«Continui», disse Iosif, a cui non era piaciuto il tono untuoso del suo interlocutore.
«Non si tratterebbe di un cliente, per cosi dire, ‘ufficiale’, lei mi capisce, ma le farebbe guadagnare qualche decina di milioni di dollari con una sola operazione.» E Fosh fece una pausa studiata, in attesa di una reazione davanti alla cifra, che pero non venne affatto.
«Che cosa sta cercando questo suo cliente?» rispose invece seccamente Bykov.
«RSM 52, ovvero SS 20 Sturgeon. Le dice niente?»
«Missili balistici transcontinentali», rispose subito Iosif. «Un’arma relativamente vecchia, non piu prodotta dal 1982.»
«Non avevo dubbi sulla sua esperienza in materia», riprese l’altro, di nuovo con il suo sorriso untuoso. «Quindi lei sa anche che ne erano dotati i sottomarini nucleari sovietici. Insomma, servono al mio cliente.»
«L’esperienza mi ha anche insegnato che per un buon commerciante e meglio stare alla larga dal nucleare», ribatte Iosif scuotendo la testa. «Non per falsi scrupoli, ma perche con quella roba ci s’infila inevitabilmente nel verminaio dei servizi segreti e ci si fotte. Come si trasporta un gingillo del genere? Dove lo si consegna? No, Fosh, la sua proposta non mi interessa.»
«Ripeto: il mio cliente e disposto a pagare molto, molto bene. E non e interessato al vettore, ma soltanto alle dieci testate nucleari. Quindi il problema del trasporto e della consegna…»
«Mi spiace, Fosh.»
«Mi permetta d’insistere. Questo cliente mi sta molto a cuore.»
«Non so che cosa farci», rispose Bykov in tono infastidito. «Non tratto il nucleare. Ci sono decine di persone che trafficano con i residuati nucleari dell’ex Unione Sovietica. Il suo innominabile cliente puo rivolgersi a loro. Le consiglierei dunque di bere il suo drink e godersi questo meraviglioso panorama.»
Il viso di Fosh assunse un tono che Bykov non aveva mai visto. La sua espressione molliccia si trasformo in una maschera di durezza. Gli occhi si fecero fessure.
«Invece le conviene darmi retta,
Iosif senti suonare un tremendo campanello d’allarme. Era molto tempo che nessuno lo chiamava con il suo cognome vero. Quali leve poteva manovrare Fosh per essere riuscito a scoprire la sua identita?
«Come vede», continuo Fosh tornando al suo aspetto inoffensivo, «so molte cose di lei. Cose che potrebbero interessare alla giustizia, visto che Iosif Drostin e ricercato da anni per un efferato omicidio e per la misteriosa scomparsa del capo reparto della fabbrica dove lavorava a Ekaterinburg.
«Oh, non mi guardi cosi. So che cosa sta pensando, ma, vede, se questa sera non faro ritorno a Losanna, qualcuno consegnera un interessante dossier all’ambasciata del suo Paese. Che cosa ne dice di venire incontro al mio cliente?»
11
Roslin. Castello St Clair. 1313
Bertrand De Rochebrune era tornato con le tre navi. Raymond de Ceillac e i suoi accoliti erano stati chiusi nelle segrete.
Era in corso una riunione del Gran Consiglio del nuovo Ordine, che lo stesso Bertrand presiedeva da capotavola, la testa coperta dal cappuccio. La croce templare, rossa in campo bianco, risaltava sulla tunica di ciascuno dei presenti. Sul tavolo era posata la grande fune rossa con i due capi uniti da una gassa d’amante.
«La mia missione non e stata fruttuosa. A seguito del comportamento infame di de Ceillac, gli indigeni nostri amici hanno incendiato la flotta. Quindi ho riportato in Europa una sola delle navi lasciate la. La nostra forza e troppo esigua per dare battaglia ai nemici della Cristianita.»
«Potremmo chiedere rinforzi a qualche amico potente», suggeri St Clair.
