delle condizioni climatiche.
«Poco male», penso. «Non sono qui per divertirmi, ma per farla finita con questa brutta storia.»
Un’espressione minacciosa brillo nei suoi occhi di ghiaccio. Conosceva soltanto lui il gran finale che aveva riservato a quell’avventura, una volta sfuggito al ricatto di Fosh e del suo ignoto cliente. Nessuno doveva permettersi di sbarrargli il passo.
Il telefono suono proprio mentre riesaminava il piano della sua vendetta, elaborato fin da quando era stato messo con le spalle al muro da Fosh.
Si senti salutare cortesemente in russo dal suo sconosciuto contatto a bordo.
«Ma adesso veniamo agli affari, Bykov. E ora che lei ci comunichi dov’e la merce», aggiunse subito la voce all’altro capo del filo.
«Corre un po’ troppo, amico. Anzitutto non tratterei mai una consegna cosi delicata per telefono, per cui ritengo sia piu sicuro incontrarci. In secondo luogo c’e il problema del pagamento. Non ho notizia che l’accredito sia stato effettuato.»
«Puo telefonare all’Institut Bancaire de Lausanne. Le daranno conferma dell’avvenuta rimessa sul suo conto corrente. La richiamo tra pochi minuti per fissare un incontro.»
Gia, penso Iosif, la banca di Fosh avrebbe potuto garantire qualsiasi cosa. Ma personalmente aveva parecchi sospetti sulla sorte a lui destinata quando avesse svelato il nascondiglio delle dieci testate nucleari. Era quasi sicuro che avrebbero cercato di eliminarlo.
Maggie rientro nella sua cabina: il sole del Mediterraneo le aveva reso ancor piu lucente la pelle. Dopo diverse ore trascorse sul bordo della piscina, aveva bisogno di rilassarsi un po’. S’infilo nella vasca idromassaggio e si abbandono ai getti d’acqua. Da quando era arrivata a Venezia aveva un solo pensiero: Patrick Silver.
Dal bagno senti la porta della cabina che si apriva. Nel locale fece capolino Timothy, che rimase li a guardarla nuda nella vasca senza far niente per nascondere la sua eccitazione. Non facevano l’amore da prima del famoso litigio, ma lei non aveva nessuna intenzione di concedersi a un uomo che temeva di non amare piu.
Timothy si sedette sul bordo della vasca, sfilandosi i pantaloncini da bagno ed esibendole il suo palese stato di eccitazione. Ma inutilmente: a lei non interessava.
Ignaro del suo stato d’animo, suo marito immerse le mani nell’acqua e prese ad accarezzarla.
«Non adesso, ti prego», provo lei, sperando di farlo desistere.
Le mani scesero invece insistenti fino al pube.
Maggie le afferro e scosto bruscamente, stringendo di scatto le gambe.
«Mi respingi, Maggie? Mi ecciti ancora di piu.»
La destra del marito la afferro per la nuca, trascinandola a forza verso il pene eretto.
Lei cerco di opporre resistenza, ma, sdraiata com’era in una vasca da bagno, poteva fare poco contro le forti braccia del marito. Ma non accondiscese, costringendolo a masturbarsi li dov’era, a poca distanza dal suo viso. Constato con disgusto che la cosa sembrava averlo eccitato ancora di piu.
«Non e mai successo che ti rifiutassi», le disse finalmente lui, tornato lucido ma ancora ansante. «E non ammetto questo comportamento da parte di mia moglie», concluse con una luce malvagia negli occhi, mai vista prima.
Patrick Silver nuotava con grande eleganza. L’acqua della piscina, prelevata dal mare, gli massaggiava piacevolmente i muscoli, ma non era soddisfatto.
No, quella vita non faceva per lui. Quei giorni d’inattivita li considerava semplicemente un premio per il suo successo «professionale». A quel punto era ricco e avrebbe potuto ritirarsi piu che onorevolmente, ma sapeva benissimo che la mancanza di rischio e avventura gli provocava una vera e propria crisi di astinenza. Usci dall’acqua con un volteggio, sotto lo sguardo interessato di alcune donne sdraiate sul bordo della piscina. No, la vita sedentaria non faceva proprio per lui.
