vide delle luci splendere dalla direzione del recinto dei mercanti. Guardo, accigliandosi, e negli intervalli tra uno scroscio di applausi e un coro di evviva, nell’entusiasmo del magazzino, egli riusci a cogliere delle voci di uomini, piu lontane, e un rumore di cavalli. Preoccupato, comincio a camminare, in direzione del recinto.
Lanterne e torce ardevano, tutt’intorno, per illuminare la scena. Gli uomini stavano portando fuori dalle stalle i loro cavalli, e li attaccavano ai carri, e si affrettavano a riempire i carri di merci, e tutti parevano sul punto di partire. Len rimase a guardare la scena per un paio di minuti, incredulo, e tutto il senso di trionfo e di eccitazione lo abbandono. Si sentiva stanco, e il naso gli faceva male.
Vide Fisher, e si avvicino a lui, e tenne fermi i primi cavalli, mentre il mercante lavorava.
«Perche ve ne andate tutti?» domando.
Fisher gli diede un’occhiata dura e severa, di sotto la tesa del suo cappello piatto.
«I contadini se ne sono andati, pieni di intenti bellicosi,» disse. «Ritorneranno e porteranno guai, e noi non vogliamo aspettare».
Si assicuro che tutto fosse in ordine, e sali a cassetta. Len si scosto, e Fisher lo guardo dall’alto, e c’era qualcosa, nei suoi occhi, che gli ricordava lo sguardo di papa, di tanto, tanto tempo prima.
«Avevo un’opinione migliore di te, Len Colter,» disse Fischer. «Ma coloro che prendono una brace ardente verranno bruciati. Che il Signore abbia misericordia di te!»
Agito le redini, e grido ai cavalli, e il suo carro cigolo e si mosse, e anche gli altri carri si mossero, e Len rimase solo a seguirli con lo sguardo.
12.
Le due del pomeriggio di una giornata calda e soffocante. Gli uomini stavano mettendo le tavole sui lati settentrionale e orientale del capannone, lavorando all’ombra. Refuge era calma, cosi calma che il suono dei martelli risuonava come le campane nel mattino del sabato. Quasi tutte le barche se ne erano andate dai moli, e le banchine erano deserte.
Esau disse:
«Pensi che verranno?»
«Non lo so». Len osservo i tetti lontani di Shadwell, dall’altra parte del fiume, e scruto su e giu per l’ampia distesa delle acque. Neppure lui sapeva esattamente cosa cercasse: Hostetter, un volto conosciuto, qualcosa, qualsiasi cosa per spezzare quel senso di vuoto e di attesa. Per tutta la mattinata, dall’alba, carri pieni di donne e bambini avevano lasciato il paese, e c’erano stati anche degli uomini, sui carri, e molti fagotti che contenevano le proprieta delle famiglie.
«Non faranno niente,» disse Esau. «Non oseranno».
La sua voce non era convinta. Len lo scruto, e vide che aveva il volto teso e nervoso. Erano in piedi, sulla porta dell’ufficio, e non facevano niente, respiravano soltanto il calore soffocante e il silenzio. Dulinsky era andato in paese, e Len disse:
«Vorrei che fosse gia di ritorno».
«Ci sono degli uomini sulle strade, di guardia. Se ci fossero delle notizie, saremmo i primi a saperle».
«Si,» disse Len. «Credo di si».
I martelli producevano un suono insistente, aspro, sul legno giallo e fresco. Ai margini del magazzino, tra gli alberi che circondavano il perimetro di costruzione, diversi uomini oziavano, e osservavano. Altri uomini erano sui moli, inquieti, nervosi, raccolti a gruppetti per parlare un poco, gruppetti che poi si scioglievano e si ricomponevano in un gioco continuo, gente che andava avanti e indietro senza sapere esattamente che fare. Tutti lanciavano delle occhiate furtive in direzione dell’ufficio, e soprattutto di Len e di Esau che stavano in piedi sulla soglia, e tutti guardavano gli operai che lavoravano al magazzino, ma nessuno si avvicinava e tentava di conversare. Questo non piaceva affatto a Len. Gli dava l’impressione di essere molto solo e molto ingombrante, e lo preoccupava, poiche gli pareva di sentire il dubbio e l’incertezza e l’apprensione di quegli uomini, uomini che si erano posti contro qualcosa di nuovo e non sapevano che cosa fare. Di quando in quando delle borracce venivano passate di mano in mano, ma questo accadeva raramente, e solo uno o due uomini erano vistosamente ubriachi.
