direzioni adeguate. E favorire in definitiva l’intervento di… be’, diciamo, degli opportuni organismi.»
«Vuol dire la CIA? In tal caso mi servirebbero prove piuttosto solide.»
«Provi con questo.» Skerry si tolse di tasca una memocassetta e gliela porse. Lei lo fisso con aria scettica.
«Che roba e?»
«Il resoconto di esperimenti genetici su embrioni umani eseguiti in una clinica nei pressi di Jacarepagua.»
«Cosa? Ma e illegale! E chi gliel’ha dato?»
Un sorriso. «L’ho rubato.»
Andie scanso la sedia dal tavolino e scosse la testa. «Non posso accettarlo. Mi renderei complice di un reato. Per non dire della baraonda che nascerebbe se si venisse a sapere che abbiamo sottratto informazioni…»
Fu interrotta dalla risata di Skerry. «Comincio a pensare che lei non sia poi cosi sveglia. Scusi, basta non dirlo che e roba rubata. Da quella clinica, creda a me, non uscira nemmeno una parola.»
«Preferirei comportarmi onestamente.»
Skerry smise di sorridere. «Qui non siamo negli Stati Uniti, signora avvocatessa. Qui le sue regole di comportamento non valgono un bel nulla. Da queste parti conta soltanto
«Da chi?»
«Sono in parecchi. La polizia. Gente che rappresenta interessi stranieri. E altri mutanti, ovviamente.»
Andie immagino una folla di estranei impegnati a scrutare il suo capo, e lei stessa, con potenti binocoli e attraverso i buchi delle serrature. Un esercito di spie, volendo prestar fede alle dichiarazioni di quello sconosciuto.
«Ma lei come fa a saperlo?» insiste. «E poi perche dovrebbe interessarle?»
«Per usare una frase fatta, se non io, chi? E se non ora, quando? Dammi retta, sorellina, questa e una faccenda seria. Per voi, per me e per quella massa di gente che tiene d’occhio il tuo capo. E mentre tutti perdono tempo ad agire attraverso i canali ufficiali, gli esperimenti continuano.»
«Su soggetti umani?»
«A quanto pare.»
«Ma ne sei proprio sicuro?»
«Ti dico di si. Mi raccomando, quindi, state in campana.» E Andie vide d’un tratto l’immagine di lui tremolare come se, fra di loro, fosse trascorsa una folata di vento torrido. Era forse un effetto da imputarsi a stanchezza visiva, oppure lo sconosciuto le stava davvero svanendo dinanzi agli occhi? Attraverso la sua maglietta si scorgeva ormai il tronco della jacaranda. Andie dovette fare uno sforzo per impedirsi di rimanere semplicemente li, inerte, a bocca aperta.
«Aspetta! In caso di necessita come faccio a rintracciarti?»
Ma la sedia di fronte era gia vuota. Senti alitarle, su una guancia, la carezza di un venticello fresco.
«Saro io a trovare te.» Un mormorio all’orecchio, un sussurro nella sua mente. Chino lo sguardo, quasi aspettandosi di veder svanire anche la memocassetta. Ma l’ellissoide in plastica azzurra continuava a giacerle in palmo di mano simile a un uovo. Lo ripose nello scomparto della cintura e diede un’occhiata all’orologio. Se si sbrigava, avrebbe fatto appena in tempo per l’appuntamento al
Bill McLeod afferro il nebulizzatore. Il muso del suo Cessna superleggero necessitava di una ritoccata, e a tale scopo egli aveva appena preparato una dose di vernice argentea.
Alle sue spalle sentiva Kelly chiacchierare con quella ragazza mutante, Melanie Ryton, mentre si davano entrambe da fare a sverniciare la coda del Cessna. Nonostante i timori di suo padre, Kelly insisteva nel frequentare quella famiglia. Mah, forse era soltanto una fase passeggera. Melanie era una brava ragazza. E, come Joanna continuava ad assicurargli, anche suo fratello Michael era un bravo ragazzo.
