Luigi di Valnure era salpato con una tozza imbarcazione da carico, lunga poco meno di trenta passi e larga dodici, con un albero massiccio e una vela sudicia, rammendata in piu punti.
La comandava Aniello, un abile marinaio-mercante di Amalfi rimasto fedele all’Ordine, unitosi alla flotta fuggita da La Rochelle e restato in Scozia. Un uomo fidato, gli aveva detto Bertrand. Aniello era infatti il suo occhio discreto sugli avvenimenti del mondo: aveva continuato a raggiungere il Mediterraneo per i suoi commerci e portava in Scozia tutte le notizie che riusciva a raccogliere.
La nave diede finalmente fondo alla foce di un fiume, che l’amalfitano spiego a Luigi essere il Magra. Valicando le montagne che si vedevano in lontananza, il giovane avrebbe raggiunto con la sua famiglia la pianura tra Parma e Piacenza.
Aniello e la sua nave, intanto, avrebbero effettuato qualche operazione di piccolo cabotaggio costiero, tornando nel luogo dello sbarco esattamente dopo trenta giorni. Luigi avrebbe avuto cosi il tempo di raggiungere il castello di famiglia con Shirinaze e Lorenzo e, dopo averli affidati al padre, ripartire per la sua missione a Rodi.
Prima di spronare il cavallo, Luigi guardo Shirinaze. La terribile esperienza vissuta l’aveva indurita, ma il suo spirito era molto migliorato dalle prime notti di liberta, quando passava lunghe ore a piangere. Davanti a lei sulla sella c’era Lorenzo, con il suo visino incorniciato da riccioli neri. Luigi si chiese come avrebbe fatto a vivere senza di loro.
I due cavalli si avviarono lentamente sulla Via Francigena dei pellegrini.
Al sesto giorno di viaggio, vedendo il castello comparire finalmente nella bruma mattutina, Luigi si senti invadere da un’intensa euforia. Istintivamente sprono il cavallo che, dopo giorni al passo o al trotto lento, sembrava non aspettare altro.
Il ponte levatoio era abbassato. Le guardie che presidiavano l’ingresso li fermarono. «Chi siete e che cosa volete?» chiese il loro capo, scrutando quasi con sdegno il colore della donna e del bambino.
«Sono Luigi di Valnure, e questa e la mia famiglia. Chiama mio padre.»
Pochi istanti piu tardi si udi un gran trambusto, e la voce ancora tonante del conte di Valnure che gridava: «Mio figlio Luigi? Dov’e? Che io lo abbracci!»
Subito dopo Lorenzo di Valnure usci nella corte, correndo verso il figlio, che cinse in un abbraccio carico di affetto paterno. Quindi si rivolse alla donna e al piccolo, senza manifestare alcuna emozione per il colore della loro pelle.
«Ecco dunque tua moglie e il mio nipotino, che porta il mio nome. Capisci la mia lingua, Shirinaze?»
«Certo, signore, la parlo, anche se meno bene del francese», rispose la bella giovane mora, ancora timorosa delle reazioni del suocero e in preda a un forte tremore.
Al punto che, quando lo vide dirigersi verso di lei, strinse istintivamente a se il bambino. Invece il conte spalanco le braccia con un’espressione carica di affetto.
«Dio sia lodato», esclamo Lorenzo con voce rotta dall’emozione, prendendo dalle sue braccia il piccolo e stringendolo a se. «Quanto ho atteso questo momento. Siate i benvenuti nella nostra famiglia.»
Porto Cervo. Sardegna. Giugno 1999
Seduto al tavolo della veranda, Iosif Bykov teneva lo sguardo fisso sulla bottiglia di champagne. Erano trascorsi cinque giorni dalla visita del banchiere, ma non era ancora riuscito a placare il furore. Non sopportava di subire un ricatto, ma purtroppo Fosh aveva il coltello dalla parte del manico. Era costretto ad assecondarlo. Infatti lo stava aspettando.
Fosh arrivo puntuale. Sedutosi sotto il grande ombrellone bianco, accetto un
«La consegna del materiale dovra essere effettuata a bordo della
«Invece qualche problema c’e», ribatte con durezza Iosif. «Devo procurarmi un missile nucleare transcontinentale, rimuovere le dieci testate e imbarcarle su una nave da crociera in meno di un mese. Pensa che sia un giochetto? Cerchero di fare il possibile. Quanto al prezzo, faccia accreditare cento milioni di dollari sul conto della mia societa.»
«Via, via,
Iosif rimase impassibile, ma dentro di se ribolliva.
«Chi si occupera della consegna?» continuo Fosh.
«Io personalmente, con alcuni uomini fidati. E un’operazione troppo importante per delegarla ad altri.»
«Molto giusto. Infatti il mio cliente si e gia premurato di prenotarle uno dei due appartamenti di lusso della
Acque territoriali portoghesi. Giugno 1999
La
Lionel Goose stava effettuando come sempre la sua passeggiata serale sul ponte numero quattro, dove c’era una pista da jogging in materiale sintetico.
Stava osservando, oltre la barriera di protezione, alcuni croceristi che si esercitavano nel tiro al piattello, dicendosi che prima della fine della crociera avrebbe provato anche lui quello sport, quando fu costretto ad appoggiarsi alla balaustra, piegandosi in avanti. Il dolore era cominciato nella parte bassa della schiena, salendo fino al centro delle scapole. Un dolore non molto forte, ma acuto, costante. Come se una mano gli premesse sui polmoni. Gli fece paura.
Lionel si chiese a quale sforzo avesse sottoposto la colonna vertebrale in quegli ultimi giorni. Forse si era esposto inavvertitamente a uno spiffero maligno di aria condizionata.
Ma finalmente, con una calma che lo meraviglio, capi la verita: era il suo Male.
Arthur Di Bono raduno in plancia gli ufficiali e gli otto addetti alla sicurezza della nave.
«Tra poco entreremo nel Mediterraneo, e in seguito ci dirigeremo verso le coste mediorientali. E dunque indispensabile la massima sorveglianza: una nave come la nostra potrebbe costituire un ottimo obiettivo per un gruppo terroristico in cerca di un’azione spettacolare. Vi ricordo quindi le procedure per il reimbarco dei passeggeri dopo le escursioni: scrupolosa verifica dei documenti, obbligo di controllo personale con il metal detector e dei bagagli a mano con i raggi X. Per gli imbarchi delle prossime tappe, inoltre, non bisognera mai fidarsi dei controlli a terra, ma sara obbligatoria una seconda ispezione a bordo. Speriamo che sia una precauzione eccessiva, ma ciascuno di voi dispone di una copia delle chiavi dell’armeria.»
New York. Giugno 1999
Timothy era ripartito per Washington, e Maggie si trovo finalmente sola con i suoi pensieri, con le sue amarezze e con lo spettro di avere sbagliato una buona parte della vita.
Per scacciare pensieri tanto spiacevoli, comincio senza precisamente volerlo gli esercizi di respirazione e rilassamento che preludevano alle sue
Il volto del bambino le apparve con i contorni sfumati di un sogno. Le parole che pronuncio le si scolpirono invece nella mente come incise da uno scalpello sulla pietra.