«Temo che ne troveremo ben pochi, anche se dobbiamo tentare tutto il possibile. I Cavalieri del Tempio sono trattati ovunque come appestati, e nessuno dei nostri presunti vecchi amici sarebbe disposto a darci nemmeno una piroga. Altro che una flotta.»
Il silenzio angosciato dei presenti fu improvvisamente rotto dalle grida delle guardie, che rimbombarono sotto le alte volte del castello: «De Ceillac e una decina dei suoi sono fuggiti».
Le ricerche ebbero inizio immediatamente e proseguirono ininterrotte per due giorni e due notti. Ma i fuggiaschi avevano un vantaggio incolmabile. Le guardie si erano accorte della fuga soltanto al cambio del turno, quando avevano trovato i loro colleghi in una pozza di sangue.
Bertrand e Luigi dovettero rassegnarsi all’idea che de Ceillac era riuscito a evitare la giusta punizione.
L’aria dell’Europa aveva risvegliato in Luigi la nostalgia del padre. Per questo chiese che la missione all’isola di Rodi per chiedere aiuto all’ammiraglio dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni — vecchio amico di Bertrand — fosse affidata a lui. Sarebbe partito con i primi venti della bella stagione passando per l’Italia, dove avrebbe sostato brevemente per recarsi a Piacenza a riabbracciare il padre.
Avrebbe condotto con se la moglie e il figlio per affidarglieli, come lo stesso Lorenzo di Valnure aveva chiesto a Bertrand di dirgli. Durante il viaggio di ritorno avrebbe poi fatto di nuovo sosta a Piacenza per riportarli con se a Roslin.
Bertrand de Rochebrune sarebbe invece partito di li a poco per la Francia, dove riteneva di avere ancora diversi amici potenti.
New York. Giugno 1999
Tutto era cominciato quando Pat Silver aveva visto in una ricevitoria un terminale della US Gambling. Un’apparecchiatura estremamente semplice. Un lettore ottico leggeva le schedine giocate e immagazzinava i dati. A intervalli regolari, il terminale si metteva in contatto con il computer centrale e vi scaricava i dati protetti da un codice.
Ed era proprio a questo computer che Pat stava lavorando ormai da diversi giorni. Alla chiusura delle giocate, pochi minuti prima dell’estrazione, i dati giunti da tutte le ricevitorie venivano trasferiti su alcuni dischi ottici, poi inseriti nei computer addetti allo spoglio onde individuare le schede vincenti.
Silver entro nell’appartamento affittato per l’occasione: un anonimo monolocale di periferia. Sul tavolo, vicino alla presa telefonica, c’era un terminale identico a quelli delle ricevitorie.
Silver si sarebbe inserito nel cervellone centrale durante le operazioni di raccolta dei dati, servendosi del codice di un negozio di liquori di Little Italy. Avrebbe inserito nel lettore ottico una sola schedina, ma con tutte le combinazioni possibili, ovvero con tutti i settanta numeri coperti da un pallino nero a penna. Se giocata davvero, quella schedina sarebbe costata quanto l’intero monte premi, ma aveva la matematica certezza di risultare vincente.
Era a quel punto che le cose cominciavano a complicarsi. Ammesso che qualcuno avesse davvero commesso la follia di giocare tutte le combinazioni, sarebbe bastato un controllo nella ricevitoria per scoprire che non esisteva un’entrata corrispondente alla colossale giocata, e che quella giocata non risultava nella memoria del terminale. Quindi la vincita sarebbe stata catalogata come irregolare, sempre che i responsabili della US Gambling Lotteries non avessero deciso di denunciare il fatto alla magistratura.
La scelta del negozio di liquori non era stata fatta a caso: Silver aveva lavorato alcune ore proprio al nuovo terminale che sarebbe stato collocato in quella ricevitoria, copiandone tutti i dati identificativi in un secondo terminale identico.
A questo punto aveva bisogno di due cose: accesso al computer centrale e tempo. Soprattutto tempo.
Nella tarda mattinata Derrick Grant ricevette una telefonata dal presidente delle Maritime Cruise Lines. «Siamo fortunati, avvocato. La