Bravi ragazzi un corno, penso McLeod. Aveva promesso a Joanna di astenersi dall’affrontare l’argomento, tuttavia non gli andava proprio giu che sua figlia si ostinasse a filare con quel giovanotto mutante. E poi non faceva nessuna fatica a immaginare fin dove sua figlia e Michael Ryton si fossero spinti, sessualmente parlando. Nemmeno questo gli andava a genio. Kelly, d’altra parte, aveva diciotto anni. Finche si comportava con discrezione, gli sarebbe toccato cercare almeno di rispettare la sua intimita.
McLeod traccio un lucido e scintillante arco con il liquido argenteo. A contatto con la fusoliera, il pigmento crisacrilico si asciugo all’istante. Squadro l’effetto con occhio critico. Un piccolo intervento di rifinitura non avrebbe guastato, penso.
«Kelly! Posso interromperti?»
«Certo, papa.»
«Ti spiacerebbe andarmi a prendere la borsa degli attrezzi che sta nel bagagliaio del libratore?»
«Va bene.»
La osservo correr via con Melanie alle costole. Il limpido sole di maggio luccicava sui suoi capelli neri e sulla tuta gialla. Per un attimo l’immagino in corsa attraverso una pista in direzione di un aereo, la snella figura fasciata di un diverso genere di abbigliamento, una grigia tuta di volo. Che magnifico pilota sarebbe stata! Bisognava che le suggerisse di far domanda per entrare all’Accademia Aeronautica. Se solo le fosse riuscito di pensare a qualcos’altro, oltre ai mutanti…
«Tuo padre e fenomenale», disse Melanie, cercando di stare al passo con le lunghe falcate di Kelly mentre trottavano verso il parcheggio. Il tiepido vento primaverile le scompigliava sugli occhi i capelli sottili, ed invidio a Kelly la sua composta acconciatura a treccia.
«In che senso?»
«E simpatico. Gentile. Ed e anche un bell’uomo.» Melanie ridacchio. «Lo so che lo metto a disagio, pero lui fa del suo meglio per non darlo a vedere.»
«Il fatto e che non capisce i mutanti.»
«Ma quand’era in aviazione non gli e mai capitato di lavorarci assieme?»
«Solo di tanto in tanto. Sembra che siano molto bravi a scansare il servizio militare.»
Melanie sorrise. Ricordava bene con quanta destrezza suo cugino avesse influenzato la commissione di leva tramite una leggera pressione telepatica.
«Non devi prenderlo come un fatto personale», continuo Kelly. «Tu sei un mistero, per lui. Come per la maggior parte della gente. E da questo che nasce il loro disagio.»
«E tu come pensi che mi senta, io, a essere una mutante?» replico Melanie appoggiandosi alla carrozzeria azzurra del libratore, mentre Kelly si metteva a rovistare nel portabagagli. «Credi che mi piaccia? Le persone, con me, o si sforzano di essere fin troppo carine e quindi esagerano e finiscono per ottenere l’effetto contrario, oppure sono apertamente sgarbate… per non dire brutali.»
«Gia. In effetti e persino strano che i mutanti si sforzino di andare d’accordo coi nonmutanti, quando il piu delle volte ci agitiamo attorno a voi come un mare in tempesta.» Tiro fuori un contenitore verde tenendolo per la maniglia e richiuse la macchina.
Melanie alzo le spalle. «Non possiamo mica continuare a nasconderci all’infinito. E poi non abbiamo altra scelta. Voi siete molti piu di noi.»
«Ma non e che il numero dei mutanti aumenta di anno in anno?»
«Certo. Pero se ci volessimo mettere in pari dovremmo passare tutto il tempo a fare bambini mutanti.»
«Detta cosi sembra una cosa buffa.» Kelly incomincio a far roteare per gioco la borsa degli attrezzi, ma si interruppe a meta di un’oscillazione. Si era fatta seria in volto. «E i bambini semimutanti, nati da matrimoni misti?»
«Non e che ce ne siano molti.»
«Ma hanno capacita mutanti?»
«Alcuni. Comunque il clan scoraggia in tutti i modi l’esogamia.»
«Gia, me l’avevi detto.» Kelly si fermo e rimase li, lo sguardo fisso in lontananza.
«Cosa c’e che non va?»