sposato?»
«No, non ancora… Ma di che tipo e il tuo progetto? Voglio dire, si basa sulla Scienza ancestrale o su quella titanica?»
La ragazza si strinse nelle spalle, con aria sdegnosa. «Noi di Aaron non abbiamo di queste superstizioni» rispose. «Le abbiamo abbandonate da un pezzo. Il nostro progetto e nuovo di zecca e, soprattutto, e reale. E diverso da tutti quelli di cui puoi avere avuto sentore, ed e anche l’unico che puo funzionare… Ma come mai un bel ragazzo come te, un guerriero robusto e giovane, non ha ancora una compagna?»
«Sono guerriero solo da pochissimo tempo. Ho superato da poco la prova dell’iniziazione… Ma se i vostri progetti non si basano sulla Scienza titanica…»
«E solo per questo che non hai ancora una compagna? Perche hai appena superato le prove dell’iniziazione?»
«Ecco…» disse Eric con aria dignitosa, «ci sono anche dei motivi personali che preferirei non discutere. M’interessa sapere in che modo il vostro progetto…»
Lei sorrise scuotendo la testa. «Uomini e donne» osservo. «Due razze diverse. Se non fosse per il problema sessuale, non avremmo proprio niente in comune… Non posso dirti altro del progetto. Anzi, ho gia parlato troppo. Voglio invece discutere con te il problema dell’accoppiamento, i pro e i contro, insomma tutti gli aspetti della faccenda. E questo che m’interessa, adesso. Dimmi quali sono gli altri motivi, i motivi personali, Eric.»
«Sono figlio unico» mormoro lui, dopo avere esitato.
«Oh… vuoi dire che non sei nato da un parto plurimo. Tua madre ha avuto un figlio solo… Capisco. Le ragazze della tua tribu temevano che potesse essere un fattore ereditario. Beh, per me non costituisce un problema. C’e altro?»
«No, nient’altro» rispose lui, seccato. «Ma come puoi dire che non e un problema? Cosa puo esserci di peggio che non essere capaci di generare molti figli in una sola volta?»
«Oh, ci sono molte cose peggiori, Eric, ma non e il momento di parlarne. Se t’interessa, pero, sappi che fra la mia gente i parti plurimi sono alquanto rari. Al massimo, le donne mettono al mondo dei gemelli. Se dai tanta importanza ai parti plurimi, allora apprezzerai i Selvaggi, che mettono al mondo figliate di cinque o sei piccoli alla volta. Credo che questo fenomeno sia in rapporto alla distanza genetica coi nostri avi. O forse e da attribuirsi al maggiore o minore tasso di mortalita infantile. Io, personalmente, preferisco un parto singolo, specie qui, dove non ho nessuno che possa assistermi durante il parto.»
Eric era esterrefatto. «Parto? Qui? Vuoi dire che pensi a… che stai suggerendomi di…»
«Mio caro stallone barbaro, io non penso e non suggerisco. Io propongo. Propongo un’alleanza fra te e me, perche da questo giorno in avanti siamo uniti nel bene e nel male, nella salute e nella malattia. Accetti o non accetti?»
«Ma perche? Non mi avevi mai visto fino a mezz’ora fa, non sai niente di me, apparteniamo a tribu diverse. Senti, Rachel, non e che voglia accampare pretesti, ma… mi pare che tu precipiti un po’ le cose. Se hai un motivo per farlo, spiegamelo, perche io non capisco.»
«Si, un motivo c’e. Anzi, ce ne sono molti. Sorvoliamo sul fatto che piu passa il tempo, piu invecchio, e che una ragazza deve pensare al proprio avvenire. Sorvoliamo anche sul fatto che mi piaci, mi sei simpatico e credo che tu sia un bravo ragazzo. Sono tutti buoni motivi, ma non essenziali. Il motivo essenziale» prosegui Rachel, stringendogli una mano, «e che dobbiamo cercare di vivere. Da come si sono comportati finora i Titanici con me, e evidente che hanno capito che sono una femmina. Prima dei Selvaggi, infatti, hanno messo nella mia gabbia anche altri uomini, e ci hanno osservato. Quando hanno visto che non… insomma che ognuno se ne stava per proprio conto, li hanno tolti dalla gabbia. E puoi immaginare come siano finiti quei disgraziati.» Rabbrividi al ricordo. «L’ultimo intui quello che volevano da noi i Titanici, ma io… io rifiutai. Pero, ripensandoci, capii che lui aveva ragione. Poi hanno cominciato con i Selvaggi, e io proprio non potevo accettare per marito un Selvaggio, il quale, magari, avrebbe preferito mangiarmi. Infine hanno portato qui te. Hai visto come ci osservava il Titanico. Se n’e andato soltanto dopo avere constatato che eravamo diventati amici. Dunque, sanno che sono una femmina, e vogliono farmi accoppiare. Ora, Eric, credimi se ti dico che non mi entusiasma l’idea di collaborare alle loro ricerche sulla razza umana, ma accontentandoli forse allontaniamo il pericolo. Se vedono che… che non andiamo d’accordo, magari si stancano e ci sopprimono tutti e due. Se invece…»
Rachel tacque. Eric era dibattuto fra diversi sentimenti, ma quando riacquisto la calma e ci ragiono sopra, non pote non darle ragione. Nella loro situazione, ora come ora, il meglio da fare era accontentare i Titanici. E non poteva lamentarsi. Rachel non solo era una bellissima ragazza, ma era anche intelligente e sapeva molte cose che avrebbero potuto essere utili in avvenire nella lotta contro il comune nemico. D’accordo, niente da ridire. Ma lui era un uomo e un guerriero, e il matrimonio era una cosa seria, da compiersi con la dovuta dignita, secondo le regole tradizionali.
