Poi se ne ando. Len guardo Esau, ma la collera era scemata, ormai, e non se la sentiva di ricominciare la rissa. Disse:

«Vado a fare due passi.»

Esau scrollo le spalle, e non lo segui. Len cammino lentamente lungo i moli, pensando alle barche dirette a occidente, chiedendosi se tra esse alcune fossero segretamente dirette a Bartorstown, domandandosi quale senso avesse andare ciecamente da un luogo all’altro, chiedendosi che cosa avrebbe dovuto, o potuto, fare. Raggiunse la fine del molo, e scese da esso, passando accanto al luogo nel quale sarebbe sorto il nuovo magazzino. I due uomini lo osservarono attentamente, fino a quando non si fu allontanato.

Forse non aveva pensato consciamente di prendere quella direzione, ma dopo qualche altro minuto di vagabondaggio senza meta apparente, egli si ritrovo ai limiti del recinto dei mercanti, una vasta area di terra battuta, dove i carri erano allineati tra lunghe file di stalle e di recinti per le contrattazioni e di alloggi permanenti per gli uomini. Len andava spesso la, in parte perche il lavoro che svolgeva per Dulinsky lo richiedeva, ma c’era un motivo piu profondo per questa sua preferenza. In quel luogo si udivano tutte le storie e le voci e i pettegolezzi delle grandi strade polverose, e a volte si udivano perfino notizie su Piper’s Run, e c’era la speranza inestinguibile di ascoltare, un giorno, la parola che aveva aspettato di udire per tanti e tanti mesi, per tanti anni.

Non aveva mai sentito niente. Non aveva mai visto neppure un volto familiare, in particolare quello di Hostetter, e questo era strano, perche lui sapeva che Hostetter andava regolarmente a sud, d’inverno, e avrebbe dovuto attraversare il fiume, in qualche punto. Len era stato a tutti i traghetti, ma Hostetter non era mai comparso. Spesso si era domandato, in quegli anni, se Hostetter fosse ritornato per sempre a Bartorstown, o se gli fosse accaduto qualcosa… se fosse morto come Soames, il mercante biondo.

Il recinto dei mercanti era silenzioso, ora, perche non si facevano affari di sabato, e gli uomini sedevano pigramente e chiaccheravano all’ombra, o erano da qualche parte, per assistere alle funzioni religiose del pomeriggio. Len li conosceva quasi tutti, almeno di vista, ed essi conoscevano lui. Si uni a loro, lieto di trovare compagnia per distrarre la propria mente, almeno per un momento, dai problemi che l’angustiavano. Alcuni di essi erano Nuovi Mennoniti. Len provava sempre una certa vergogna, quando era in mezzo a loro, e un senso di colpa, e un senso di nostalgia, perche gli riportavano alla memoria le tante cose care alle quali avrebbe preferito non pensare mai. Non aveva mai lasciato capire a nessuno che, un tempo, era stato uno di loro.

Parlarono per qualche tempo. Le ombre si allungarono, e un venticello fresco comincio a soffiare dal fiume. Intorno si comincio a sentire l’odore del fumo e del cibo che cuoceva, e Len ricordo che non sapeva dove andare a cena, ora che la casa del giudice Taylor gli era preclusa. Cosi domando ai mercanti se poteva restare con loro.

«Certo, sei il benvenuto!» disse un Nuovo Mennonita che si chiamava Fisher. «Sai cosa ti dico? Se andassi a prendere un po’ di legna per il fuoco, sarebbe una cosa splendida.»

Len prese la carriola, e la spinse verso il confine del recinto, dove si trovavano le grandi cataste di legna. Per arrivare la, dovette passare accanto alle stalle. Riempi la carriola di legna da ardere, e si volto, per ritornare dai mercanti. Quando ebbe raggiunto un certo punto, accanto alle stalle, le linee dei carri lo nascosero, rendendolo invisibile dagli alloggi e dagli uomini, che erano in quel momento tutti affaccendati intorno ai fuochi. Le stalle erano buie. Un odore caldo di cavalli usciva da esse, insieme al rumore quieto, regolare, delle grandi mandibole che ruminavano.

Dall’oscurita usci anche una voce, una voce che pronuncio il suo nome.

«Len Colter.»

Len si fermo.

Era una voce soffocata e frettolosa, quella, molto acuta, e insistente. Si guardo intorno, ma non riusci a vedere niente. Doveva venire dalle stalle, o da uno dei carri.

«Non cercarmi, a meno che tu non voglia metterci entrambi nei guai,» disse la voce. «Devi solo ascoltare. Ho un messaggio per te, da parte di un amico. Mi ha detto d’informarti che non troverai mai quello che cerchi. Ti dice di ritornare a casa, a Piper’s Run, e di vivervi in pace. Ti dice…»

«Hostetter,» bisbiglio Len. «Siete Hostetter?»

