leggenda vivente: erano stati piu volte da lui utilizzati in situazioni di emergenza. Lo ascoltarono in un silenzio elettrico.

«Molte navi giudicate inaffondabili», disse Oswald, indicando sul disegno della Queen of Atlantis alcuni punti sotto la linea di galleggiamento, «colano a picco perche la falla interessa diversi compartimenti stagni, e noi dobbiamo riuscire a provocare qualcosa di analogo su entrambe le fiancate. E un vero peccato dover mandare a fondo una meraviglia come la Queen of Atlantis, ma non abbiamo altra scelta. Nonostante tutti i tentativi, sembra che la saldatura con cui la bomba e stata fissata alle strutture della nave sia stata fatta con materiali speciali, capaci di resistere a qualsiasi smeriglio. Avete qualche suggerimento?»

Il sergente che comandava il plotone di guastatori aveva un naso da pugile e un collo taurino piantato su due spalle gigantesche. «Se quella nave fosse ferma», disse in tono riflessivo, «sarebbe un gioco da ragazzi aprirla come una scatoletta. Ma fila a piu di venti nodi, quindi le cose si complicano. Pero…»

Le operazioni di abbandono nave erano state lunghe e laboriose, ma l’ultima lancia, con gli ufficiali e gli ultimi membri dell’equipaggio, era finalmente stata calata.

Quando anche l’ultimo dei suoi uomini ebbe abbandonato la nave lanciata a tutta velocita verso l’ignoto, il comandante Di Bono si senti riempire di sollievo.

«Adesso tocca a voi», disse, rivolto a Lionel, Pat e Gerardo. «Non trovero mai le parole per ringraziarvi. E rimasta una lancia. Mettetevi in salvo.»

Fu Pat a replicare per tutti: «No, comandante, non abbiamo alcuna intenzione di lasciarla qui solo. Siamo convinti che la nostra presenza possa servire a qualcosa».

«Ho il dovere…» cerco di ribattere Di Bono, ma senza eccessiva convinzione. Forse era la risposta che si aspettava.

«Abbiamo anche noi il dovere di salvaguardare la vita dei nostri simili», taglio corto Gerardo. «E di vite in gioco ce ne sono molte.»

I due gommoni dei guastatori filavano veloci, spinti da una coppia di fuoribordo da duecento cavalli ciascuno. Si erano disposti uno per lato, e i due piloti stavano cercando di mantenere la stessa velocita della nave. Sarebbero dovuti arrivare a toccare con il tubolare la sua fiancata, dando il tempo agli altri guastatori di disporre le mine magnetiche lungo la linea di galleggiamento. Una manovra da ripetere venti volte per lato.

«Come una scatoletta di sardine», aveva confermato il loro sergente a Oswald, imbarcandosi sul gommone.

Le mine magnetiche, che i guastatori stavano innescando secondo un disegno preciso, erano di costruzione tedesca e avevano una capacita dirompente altissima: ciascuna di esse poteva aprire una falla di tre metri di raggio in uno scafo d’acciaio spesso cinque centimetri.

Dalla plancia di comando della corvetta israeliana, dato di piglio al binocolo, Oswald Breil stava seguendo le operazioni.

«A che punto e il recupero dei naufraghi?» chiese al comandante.

«L’ultima lancia e stata issata poco fa da una delle navi di soccorso.»

«Ordinate che si mettano su una rotta nord-ovest, in modo da ridurre l’impatto dell’onda.»

«Crede che si scatenera una serie di maremoti, Breil?» chiese Erma con aria visibilmente angosciata.

«Dipende da quante testate esploderanno. Se a bordo c’e solamente l’ordigno trovato, l’impatto non dovrebbe essere catastrofico. Ripeto: l’esplosione dovrebbe avvenire quando la Queen of Atlantis si sara ormai inabissata di ottocento-mille metri. L’onda generata dovrebbe equivalere a una forte mareggiata, e anche i danni per contaminazione radioattiva dovrebbero essere limitati.

«Potrebbe invece preoccupare di piu il fenomeno di riscaldamento dovuto alle altissime temperature sviluppate dalle esplosioni nucleari, ma anch’esso dovrebbe ridursi entro pochi giorni senza provocare danni irreparabili. Se invece tutte e dieci le testate dovessero esplodere simultaneamente…

«Per darle un’idea, Erma, un potenziale simile fu generato nel corso dell’esplosione vulcanica dell’isola di Krakatoa, nell’oceano Indiano, sul finire del secolo scorso. L’onda d’urto ha circumnavigato diverse volte la circonferenza della Terra. Quindi puo immaginare che cosa potrebbe succedere in un bacino chiuso come il Mediterraneo. Sarebbe una catastrofe di proporzioni bibliche. Le coste verrebbero spazzate via da un maremoto senza precedenti. Non ci resta che pregare e sperare.»

Roslin. Castello St Clair. Luglio 1314

Luigi di Valnure chino la testa, mentre il barone St Clair gli posava la spada sulla spalla.

«In ottemperanza alla volonta unanime del Consiglio, ti nomino Gran Maestro del Nuovo Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, Luigi di Valnure. Il giuramento che hai prestato ti vincola alla segretezza e al perseguimento del fine dell’Ordine con qualunque mezzo, anche di fronte alla morte. Sei altresi tenuto a una scrupolosa osservanza della Regola. Dio ti protegga.»

Il Consiglio fu sciolto poco dopo, e, rimasto solo, Luigi osservo con sguardo commosso il mantello bianco crociato che indossava. Era fiero dell’incarico ricevuto. Avrebbe proseguito l’opera di Bertrand e lottato sino alla morte contro chi si serviva della Parola di Dio per i suoi turpi scopi.

Ma era felice anche per un secondo motivo: tra pochi giorni sarebbe partito per Piacenza, dove avrebbe potuto riabbracciare suo figlio.

Mediterraneo meridionale. 23 luglio 1999

Nella prima oscurita la sagoma bianca della Queen of Atlantis si distingueva ancora perfettamente.

«E sopra il punto piu profondo della depressione», disse il comandante della corvetta a Breil. «Secondo i miei calcoli dovrebbe mancare piu di un’ora e mezzo all’esplosione. Speriamo che la nave ci metta poco a inabissarsi, e che la deflagrazione avvenga in profondita.»

«E arrivato il momento di abbandonare la nave», stava intanto dicendo Arthur Di Bono ai suoi compagni di avventura.

I quattro uomini corsero all’ultima lancia, e il comandante esegui le manovre per calarla in mare.

Erano ormai a diverse centinaia di metri, quando videro la fiancata della Queen of Atlantis illuminarsi di una fila di bagliori rossi. Un attimo dopo il fragore dello scoppio delle quaranta mine magnetiche arrivo talmente forte da far dolere loro gli orecchi.

La nave ridusse la velocita, s’inclino leggermente sulla sinistra e comincio ad affondare. Di Bono si alzo, immediatamente imitato dagli altri tre. La piu grande nave mai costruita dagli uomini stava lentamente scomparendo.

La corvetta israeliana si affianco alla scialuppa e i quattro vennero tratti a bordo.

Venti minuti piu tardi le potenti fotoelettriche della Sa’ar 5 illuminavano le antenne satellitari della Queen of Atlantis che stava scomparendo velocemente nel mare.

Nella zona dell’affondamento l’acqua ribolliva, e tutto attorno i relitti erano sparsi in un raggio di trecento metri.

Quando la massa scura si chiuse sopra la sua nave, gli occhi del comandante Di Bono s’inumidirono.

«Adesso non ci resta che portarci a distanza di sicurezza e aspettare. Anche se, purtroppo, nessun mezzo marino potrebbe essere abbastanza rapido da condurci in salvo se dovessero esplodere tutte le testate», concluse Oswald Breil.

Rosslyn. 23 luglio 1999

Sara Terracini teneva la torcia tra i denti, dirigendo il fascio di luce verso la colonna di pietra al centro dell’ambiente. Era divisa in cinque segmenti di misura identica, ma il sezionamento appariva chiaramente fatto in un’epoca successiva alla realizzazione, forse per facilitarne il trasporto da parte dei crociati.

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