Se gli aveva mandato quel rapporto e poi telefonato diverse volte in tono preoccupato, doveva essere una cosa davvero grave.
Intanto Redjia stava occupandosi di Sebastian Chalag, che non aveva mai ripreso conoscenza. La febbre era altissima e nessun farmaco riusciva a debellarla. In piu il paziente presentava vomito, diarrea e difficolta respiratorie. I muscoli della mascella erano serrati in una morsa che soltanto gli strumenti medici riuscivano ad aprire.
Il telefono sulla sua scrivania squillo, e alla preoccupata richiesta del comandante rispose: «Capisco che l’incolumita dei nostri croceristi le stia a cuore, ma sta a cuore anche a me. E, ripeto, non ritengo sia opportuno sbarcare il malato, sempre ammesso che sopravviva fino a Rodi. Il nostro ospedale di bordo e sicuramente meglio equipaggiato di quelli di queste isole. Oltre a tutto, se si dovesse trattare di una malattia di origine virale — speriamo di no —, le autorita portuali non consentirebbero lo sbarco del malato per il timore di un’epidemia.»
«Le leggi della navigazione», obietto Di Bono, «ci impongono di denunciare il caso.»
«Lo so, comandante. Ma le cause della malattia mi sono ancora ignote. Potrebbe trattarsi soltanto di un gravissimo avvelenamento alimentare, o di un altro malanno non causato da virus patogeni. Metteremmo in allarme senza un giustificato motivo tutti i porti che abbiamo toccato. D’altra parte, se si trattasse d’infezione virale epidemica, mi dispiace ammettere che il contagio potrebbe gia essere iniziato. Quindi e meglio che rimanga circoscritto alla nostra nave.»
Canale d’Inghilterra. Marzo 1314
Nella zona malfamata dove si era dovuta ridurre a vivere la contessa de Serrault si poteva acquistare di tutto. Quindi, pagandole a caro prezzo con il denaro datole da Bertrand, la coraggiosa signora non aveva faticato a procurarsi due divise da sottufficiale della guardia del re e tre cavalli sellati.
Dopo di che era stato messo in atto il piano che avevano studiato con grande cura. Travestiti da guardie del re, Bertrand e Luigi erano partiti verso la costa atlantica fingendosi incaricati di scortarvi una prigioniera.
E tutto era andato benissimo. Avevano incontrato molte pattuglie di soldati, che pero, vedendo le divise della guardia personale del re, li avevano lasciati proseguire senza problemi.
Arrivati a Calais, Bertrand aveva saputo che proprio quella sera sarebbe salpata una nave per la Scozia. Si precipitarono al porto.
Vi trovarono una piccola imbarcazione da carico, tozza e alta di bordo, poco piu lunga di trenta passi, collegata alla terraferma da una passerella volante formata da due tavole appoggiate l’una all’altra.
«Sono un sottufficiale della guardia del re e devo scortare una prigioniera sino in Scozia», disse Bertrand dalla banchina. «Chiedo il permesso di salire a bordo per parlare con il comandante.»
Il quale comandante, un figuro a meta tra il pirata e il brigante di strada, s’infilo avidamente in tasca alcune monete d’oro, dichiarandosi molto onorato di rendere un servigio al re di Francia.
La piccola nave aveva appena raggiunto il largo, quando nel porto irruppero alcune guardie del re. E il loro capo, fatte un po’ di domande ansiose sul molo, esplose in una sequela di bestemmie.
21 luglio 1999
Quando l’ultimo dei pullman riporto al molo gli escursionisti era ormai sera. Effettuate le meticolose operazioni di controllo per il reimbarco, la
All’escursione, l’unica da quando si era imbarcato, aveva partecipato anche Iosif Bykov. Poche ore prima dell’arrivo a Rodi aveva ricevuto una telefonata dall’emissario del cliente, a cui aveva rivelato dov’erano le testate nucleari.