«…di andare via da Refuge. Ci sara un bagno di fuoco, e tu vi brucerai. Vattene, Len. Torna a casa. E adesso continua a camminare, come se nulla fosse accaduto.»

Len ricomincio a camminare. Ma disse, nell’oscurita delle stalle, con un grido soffocato di trionfo, quasi di esultanza:

«Voi sapete che esiste un solo luogo dove voglio andare! Se volete che io lasci Refuge, dovrete portarmi la.»

La voce rispose, con un sospiro sommesso:

«Ricorda la notte della predica. Non potrai sempre essere salvato.»

10.

Due settimane dopo, l’intelaiatura del nuovo magazzino aveva gia preso forma, e gli uomini cominciavano a lavorare sul tetto. Len lavorava dove gli veniva ordinato, a volte nella squadra dei lavori, altre volte in ufficio, quando le carte si ammucchiavano oltre il limite di guardia. Faceva questo in uno stato di continua eccitazione, e di grande tensione, eseguendo gran parte dei movimenti e dei gesti meccanicamente, con la mente concentrata su altre cose. Era come un uomo che fosse in attesa del verificarsi di un’esplosione.

Aveva traslocato in una baracca, nella sezione dei mercanti, lasciando Esau unico proprietario della soffitta di Dulinsky. Ogni minuto libero lo trascorreva la, nella sua baracca, dimenticando quasi completamente Amity, dimenticando totalmente ogni cosa, a eccezione della speranza che adesso, da un momento all’altro, dopo tutti quegli anni, le cose avrebbero potuto sistemarsi nel modo che lui desiderava. Ripeteva mentalmente, mille e mille volte, ogni parola che la voce aveva detto, cercando di comprenderne i riposti significati, cercando di trarne ogni possibile scintilla di speranza. Riascoltava quella voce e quelle parole nei suoi sonni leggeri e inquieti. E non avrebbe lasciato Refuge, ne Dulinsky, ora, per nessun motivo al mondo.

Sapeva che c’era un pericolo. Cominciava a respirarlo nell’aria, e a leggerlo sui volti di alcuni uomini che passavano di la, a osservare i lavori, sempre piu di frequente mano a mano che i grandi tronchi del magazzino venivano sistemati al loro posto. C’erano troppi stranieri tra loro. La campagna, intorno a Refuge, era popolosa e prospera, buona terra coltivabile, le cui fattorie erano solo in minima parte abitate da Nuovi Mennoniti. Nei giorni di mercato c’erano sempre dei contadini nella comunita, e i predicatori di campagna e i mercanti andavano e venivano, ed era evidente che la notizia si stava propagando ovunque. Len sapeva di correre un grosso rischio, lo sapeva bene, e sapeva di non comportarsi correttamente, forse, nei confronti di Hostetter… se era stata proprio sua la voce… che aveva corso il rischio di farsi scoprire, per dargli quell’avvertimento. Ma era fieramente determinato a rimanere la. Non se ne sarebbe andato. Di questo ne era certo, e nessuno, nessuno avrebbe potuto cambiare la sua decisione.

Era molto in collera con Hostetter, e con gli uomini di Bartorstown.

Ormai era piu che evidente che essi dovevano avere saputo fin dal primo momento dove si trovavano lui ed Esau, dopo la loro partenza da Piper’s Run. Lo avevano sempre saputo, certo. Ripensandoci, ricordava ora che in piu di una decina di occasioni qualche mercante era capitato provvidenzialmente sulla loro strada, aiutandoli a tirarsi fuori da qualche situazione spiacevole, e adesso era sicuro che quei casi non erano stati fortuiti. Ed era altrettanto sicuro che il suo mancato incontro con Hostetter, il fatto che lui non avesse mai piu visto il mercante da quel giorno a Piper’s Run, dovevano essere fatti ancor meno casuali. Hostetter li aveva deliberatamente evitati, e probabilmente gli uomini di Bartorstown avevano rinunciato all’uso delle comodita offerte da certe comunita e da certi villaggi, quando i cugini Colter si erano trovati in quei posti. Era stato per questo, e solo per questo, che essi avevano cercato cosi alacremente, per tanti anni, senza riuscire a trovare alcun indizio. Hostetter sapeva benissimo che, in tutti quegli anni, gli uomini di Bartorstown avevano fatto di tutto per impedire ai due giovani di coltivare qualsiasi speranza, per soffocare il loro desiderio di scoprire la loro citta, per allontanarli da quello che era stato il loro obiettivo. E, nello stesso tempo, gli uomini di Bartorstown avrebbero potuto facilmente, in qualsiasi momento, prenderli e portarli la dove essi desideravano andare. Len si sentiva come un bambino che scopre di essere stato ingannato dagli adulti. Avrebbe voluto trovare Hostetter, mettergli addosso le mani.

