«Niente.»
«Davvero?»
«Davvero. Stavo solo pensando al futuro.» Si giro verso Melanie.
«Stavi pensando a mio fratello, vero?»
Kelly annui. «Mi sono innamorata di lui», disse, quasi in un sussurro.
«Innamorata?» Melanie l’afferro per una spalla. «E gliel’hai detto?»
«No.» Sotto la spinta dell’emozione, la voce di Kelly s’incrino.
Confusa, Melanie la strinse in un abbraccio. «Non piangere», disse. «Scommetto che anche lui ti vuole bene. Perche non glielo chiedi?»
«Mi sentirei una stupida. E poi deve dirmelo lui spontaneamente, altrimenti non ha valore.»
«Capisco.» Melanie la lascio andare. Si sentiva combattuta fra la voglia di aiutarla e il timore di rimanere coinvolta. Aveva gia abbastanza problemi per conto suo. E aveva gia rischiato molto mentendo ai propri genitori circa il programma di quel pomeriggio. Le vicende sentimentali di Michael non la riguardavano. Ma Kelly era sua amica. Come faceva a dirle che cio che desiderava tanto appassionatamente era impossibile?
«Dai, smettila. Non vorrai mica che tuo padre ti veda piangere, no?» Le porse un fazzolettino.
«Grazie. Sara meglio cambiare argomento», assenti Kelly asciugandosi il viso. «Cosa pensi di fare, dopo il diploma?»
«Avrei in vista un lavoretto estivo a Washington.» Al pensiero, le sorrisero gli occhi. «Dopo non lo so. Non mi va di infilarmi subito all’universita.»
«Ma tuo padre non vuole che tu vada a lavorare con lui?»
«E quello che continua a dire. Io pero preferirei trovarmi un lavoro da qualche altra parte. Arrangiarmi un po’ da me, insomma, per far vedere ai miei genitori che so cavarmela anche da sola.» Le torno in mente la pubblicita che aveva visto in tivu: «Hai diciotto anni o piu? Lavori estivi a Washington. Casella postale 7172A…» E ripenso alla spessa busta che l’attendeva chiusa nell’armadio. Aveva mandato la sua domanda la settimana prima. E ieri era giunta la risposta. Le offrivano impiego come assistente di sala al Washington Convention Center! Forse avrebbe persino avuto occasione di conoscere qualche telecronista…
«Magari fossi anch’io tanto sicura di quello che voglio fare…», commento Kelly. Dal tono si sarebbe detto che fosse un po’ invidiosa. Mentre le rivolgeva uno sguardo di affettuosa comprensione, Melanie cerco di ricordarsi quando fosse stata l’ultima volta che qualcuno l’aveva invidiata per qualcosa. Che piacevole sensazione…
8
Leggermente a corto di fiato, Andie sedette al lungo tavolo da conferenze in tek. Il robocameriere aveva gia servito il primo giro di caffe nelle bianche tazzine d’ordinanza. L’intera citta sembrava alimentata dalla caffeina brasiliana. Un vassoio d’argento, in bella mostra sopra un tavolino di servizio accanto alla porta, offriva confezioni sigillate di siringhe a chi desiderasse dosaggi piu massicci. Andie non fu sorpresa di scorgere accanto a Craddick due ipodermiche vuote. Dall’inizio della missione aveva gia veduto la sua testa ciondolare sonnacchiosa durante piu d’una riunione.
A meta della tavola sedeva Eleanor Jacobsen, con un videotaccuino aperto davanti e, accanto ad esso, una tazza fumante di quello che pareva te. Senza interrompersi, saluto con un cenno del capo l’ingresso della sua assistente.
Come Andie aveva sospettato, c’era ben poco da riferire. Horner e il suo secondo osservavano un silenzio contegnoso. Craddick si limitava a qualche sporadica osservazione. A condurre il gioco era essenzialmente la Jacobsen. E la senatrice mutante aveva un’aria piuttosto stanca.
«A quanto pare, il dottor Ribeiros continua a offrirci una piena collaborazione», dichiaro la Jacobsen. Si coglieva forse una nota ironica, nella sua voce? «Comunque, per impiegare al meglio la settimana che ci resta, suggerisco di diversificare al massimo i nostri sforzi. Propongo che il senatore Horner, tramite i propri agganci in campo religioso, entri in contatto con l’arcivescovo locale. Il senatore Craddick, d’altro canto, potrebbe forse visitare le cliniche del Jacarepagua. Quanto a me, continuero le mie chiacchierate col dottor Ribeiros.»
