«Be’» disse ancora Muller «c’e un’altra lingua universale. Spero che questa non offenda le vostre orecchie.» Estrasse di tasca un flauto e lo porto alle labbra. Era difficile usarlo attraverso il foglio filtrante, comunque riusci a suonare la scala diatonica. Le membra degli esseri sconosciuti ondeggiarono lievemente: evidentemente potevano udire o comunque percepire le vibrazioni.
«Mi sentite?» chiese.
Sembro che quelli confabulassero tra loro. Poi se ne andarono.
Lui cerco di seguirli, ma non riusci a tenergli dietro e presto li perse di vista nella foresta scura e nebbiosa. Tuttavia continuo a cercarli. E infine li trovo. Ma quando si avvicinava, quelli ricominciavano a muoversi; lo condussero, cosi, fino alla loro citta.
Muller si nutriva di alimenti sintetici, perche l’analisi chimica aveva dimostrato che era pericoloso mangiare quello che il pianeta offriva.
Disegno molte volte il Teorema di Pitagora, abbozzo un discreto numero di procedimenti matematici, suono Schonberg e Bach, costrui triangoli equilateri, affronto la geometria solida. Canto e parlo in francese, russo e inglese per dimostrare la diversita delle varie lingue umane. Mostro loro la tavola dei numeri periodici. Dopo sei mesi di permanenza sul pianeta, era ancora allo stesso punto di quando era atterrato. Gli abitanti tolleravano la sua presenza, ma non gli dicevano niente.
Alla fine gli Hydrani si stancarono dei suoi tentativi, e passarono all’azione.
Andarono da lui, ma lui dormiva.
Solo molto piu tardi si accorse di quello che gli avevano fatto mentre stava dormendo.
Aveva avuto tempo nove anni per rinfrescarsi la memoria. Aveva riempito di ricordi alcuni mnemocubi; questo, pero, all’inizio del suo esilio, quando temeva che il ricordo del suo passato gli sfuggisse. Ma poi aveva scoperto che, col trascorrere del tempo, i ricordi si facevano piu vividi. Forse era l’allenamento. Poteva rievocare immagini, suoni, gusti, odori, ricostruire interi dialoghi. Riusci perfino a citare i testi completi dei trattati che lui stesso aveva negoziato.
Era costretto ad ammettere che, se gliene avessero offerto la possibilita, ora sarebbe tornato sulla Terra. Tutto quello che aveva detto non lo pensava veramente. Non era riuscito a ingannare ne Rawlins, ne se stesso: provava davvero un profondo disprezzo per il genere umano, ma non desiderava prolungare l’isolamento. Aspetto avidamente il ritorno di Ned, e per ingannare l’attesa mando giu parecchie coppe di liquore. Poi ando a caccia e uccise una gran quantita di animali, facendo cosi una provvista di carne che non sarebbe riuscito a smaltire neanche in un anno. E intanto ragionava concitatamente tra se, sognando la Terra.
Rawlins arrivo correndo. Muller, in piedi dentro la zona C, lo vide attraversare l’entrata, ansante e congestionato.
«Non devi correre, qui dentro» disse Muller. «Neanche nelle zone piu sicure. Non si puo assolutamente…»
Rawlins si lascio cadere accanto a una vasca di calcare e cerco di prendere fiato. «Datemi da bere» disse. «Quel vostro liquore…»
Muller ando a una fontana poco distante e riempi una fiaschetta del liquore che Ned desiderava. Poi si avvicino per darglielo, e l’altro non si scompose: sembrava che non avvertisse piu le emanazioni. Avidamente, convulsamente, vuoto la fiaschetta, incurante dei rivoletti di liquore che gli colavano lungo il mento e imbrattavano gli abiti. Poi chiuse gli occhi.
«Aspettate. Lasciatemi riprendere fiato. Ho corso sempre, dalla zona F.»
«Puoi dirti fortunato di essere ancora vivo, allora.»
Muller lo guardava, perplesso. Il cambiamento del ragazzo era stato troppo repentino e sconvolgente, non lo si poteva attribuire a stanchezza soltanto. Rawlins era sconvolto, congestionato, con la faccia contratta, lo sguardo che vagava sperduto in cerca di chissa cosa. Ubriaco? Malato? Drogato?
Dopo un po’, Muller disse: «Ho ripensato alla nostra ultima conversazione, sai, e mi sono convinto di avere agito in modo insensato.» S inginocchio e cerco di scrutare negli occhi sfuggenti del giovane. «Ehi, Ned! Guardami. Ritiro tutto quello che ho detto. Sono disposto a tornare sulla Terra per farmi curare: anche se la cura e ancora in fase sperimentale, tentero!»
«Non c’e nessuna cura» disse Rawlins, cupo.
«Nessuna…»
«No. E stata tutta un’invenzione.»
«Gia… Naturalmente.»
«L’avevate capito anche voi» disse Rawlins. «Mi avevate detto che mentivo e vi siete chiesto che cosa ci guadagnassi. Mentivo, davvero, Dick.»
«Mentivi.»
«Si.»
«Ma io avevo cambiato idea» mormoro Muller. «Ero pronto per tornare sulla Terra…»
«Non ci sono speranze di guarigione per voi.»
Rawlins si alzo lentamente e si passo le dita tra i capelli. Si rassetto gli abiti in disordine, raccolse la fiaschetta, si avvicino alla fontana che gettava liquore e la riempi. Poi torno indietro e porse la fiaschetta a Muller, che bevve.
Alla fine, Muller chiese: «Vuoi spiegarmi questa storia?»
«Non siamo archeologi. Siamo venuti qui appositamente per cercare voi. Non e stato un caso: sapevamo che eravate qui. Vi hanno spiato fin da quando avete lasciato la Terra, nove anni fa.»
«Avevo preso diverse precauzioni.»
«Non sono servite a niente. Boardman sapeva dov’eravate diretto e vi ha fatto seguire. Vi ha lasciato in pace soltanto perche non aveva bisogno di voi. Ma quando gli siete ridiventato utile, si e affrettato a scovarvi.»
«E stato Charles Boardman, dunque, che ti ha mandato?»
«Si. Siamo venuti per prendervi. E l’unico scopo della nostra spedizione» disse Rawlins. «Sono stato scelto io per mettermi in contatto con voi, perche conoscevate mio padre e vi sareste fidato di me. Boardman mi ha guidato continuamente, suggerendomi quello che dovevo dire, consigliandomi perfino gli errori che dovevo fare per rendere piu verosimile il mio racconto. E stato lui a dirmi di entrare nella gabbia, per esempio. Pensava che quel gesto avrebbe contribuito a guadagnarmi la vostra fiducia.»
«Boardman e qui? Qui su Lemnos?»
«Nella zona F. Ha stabilito la un campo.»
La faccia di Muller si era fatta di pietra. Dentro era il caos. «Perche l’ha fatto? Che cosa vuole da me?»
«Voi sapete che esiste una terza razza intelligente nell’Universo, oltre a noi e agli Hydrani?» disse Rawlins.
«Si. Ne avevano appena scoperta l’esistenza quando sono partito. Per questo mi avevano mandato a prendere contatto con gli Hydrani. Dovevo stabilire un’alleanza difensiva con loro, prima che l’altro popolo, gli extra-galattici, venissero in contatto con noi. Non ce l’ho fatta, ma…»
«Che ne sapete di questi extra-galattici?»
«Pochissimo. Niente d’importante oltre quello che ti ho gia detto. Ne avevo sentito parlare per la prima volta il giorno in cui ho accettato di andare su Beta Hydri IV. Me ne parlo lo stesso Boardman. Mi disse che erano esseri intelligentissimi, una specie superiore, e che vivevano in un ammasso stellare limitrofo; che possedevano una propulsione galattica e che avrebbero potuto farci visita, un giorno o l’altro.»
«Adesso ne sappiamo di piu.»
«Prima dimmi che cosa vuole Boardman da me.»
«Lasciatemi spiegare con ordine, e sara piu facile.» Rawlins rise, forse un po’ ubriaco, e continuo: «Non che se ne sappia davvero molto su questi extra-galattici. Ci siamo limitati a lanciare un autoreattore e a inviarlo ad alcune migliaia di anni-luce dalla Terra, o forse miliardi. Comunque era un ricognitore equipaggiato con tutti i piu moderni strumenti di rilevazione. L’apparecchio arrivo in una delle galassie a raggi-X, il nome e stato tenuto segreto, ma sembra che si tratti di Cigno A o Scorpione II. Cosi abbiamo scoperto che un pianeta di quel sistema galattico era abitato da creature stranissime, straordinariamente evolute.»
«Molto diverse da noi?»
«Vedono l’intero spettro» disse Rawlins. «Il loro campo visivo principale abbraccia la sfera delle alte frequenze. Distinguono gli oggetti alla luce dei raggi-X. Sembra inoltre che siano in grado di usare le frequenze radio