Erdmann era alle sue spalle, lo aveva afferrato, cercava di fermarlo.

«Len, Esau, per l’amor di Dio, aiutatemi. Aiutatemi a tenerlo».

Len si fece avanti, lentamente, muovendosi come un sonnambulo. Alzo le braccia e strinse le spalle di Gutierrez. Gutierrez era molto forte, era difficile trascinarlo via dal pannello devastato, e ora c’erano delle nuove luci che lampeggiavano e ammiccavano, luci rosse che dicevano, Sono ferita, aiutatemi, sono ferita, aiutatemi. Len guardo quelle luci, e guardo negli occhi Gutierrez. Erdmann ansava. C’era del sangue che usciva da un angolo della sua bocca.

«Julio, ti prego, non fare cosi, calmati. Ecco, cosi, Len, un po’ piu indietro, ora… Va tutto bene, Julio, ti prego, stai calmo».

E Julio si calmo, improvvisamente. Non ci fu alcuna transizione. Un attimo prima i suoi muscoli solidi come roccia lottavano come furie contro la stretta di Len, e un secondo piu tardi si affloscio inerte, vacillante, debole, come un sacco vuoto e floscio. Si volto a fissare Erdmann, e disse, con infinita rassegnazione:

«Qualcuno e contro di me, Frank. Qualcuno e contro noi tutti».

Le lacrime gli scendevano copiose lungo le guance. Stava inerte in mezzo a Len e a Erdmann, che lo sorreggevano, e piangeva, e Len guardava Clementina, che ammiccava con gli occhi di sangue, chiedendo aiuto.

Trova il tuo limite, aveva detto il giudice Taylor. Trova il tuo limite, prima che sia troppo tardi.

Io ho trovato il mio limite, penso Len. Ed e gia troppo tardi.

Arrivarono degli uomini e lo sollevarono del suo fardello. Scese con Esau nelle viscere della roccia, e lavoro per tutto il giorno, con un volto vuoto e impassibile come il muro di cemento, e altrettanto ingannevole, perche dietro di esso c’erano violenza e terrore, e sgomento del cuore.

Nel pomeriggio il bisbiglio percorse la fila delle grandi macchine. Lo hanno portato a casa, avete sentito, e il dottore dice che non ha piu speranza. E spacciato. Dicono che dovra restare rinchiuso, dovra essere continuamente sorvegliato da qualcuno.

Come tutti noi, rinchiusi dalle pareti della gola, penso Len, per servire questo Moloch con la testa di bronzo e le viscere di fuoco. Questo Moloch che oggi ha distrutto un uomo.

Ma lui conosceva la verita, infine, e la rivelava a se stesso.

Non ci sara risposta.

E, Signore, liberami dal giogo dei miei nemici, perche io mi pento, con il capo cosparso di cenere. Ho seguito le vie di falsi dei, ed essi mi hanno tradito. Ho mangiato il frutto, e la mia anima e malata.

Il cuore di fuoco continua a battere dietro il muro, e lassu il cervello viene gia curato e guarito.

Quella notte, Len arranco sopra la soffice coltre di neve verso la casa degli Wepplo. Disse a Joan, piano, in modo che nessuno potesse sentire:

«Voglio quello che tu vuoi. Mostrami la strada».

Gli occhi di lei brillavano. Lo bacio sulle labbra, e bisbiglio:

«Si! Ma puoi mantenere un segreto, Len? C’e ancora molto, prima della primavera».

«Posso farlo».

«Non dirai niente, neppure a Hostetter?»

«Neppure a lui».

Neppure a lui. Perche una lampada e posta a guidare i passi del pentimento.

28.

Febbraio, marzo, aprile.

Tempo. Una lunga passivita, un’attesa.