Jacarepagua? Ma non era proprio in quella zona la clinica dove Skerry aveva reperito la documentazione sugli esperimenti genetici? Spie o non spie, penso Andie, bisognava che ne parlasse in segreto alla Jacobsen. Aspetto con impazienza che la riunione avesse termine e la stanza si vuotasse. Karim la saluto con un cenno della mano. L’avrebbe visto dopo, alla clinica di Ribeiros. Ma proprio nel momento in cui si volgeva verso la Jacobsen, qualcuno in un baleno le fu accanto.
«Mi scusi, gentile signorina, potrei scambiare due parole con lei e con la nostra incantevole senatrice?» Il reverendo Horner prese posto nella sedia piazzata fra Andie ed Eleanor, che lo accolse sorridendo freddamente.
Andie trasse un respiro profondo e lotto contro l’impulso di afferrare i braccioli della sedia di Horner. Bastava una bella spinta, e il reverendo, la boccaccia spalancata dalla sorpresa, si sarebbe rovesciato all’indietro andando a fracassare la grande lastra di cristallo della finestra. Poi, lentamente, l’avrebbero visto andar giu, venti piani buoni, verso la strada pulsante di traffico. Immagino persino l’urlo affievolirsi nell’aria umida. Chiudendo di scatto il suo videotaccuino, rivolse al senatore un gran sorriso.
«Cosa possiamo fare per lei, signor Horner?» si informo la Jacobsen. Con quel tono di voce avrebbe congelato un pinguino, penso Andie.
«Ordunque, mia cara signora, m’e avvenuto di riflettere che, lungi dal dividere i nostri sforzi, e al contrario tassativo che noi li si unisca. Dobbiamo necessariamente operare di concerto, se intendiamo massimizzare gli esiti di questa missione.» Stava utilizzando la medesima intonazione cui era solito ricorrere per i suoi sermoni televisivi. Le sue parole ristagnavano in aria come chiazze d’olio. Infido ipocrita. Chissa, si chiese Andie, se al tatto sarebbe risultato untuoso come all’udito?
La Jacobsen incrocio le braccia e si appoggio allo schienale.
«In pratica?»
«Riconoscendo che gli interessi dei suoi e dei miei elettori sono coincidenti. Presentando un fronte unito, per cosi dire.»
«Come il Fronte Unito Musulmano?»
Inequivocabile, il sarcasmo della senatrice. Andie si sforzo di non mettersi a ridere.
«Be’, si… cioe, no.» Horner parve innervosirsi. «Quel che sto cercando di farle comprendere e… non vorrebbe riesaminare le mie proposte? Cio mi renderebbe senza dubbio assai propenso a comunicarle qualsivoglia informazione nella quale mi capitasse di imbattermi…»
«Senatore Horner, come ben sa, lei e tenuto in forza di legge a condividere con l’intera commissione le informazioni di cui venisse eventualmente in possesso nel corso di questa indagine. Altrimenti la sua presenza qui non avrebbe senso. E se mai dovessi sospettare che lei nasconde qualcosa allo scopo di procacciarsi favori o estorcere collaborazione, sara mia cura cavarglielo personalmente fuori dalla testa, quel qualcosa!» La voce di Eleanor Jacobsen s’era ridotta quasi a un sussurro. «Gliel’ho gia spiegato che non m’interessa affatto schierarmi con alcuno specifico gruppo di potere.»
«A parte quello che lei gia rappresenta.» La voce di Horner non suonava piu untuosa. Adesso il senatore ragliava come un asino.
«Io rappresento lo stato dell’Oregon», ribatte calma la Jacobsen.
«Lei rappresenta i mutanti! E la violenza mentale e contro la legge!»
Andie trattenne il respiro, aspettando di vedere come avrebbe reagito la Jacobsen. Con suo grande stupore, la senatrice scoppio a ridere.
«Oh, andiamo, Joseph. Non e da lei. Violenza mentale?»
La faccia di Horner era paonazza di rabbia. «Al suo posto non riderei cosi di gusto, senatrice. Lei reca un pessimo servizio al suo elettorato, negandogli l’ausilio e il conforto del Gregge.»
La Jacobsen sorrise ironica, ma i suoi occhi non ridevano piu. «Joseph, non c’e bisogno di un telepate per capire che cosa le interessa. Sono convinta che il suo Gregge gradirebbe immensamente aggregarsi una bella schiera di mutanti attivi. Diciamo pure che li accoglierebbe a braccia aperte. E senza badare a spese. Assoluta liberta di adesione al Gregge, per i mutanti…» Il suo tono si fece duro. «E invece stia pur certo che mi guardero