alto.

«Non posso.»

Con espressione di rammarico, Jeffers scosse la testa.

«Peccato. Sei una donna abbastanza in gamba, per essere una normale.» Le si sedette accanto sospirando. «E adesso che ne faccio, di te?»

Andie si senti attanagliare dal panico. «Lasciami andare, Stephen», lo supplico affannosamente. «Ti giuro che non diro mai nulla…»

«Andie, non sono cosi ingenuo. Anche ammettendo che in questo momento tu sia assolutamente sincera, prima o poi non potresti fare a meno di rivelare quanto hai saputo. Immagino quindi che l’unica soluzione logica consista nell’assicurarmi che tu non possa comunque far nulla.»

«No!»

Scatto in piedi e corse verso la porta. Ma egli la insegui con agilita felina, riacchiappandola a meta scale e afferrandola in una morsa poderosa.

«Assassino! Ti sei servito di me!» gli urlo.

«Ma credevi davvero di interessarmi oltre i limiti di un banale esperimento sessuale?» replico Jeffers in tono sprezzante.

Tento, con gesto disperato, di artigliargli la faccia.

Per evitare quel colpo feroce lui si ritrasse di scatto, dandole modo di sfuggire alla sua stretta. Spinta da una forza che nasceva dalla paura, Andie balzo su per le scale, proiettandosi di slancio lungo il corridoio e poi dentro la camera di lui. Sbatte la porta, la chiuse a chiave, e si guardo attorno per trovare nella stanza un qualche mobile che contribuisse a ostacolare l’inseguitore. Ma proprio mentre spingeva verso la soglia il pesante cassettone di quercia, senti la serratura girare e vide riaprirsi la porta. Aveva dimenticato i suoi poteri telecinetici. Mani invisibili si impadronirono di lei e la trascinarono verso l’uscita, dove l’attendeva Jeffers.

Ridendo brutalmente egli l’afferro, mandandola a sbattere contro il muro con una violenza che la lascio senza fiato.

Andie boccheggio in cerca d’aria. Gli occhi dorati di Jeffers le scavarono dentro, togliendole la voglia di lottare.

«Sei un telepate?» gli domando con voce fievole. «Ma allora la telecinesi?…»

«Possiedo entrambi i poteri», le rispose. «Non ti sei chiesta come ho fatto a curare quel ragazzo, sulla spiaggia?»

«Credevo che tutti i mutanti fossero potenziali guaritori.»

Jeffers sbuffo. «Normali! Mai una volta che riusciate a capirci davvero.»

Gli si abbandono dolcemente fra le braccia. Jeffers le appoggio una mano su ciascuna tempia.

«Si, davvero un peccato», soggiunse. «L’addetta stampa del senatore Jeffers s’e presa un brutto esaurimento nervoso proprio prima delle elezioni. Necessita di cure e attenzioni incessanti; e ridotta a un vegetale, ne piu ne meno.»

D’un tratto la sua espressione cambio.

«Forse sarebbe meglio l’ipnosi», disse. «In quel modo potresti tornare ancora utile.»

La trascino accanto a se sul letto.

Del tutto inerme, lei venne immediatamente catturata dal suo sguardo scintillante.

«Tu sai che sono innocente», le disse con voce sommessa. «Sai che Canay ha collaborato con i miei nemici per screditarmi. E stato lui a falsificare i documenti contabili, e tu l’hai aiutato.»

Usava un tono di voce suadente, insinuante. Le pose una mano sulla guancia come una carezza, e la lascio li.

«Si, tu e la tua rete di sabotatori. Avete lavorato contro di me per tutto questo tempo, probabilmente in combutta con Horner. Perche voi odiate i mutanti. E avete corrotto giovani come Canay, insegnando anche a loro a odiarci.»

«Odiare?» ripete Andie con voce gia incerta. «Chi?»

Jeffers taglio corto. «Stasera chiamerai Cable News e renderai piena confessione, ammettendo le tue colpe.»

«Le mie colpe.» Le parole di Jeffers incominciavano a riecheggiarle ossessive nella mente. Avrebbe voluto controbattere, ma si sentiva la lingua spessa, impastata. E i pensieri confusi. Le sue colpe. Si, le sue colpe. Chiuse gli occhi.

Cento, novantanove, novantotto, novantasette, novantasei…

Una possente cacofonia esplose nel cervello di Andie: voci, centinaia di voci che intonavano monotone una serie di numeri. E la voce di Jeffers, che sbraitava nel tentativo di soverchiare il prorompente coro. Senza riuscirci.

Ottantasei, ottantacinque…

Senti che Jeffers allentava la presa, ma continuo a tenere gli occhi chiusi.

Sessantadue, sessantuno…

Il coro si ridusse a un sussurro, poi tacque.

Andie riapri gli occhi.

Jeffers giaceva scompostamente a terra, privo di sensi.

Mi venisse un accidente, penso Andie. Ha funzionato. La ridicola difesa mentale di Skerry ha funzionato!

Si alzo in piedi con gran cautela. La stanza le roteava attorno. Aggiro barcollando il corpo di Jeffers e imbocco malferma il corridoio, fermandosi solamente a recuperare il videotaccuino. Sentiva l’equilibrio migliorarle a ogni passo. Quando giunse alle scale, gia correva.

Schizzo fuori dal portone principale, scavalco una siepe, mise un piede in una pozza d’acqua semighiacciata e supero d’un balzo un’altra fila di cespugli, ritrovandosi in una stradina.

Nessuna traccia di inseguitori.

Corse per cinque lunghi minuti, ansimando a ogni passo. Finalmente, coi polmoni che le bruciavano sotto l’impatto dell’aria gelida, rallento l’andatura.

Le ci volle un attimo a ritrovare in borsa l’olocarta, e un altro istante ad aprire il videotaccuino. Digito il numero con mano tremante.

Apparve sullo schermo una gaia ragazza dalle gote rosse.

«FBI, divisione Crimini Speciali.»

Andie trasse un profondo respiro.

«Rayma Esteron», disse. «E in fretta. E urgente.»

24

Ben Canay venne arrestato quello stesso pomeriggio. Ma con Stephen Jeffers non fu cosi facile. Non ritorno in ufficio e non rispose al numero di casa. Quando gli uomini dell’FBI fecero irruzione nella sua villetta la trovarono vuota. Terminale e schedario non c’erano piu. Il senatore mutante era scomparso senza lasciare traccia.

Ci volle una settimana prima che l’FBI togliesse i sigilli all’ufficio, consentendo ad Andie di tornare al lavoro. Quando apri la porta, rimase inorridita. Le stanze interne erano un vero macello. Sedie rovesciate. Cassetti strappati dalle scrivanie. Fogli di carta, memocassette e dischi sparpagliati dappertutto. Prima che l’FBI intervenisse, Ben Canay aveva fatto in tempo a lasciarsi dietro una scia di distruzione. E nessuno, evidentemente, si era preso la briga di rimettere un po’ in ordine.

Andie esito, immobile in mezzo a quel caos. Da qualche parte, nella confusione, ronzava un terminale. Lo ignoro.

Il suo monitor personale giaceva divelto e fracassato.

Meno male che quando sono venuti ad arrestarlo io non c’ero, penso. Canay l’aveva preso con estremo impegno, il compito di eliminare ogni possibile prova… L’idea di chiamare il terminale di Karim si era davvero rivelata provvidenziale.

Rumore di passi. Andie si volse a fronteggiare l’intruso. Fermo sulla soglia, Skerry contemplo la catastrofica baraonda.

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