«Girati» disse. «Voglio guardarti.»
Rachel obbedi docilmente, come lui si era aspettato. A qualunque tribu appartenessero, i costumi e le usanze dell’Umanita non differivano, in certe cose. Il Diritto di Esame da parte dell’uomo era uguale ovunque.
Dopo un poco, Eric arretro di un passo, soddisfatto, le braccia conserte, a indicare che l’esame era terminato.
«Sei soddisfatto?» gli chiese Rachel con un sospiro.
Guardando la sua figura snella, le dolci curve femminili, la faccia sorridente, i lunghi capelli ondulati, Eric rispose dignitosamente, con la formula d’uso: «Sono soddisfatto dell’esame. Mi piaci. Ti voglio per compagna.»
«Bene. Sono contenta. E adesso, io proclamo il Diritto di Invito. Potrai unirti a me, solo quando ti invitero a farlo.»
«E tuo diritto» disse Eric. «Aspettero che tu mi inviti. E possa essere presto! E possa essere presto! E possa essere presto!»
La cerimonia era finita. Un po’ imbarazzati, i due giovani rimasero a guardarsi sorridendo. Mancava tutto il contorno d’uso alla cerimonia, ma non era per colpa loro, e non potevano farci niente. Non erano nei cunicoli, circondati dalla loro gente, ma prigionieri in una gabbia, nell’immensa vastita del territorio titanico. Ma le frasi che si erano scambiati erano sufficienti. Il rito era compiuto. Erano marito e moglie.
Rachel rabbrividi e confesso: «Mi sento cosi nervosa… E tu?»
«Un po’» ammise Eric. «Dopo tutto, non ho mai visto un matrimonio combinato e celebrato cosi in fretta. Un’ora fa non ci conoscevamo nemmeno. Posso chiederti un favore?» chiese poi con un certo imbarazzo. Non gli risultava che un uomo avesse mai posto a una donna la richiesta che voleva fare lui.
Lei lo guardo arrossendo un po’, poi abbasso gli occhi. «Dimmi» mormoro.
«Ecco… voglio che tu mi insegni» disse lui, tutto d’un fiato.
«Che ti insegni… Cosa?»
«Che tu mi istruisca. Io sono ignorante.» confesso Eric. «Tu mi hai fatto capire di essere una scienziata, appartieni a una tribu che sa molte cose. Insegnami. Dimmi tutto quello che sai dei Titanici, della Storia degli Avi, della Scienza…»
Lei sorrise ancora, gli accarezzo una guancia, e rispose: «Ma certamente, Eric, saro felice di farlo. Vuoi che cominciamo subito?»
«Si» disse lui con gli occhi che brillavano. «E prima di ogni altra cosa voglio sapere tutto sul protoplasma.»
20
Eric era un allievo attento, interessato e pronto, che imparava tutto: geografia, astronomia (ma come immaginarsi lo spazio, le stelle, i pianeti?), chimica, fisica, biologia. Imparo che esistevano le piante, e organismi cosi piccoli che solo con l’aiuto di speciali strumenti erano visibili.
«E tu come fai a saperlo?» chiese a Rachel. «Li hai visti? La tua gente, oltre ai ricordi degli antenati, possiede anche quei cosi, quei micro… micro…»
«Si, Eric. I microscopi, e le registrazioni di molte, molte cose che i nostri antenati conoscevano, prima che i Titanici si impadronissero della Terra. Altrimenti, come avrei potuto insegnarti tutte queste cose? Disgraziatamente