«L’Anticristo e qui, il suo demoniaco volere mira al Trono di Pietro. La Signora Lucente lo aveva predetto: nella sua brama di sangue il Maligno cerchera di distruggere il mondo, affinche l’umanita disorientata e impaurita lo adori come il nuovo Dio. Satana regna sui potenti e mira a impossessarsi dei vertici della Chiesa. I suoi adepti dispongono di armi capaci di distruggere gran parte dell’ umanita. Se gli uomini non reagiranno alla minaccia, verra il tempo di tutti i tempi e la fine di tutte le fini. Onde alte come montagne sconvolgeranno gli Oceani e invaderanno le citta. Milioni di uomini moriranno, e chi rimarra in vita invidiera chi e morto. Il Maligno s’impossessera del potere del Sole e lo utilizzera ai suoi sordidi fini. Voi potete impedire che questo avvenga. Siete i prescelti dalla Signora Lucente. Voi potete salvare la Terra.»

Porto Cervo. Giugno 1999

Il Blue Sapphire era pigramente all’ancora nella baia dell’isolotto di Mortorio. Costruito cinque anni prima dai cantieri De Vries di Aalsmeer, in Olanda, era interamente in acciaio per una lunghezza fuori tutto di 49,99 metri. I tre motori Caterpillar da 2400 cavalli ciascuno potevano spingerlo alla velocita di ventiquattro nodi. Non un’imbarcazione velocissima, dunque, ma a chi l’aveva ordinata e progettata interessava soprattutto il comfort. Le sue quattro cabine, infatti, ricordavano piu un lussuoso appartamento che lo spartano alloggio di una barca.

Iosif Bykov lo aveva comperato da un magnate arabo, dandogli subito un nuovo nome: quello della pietra, lo zaffiro blu, che lo zar Nikolaj Romanov era solito regalare alle figlie a ogni compleanno. Assieme alle altre, quella pietra era alla base della sua fortuna.

Come il banchiere Fosh non aveva faticato a capire, Iosif era abituato a trattare questioni che era un eufemismo definire «riservate». Ogni apparecchio telefonico che utilizzava era dunque protetto da uno strumento che ne impediva l’intercettazione. E gli apparecchi del Blue Sapphire, collegati al sistema satellitare, non facevano eccezione.

«Ho trovato quello che cerchi», gli disse il suo braccio destro dall’altro capo della linea.

«Fissami un appuntamento con il venditore. Arrivo a Mosca.»

12

Stretto di Gibilterra. Luglio 1999

La rocca si stagliava sulla sinistra, alta e minacciosa. Il comandante Di Bono la osservo per qualche istante, senza pero perdere mai di vista l’intenso traffico marittimo tra la costa africana sulla dritta e quella europea a sinistra. Tra quelle scogliere e nel Mediterraneo si sentiva quasi a casa.

La Queen of Atlantis navigava sicura verso Malaga, e nessun incidente aveva turbato la vita di bordo. Le mani forti del comandante accarezzarono i piani in legno della plancia, quasi in un ringraziamento per la nave, che si comportava da vera regina degli Oceani.

Poco lontano da lui Lionel Goose si alzo dal letto e rimase a lungo a osservare Gibilterra scorrere oltre l’ampia vetrata della sua cabina. Sembrava quasi che un costruttore celeste si fosse divertito a versare migliaia di tonnellate di cemento dall’alto, tanto la parete era levigata.

Un colpo di tosse gli provoco un nuovo leggero dolore. Senza dire niente a Lisa, ancora a letto, ando in bagno.

Rientro nella stanza poco dopo e si rimise a letto. A Lisa fu sufficiente uno sguardo per capire che qualcosa non andava.

«Che cosa c’e, Lionel?»

«Niente, stavo soltanto pensando a come se la staranno cavando i ragazzi.»

Lei fece finta di credergli, ma lo conosceva troppo bene per non sapere che il problema non era quello. «Stanno di sicuro meglio adesso che non con il tuo fiato sul collo.» Quindi rise e lo accarezzo. Ma lui non rispose alla carezza: un pensiero lo rodeva come un tarlo.