Impulsivamente, Len sali sul molo, e grido a un gruppo di uomini che stavano intorno a un albero a discutere:
«Che notizie ci sono dal paese?»
Uno di loro scosse il capo.
«Ancora niente».
Si trattava di uno di coloro che avevano gridato con maggiore vigore il nome di Dulinsky, durante il trionfo della notte, ma ora il suo volto non mostrava piu alcun entusiasmo. Improvvisamente si curvo, e raccolse un sasso, e lo getto contro un gruppetto di ragazzi che attendevano in disparte, evidentemente desiderosi di assistere a qualcosa di spettacolare.
«Via!» grido. «Non e un gioco per divertirvi, questo. Filate!»
Se ne andarono, ma non troppo lontano. Len ritorno sulla porta dell’ufficio. Era un caldo soffocante, l’aria era immobile, pesante. Esau si mosse, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Len».
«Cosa vuoi?»
«Cosa faremo, se vengono?»
«Come faccio a saperlo? Dovremo combattere, suppongo. Vedremo quel che accadra. Come faccio a saperlo?»
«Be’, io so una cosa,» disse Esau, con aria di sfida. «Non ho intenzione di rompermi il collo per Dulinsky. All’inferno anche lui».
«Va bene, prova a escogitare qualcosa». C’era un senso di collera, ora, che pervadeva Len, una cosa ancora vaga e indistinta, priva di una direzione precisa, ma sufficiente a renderlo nervoso e impaziente. Forse era perche lui aveva paura, e la paura lo mandava in collera. Ma sapeva qual era il corso dei pensieri di Esau, e non voleva che l’altro li esponesse a voce alta.
«Ci puoi scommettere,» disse Esau. «Si, ci puoi scommettere. Il magazzino e suo, non mio. Che sia lui a combattere per difenderlo. Lui non rischierebbe certamente la pelle per difendere qualcosa di mio. Io…»
«Zitto,» disse Len. «Guarda».
Il giudice Taylor si stava avvicinando, lungo i moli. Esau impreco, nervosamente, e scivolo all’interno dell’ufficio, per non farsi vedere. Len aspetto, consapevole dello sguardo di tutti gli uomini fisso su di lui, come se quanto stava per accadere fosse stato di grande importanza.
Taylor venne alla porta, e si fermo.
«Di’ a Mike che voglio vederlo,» disse.
Len rispose:
«Non e qui».
Il giudice lo studio, cercando di capire se Len gli avesse detto o no la verita. Il suo volto era livido, e gli occhi erano stranamente duri e febbricitanti.
«Sono venuto,» disse, «Per offrire a Mike l’ultima opportunita».
«E in paese, da qualche parte,» disse Len. «Forse potrete trovarlo la».
Taylor scosse il capo.
«E la volonta del Signore,» disse, e si volto, e se ne ando. Giunto all’angolo dell’ufficio, si fermo di nuovo, e disse, «Ti avevo avvertito, Len. Ma non esiste peggior cieco di colui che non vuole vedere».
«Aspettate!» disse Len. In due passi raggiunse il giudice, e lo guardo negli occhi, e rabbrividi, «Voi sapete qualcosa. Di che si tratta?»
«La volonta del Signore,» disse il giudice, «Ti verra rivelata quando verra il momento».
Len si avvicino ancora, e lo afferro per il colletto del suo bellissimo abito, e lo scosse:
«Parlate per voi, giudice!» disse, irato. «Il Signore deve essere nauseato di vedere che tutti si nascondono dietro di Lui! Non succede niente, in questo paese, senza che voi ci mettiate lo zampino. Cosa c’e, adesso?»