Lavorava. Ogni giorno faceva quello che si aspettavano da lui, sotto l’ombra di quella parete di cemento. Svolgeva bene il suo lavoro. Era questo il lato ironico della cosa: ora lui poteva interessarsi all’intera catena delle grandi macchine che imbrigliavano e trasmettevano l’Energia, e ne poteva ammettere il fascino, poteva accettare il senso d’importanza che quelle macchine davano a un essere umano… sapere di tenere a bada, e di guidare, quelle forze brute e immani, con la stessa sicurezza con cui si potevano dominare dei cavalli ombrosi. E lui poteva fare questo perche ora riconosceva il fascino per cio che era, e aveva gia estratto i denti del serpente. Poteva pensare a quello che una simile energia avrebbe potuto fare a Piper’s Run, e a Refuge, riportando nel mondo le comodita liete dell’infanzia della nonna, ma ora sapeva per quale motivo gli uomini erano ferocemente determinati a procedere senza di essa. Perche una volta posato il piede sul sentiero, era inevitabile procedere, e non si poteva tornare indietro, e d’un tratto lungo il cammino il cielo si apriva, e da esso scendeva una pioggia di fuoco. Cosi era necessario ritornare in un luogo sicuro, e rimanere la.

Ritornare a Piper’s Run, ai boschi e ai campi, alla fine dei dubbi, alla fine della paura. Ritornare al tempo spensierato prima della predica, prima di Soames, prima di avere udito il nome di Bartorstown. Ritornare alla pace. Aveva preso a pregare, di notte, a pregare ferventemente affinche non capitasse nulla a papa prima del suo ritorno, perche una parte della salvezza sarebbe stata proprio nella confessione dei propri errori davanti a lui, nel dirgli che aveva avuto ragione.

Accaddero diverse cose, in quel periodo. Nacque il figlio di Esau, un maschio, e venne battezzato David Taylor Colter, in segno di sfida e affetto insieme ai due nonni. Joan fece dei piani accurati per preparare una casa separata, e fisso una data per il matrimonio. E queste cose erano importanti. Ma erano messe in ombra dalla grande cosa che li spingeva, dall’idea della fuga.

Niente altro contava, ormai, per lui e per Joan, neppure il matrimonio. Erano gia uniti da un legame profondo e indissolubile, il loro avido desiderio di fuggire dalla gola.

«Sono anni che ho preparato il mio piano,» bisbigliava lei. «Notte dopo notte, sveglia nel mio letto, sentivo il peso delle montagne intorno a me, sognavo le pareti che mi tenevano chiusa, e faticavo e dissimulavo, affinche i miei genitori non si accorgessero di niente. E ora ho paura. Ho paura di non avere fatto abbastanza bene i mei piani, ho paura che qualcuno mi legga nel pensiero e mi costringa a rinunciare».

Si aggrappava a lui, in quei momenti, e lui diceva:

«Non aver paura. Sono soltanto degli esseri umani, non sono in grado di leggere nel pensiero. Non possono tenerci prigionieri».

«No,» rispondeva lei, cento e cento volte, «Il mio piano e buono. C’era solo bisogno di te».

La neve comincio a sciogliersi e a precipitare tonante in grandi valanghe, giu dagli alti pendii delle montagne. Tra un’altra settimana, il passo sarebbe stato riaperto. E Joan disse che era venuto il momento.

Si sposarono tre giorni piu tardi, davanti allo stesso ministro che aveva sposato Esau e Amity, ma la cerimonia si svolse nella chiesa di Fall Creek, con il primo sole di primavera che illuminava la polvere sulle pietre dell’altare, e Hostetter in piedi, dietro a Len, accanto al padre di Joan, come testimone. Ci fu una festa, dopo la cerimonia; Esau strinse la mano a Len, e Amity diede a Joan un bacio e uno sguardo sprezzante, e il vecchio prese fuori le tazze e fece circolare il liquore, e disse a Len:

«Ragazzo, ti sei preso la migliore ragazza del mondo. Trattala bene, o dovro riprendermela». Rise allegramente e diede una vigorosa pacca sulla schiena a Len, facendolo barcollare, e poi, qualche tempo dopo, Hostetter lo raggiunse sul gradino di casa, dove Len si era seduto un momento per prendere una boccata d’aria, accalorato dalla festa.

Non disse niente, per qualche tempo, se non qualche casuale osservazione sulla primavera precoce di quell’anno. Poi disse:

«Sentiro la tua mancanza, Len. Ma sono felice. Davvero. Hai fatto la cosa giusta, la cosa che dovevi fare».

«Lo so».

