«Ci sono modi e modi di vincere», replico imperturbabile il comandante. «E ci siamo accorti che il suo da adito a molte perplessita.»
Sullo schermo a parete cominciarono a scorrere le immagini riprese da una telecamera nascosta.
«Come certo sapra, signor Silver, ogni sala da gioco e controllata da telecamere a circuito chiuso. Per un problema d’illuminazione, abbiamo dovuto sostituire alcune delle nostre tradizionali con altre a raggi infrarossi. Il risultato lo puo vedere lei stesso.»
Il direttore della sala da gioco comincio a ingrandire il fermo immagine di alcune carte tenute in mano da Pat: sul dorso apparivano distintamente diverse impronte di dita visibili soltanto agli infrarossi.
«Lei ha impresso con materiale sensibile segni di riconoscimento sulle carte da gioco, signor Silver, dopo di che, nel corso delle mani successive, con i suoi occhiali a infrarosso riusciva a leggere il punto del croupier», lo accuso senza mezzi termini il direttore del casino.
«Posso vedere quegli occhiali, signor Silver?» incalzo con calma il comandante.
Pat glieli porse. Era inutile traccheggiare: lo avevano beccato.
«Questa nave batte bandiera americana, signor Silver, e le nostre leggi prevedono pene molto severe per bari e truffatori», concluse Di Bono, facendogli dondolare davanti gli occhiali. «Ma la nostra compagnia preferisce non rendere pubblici eventi cosi incresciosi. Se restituira quanto indebitamente sottratto e si atterra al divieto di frequentare il casino, nessuno sapra niente.»
Proprio in quel momento squillo il telefono. Da grave, l’espressione del comandante si fece livida.
‹CHI SAREBBE QUESTO IOSIF BYKOV?› digito Sara Terracini.
‹L’UOMO DI CUI CI HA INFORMATO GERARDO DI VALNURE NEL SUO ULTIMO MESSAGGIO, DICENDO CHE LO HA VISTO PARLARE CON HANS HOLOFF. SIAMO RIUSCITI A IDENTIFICARLO. E UN MERCANTE D’ARMI RUSSO›, rispose Oswald Breil.
‹CHE RAZZA DI FAUNA HANNO IMBARCATO SULLA
‹A BUON PUNTO. ARRIVERANNO FRA QUALCHE GIORNO.›
Lasciata la tastiera del computer, Oswald torno a parlare con Erma.
«Vediamo di riassumere. Un uomo degli ex servizi dell’Est, assoldato da una pericolosa setta segreta, s’incontra con un grosso mercante d’armi. Si puo supporre che stiano trattando una partita di merce. Ma perche su una nave da crociera?»
«Tra poche ore la nave arrivera a Haifa, e sara lo stesso Holoff a spiegarci tutto.»
22 luglio 1999
Arthur Di Bono aveva appena comunicato il pericolo di epidemia alle autorita sanitarie israeliane, ma adesso doveva informare anche i croceristi. Bisognava agire con tatto, se non voleva scatenare una pericolosa crisi di panico. Tirato un respiro profondo e aperto il sistema interfonico di bordo, annuncio che un pericolo di contagio imponeva di adottare misure igieniche eccezionali.
Intanto il dottor Redjia aveva appena terminato di trasformare una delle due camere operatorie in stanza sterile, ricoverandovi i tre nuovi malati. Ma sapeva che da un momento all’altro sarebbero arrivate altre persone infettate dal virus.
Ci siamo, si disse infatti quando bussarono alla porta, ma ebbe il sollievo di trovarsi davanti una simpatica americana che, oltre ad avere un tono di grande efficienza, sembrava il ritratto della salute.
«Sono Annie Ferguson», gli spiego subito la donna. «Dirigo un laboratorio d’immunologia e virologia in Nuova Scozia. Ho appena sentito il messaggio del comandante e sono venuta subito a mettermi a sua disposizione, sempre che la mia esperienza possa esserle utile.»