Un po’ del fuoco ipocrita che aveva invaso gli occhi del giudice si spense. Egli abbasso lo sguardo, scandalizzato, incredulo che Len lo avesse preso per la giacca cosi rudemente. Len lo lascio andare.
«Mi dispiace,» disse. «Ma io voglio sapere».
«Si,» disse a bassa voce il giudice Taylor. «Si, tu vuoi sapere. E stato sempre questo il tuo guaio. Non ti dissi io stesso di trovare il tuo limite, prima che fosse troppo tardi?»
Il suo volto si addolci, divenne gentile, pieno di autentico dispiacere.
«E un peccato, Len. E un vero peccato. Avrei potuto volerti bene come a un figlio».
«Che cosa avete fatto?» domando Len, avvicinandosi ancora.
E il giudice rispose:
«Non ci saranno piu citta. Esiste una legge, e bisogna obbedire».
«Voi avete paura,» disse Len, lentamente, in tono sinceramente sorpreso. «Ora lo capisco, voi avete paura. Voi pensate che se qui sorgesse una nuova citta, le bombe ricomincerebbero a piovere dal cielo, e voi sareste indifeso sotto di esse. Avete detto ai contadini che non avreste fatto niente per fermarli?…»
«Taci!» grido il giudice, e sollevo la mano.
Len si fermo, e si mise in ascolto. E cosi fecero gli uomini che si trovavano sotto gli alberi e sui moli. Esau usci dalla porta. E, al magazzino, gli operai posarono i loro martelli, uno dopo l’altro.
C’era un suono che pareva un canto lontano.
Era debole, ma questo era soltanto perche il suono veniva da molto, molto lontano. Era profondo, sonoro; un suono maschio, marziale e terrificante, che veniva con la solenne inevitabilita della tempesta che non si ferma ne devia dalla sua strada. Len non riusci a distinguere le parole, ma dopo avere ascoltato per qualche minuto, capi di che cosa si trattava. ’I miei occhi hanno visto la gloria della venuta del Signore.’
«Addio, Len,» disse il giudice, e se ne ando, camminando con la testa eretta e il volto pallido e inflessibile sotto il sole ardente di luglio.
«Dobbiamo andare via,» bisbiglio Esau. «Dobbiamo lasciare questo posto».
Ritorno precipitosamente in ufficio, e Len senti che i suoi piedi si muovevano velocissimi sulla scaletta di legno, per raggiungere la soffitta. Len esito per un momento. Poi comincio a correre, in direzione della citta, verso l’inno lontano che si avvicinava sempre di piu. Ho preparato un vangelo di fuoco scritto su file di acciaio brunito… Gloria! gloria! Alleluia, la Sua verita e in marcia. Un nodo di paura stringeva ora lo stomaco di Len, un nodo stretto e freddo, e l’aria soffocante si era trasformata in ghiaccio, una morsa di ghiaccio che serrava la sua pelle. La Sua mano ha mutato il fuoco in gelo, Alleluia! Anche gli uomini che si trovavano sui moli e sotto l’ombra degli alberi si muovevano, percorrendo altre strade, dapprima incerti, poi sempre piu decisi, e poi anch’essi si misero a correre. Tutti erano usciti dalle loro case, tutti coloro che erano rimasti a Refuge. Donne, vecchi, bambini, che non avevano scelto la via delle campagne e il barcollare pesante dei carri, ascoltavano, si chiamavano a gran voce, chiamavano gli uomini che correvano per le strade, chiedendo cosa stesse accadendo, chi stesse arrivando. Gli eserciti del Signore sono in marcia, una spada infuocata ha bruciato la Terra, lode alla spada ardente del Signore, Alleluia, Alleluia! Len giunse precipitosamente nella piazza, e un carro passo davanti a lui, rotolando veloce sulle ruote, cosi vicino che la schiuma