In tono seccato, sbotto: — Per favore! Non toccate gli strumenti!

— E solo il telescopio — disse Pelorat. — Guarda.

Trevize guardo. — E un gigante gassoso, quello chiamato Gallia, stando alle informazioni che mi hanno dato.

— Come fai a dire che sia proprio quello, guardando e basta?

— Innanzitutto, a questa distanza dal sole, ed in base alle dimensioni planetarie ed alle posizioni orbitali che ho studiato calcolando la nostra rotta, il gigante gassoso e l’unico pianeta che si possa ingrandire tanto in questo periodo. In secondo luogo, c’e l’anello.

— L’anello? — ripete Bliss confusa.

— Voi vedete solo un segno molto sottile e sbiadito, perche lo stiamo osservando quasi frontalmente. Possiamo spostarci dal piano planetario e salire, cosi avrete una visuale migliore. Vi piacerebbe?

Pelorat rispose: — Non voglio costringerti a calcolare di nuovo le posizioni e la rotta, Golan.

— Oh, tanto provvedera il computer, senza alcun problema. — Trevize si sedette mentre parlava, e poso le mani entro gli appositi contorni. Il computer, in perfetta sintonia con la sua mente, fece il resto.

La “Far Star”, senza problemi di carburante o di sensazioni inerziali, accelero rapidamente, e per l’ennesima volta Trevize provo un impeto d’affetto per quell’insieme computer-nave che rispondeva con tanta perfezione ai suoi ordini… quasi fossero i pensieri di Trevize ad alimentare ed a dirigere il tutto, quasi quelle macchine fossero un’estensione potente e docile della sua volonta.

Non c’era da meravigliarsi se la Fondazione pretendesse la restituzione della “Far Star”, se anche Comporellen avesse cercato di impossessarsene. L’unico dato sorprendente era stata la forza della superstizione, cosi intensa da indurre Comporellen a rinunciare alla nave.

Armata in modo adeguato, avrebbe potuto battere qualsiasi nave della Galassia, o qualsiasi schieramento di navi… a patto di non incontrare una nave gemella.

Naturalmente, non era armata in modo adeguato. Il Sindaco Branno, assegnandogli la nave, aveva avuto tanta accortezza da consegnargliela priva di armamenti.

Sotto lo sguardo interessato di Pelorat e di Bliss, il pianeta Gallia s’inclinava lentissimamente verso di loro. Il polo superiore (nord o sud che fosse) divenne visibile, presentando un’ampia regione circolare di turbolenze, mentre il polo inferiore scompariva dietro la convessita della sfera.

Nella parte superiore, il lato notturno del pianeta invase il globo di luce arancione, e quello splendido cerchio divento progressivamente sbilenco.

L’aspetto piu eccitante era che la pallida striatura centrale non era piu rettilinea ma si era curvata, come le altre striature a nord e sud, ma in modo piu appariscente.

Ora la striatura centrale si estendeva nettamente oltre i bordi del pianeta formando su entrambi i lati un’ansa molto stretta. Non si trattava affatto di una illusione; la natura del fenomeno era evidente. Era un anello di materia che girava attorno al pianeta, nascosto in parte sull’emisfero opposto.

— Questo dovrebbe bastare a rendere l’idea, credo — disse Trevize. — Spostandoci sopra il pianeta, vedremmo l’anello nella sua forma circolare, concentrico rispetto al pianeta, e senza alcun punto di contatto con la superficie. Probabilmente avrete anche notato che in effetti non si tratti di un unico anello, ma di parecchi anelli concentrici.

— Non l’avrei creduto possibile — commento Pelorat interdetto. — Come fa a rimanere nello spazio?

— Grazie allo stesso principio per cui un satellite rimane nello spazio — rispose Trevize. — Gli anelli sono formati da minuscole particelle, ognuna delle quali e in orbita attorno al pianeta. Gli anelli sono cosi vicini al pianeta che gli effetti gravitazionali impediscono la loro fusione in un unico corpo celeste.

Pelorat scosse la testa. — Se ci penso, inorridisco, vecchio mio. Pare impossibile… ho passato un’intera vita immerso negli studi eppure non so quasi nulla di astronomia.

— Ed io non so nulla dei miti dell’umanita. Nessuno puo abbracciare tutto il sapere… Comunque, questi anelli planetari non sono qualcosa di insolito. Quasi tutti i giganti gassosi ne hanno, anche se magari si tratta solo di una sottile striscia di polvere. Ma il sole di Terminus non ha un gigante gassoso vero e proprio nella sua famiglia di pianeti, quindi a meno che non viaggi nello spazio o non abbia seguito un corso universitario di astronomia e difficile che un Terminiano sappia che esistano questi anelli planetari. In ogni modo e insolito trovare un anello sufficientemente ampio da risultare vivido e chiaramente visibile, come questo. E stupendo. Deve avere un’ampiezza di almeno un paio di centinaia di chilometri.

