi Derrick Grant: «Sei felice, Maggie?»
In quel momento avrebbe dovuto rispondere: «No».
Lei e il marito si erano praticamente separati di fatto un anno prima, quando Timothy era diventato presidente della
Pat Silver sorrise alla bella segretaria della US Gambling Lotteries, una delle tante ditte con sede a New York specializzate in gioco d’azzardo e lotterie. Indossava una tuta bianca come gli altri sette tecnici della societa di software dove lavorava da due mesi, li con lui nella sala di attesa della US Gambling Lotteries.
Dovevano rendere operativo il sistema di trasmissione, controllo e spoglio delle giocate appena installato. Un sofisticato sistema costato centinaia di milioni di dollari, che avrebbe reso piu semplici, sicure e celeri le operazioni di una delle lotterie piu ricche d’America. La forza della US Gambling risiedeva nella capillarita: piu di centomila terminali dislocati in tutto il territorio nazionale, che convogliavano settimanalmente seicento milioni di giocate al centro operativo.
I dati erano trasmessi via modem dai terminali attraverso le normali linee telefoniche, e il computer centrale era in grado d’immagazzinarli in pochi secondi, gestendo simultaneamente trentaseimila trasmissioni. L’intera massa delle giocate veniva scaricata in poco piu di venti minuti. Dopo di che i cinquanta giga di memoria operativa del computer centrale procedevano allo spoglio e all’individuazione delle schede vincenti.
I giocatori dovevano indovinare sette numeri su settanta, con un indice di probabilita di uno su circa un miliardo e duecento milioni. E le vincite potevano essere colossali: poche settimane prima, in California, un manovale messicano si era infatti visto piovere addosso trentuno milioni di dollari.
Pat Silver si era lasciato crescere i capelli e due vistosi baffi alla tartara che gli nascondevano buona parte della zona inferiore del viso. Sembrava la reincarnazione di un hippy anni ’60. Ricevuto finalmente il permesso, entro con gli altri tecnici nella sala dove l’apparecchiatura stava eseguendo alcune operazioni di prova.
Aperta la valigetta in metallo, si mise a lavorare alacremente. La posta in gioco era altissima. Pochi giorni dopo, definitivamente lasciata la sede della US Gambling Lotteries, sarebbe potuto essere milionario. O ricercato dalla polizia.
Stoccolma. Giugno 1999
La temperatura era mite. Un sole caldo illuminava il fine primavera svedese. La
Sembrava quasi che fosse la terraferma a tenersi ancorata a quel colosso di quattordici piani. Sulla banchina c’era un andirivieni di automezzi che imbarcavano i viveri e i materiali necessari a un simile colosso. Di Bono si considerava fortunato: nel corso della crociera inaugurale attorno al mondo non aveva quasi mai incontrato maltempo, nemmeno durante la traversata atlantica.
Pochi ospiti potevano permettersi di rimanere a bordo tutti i centoventi giorni dell’intera crociera. La maggioranza raggiungeva la nave nel corso di una delle dieci tappe, com’era avvenuto a Stoccolma.
Lionel Goose era ancora stupito di essersi potuto permettere quel genere di vacanza. Non perche, a sessantadue anni, non disponesse dei centomila dollari per pagarsi la crociera completa attorno al mondo, ma perche aveva sempre creduto che non sarebbe mai riuscito a smettere di occuparsi del supermercato che aveva fondato nella Back Bay di Boston.
Sua moglie non la pensava diversamente: l’azienda poteva funzionare soltanto con la loro presenza; i figli erano ancora troppo inesperti. Lisa era una signora bionda e tonda, di forme che un tempo dovevano essere state piacenti. Aveva un viso gioviale dal sorriso spontaneo.
Lionel non aveva mai avuto paura di morire; non in Vietnam, per esempio. Ma quando gli avevano diagnosticato un cancro, era stato preso dal terrore. Erano seguiti due anni di cure estenuanti e traumatiche, al punto che si era piu volte chiesto se non fosse meglio rinunciare e cedere al male.
«Se mai dovessi uscirne», aveva detto un giorno alla moglie, «ti porto a fare il giro del mondo su un transatlantico di lusso.»
E ne era uscito. Non completamente, ma i medici gli avevano assicurato che il suo male si era ridotto. Insomma, gli avevano garantito ancora qualche anno di vita.
Cosi, trentun giorni prima i Goose si erano imbarcati sulla