Oswald annui, facendogli cenno di proseguire.
«E opportuno cominciare da una storia relativamente recente», riprese Erma, «e precisamente dal maggio ’98, quando Alois Estermann, appena nominato comandante delle Guardie Svizzere in Vaticano, fu assassinato con sua moglie. Come sicuramente ricorda, con i cadaveri dei due coniugi ne fu trovato un terzo, quello di Cedric Tornay, un caporale delle Guardie Papali, a cui fu imputato il duplice omicidio. Dopo di che si sarebbe suicidato. Ma le conclusioni della magistratura vaticana non hanno mai convinto nessuno, e soprattutto noi.»
«Ricordo benissimo», commento Breil. «Nella ricostruzione ufficiale dei fatti c’erano diverse incongruenze.»
«Infatti. Il corpo del caporale Tornay — descritto come un ragazzo serio ed emotivamente stabile — era riverso sul braccio piegato che impugnava ancora la Sig Sauer calibro nove d’ordinanza. Ma e difficile credere che un uomo che si spara in bocca con un’arma da guerra possa poi cadere in avanti e non all’indietro per effetto del proiettile. Inoltre il braccio armato avrebbe dovuto subire anch’esso una spinta verso l’esterno per effetto del rinculo, e non finire sotto il corpo. C’e poi il mistero di un colpo mancante: i bossoli rinvenuti sono cinque, ma i proiettili esplosi sulla scena del delitto soltanto quattro. Qualcuno ha ipotizzato la presenza di un quarto uomo: un killer esperto e freddo che, dopo aver ucciso la coppia, avrebbe inscenato il suicidio del caporale per rendere verosimile un raptus di follia del poveraccio, scatenato da una serie di rimproveri di Estermann.»
«C’entra Holoff?» esclamo subito Oswald.
«Poco dopo, George Tenet, direttore della CIA, rilascia dichiarazioni in cui prospetta la concreta possibilita di nuovi attentati contro il pontefice. Contemporaneamente Hans Holoff viene segnalato in una pensioncina di Roma, a pochi passi dalla Citta del Vaticano.»
«Una traccia piuttosto labile per potergli attribuire un triplice omicidio e addirittura una possibile cospirazione contro il papa», ribatte Oswald. «Ma se me ne parla, e perche di sicuro ha dell’altro.»
«Infatti. Nei giorni immediatamente successivi, un personaggio che conosciamo tutti molto bene, Markus ‘Misha’ Wolff, per anni capo della Stasi», riprese subito Erma, «ha rilasciato un’intervista al quotidiano polacco
Venezia. 15 luglio 1999
La sagoma filante del
Pur essendo molto voluminose, le cinque casse in legno erano perfettamente dissimulate tra le tonnellate di merci varie e viveri che l’enorme ventre della
Nella dicitura stampigliata sulle cinque casse, oltre alle usuali raccomandazioni per il maneggio si vedeva il marchio di una nota azienda di elettrodomestici industriali: ufficialmente contenevano frigoriferi. L’addetto allo stivaggio ordino di verificarne il contenuto schiodando un lato: la parete in acciaio del frigorifero industriale riflette il sole dell’estate italiana. Tracciato un segno sul manifesto di bordo, l’ufficiale passo a ispezionare altre merci.
La coppia sembrava studiare il bric-a-brac esposto in una delle tante bancarelle di souvenir a Rialto. La donna era sui venticinque anni, l’uomo sulla trentina. Apparentemente, una coppia qualsiasi nella fiumana di turisti che affolla perennemente il ponte piu suggestivo del mondo. Nessuno avrebbe potuto riconoscere in loro due agenti del piu temuto servizio segreto del mondo. Nessuno tranne una vecchia volpe come Hans Holoff.
La donna stava fingendo di guardare una gondola in vetro soffiato, quando perse di vista il vero oggetto della sua attenzione. Il suo sguardo corse immediatamente tra la folla nella direzione in cui, fino a pochi attimi prima, aveva tenuto sotto controllo Holoff. Non lo vide piu.
Basto un impercettibile cenno d’intesa perche i due agenti israeliani si facessero largo tra la calca che affollava il ponte, infilandosi nel dedalo di calli strette e buie.
Stavano ormai correndo, quando Holoff sbuco davanti a loro da un angusto sottopasso. I due agenti non fecero nemmeno in tempo a impugnare le armi: la Smith Wesson «Body Guard» con silenziatore di Holoff esplose due tonfi sordi. I due corpi si accasciarono nella calle deserta. Holoff ripose la pistola nella fondina e torno con assoluta calma verso il ponte di Rialto.
Gerardo di Valnure era abituato a vivere in un castello, ma il lusso dell’appartamento sulla
Paola era andata subito dal responsabile delle manifestazioni a bordo per concordare i suoi spettacoli, e Gerardo, dopo aver curiosato in ogni angolo dell’appartamento, decise di guardare dal ponte esterno lo spettacolo dell’uscita da Venezia.
Lasciato l’appartamento, contraddistinto dal nome
Rinnovate le sue scuse, Gerardo si allontano per il corridoio.
Seguitolo qualche istante con lo sguardo, Iosif Bykov apri la porta del suo appartamento. No, concluse, il suo vicino non aveva l’aria dell’emissario di un governo determinato a entrare in possesso di una potenza distruttiva tale da creare gravi preoccupazioni persino al Pentagono.
Eppure il fatto che a quell’uomo fosse stato assegnato uno dei due unici appartamenti di lusso della nave era sospetto. Quale modo migliore per fargli tenere sotto controllo proprio lui? Non c’era niente da fare: quella storia continuava a non piacergli.
Ma Iosif aveva preso ogni precauzione, e il
«Conte di Valnure!» senti esclamare in americano alle sue spalle da una voce femminile.
Gerardo si giro, e il viso di Maggie Hassler si apri in un largo sorriso.
«Maggie, che piacere. Che magnifica sorpresa mi ha riservato il destino», disse con galanteria, prendendole la mano e baciandola.
«Oh, il destino. Non lascia mai niente al caso. Permette che le presenti mio marito Timothy e i miei amici?» replico Maggie, indicando il tavolo da dove si era alzata per salutarlo.