Il dottor Redjia era alla sua scrivania, dove spiccava la statuetta in metallo dorato di una divinita indu. Quel giorno aveva effettuato l’unico intervento chirurgico di tutta la crociera: un bambino particolarmente vivace era caduto facendosi un taglio sotto il mento, per il quale erano bastati due punti.

Ma l’esperienza gli diceva che il pericolo era sempre in agguato, pronto a colpire quando meno ci si pensa. E l’anziano medico di origine indiana non si sarebbe mai fatto cogliere impreparato.

Stava passando mentalmente in rassegna le attrezzature del suo piccolo ma funzionale ospedale, quando bussarono alla porta.

Mediterraneo. Giugno 1313

Il giardinetto di poppa era molto angusto e scomodo. Spesso Luigi si trovava a consumare il pasto seduto sui grossi barili di acqua e di carni salate.

«Tra quanto credi che arriveremo, Aniello?» chiese.

«Due o tre giorni al massimo. Conosci l’isola di Rodi?»

«No. Parlamene.»

«E sempre stata un importante crocevia per tutti i traffici del Mediterraneo meridionale, e qualche anno fa il feudatario genovese Vignolo de’ Vignoli l’ha venduta all’Ordine dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni. La loro organizzazione e molto simile a quella dei Templari: hanno anche loro un Gran Maestro, attualmente Folco de Villaret, che ha provveduto a colonizzare l’isola. Da quando sono arrivati a Rodi, poco piu di quattro anni fa, sono in corso imponenti lavori per edificare la cinta e le torri.

«I Cavalieri di San Giovanni sono stati fondati da noi amalfitani, provengono anch’essi da nobili famiglie d’Europa e sono suddivisi secondo la loro lingua. Tu devi incontrare Corneliano de’ Scalzi, l’admiratus — ovvero l’ammiraglio — che comanda sia la loro potente flotta sia la lingua d’Italia. Bertrand de Rochebrune lo considera un amico, ma sta’ in guardia. Da quando il re di Francia ha deciso di perseguitare l’Ordine del Tempio, ho visto troppi voltafaccia e reticenze. E ricordati che la mia nave e troppo lenta per consentirci una fuga.»

Penisola di Kola. Russia. Giugno 1999

Il sommergibile nucleare Lenin, della classe Oscar, era stato un fiore all’occhiello della flotta dell’Unione Sovietica. Ma adesso, come buona parte degli armamenti dell’ex impero comunista, era quasi dimenticato in un porto militare con decine di altre navi quasi prive di manutenzione.

Lungo centocinquantaquattro metri e con una larghezza massima superiore ai diciotto, era munito di due reattori nucleari capaci di una potenza di novantottomila cavalli e quindi di spingere le sue diciottomila tonnellate alla velocita di trentatre nodi in immersione. Ma a Iosif Bykov interessava soltanto il fatto che aveva a bordo alcuni missili intercontinentali SS 20.

Il comandante, Leonid Uradov, portava una divisa da lavoro piuttosto logora con i gradi di alto ufficiale della marina russa. Accolse Bykov con un atteggiamento che intendeva essere marziale, ma che sembrava piuttosto quello di un nobile decaduto e costretto a vendere le proprieta.

«Venga con me, signor Bykov. Dentro saremo piu tranquilli.»

Iosif lo segui per la ripida scaletta che conduceva nei visceri di quel mostro marino. Gli ambienti erano angusti ma funzionali.

Si stava meravigliando di non vedere nemmeno un marinaio, quando Uradov parve leggergli nel pensiero.

«Questa meraviglia della tecnica si sta riducendo a un ammasso di ferraglia», disse mestamente. «A bordo siamo rimasti soltanto io e otto uomini, che oggi ho mandato in libera uscita per qualche ora. E pensi che l’equipaggio standard era di centotrenta uomini. Avevamo tre turni di guardia di quaranta persone. Mentre oggi mi

Вы читаете Profezia
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату