I lampeggianti della polizia illuminavano la facciata della Cappella con lampi intermittenti. Gli indumenti dei quattro sopravvissuti erano a brandelli. Per questo, oltre che per i brividi da cui erano squassati sebbene facesse caldo, il personale medico li aveva forniti di coperte. Mentre Toni Marradesi e Karin venivano trasportati in ospedale, Sara e Bertold risposero alle domande dell’ispettore di polizia.

«Dovrete seguirmi alla centrale, signori, e i vostri amici saranno piantonati in ospedale. Qui c’e un morto. E le vostre fantasiose spiegazioni non mi convincono affatto.»

«Le ripeto, ispettore», replico pazientemente Sara, «contatti il sovrintendente di Rosslyn. Lui sa perche eravamo qui.»

«Lo faremo dalla centrale», ribatte testardamente il poliziotto.

«Allora», riprese non appena furono nel suo ufficio, «volete finalmente spiegarmi che cosa facevate nella Cappella di Rosslyn di notte?»

«Gliel’ho gia detto almeno cinque volte», sbuffo Sara, irritata. «Perche non si decide a chiamare il sovrintendente?»

«Lo abbiamo fatto, egregia signorina, ma per il momento e irrintracciabile. Comunque, abbiamo informato le nostre autorita centrali. Adesso pero la invito a rispondere alla mia domanda. E questa volta dandomi una risposta seria.»

In quel momento un agente fece letteralmente irruzione nell’ufficio con un fonogramma in mano.

Leggendolo, l’ispettore sbianco. E i suoi toni si fecero immediatamente diversi.

«Ho ricevuto l’ordine di lasciarvi liberi, signorina Terracini, e di garantirvi una scorta», disse con malcelato imbarazzo. «Il fonogramma dice di raccomandarle di contattare al piu presto il suo ‘amico importante’.»

Appena rientrata in albergo, Sara accese il computer, aggiunse al numero telefonico di rete il prefisso internazionale dell’Italia e si collego con il suo server di Roma. Senti subito squillare imperiosamente il campanello. Qualcuno stava gia cercando di comunicare con lei.

La Sa’ar 5 era ormai in vista del porto di Haifa. Nel frattempo le altre navi avevano comunicato via radio di aver ben tollerato l’onda anomala provocata dall’esplosione nucleare. Stavano scaricando i naufraghi sulle banchine, dov’erano assistiti da personale medico e smistati in alberghi, ospizi e caserme.

Oswald era profondamente inquieto per cio che gli era appena stato riferito in merito a quanto accaduto a Rosslyn. Ma non aveva ancora avuto tempo di collegarsi con Sara.

‹COME STAI?› digito finalmente, utilizzando il solito programma di scrittura criptata.

‹QUASI A PEZZI, E NON E UN MODO DI DIRE›, lesse con profondo sollievo sul suo monitor. Se era in grado di rispondere, voleva dire che Sara stava bene.

‹SPIEGAMI BENE CHE COS’E SUCCESSO.›

‹UNO SCONOSCIUTO ADERENTE ALLA SETTA CI HA LANCIATO CONTRO UNA BOMBA A MANO. MA PER FORTUNA NON MI HA BECCATO.›

‹E GLI ALTRI TRE? AVETE SCOPERTO QUALCOSA?›

‹UNA DOMANDA ALLA VOLTA. SONO ANCORA STORDITA, E OLTRE A TUTTO PUZZO DI POLVERE DA SPARO. TONI STA BENE, ANCHE SE HA DIVERSE FERITE SUPERFICIALI. BERTOLD E ILLESO. QUELLA CHE STA PEGGIO E KARIN: HA UNA FRATTURA A UNA GAMBA. ABBIAMO SCOPERTO ROBA DI ENORME INTERESSE, MA IN BUONA PARTE E PURTROPPO ANDATA PERDUTA NELL’ESPLOSIONE. NIENTE COMUNQUE CHE POSSA ESSERTI D’AIUTO NELLA RICERCA DELLA REALTA ATTUALE DELLA SETTA. ADESSO, PERO, AVREI PROPRIO BISOGNO DI UN BEL BAGNO.›

