Maggie usci dalle due file ordinate che aspettavano di prendere posto sulle scialuppe e si diresse verso di lui. Da quando Timothy si era sacrificato per lei, era piombata in uno stato di prostrazione e angoscia.

«Grazie al coraggio di Pat Silver, che lo ha liberato dai terroristi, suo marito e salvo», le spiego Di Bono. «E leggermente ferito e lo abbiamo messo in una cabina, ma due infermieri sono andati a prenderlo. Tra qualche minuto lo potra riabbracciare.»

Maggie chiuse gli occhi, in preda a un tumulto di sensazioni contrastanti: i terroristi non erano riusciti a sequestrare Timothy grazie all’uomo con cui lei lo aveva tradito. Si senti prendere di nuovo dal rimorso per cio che aveva fatto. Non avrebbe mai potuto dimenticare gli screzi che l’avevano indotta a considerare finito il suo matrimonio, ma, nel vero momento del bisogno, suo marito si era comportato da eroe.

«Non lo faro mai piu», si disse, cedendo alla commozione. Si, sarebbe sempre stata al fianco di Timothy Hassler.

«Estendete l’ordine di evacuazione della costa sino a Jaffa e avvertite le autorita di Siria, Libano, Palestina, Cipro, Turchia, Grecia ed Egitto», ordino Oswald. «Se le dieci testate sono ancora a bordo, la morfologia della costa mediterranea sudorientale verra semplicemente sconvolta.»

«Ma neanche la nostra nave e quelle che stanno recuperando i naufraghi resisterebbero all’onda d’urto», obietto il comandante della corvetta.

«Meglio non pensarci. Se ci distraiamo anche un solo istante, rischiamo davvero di assistere a una catastrofe nucleare», replico Oswald prima di tornare al microfono.

«Comandante Di Bono», disse poi in tono di massima gravita, «comunque vadano le cose, abbiamo una sola certezza: una testata nucleare e regolata per esplodere tra poco meno di tre ore. Ma potrebbero essercene altre nove, destinate a esplodere per ‘simpatia’. Dobbiamo affondare la nave prima di un possibile disastro nucleare.»

Di Bono non rispose subito. La sua meravigliosa nave stava per essere condannata a morte. Ma dalla sua decisione dipendeva la vita di migliaia, forse milioni di esseri umani.

«Esistono alternative?» chiese finalmente.

«Negativo, comandante. Allo stato attuale, nessuna.»

«Mi atterro alle sue istruzioni, signor vice ministro», disse disciplinatamente Di Bono.

«Proseguendo per altre quindici miglia sulla rotta attuale, il fondo marino si apre in una depressione che raggiunge gradualmente la profondita di millesettecento metri. Calcolando che impiegherete circa quarantacinque minuti per raggiungerla, e che la nave andra a fondo molto rapidamente, al momento dello scoppio la Queen of Atlantis dovrebbe essere almeno un migliaio di metri sott’acqua e la struttura d’acciaio delle paratie contribuira in modo considerevole a ridurre la forza d’urto. Quanto basta per scongiurare gli effetti di un’esplosione nucleare di medie proporzioni. Il discorso e invece del tutto diverso se a bordo ci sono ancora tutte le dieci testate. Ma non credo. Comunque e nostro dovere cercare di salvaguardare le popolazioni costiere.»

«Come fara a mandare a picco una nave considerata inaffondabile?»

«Anche il Titanic era considerato inaffondabile», ribatte Oswald.

Roslin. 29 giugno 1314

«Bertrand de Rochebrune e stato per me un amico, un padre, un maestro», disse Luigi di Valnure con gli occhi pieni di lacrime, davanti al corpo di Bertrand, composto come voleva la tradizione templare: con la lunga spada impugnata all’altezza del torace, le gambe incrociate e la tunica bianca con la croce rossa sopra la cotta di maglia che lo copriva fino alla testa, celando la ferita infertagli al collo da Jean Marie de Serrault.