In un’altra zona, Gerardo di Valnure stava correndo sulla pista da jogging da diversi minuti, quando un colpo di mare piu forte fece sbandare leggermente la nave.
Un crocerista che lo stava incrociando perse l’equilibrio e gli ando quasi addosso. Dopo essersi scusato riprese la sua corsa, allontanandosi. Voltatosi, Gerardo lo segui qualche istante con lo sguardo, perplesso. Come in un lampo gli venne in mente il pericolo cui era scampato grazie a Oswald Breil.
Rivide il jogger che avanzava verso il taxi, inciampando e rischiando di cadere, e inconsciamente associo il volto dell’attentatore a quello dell’uomo che poco prima gli pareva di aver visto parlare con Paola. Si senti correre un brivido lungo la schiena. Erano la stessa persona.
Abbandono subito la pista da jogging e si precipito all’interno della nave. Doveva contattare Sara Terracini al piu presto, perche mettesse all’erta i suoi influenti amici. Corse verso il suo appartamento, sperando vivamente che Paola non fosse ancora rientrata.
Tel Aviv. 17 luglio 1999
Breil ed Erma, seduti da ore davanti allo schermo di un computer all’ultimo piano dell’«Istituto», stavano violando lo
Avevano gia passato in rassegna tutti gli scatti del fotografo della
«Non diamoci per vinti», sbotto Oswald. «Se Holoff non ha lasciato Venezia con mezzi convenzionali, penso proprio che sia sulla
Invece fu proprio osservando la foto di gruppo appena fatta comparire da Erma sullo schermo, che l’omino trasali. Il volto duro di Holoff si distingueva appena, quasi coperto dal cartello con il marchio di una grossa agenzia di viaggi, ma era lui.
«Centro», esclamo Erma, indicandolo. «Adesso dobbiamo soltanto valutare se convenga farlo arrestare al prossimo scalo.»
«Calma, Erma», ribatte Oswald, scuotendo il testone fuori misura per il suo piccolo corpo. «Non abbiamo prove per spiccare un mandato internazionale. Potremmo farlo fermare per i nostri sospetti, ma entro pochi giorni sarebbe di nuovo libero. E meglio tenerlo sotto controllo e agire quando la nave arrivera a Haifa.»
«Ma chi puo tenere sotto controllo un tipo come Holoff? Gli addetti alla sicurezza della nave sono personale altamente addestrato, ma…»
«No, Erma, non loro. Anzitutto perche Holoff se ne accorgerebbe subito, e poi perche non credo sia a questo punto opportuno diffondere la notizia che e li. Ma su quella nave dovrebbe esserci anche un amico di Sara Terracini. Un tipo in gamba, anche lui impegnato nella famosa faccenda. Chiedero alla mia amica di metterlo all’erta.»
Parigi. 19 marzo 1314
Appena informato, Filippo il Bello prese una decisione fulminea. Senza attendere il benestare del papa, emise seduta stante la sentenza di morte per de Molay e de Charney. L’esecuzione avrebbe avuto luogo quello stesso giorno sull’
Una gran folla si assiepo sull’argine della Senna all’altezza dell’isoletta. Quando Jacques de Molay fu condotto per primo al rogo, le due pire emettevano soltanto un sottile filo di fumo. Tra la folla si erano confusi Bertrand e Luigi, sempre travestiti da frati.
De Molay fu legato al palo, mentre il boia ravvivava il fuoco in punti lontani dal suo corpo. L’ordine del re era che i due eretici ardessero a fuoco lento, sentendo il calore insopportabile divorar loro i piedi per poi salire verso i genitali e diffondersi finalmente a tutto il corpo, provocando una morte a quel punto sospirata.
I due condannati chiesero di poter rivolgere il viso verso Notre-Dame e gridarono ancora una volta la loro innocenza, profetizzando a Clemente V e Filippo il Bello che sarebbero comparsi davanti al tribunale di Dio entro la fine dell’anno.
Lo sguardo di de Molay era indomito. Vago tra la folla finche non incontro quello di Bertrand de