‹ANCORA UN ATTIMO, SARA. CHE COSA PUO VOLER DIRE ‘ANTICA STRADA DELLA CITTA ETERNA’?›

‹DOMANDA DA UN MILIONE DI DOLLARI, CAPO. A ROMA TUTTO E ANTICO, E CI SONO ALMENO UNA VENTINA DI STRADE NEL CUI NOME COMPARE L’AGGETTIVO ‘ANTICO’. LA VIA ANTICA PER ANTONOMASIA, PERO, E L’APPIA. PERCHE?›

‹TE LO SPIEGHERO UN’ALTRA VOLTA. ADESSO HO COSE MOLTO IMPORTANTI DA SBRIGARE. SHALOM.›

24 luglio 1999

Sulla nave che li aveva imbarcati, Timothy Hassler era sempre rimasto al fianco di Maggie, tenendola stretta e confortandola. Dopo lo sbarco la sua ferita superficiale alla spalla sinistra era stata sollecitamente medicata, e non appena tornato dalla moglie le aveva detto: «Devo mettermi a disposizione dell’ambasciata degli Stati Uniti qui in Israele. Ho appena telefonato. Quindi bisogna che vada a Tel Aviv. C’e gia un’auto che mi aspetta, ma saro di ritorno domani. Cerca di essere forte».

«Ma, Timothy… sei ferito», cerco di obiettare lei. «Capisco il tuo senso del dovere, ma puoi anche concederti un po’ di riposo.»

«Non posso, Maggie. Un funzionario degli Stati Uniti che e stato testimone di un evento come questo non puo sfuggire ai suoi doveri. E ancora meno posso rischiare che il tempo mi faccia dimenticare qualche particolare importante.»

Timothy bacio la moglie, poi si rivolse a Grant: «Ti prego, Derrick, abbi cura di lei fino al mio ritorno».

Nel trambusto generale, quasi nessuno presto attenzione a un elicottero militare che passava sopra le loro teste.

Oswald Breil sbircio giu dal finestrino del velivolo e vide che la macchina dei soccorsi era in piena attivita. Ma non poteva ancora tirare un sospiro di sollievo. La terribile minaccia continuava a incombere.

Quando aveva bisogno degli organi di giustizia in Italia, Oswald Breil non poteva che ricorrere a un vecchio amico: Alberto Vite, il magistrato a capo della Divisione Investigativa Antimafia. Avevano collaborato con successo in diverse missioni.

Il suo executive jet atterro sulla pista di Ciampino poco prima dell’alba, e Vite era li, accanto a un’auto blindata. Si limitarono a una franca stretta di mano, senza troppe chiacchiere: sapevano entrambi che non c’era tempo da perdere.

«Abbiamo individuato la villa circa un’ora fa e la stiamo tenendo sotto stretta sorveglianza», disse Alberto Vite non appena furono saliti sull’auto che, preceduta e seguita dalla scorta, parti a tutta velocita.

«Poco fa sono arrivate alcune persone. Le abbiamo fotografate tutte con i raggi infrarossi, e i nostri esperti sono all’opera per identificarle. Nessuno puo entrare o uscire senza essere visto. Non appena arriveremo, le squadre speciali si prepareranno all’irruzione.»

Per quella particolarissima riunione il Gran Maestro aveva ridotto il cerimoniale al minimo. Seduto a capotavola con il mantello crociato, aveva con se soltanto undici membri del Consiglio.

«Ho convocato questa riunione d’urgenza, fratelli, per comunicarvi che il primo degli eventi che ci metteranno in condizione di governare il mondo e riuscito soltanto in parte per l’intervento di persone legate al Maligno. Ma abbiamo ancora molte carte da giocare, e la luce della Verita ci illumina la strada. Alla fine la nostra idea trionfera. Adesso vi esporro nei dettagli i prossimi…»

In quell’istante la sala fu devastata dallo scoppio di due fumogeni, e dai piani superiori arrivo una voce amplificata.

«La casa e circondata. Avete due minuti per uscire con le mani alzate e disarmati, altrimenti faremo irruzione.»

Il Gran Maestro rimase impassibile. Il suo sguardo si fece di gelo, scrutando da sotto il cappuccio ciascuno dei componenti del Consiglio.

«Sapete che cosa vi impone di fare la Regola, fratelli», disse semplicemente, prima di lasciare la stanza.

I carabinieri dei gruppi speciali entrarono nella sala riunioni esattamente dopo due minuti e trenta secondi. I corpi erano ordinatamente seduti attorno al tavolo di noce. Nessuno degli undici Apostoli del Consiglio era sopravvissuto al veleno.

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