Le sue mani estrassero un cordoncino rosso, impreziosito da un filamento d’oro. Le dita si mossero rapide ed esperte come a tracciare un disegno.

«Noi continueremo, Bertrand. Non abbandoneremo mai gli insegnamenti che ci hai lasciato.» E Luigi dovette aprire a forza le mani di Bertrand per infilarvi il cordoncino. La gassa d’amante risalto tra le dita bianchissime.

Bertrand de Rochebrune fu seppellito provvisoriamente nel cimitero poco fuori le mura del castello dei St Clair. I nobili scozzesi avevano prestato un solenne giuramento che li avrebbe vincolati per generazioni, almeno finche Bertrand de Rochebrune, primo Gran Maestro del Nuovo Ordine, non fosse stato tumulato in un sepolcro degno di lui, accanto agli oggetti sacri del Tempio. Quelli che dai tempi di Hugues de Payns erano fonte di venerazione, invidie e calunnie nei confronti dei Cavalieri.

Rosslyn. 23 luglio 1999

Sara Terracini aveva appena finito di disporre un sottile spago tra le colonne. Con un senso di trionfo vide che disegnavano una Stella di Davide, perfettamente simmetrica. Si porto al centro della figura geometrica e punto un dito verso il pavimento.

«E qui che dobbiamo scavare.»

Karin prese dalla borsa degli attrezzi uno scalpello e comincio a scalzare con grande cautela la pietra dal pavimento. Bastarono pochi minuti perche si staccasse dalla sua sede senza alcun danno.

A quel punto Bertold attacco con un piccone da archeologo la sabbia compatta su cui posava la parte di pavimento appena rimossa. La punta s’imbatte in uno strato solido, provocando un rumore sordo. Tutti e quattro insieme rimossero febbrilmente la sabbia con le mani, finche non ebbero scoperto completamente una botola di legno.

Sara fece forza con tutto il suo peso sul palanchino, e la botola si apri con un forte scricchiolio, amplificato dalle alte volte della Cappella.

Fu sempre Sara ad affrontare per prima la scala di pietra e a scendere. La sua torcia illumino un ambiente di sei metri per sei, con al centro una colonna e, a poca distanza dalla scala, una cassa molto antica.

Sul lato opposto Sara scorse un parallelepipedo in pietra, probabilmente un sarcofago. Si accorse che le tremavano le gambe: forse i crociati avevano combattuto anche per salvare quegli oggetti.

Si accosto al sarcofago, seguita in silenzio dai tre compagni. Sul coperchio si vedeva un bassorilievo nitido.

La torcia illumino il volto di un cavaliere scolpito nella pietra scura, la spada stretta tra le mani e un’epigrafe:

BERTRAND DE ROCHEBRUNE. PRIMO GRAN MAESTRO DEI NUOVI POVERI CAVALIERI DI CRISTO.

Mediterraneo meridionale. 23 luglio 1999

Sulla corvetta, Oswald indico uno dei disegni strutturali della Queen of Atlantis posati sul tavolo da carteggio.

«Ogni nave moderna e dotata di compartimentazioni stagne allo scopo di garantirne la galleggiabilita in caso di falle. La Queen of Atlantis ne ha sei, regolate dal computer di bordo. Come abbiamo saputo dal comandante, i terroristi le hanno chiuse elettronicamente, rendendo la nave praticamente inaffondabile.»

«E allora come facciamo ad affondarla?» chiese Erma.

Oswald non gli rispose, rivolgendosi al comandante della Sa’ar 5.

«Quanti uomini della Flottiglia Tredici abbiamo a bordo?»

«Quindici.»

La flottiglia Tredici era un gruppo di guastatori tra i meglio addestrati nelle azioni di guerriglia, protagonisti d’innumerevoli operazioni e dotati di armi e attrezzature di avanguardia.

«Devo parlare subito con loro», continuo Oswald.

Poco dopo li raggiunse nell’aula dei briefing, facendo loro cenno di rimanere seduti. Erano in tenuta da combattimento: una tuta nera con molte tasche per le attrezzature individuali. Per loro quell’omino era una

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