«Be’, certo. Ma non intendevo questo, esattamente. Volevo dire che adesso ti sei veramente sistemato, ora fai veramente parte di questo posto. Sono contento. Sherman e contento. Lo siamo tutti».

Allora Len capi che Joan aveva avuto ragione, che il matrimonio era stato una cosa giusta, un preparativo necessario; ma non riusci a guardare negli occhi Hostetter.

«Sherman aveva dei dubbi su di te,» disse Hostetter. «Anch’io ne ho avuti, per qualche tempo. Sono contento che tu sia riuscito a metterti in pace con la coscienza. Io so meglio di chiunque altro come deve essere stato duro». Tese la mano. «Buona fortuna, Len».

Len strinse la mano che gli veniva offerta, e disse:

«Grazie».

Sorrise. Ma penso, Lo sto ingannando, proprio come ho ingannato papa, e non voglio farlo, come non volevo farlo allora. Ma quella volta sbagliavo, e questa volta sono nel giusto, questa volta e necessario…

Era contento di non dover piu affrontare Hostetter da solo. Non sarebbe riuscito a guardarlo negli occhi.

La nuova casa era strana. Era piccola e vecchia, ai margini di Fall Creek, era stata pulita e lucidata e messa a nuovo, e riempita di cose femminili fornite dalla madre di Joan e dalle sue amiche, tendine e tovaglie e centrini e coperte ricamate e tappeti. Tanto lavoro e tanta buona volonta, e tutto per pochi giorni. Gli erano stati concessi quindici giorni, per la luna di miele. E ormai erano pronti. Ora potevano restare vicini, aggrappati l’uno all’altra, e aspettare insieme, senza nessuno a osservarli, con tutti i sospetti quietati e il sentiero libero davanti a loro.

«Prega che vengano gli Ismaeliti,» disse Joan. «Vengono sempre, non appena il passo e riaperto, a mendicare. Prega che vengano subito».

«Verranno,» disse Len. C’era una grande calma in lui, ora, la convinzione che lui sarebbe stato liberato, come i figli di Israele erano stati liberati dall’Egitto.

E gli Ismaeliti arrivarono. Non pote capire se si trattasse degli stessi che erano venuti prima delle nevi d’autunno, o di una nuova banda, ma essi vennero, ed erano spettrali e affamati, piu cenciosi e sofferenti di quanto si potesse immaginare: fantasmi che vivevano, e il fatto che fossero vivi era motivo di incredulita e meraviglia. Chiesero polvere e pallottole, implorando, e Sherman fece gettare loro anche un barile di manzo salato, per amore dei bambini. Gli Ismaeliti lo presero. Joan li osservo mentre iniziavano il lento, curvo cammino del ritorno, per giungere al passo prima di sera, e stringendo forte la mano di Len bisbiglio:

«Prega che la notte sia oscura».

«La preghiera e gia esaudita,» le disse, guardando il cielo. «Piovera, prima di sera. Forse ci sara la neve, se il freddo aumenta ancora».

«Qualsiasi cosa, purche faccia buio».

E ora la casa serviva al suo scopo, restituendo le cose che aveva tenuto nascoste per loro, al sicuro, il cibo, le borse per l’acqua, il sacco delle coperte, le due lenzuola rozze, artisticamente macchiate di cenere e abilmente lacerate. Len scrisse poche parole dolorose a Hostetter: «Non diro mai a nessuno di Bartorstown. Vi devo questo. Mi dispiace. Perdonatemi, ma devo ritornare». Lascio il foglio sul tavolo del soggiorno. Spensero molto presto le candele, sapendo che nessuno sarebbe venuto a disturbarli.

Ma ora il coraggio di Joan l’abbandonava, e lei sedette, tremando, sull’orlo del letto, pensando a quello che sarebbe accaduto se fossero stati visti e presi.

«Nessuno ci vedra,» disse Len. «Nessuno».

Credeva fermamente a quanto diceva. Non aveva paura. Era come se qualche parola segreta gli fosse stata data, l’assicurazione di non correre alcun pericolo fino a quando non fosse ritornato a Piper’s Run.

«Sara meglio andare adesso, Len».

«Aspetta. Sono deboli, e devono trasportare i bambini. Potremo raggiungerli facilmente. Aspetta, fino a quando non saremo sicuri».

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