Prima di rispondere, Redjia la scruto qualche istante attraverso le lenti. «Se la situazione dovesse evolversi come temo», disse finalmente, «avremo bisogno non soltanto di tanta esperienza, ma anche di moltissima fortuna. E una virologa non puo che esserci utile. Purtroppo pero non disponiamo di strumenti di analisi adeguati.»
«Quale pensa possa essere il virus responsabile dell’epidemia?»
«Con ogni probabilita si tratta di virus Eboia o Marburg. A giudicare dai sintomi, sembrerebbe proprio un filovirus ad alto tasso di mortalita.»
«Allora non c’e tempo da perdere. Mi dica soltanto dove posso mettermi a lavorare e mi mostri le attrezzature di cui dispone.»
Alle due di notte Iosif Bykov si mise in azione nel suo appartamento. Estrasse dal bagaglio la zattera autogonfiabile, un parallelepipedo di poco piu di trenta centimetri per lato, e prese dall’armadio il giubbotto salvagente. Quindi, verificato il funzionamento del trasmettitore satellitare, indosso sotto gli abiti normali una muta galleggiante. Si sarebbe calato a poppavia, dal ponte piu vicino al mare, quello dove venivano manovrati i cavi d’ormeggio.
Nel corridoio fuori dell’appartamento di Bykov, intanto, Holoff stava spingendo un carrello del servizio alle cabine. Giunto davanti alla porta, si accerto che il corridoio fosse deserto, poi poso sul pavimento la bomboletta e apri la valvola, cosi che il gas soporifero entrasse nella stanza attraverso un tubicino infilato nella fessura sotto la porta.
Iosif aveva sentito il rumore del carrello, e non appena capi che si era fermato davanti alla sua porta, spense la luce. Aveva gia sistemato i cuscini sotto le lenzuola, in modo che sembrassero un corpo addormentato. Il sibilo del gas che penetrava nella stanza lo costrinse ad anticipare i tempi. Si precipito sul balcone e, legata con una sagola di una ventina di metri l’attrezzatura che aveva preparato, si lancio in mare cercando di saltare il piu lontano possibile dai vortici creati dalle eliche.
Quando la bombola ebbe finito di emettere il gas, Hans Holoff indosso una mascherina e impugno una strana pistola. Quindi inseri una chiave magnetica nella serratura dell’appartamento. La pistola ad aria compressa che impugnava poteva sparare ad alcuni metri di distanza sottili proiettili di ghiaccio collocati in un apposito caricatore all’azoto liquido. Era un’arma utilizzata spesso dagli agenti segreti per eliminare pericolosi avversari senza lasciare traccia. L’ago di ghiaccio penetrava infatti nel corpo lasciando soltanto un minuscolo forellino e poi si scioglieva completamente. Se poi l’organo colpito fosse stato il cuore, anche il piu esperto medico legale avrebbe diagnosticato un infarto.
Senza accendere la luce, Holoff scarico un proiettile contro quello che credeva fosse il corpo di Iosif Bykov.
«Mi scusi se la disturbo a quest’ora della notte, Breil», disse Erma al telefono, «ma il comandante della
«Ci mancava anche questa. Bisogna cambiare tutto. Quali misure dovra adottare la nostra autorita sanitaria?»
«I protocolli internazionali non prevedono l’obbligatorieta di messa in quarantena del mezzo dov’e scoppiata l’epidemia. La consigliano solamente.»
«Allora provvedero affinche le nostre autorita sanitarie adottino la procedura consigliata e non facciano sbarcare nessuno. La nave verra fatta fermare in una zona del porto di Haifa evacuata e messa sotto stretta sorveglianza. I cordoni sanitari impediranno che l’infezione virale si diffonda.»
«Benissimo. Cosi potremo interrogare con calma chi ci interessa.»
«Ha finalmente ricevuto il manifesto di carico della nave?»
«Si, ma l’esame sara lungo. Lei non ha idea di quanta roba venga imbarcata a ogni scalo su una nave come quella.»
«Quando la
«D’accordo. Intanto la informo che siamo riusciti a far accettare all’ente di gestione della Cappella di Rosslyn che una scienziata italiana compia alcune ricerche in totale liberta.»