Adesso la sua vita era in pericolo, e per questo aveva preferito confondersi tra la carovana dei turisti. Ma sapeva che qualcuno lo avrebbe comunque tenuto sotto stretto controllo.
Tra i partecipanti all’escursione c’erano anche Gerardo di Valnure e Paola Lari. Avevano visitato la citta medievale e sentito cose di grande interesse sulla storia dell’isola. Gerardo aveva preso molti appunti, ma in diverse occasioni non aveva potuto fare a meno di gettare un’occhiata di sguincio al suo vicino d’appartamento, che sembrava invece avere scarsissimo interesse per quanto spiegava la guida, limitandosi a seguire il gruppo con aria pensierosa e assente. Una persona strana.
Poco prima d’impartire l’ordine di salpare, Arthur Di Bono telefono al dottor Redjia. «Ci sono novita?»
«Il paziente ha mostrato un leggero miglioramento, ma le sue condizioni continuano a essere gravissime», rispose il medico.
Posato il ricevitore, Di Bono ando in plancia, e, poco dopo, la
Intanto, appena rientrata nel suo appartamento, Paola Lari aveva cominciato a esercitare la voce in vista del secondo spettacolo, previsto per quella sera.
Gerardo, invece, aveva aperto la sua inseparabile agenda tascabile e riportato sul computer portatile alcune interessanti notizie sui Cavalieri di San Giovanni apprese durante la visita a Rodi.
Nonostante la passione per la tecnologia, trattava la sua fida
La cena fu come sempre squisita, ma gli ospiti si affrettarono a lasciare il ristorante per trasferirsi nella sala teatro, dove Paola Lari avrebbe tenuto il suo attesissimo spettacolo.
Prima di salire sul palcoscenico, gli aveva spiegato Paola, preferiva non mangiare, per cui lui aveva cenato da solo. E adesso si stava inoltrando nell’ampio corridoio verso il teatro, quando avverti una presenza al suo fianco. Hans Holoff, che sembrava avere una gran fretta, lo urto, facendosi largo tra gli spettatori. Gerardo senti un colpo secco all’altezza della tasca destra della giacca, ma non gli diede peso.
Si preoccupava soprattutto di non perdere di vista Holoff.
A Pat Silver, invece, il concerto non interessava assolutamente e, come capitava spesso, aveva fatto perdere le sue tracce al gruppo di amici, filandosela al casino.
Inforcati gli occhiali, stava giocando da circa un’ora con alterna fortuna al tavolo del Caribbean Poker, quando un signore dai modi gentili ma fermi si qualifico come direttore della sala da gioco e gli chiese di seguirlo nell’ufficio del comandante.
Dana Pettersson era una signora di mezza eta, leggermente sovrappeso. Una qualsiasi degli oltre tremila croceristi della
Quasi nello stesso istante, altri due uomini dell’equipaggio accusarono i sintomi del contagio.
Redjia era chino sul paziente. Il sangue nelle urine era comparso subito dopo la partenza da Rodi. Quasi contemporaneamente il corpo del filippino si era coperto di ematomi. Un preciso indizio dell’aumentare delle emorragie interne e quindi di ulteriore peggioramento del quadro clinico. Sebastian Chalang era morto per un sopravvenuto blocco renale.
Il medico indiano scosse la testa, angosciato. Il sospetto che nutriva da quando i sintomi avevano assunto una certa configurazione era purtroppo confermato. Alle sue labbra affioro quasi inconsciamente una parola.
Una sola, ma tale da far venire i brividi anche a un medico anziano ed esperto come lui: «Ebola».
Pat era seduto davanti ad Arthur Di Bono, mentre il direttore del casino armeggiava con un videoregistratore.
«Le sue cospicue vincite hanno allarmato il personale della casa da gioco, signor Silver», disse il comandante.
«Be’, non e detto che un giocatore debba perdere per forza. Non crede?» ribatte prontamente Pat.