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Porto Cervo. Giugno 1999
Il
Iosif Bykov lo aveva comperato da un magnate arabo, dandogli subito un nuovo nome: quello della pietra, lo zaffiro blu, che lo zar Nikolaj Romanov era solito regalare alle figlie a ogni compleanno. Assieme alle altre, quella pietra era alla base della sua fortuna.
Come il banchiere Fosh non aveva faticato a capire, Iosif era abituato a trattare questioni che era un eufemismo definire «riservate». Ogni apparecchio telefonico che utilizzava era dunque protetto da uno strumento che ne impediva l’intercettazione. E gli apparecchi del
«Ho trovato quello che cerchi», gli disse il suo braccio destro dall’altro capo della linea.
«Fissami un appuntamento con il venditore. Arrivo a Mosca.»
12
Stretto di Gibilterra. Luglio 1999
La rocca si stagliava sulla sinistra, alta e minacciosa. Il comandante Di Bono la osservo per qualche istante, senza pero perdere mai di vista l’intenso traffico marittimo tra la costa africana sulla dritta e quella europea a sinistra. Tra quelle scogliere e nel Mediterraneo si sentiva quasi a casa.
La
Poco lontano da lui Lionel Goose si alzo dal letto e rimase a lungo a osservare Gibilterra scorrere oltre l’ampia vetrata della sua cabina. Sembrava quasi che un costruttore celeste si fosse divertito a versare migliaia di tonnellate di cemento dall’alto, tanto la parete era levigata.
Un colpo di tosse gli provoco un nuovo leggero dolore. Senza dire niente a Lisa, ancora a letto, ando in bagno.
Rientro nella stanza poco dopo e si rimise a letto. A Lisa fu sufficiente uno sguardo per capire che qualcosa non andava.
«Che cosa c’e, Lionel?»
«Niente, stavo soltanto pensando a come se la staranno cavando i ragazzi.»
Lei fece finta di credergli, ma lo conosceva troppo bene per non sapere che il problema non era quello. «Stanno di sicuro meglio adesso che non con il tuo fiato sul collo.» Quindi rise e lo accarezzo. Ma lui non rispose alla carezza: un pensiero lo rodeva come un tarlo.
Il dottor Redjia era alla sua scrivania, dove spiccava la statuetta in metallo dorato di una divinita indu. Quel giorno aveva effettuato l’unico intervento chirurgico di tutta la crociera: un bambino particolarmente vivace era caduto facendosi un taglio sotto il mento, per il quale erano bastati due punti.
Ma l’esperienza gli diceva che il pericolo era sempre in agguato, pronto a colpire quando meno ci si pensa. E l’anziano medico di origine indiana non si sarebbe mai fatto cogliere impreparato.
Stava passando mentalmente in rassegna le attrezzature del suo piccolo ma funzionale ospedale, quando bussarono alla porta.
Mediterraneo. Giugno 1313
Il giardinetto di poppa era molto angusto e scomodo. Spesso Luigi si trovava a consumare il pasto seduto sui grossi barili di acqua e di carni salate.
«Tra quanto credi che arriveremo, Aniello?» chiese.
«Due o tre giorni al massimo. Conosci l’isola di Rodi?»
«No. Parlamene.»
«E sempre stata un importante crocevia per tutti i traffici del Mediterraneo meridionale, e qualche anno fa il feudatario genovese Vignolo de’ Vignoli l’ha venduta all’Ordine dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni. La loro organizzazione e molto simile a quella dei Templari: hanno anche loro un Gran Maestro, attualmente Folco de Villaret, che ha provveduto a colonizzare l’isola. Da quando sono arrivati a Rodi, poco piu di quattro anni fa, sono in corso imponenti lavori per edificare la cinta e le torri.
«I Cavalieri di San Giovanni sono stati fondati da noi amalfitani, provengono anch’essi da nobili famiglie d’Europa e sono suddivisi secondo la loro lingua. Tu devi incontrare Corneliano de’ Scalzi, l’
Penisola di Kola. Russia. Giugno 1999
Il sommergibile nucleare
Lungo centocinquantaquattro metri e con una larghezza massima superiore ai diciotto, era munito di due reattori nucleari capaci di una potenza di novantottomila cavalli e quindi di spingere le sue diciottomila tonnellate alla velocita di trentatre nodi in immersione. Ma a Iosif Bykov interessava soltanto il fatto che aveva a bordo alcuni missili intercontinentali SS 20.
Il comandante, Leonid Uradov, portava una divisa da lavoro piuttosto logora con i gradi di alto ufficiale della marina russa. Accolse Bykov con un atteggiamento che intendeva essere marziale, ma che sembrava piuttosto quello di un nobile decaduto e costretto a vendere le proprieta.
«Venga con me, signor Bykov. Dentro saremo piu tranquilli.»
Iosif lo segui per la ripida scaletta che conduceva nei visceri di quel mostro marino. Gli ambienti erano angusti ma funzionali.
Si stava meravigliando di non vedere nemmeno un marinaio, quando Uradov parve leggergli nel pensiero.
«Questa meraviglia della tecnica si sta riducendo a un ammasso di ferraglia», disse mestamente. «A bordo siamo rimasti soltanto io e otto uomini, che oggi ho mandato in libera uscita per qualche ora. E pensi che l’equipaggio standard era di centotrenta uomini. Avevamo tre turni di guardia di quaranta persone. Mentre oggi mi