mente, e per quanto irritata nei suoi confronti non pote fare a meno di avvertire una punta di desiderio. Voleva davvero togliersi di mezzo? Poteva davvero rinunziare a lui? La risposta era no. E ancora no.

«Ci sto.»

«Benissimo.» Sorrise. «Ti piacera. Vedrai. Ti ho lasciato sullo schermo un elenco di giornalisti. Guarda un po’ se ti riesce di ottenere qualche altro servizio sul dibattito riguardante l’abrogazione del Principio d’Imparzialita.»

«Va bene.» Si alzo per andarsene.

Jeffers le poggio una mano sulla spalla. Mentre lui l’attirava dolcemente a se, il cuore prese a batterle forte.

«Ci vediamo, stasera?» le sussurro.

Lei annui. «Ma certo.»

Le insinuo due mani tiepide sotto la giacca, salendo ad accarezzarle i seni.

«Fuggiamocene insieme da qualche parte, noi due soli», mormoro. «Conosco un albergo incantevole, sull’isola di Thera. Potremmo concederci un lungo, piacevole fine settimana sotto Natale…»

Abbandonando ogni residua resistenza, Andie si lascio andare contro il suo petto.

«Mi piacerebbe, si…»

«Brava.»

Jeffers la bacio da dietro sul collo, poi la lascio andare.

«Diro ad Aten di provvedere.»

Andie annui.

E mentre assorta, confusa, varcava la soglia, s’incrocio con un vispo, disinvolto Ben Canay che andava in direzione opposta. Le rivolse quel suo sorriso di traverso, entro nello studio di Jeffers, richiuse subito la porta dietro di se.

19

«Dunque Melanie e viva e si nasconde da qualche parte nella zona di Washington?» domando Kelly, rannicchiandosi ancor piu vicina a Michael sul divano verde che adornava il soggiorno di casa McLeod.

«A quanto mi risulta, si.»

«E perche non torna a casa?»

«Perche non vuole, oppure perche ha paura. Forse tutt’e due le cose.» Michael scelse una mela nella ciotola di cristallo poggiata sul ripiano nero in gomma del tavolo.

«Ne discuterai, alla prossima riunione del Consiglio mutante?»

«Non credo proprio.» Diede un morso al bel frutto maturo, poi lo offri a Kelly. «Riuscirei solo a turbare i miei genitori.»

«Quand’e la riunione?»

«Il quindici dicembre.»

«Manca poco. Solo due settimane e mezzo.»

«Gia, e fino allora sono ingolfato di lavoro. Mi tocca fare le ore piccole ogni notte. Se non la smetto presto coi diagrammi di celle solari, verranno le vampate pure a me. Questo benedetto riflettore ci sta richiedendo piu tempo del previsto.»

«Non e quel contratto che avevate in trattativa con mio padre?»

«Esatto. Ma non dirgli nulla, mi raccomando. Credo comunque che finiremo entro i termini.»

«Va bene.» Kelly si mosse irrequieta, sfuggendo il suo sguardo.

«Qualcosa non va?»

Scosse la testa con moto rapido e nervoso. Poi, esitante, alzo gli occhi per incontrare quelli di Michael.

«La questione dell’Accademia… Che cosa ne pensi?»

«Ma tu ci vuoi proprio andare?»

Kelly sospiro. «Qualcosa vorrei fare.»

«E ti sembra un buon motivo per diventare pilota di aerei militari?»

«Mike, non ho intenzione di ridurmi a fare la casalinga. E nemmeno l’appendice digitante di stupidi terminali intelligenti. L’Accademia, per lo meno, mi offre qualche possibilita.»

Michael le percorse delicatamente, con la punta di un dito, il contorno del mento. «Non mi piace per niente l’idea che tu debba andartene cosi lontano.»

«Denver dista solo un quarto d’ora di navetta. Potro vederti ogni volta che sono in libera uscita. E comunque, a giudicare da quanto ti e toccato lavorare negli ultimi tempi, non credo che durante la settimana sentiresti troppo la mia mancanza. A parte il fatto che non andro via fino a giugno.» C’era, nella voce di lei, un tono supplichevole che metteva Michael a disagio.

«Potresti inserirti nel corso accelerato?» le domando.

«Non lo so. Perche?»

«Be’, credo proprio che dovresti prenderlo in considerazione. Darebbe a noi due qualche altra possibilita.»

Lei sorrise dubbiosa.

«D’accordo. Mi piace quando parli di noi due.»

«Anche a me.» La serro dolcemente fra le braccia. «Faro il possibile per rivederti, prima che mi tocchi partire per il convegno.»

«Discuterete ancora della morte di Eleanor Jacobsen?»

«Probabilmente.»

Kelly gli strinse la mano. «Sembra cosi lontana, ormai.»

«Non per me. E neppure per gli altri mutanti. Ma per lo meno adesso abbiamo Jeffers.»

«Gia, ho visto un video su di lui. Grazioso, direi.» Ridacchio.

«Il fatto e che tu hai un debole, per i mutanti maschi.» La bacio teneramente, e senti il suo cuore palpitare. Con pochi, abili gesti le slaccio il vestito e prese pian piano a carezzarle i seni. Kelly sospiro di gioia. Michael la sbaciucchio un poco sul collo, poi scese piu giu, andando a coprire con le sue labbra ora l’uno ora l’altro dei turgidi capezzoli. Quando i gemiti di Kelly cominciarono a riecheggiare per la stanza, Michael s’interruppe.

«Quando hai detto che tornano, i tuoi?»

«Non prima di due ore», assicuro lei. Gli occhi le brillavano.

«Andiamo di sopra.»

Fecero l’amore con dedizione appassionata, stuzzicandosi e ridendo. Kelly raggiunse un orgasmo bruciante, ansimando e dibattendosi sotto di lui. Michael chiuse gli occhi, avvertendo il veemente approssimarsi del proprio compimento. E d’improvviso gli esplose in mente l’immagine di Jena, nuda e provocante. La respinse con feroce determinazione.

Adesso la mia vita e questa, penso. Questa. Ed e questa che voglio.

L’acme, quando giunse, fu debole, inconsistente, insoddisfacente. Ma Kelly parve non accorgersi della sua momentanea esitazione. Si rannicchio felice contro di lui che la tenne racchiusa fra le braccia, cullandola per lungo tempo, finche il suo respiro regolare non lo persuase che doveva essersi addormentata. Scivolando giu dal letto, Michael si vesti in silenzio e la lascio in compagnia dei suoi sogni.

Torno a casa guidando piano. L’inattesa intrusione mentale verificatasi durante l’atto d’amore lo angosciava. Non poteva darsi che Jena gli avesse instillato, per tormentarlo, un’immagine ad attivazione riflessa? Oppure, semplicemente, ne sentiva la mancanza?

Nel varcare la porta avverti una stanchezza enorme gravargli addosso. Un’altra settimana di superlavoro, si disse. Poi veniva la stagione dei mutanti.

Fece sosta in cucina e programmo una Red Jack sulla tastiera del bar. La linguetta salto con un sibilo, e Michael inghiotti lunghe, appaganti sorsate del robusto beveraggio. Una volta che l’assemblea del Consiglio mutante fosse terminata, avrebbe potuto riprendere a occuparsi della sua vita. Rallegrato da quel pensiero, sollevo in un brindisi l’argentea lattina. «A Kelly e a me. Al futuro.»

Finito di bere, fece levitare il contenitore vuoto fin dentro il dispositivo di eliminazione dei rifiuti.

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