Al che Pelorat fece schioccare le dita. — Ecco qual era il significato!

— Che c’e, Pel? — chiese Bliss un po’ allarmata.

Pelorat rispose: — Una volta ho trovato un frammento poetico molto antico, scritto in una versione arcaica del Galattico di difficile decifrazione ma che costituiva un valido attestato della sua antichita… Certo che non dovrei lamentarmi delle forme arcaiche, vecchio mio… Grazie al mio lavoro sono diventato un esperto di diverse varieta di Galattico Antico, il che e senza dubbio gratificante anche se privo di qualsiasi utilita al di fuori del mio ambito lavorativo, e… Di cosa stavo parlando?

— Di un vecchio frammento poetico, caro — rispose Bliss.

— Grazie, Bliss — disse Pelorat. E rivolto a Trevize: — Segue sempre attentamente cio che dico, per riportarmi in rotta ogni volta che divago… il che succede spessissimo.

— Fa parte del tuo fascino, Pel — sorrise Bliss.

Comunque, questo frammento poetico mirava a descrivere il sistema planetario della Terra. Lo scopo mi e ignoto, dato che l’opera completa non esiste piu, o almeno, io non sono mai riuscito a rintracciarla. Solo quella parte era arrivata fino a noi, forse per il suo contenuto astronomico. In ogni caso, parlava del triplo anello brillante del sesto pianeta «et amplo et grande, si che lo mondo dispare a paragone». Vedete, riesco ancora a citare il testo. Non capivo cosa potesse essere l’anello di un pianeta. Ricordo di aver pensato a tre cerchi su un lato del pianeta, tutti in fila. Mi sembrava un’assurdita tale che non l’ho inserita nella mia biblioteca. Mi pento di non avere indagato, adesso. — Pelorat scosse la testa. — Il lavoro del mitologo nella Galassia odierna e un lavoro cosi solitario… ci si dimentica dei vantaggi delle indagini esterne.

Trevize cerco di consolarlo dicendo: — Probabilmente hai fatto bene a ignorare la cosa, Janov: e un errore interpretare alla lettera le chiacchiere poetiche.

— Ma e questo che si voleva indicare — disse Pelorat accennando allo schermo. — Ecco di cosa parlava quella poesia… Tre grandi anelli, concentrici, piu ampi del pianeta stesso.

Trevize disse: — Mai sentita una cosa simile. Non credo che degli anelli planetari possano essere cosi ampi. Rispetto al pianeta, sono sempre molto stretti.

— Del resto — osservo Pelorat — non abbiamo mai sentito parlare nemmeno di un pianeta abitabile con un satellite gigantesco, ne di uno con la crosta radioattiva. Questa e la terza caratteristica unica: trovando un pianeta radioattivo, che sarebbe altrimenti abitabile, con un enorme satellite e con un altro pianeta del sistema circondato da un anello gigantesco, avremmo la certezza di avere trovato la Terra.

Trevize sorrise. — Sono d’accordo, Janov. Se troveremo queste tre particolarita, avremo certamente localizzato la Terra.

— Se! — sospiro Bliss.

22

Avevano oltrepassato i mondi principali del sistema planetario, e stavano lanciandosi nello spazio tra i due pianeti piu esterni, di modo che ora non ci fosse piu alcuna massa significativa nel raggio di un miliardo e mezzo di chilometri. Di fronte a loro c’era solo l’immensa nube cometaria che, gravitazionalmente, era irrilevante.

La “Far Star” aveva accelerato portandosi a una velocita di 0,1 c, un decimo della velocita della luce. Trevize sapeva benissimo che, in teoria, la nave non avrebbe potuto essere spinta quasi alla velocita della luce, ma sapeva anche che in pratica 0,1 c fosse il limite ragionevole.

A quella velocita, era possibile evitare qualsiasi oggetto di massa apprezzabile, ma non c’era modo di schivare le innumerevoli particelle di pulviscolo cosmico, ne tanto meno gli atomi e le molecole. A velocita elevate, persino i corpi infinitesimali potevano causare dei danni intaccando e graffiando lo scafo. A velocita prossime a quella della luce, ogni atomo che urtasse contro lo scafo possedeva le proprieta di una particella di raggio

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