Non aveva detto nulla a Esau. Aveva completamente taciuto l’avvertimento, la voce, le conclusioni che aveva raggiunto. Il suo affetto per Esau era molto diminuito. Non si fidava completamente di lui. Pensava che ci sarebbe stato tutto il tempo per parlarne in seguito, e nel frattempo tutti erano piu al sicuro, compreso Esau, se Len avesse tenuto la bocca chiusa, e non avesse rivelato ad altri il suo segreto.

Len rimase nell’ambiente dei mercanti, senza fare domande, senza dire niente, tenendosi semplicemente pronto, la, con le orecchie tese e gli occhi aperti. Ma non vide nessuno che lui conoscesse, e nessuna voce segreta gli parlo furtivamente dall’ombra, dopo quella sera. Se si trattava di Hostetter, il mercante, questi non si faceva vedere. Si teneva nascosto, e bene, perche non c’era alcuna traccia della sua presenza a Refuge.

Ed era molto, molto difficile che qualcuno come Hostetter potesse rimanere nascosto a Refuge. Len decise che, se si trattava veramente di Hostetter, egli doveva trovarsi sull’altra riva del fiume, a Shadwell. E immediatamente Len provo il desiderio fortissimo di andare la. Forse, lontano dalle persone che lo conoscevano troppo bene, il mercante avrebbe tentato di stabilire un nuovo contatto.

Non aveva nessuna scusa per andare a Shadwell, ma non impiego molto tempo a trovarne una. Una sera, mentre aiutava Dulinsky a chiudere l’ufficio, disse:

«Ho pensato che non sarebbe una cattiva idea andare a Shadwell, a sentire qual e l’opinione corrente su quello che state facendo. Dopotutto, se riuscite nel vostro intento, toglierete loro il pane di bocca. Potrei andare io a controllare.»

«Lo so benissimo, quello che pensano,» disse Dulinsky. Chiuse violentemente un cassetto, e guardo dalla finestra la nera intelaiatura della costruzione che sorgeva sullo sfondo azzurro del cielo. Dopo un momento, aggiunse, «Oggi ho visto il giudice Taylor.»

Len aspetto. In quei giorni, era sempre irascibile e nervoso. Gli sembro che trascorressero delle ore, prima che Dulinsky decidesse di proseguire la frase.

«Mi ha detto che, se non mi fermero nella costruzione, lui e le autorita della comunita mi arresteranno, insieme a tutti coloro che lavorano con me.»

«Pensate che lo faranno?»

«Gli ho ricordato, con una certa forza, che non ho violato nessuna legge locale. Il Trentesimo Emendamento e una legge federale, un campo nel quale lui non ha alcuna giurisdizione.»

«Che cosa ha risposto?»

Dulinsky si strinse nelle spalle:

«Quello che mi aspettavo. Se io non obbedissi all’ingiunzione, lui seguirebbe la solita prassi. Notificherebbe subito la cosa alla corte federale nel Maryland, chiedendo di essere investito dell’autorita necessaria, o, in via subordinata, chiedendo l’invio di un ufficiale federale qui a Refuge.»

«Oh, be’,» disse Len, «Per questo ci vorra del tempo. E l’opinione della gente…»

«Si,» disse Dulinsky. «L’opinione della gente e la mia unica speranza. E Taylor lo sa. Gli anziani lo sanno. Il vecchio Shadwell lo sa. Questa faccenda non aspettera l’arrivo di qualche giudice federale del Maryland. Sara risolta prima.»

«Otterrete la maggioranza all’adunanza di domani sera,» disse Len, con fiducia. «Refuge ce l’ha con Shadwell, che le toglie buona parte degli affari. La gente e in gran parte con voi.»

Dulinsky borbotto:

«Forse non e un’idea malvagia, la tua… quella di andare a Shadwell. L’adunanza e importante. A seconda del suo esito, avro successo oppure cadro, e se Shadwell si prepara a venire qui, per procurarmi dei guai, voglio saperlo. Ti daro qualche incarico da sbrigare, ufficialmente, in modo da non dare troppo l’impressione di essere andato la a spiare. Non fare domande, limitati a vedere quello che puoi raccogliere. Oh, e non portare con te Esau.»

Len non ne aveva avuto alcuna intenzione, ma domando:

«Perche no?»

«Tu hai il fegato e l’intelligenza sufficienti per tenerti fuori dai guai. Lui no, sfortunatamente. Sai dove passa la notte, di solito?»

«Be’,» disse Len, sorpreso. «Qui, suppongo. Perche?»

«Forse. Lo spero. Prendi il traghetto del mattino, Len, e torna nel primo pomeriggio. Voglio che tu sia qui per l’adunanza. Ho bisogno di tutte le voci che possano gridare Viva Mike!»

«Va bene,» disse Len. «Buonanotte, signor Dulinsky.»

Cammino sul molo, lentamente, passando accanto al nuovo magazzino. Di la veniva un profumo di legno nuovo, e la massa era robusta e piacevole alla vista, dava l’impressione di qualcosa di

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