I primi furono una donna e un uomo. Li seguivano altri due uomini, uno con la tuta bianca dei terroristi.
Muovendosi con grande cautela, Pietro Vassalle usci dal suo nascondiglio non appena furono passati. Presa attentamente la mira impugnando con entrambe le mani la Beretta, fece fuoco, colpendo alla nuca il terrorista in tuta.
Hans Holoff si giro di scatto, ma non ebbe il tempo di fare fuoco.
Pietro Vassalle aveva gia premuto una seconda volta il grilletto con grande freddezza. Sulla camicia dell’ex agente della Stasi si apri una rosa rossa, mentre il suo corpo veniva scaraventato all’indietro. Ma prima ancora che cadesse, Vassalle fece fuoco un’altra volta, colpendolo alla testa.
Anche Pat stava per uscire allo scoperto, mentre Vassalle diceva ai due ostaggi: «Presto, seguitemi, prima che ne arrivino altri», quando nel pugno di Paola Lari comparve una Dillinger 6,35 a quattro canne sovrapposte che sembrava un giocattolo. La donna premette il grilletto a pochi passi da Vassalle. L’ufficiale si accascio a terra, centrato in pieno petto, ma in un ultimo lampo di lucidita riusci a gettare la pistola sotto il tavolo della roulette.
Silver la raccolse e si butto fuori del nascondiglio. Esplose in rapida successione sette colpi contro Paola Lari, centrandola piu volte.
Appena la sparatoria era cominciata, Timothy Hassler era riuscito a rifugiarsi tra due slot machine, ma un colpo vagante lo aveva raggiunto di striscio alla spalla sinistra. Pat lo prese per un braccio e lo porto via.
La cisterna, un contenitore stagno delle dimensioni di una piscina olimpionica, era in un ambiente attiguo a quello dell’inceneritore. Raccoglieva le acque di scarico quando la
I rumori che Di Bono sentiva venivano proprio da li, ed egli si avventuro sino alla porta, chinandosi a sbirciare attraverso la grossa serratura.
Lungo il bordo della cisterna vide allineati una ventina di terroristi in attrezzatura subacquea, accanto ad alcune capsule stagne. I due grossi tombini d’ispezione erano aperti.
Di Bono senti perfettamente uno dei terroristi che, sfilato il boccaglio, chiedeva al vicino: «Ma quando arrivano gli altri?»
«L’ordine e di non aspettare nessuno», rispose l’altro nello stesso modo, consultando l’orologio subacqueo. «Se tra due minuti non saranno qui, dobbiamo abbandonare ugualmente la nave. Il computer di bordo e stato programmato per entrare in funzione tra quattro minuti esatti. E quando questo colosso si rimettera in moto, sara meglio essere a distanza di sicurezza dalle eliche.»
Di Bono vide gli uomini calarsi a due a due nei tombini d’ispezione della cisterna, immergendosi nel liquame maleodorante e portando con se le voluminose capsule. Sarebbero sbucati sotto il ventre della nave attraverso il grande tubo d’acciaio per lo scarico in mare delle acque nere.
Nessuno sarebbe mai andato a cercarli sotto la chiglia della nave, e con ogni probabilita, vista la loro perfetta organizzazione, c’era ad aspettarli un sottomarino. Stavano per farla franca.
Di Bono s’impose la calma: era inutile ingaggiare battaglia con i pochi terroristi ancora in attesa d’immergersi. Non ce l’avrebbe mai fatta. Meglio darsi da fare per mettere in salvo la nave e i passeggeri. Da quanto avevano detto i terroristi, la costa doveva ormai essere vicina.
Da qualche anno la US Submarines costruiva anche sottomarini da diporto, autentiche meraviglie della tecnica dotate dei comfort di uno yacht e capaci di navigare sott’acqua con prestazioni di poco inferiori a quelle di un mezzo militare. La gamma dei modelli andava da un piccolo sottomarino di dieci metri per sei persone a uno di sessantacinque metri con quattro ponti.
Il Nomad 1000, lungo poco meno di venti, poteva trasportare fino a trenta persone e raggiungere una profondita di trecentocinque metri. Era equipaggiato con due motori diesel di superficie da 250 cavalli e con due propulsori elettrici capaci di sviluppare una potenza di oltre cento cavalli ciascuno. La sua velocita massima era di dieci nodi in superficie e cinque in immersione.
Il fondale nella zona prospiciente il porto di Haifa e una distesa di sabbia fine a una profondita pressoche costante di circa settanta metri.
Il punto era stato scelto con estrema precisione. Il Nomad 1000 vi si era adagiato sollevando una fitta nube di sabbia e rimanendo immobile diverse ore. A bordo regnava il piu assoluto silenzio: ogni rumore poteva essere captato dalle navi militari israeliane che certamente incrociavano nei pressi della
Emersi dal tubo di scarico della grande nave, i terroristi scesero a perpendicolo nell’acqua cristallina con il loro carico. Il sottomarino era li ad aspettarli, con il portale della camera di decompressione gia aperto.
«Dove sono il capo e gli altri?» chiese il comandante del sommergibile, a operazioni di recupero ultimate. «E successo qualcosa?»
«Li abbiamo aspettati finche abbiamo potuto», rispose il responsabile del commando. «Ma avevamo l’ordine di non mancare per nessun motivo all’appuntamento con voi.»
«Certo. Il capo e la donna sono capaci di cavarsela in qualsiasi situazione. E ho anch’io i miei ordini. Tra un’ora, quando la
Foresta di Torwood. Scozia. Giugno 1314
Le esercitazioni al quartier generale di Robert the Bruce duravano ininterrottamente da due mesi, ed era ormai tempo di muoversi: il re di Scozia non voleva lasciare all’esercito di Edoardo II la scelta del campo di battaglia.
Le staffette avevano confermato che gli inglesi erano molto piu numerosi dei seimila scozzesi: si aggiravano sulle ventimila unita, con una cavalleria pesante di duemilacinquecento uomini. Vi erano poi diversi contingenti scelti, tra cui i leggendari arcieri gallesi, ritenuti capaci d’incoccare le frecce a una velocita tale da lanciare almeno altri cinque dardi prima che il primo raggiungesse il bersaglio.
Al contrario, gli scozzesi erano per lo piu armati soltanto di un grande coraggio. La cavalleria era composta da cinquecento unita, e fra la truppa serpeggiavano problemi di disciplina connessi con il carattere irrequieto degli Highlander.
Gli scozzesi sapevano dunque di dover combattere in uno stato d’inferiorita di uno a quattro. Ma avevano dalla loro uno spirito di corpo sconosciuto alle truppe inglesi, oltre al particolare concetto di mobilita sul campo propria di Robert the Bruce: niente doveva essere statico; ogni arma, anche quelle classicamente difensive, doveva avere una funzione di attacco.
Questo valeva anche per gli
Mediterraneo meridionale. 23 luglio 1999
Tutti si ritrovarono puntualmente in plancia, e ciascuno riferi sull’esito della propria missione. Timothy Hassler, ferito in maniera non grave, era stato medicato e lasciato in una cabina.
Arthur Di Bono era furente. Cio che aveva sentito dire dai terroristi aveva avuto conferma non appena era arrivato in plancia: i comandi manuali della nave erano stati disattivati. A condurre la
Sedutosi davanti a uno dei terminali, cerco di digitare una serie d’istruzioni, ma invano.
«Non c’e niente da fare. Non riesco ad accedere al computer centrale. Evidentemente le istruzioni impartite alla nave sono in qualche modo protette. Non soltanto non e possibile governare la