E dopo una discussione fitta col robot, Pelorat annuncio: — Sono in funzione da ventisei anni.
— Ventisei anni — borbotto Trevize disgustato. — Hanno piu o meno la tua eta.
Bliss ribatte inorgogliendo di colpo: — Si da il caso…
— Lo so. Sei Gaia, quindi hai migliaia di anni… Comunque, questi robot non possono parlarci della Terra per esperienza diretta, e chiaramente le loro memorie contengono solo dati necessari al loro funzionamento. Per cui non sanno nulla di astronomia.
Pelorat disse: — Puo darsi che da qualche parte del pianeta ci siano dei robot diversi… robot primordiali.
— Ne dubito — fece Trevize. — Comunque, chiediglielo, se trovi le parole, Janov.
Questa volta la conversazione fu ancor piu lunga, e al termine Pelorat era accaldato ed aveva un’aria delusa. — Golan, ci sono parecchi punti che mi sfuggono, pero mi sembra di capire che i robot siano usati per i lavori manuali e non sappiano nulla. Questo robot parla degli esemplari piu vecchi in modo sprezzante… o almeno, l’equivalente robotico del disprezzo umano. Loro tre sono robot domestici, dicono, e vengono sostituiti prima di diventare vecchi. Sono loro quelli che sappiano per davvero come stiano le cose… parole loro, non mie.
— Non sanno granche — grugni Trevize. — Per lo meno, di quello che ci interessa.
— Peccato che abbiamo lasciato Aurora con tanta fretta — osservo Pelorat. — Se avessimo trovato qualche robot superstite… e l’avremmo sicuramente trovato, dal momento che il primo che abbia incontrato aveva ancora una scintilla di vita… se avessimo trovato un robot superstite, dicevo, senza dubbio avrebbe saputo parlarci della Terra per esperienza diretta.
— Sempre che avesse la memoria intatta, Janov — disse Trevize. — Ma possiamo sempre tornare su Aurora, e se sara necessario lo faremo, cani o non cani… Comunque, se questi robot risalgono solo ad un paio di decenni fa, i loro costruttori devono essere ancora vivi, e deve trattarsi per forza di esseri umani. — Si rivolse a Bliss. — Sei sicura di avere percepito…
Bliss lo interruppe alzando una mano, ed assunse un’espressione tesa, concentrata. — Sta arrivando — disse sottovoce.
Trevize si giro in direzione dell’altura, e dal versante opposto emerse la figura inconfondibile di un essere umano che scese con passi decisi verso di loro. Aveva una carnagione pallida, lunghi capelli chiari folti sulle tempie. Aveva un’espressione solenne, ma giovanile. Le braccia e le gambe nude non erano particolarmente muscolose.
I robot si fecero da parte per lasciarlo passare, e l’uomo avanzo arrestandosi in mezzo a loro.
Quindi parlo, con una voce chiara e gradevole, e le sue parole, sebbene un po’ antiquate, erano in Galattico Standard, facilmente comprensibili.
— Salute, vagabondi dello spazio — esordi. — Che abbisognavate dai miei robot?
6
Trevize non ebbe una reazione brillante. Disse scioccamente: — Parlate il Galattico?
Il Solariano sorrise torvo. — E perche mai non dovrei, giacche non sono muto?
— Ma… questi? — Trevize indico i robot.
— Questi sono robot: parlano la nostra lingua, come io la parlo. Ma io sono Solariano e sento le comunicazioni iperspaziali dei mondi esterni, ed in tal modo ho appreso il vostro modo di parlare, come i miei predecessori. I miei predecessori hanno lasciato descrizioni della lingua, eppure di continuo sento parole nuove ed espressioni che cambiano di anno in anno… dal che si direbbe che voi Coloni siate capaci di colonizzare nuovi mondi, ma non di fissare e render stabili le parole. Perche ti sorprende la mia comprensione della tua lingua?
— Non avrei dovuto mostrarmi sorpreso — disse Trevize. — Mi scuso. Solo che, dopo aver parlato coi robot, non mi aspettavo di sentir parlare il Galattico su questo mondo.
Studio il Solariano. Indossava una veste bianca leggera, che li penzolava abbondante sulle spalle, con ampie aperture per braccia. Era aperta sul davanti, lasciando intravedere il torso nudo ed un perizoma sottostante: fatta eccezione per un paio di sandali, non portava altro.
Trevize si rese conto di non poter stabilire se l’abitante di Solaria fosse maschio o femmina: il petto era certamente maschile, ma glabro, ed il perizoma non mostrava alcun rigonfiamento.
Si rivolse a Bliss, sottovoce. — Potrebbe trattarsi di un altro robot, un essere artificiale dalle sembianze identiche a…
Muovendo impercettibilmente le labbra, la ragazza rispose: — La sua mente e quella di essere umano, non un robot.
Il Solariano disse: — Ancora non avete risposto alla mia precedente domanda. Scusero la mancanza attribuendola alla vostra sorpresa. Ora vi rivolgero la domanda di nuovo, e non dovete piu astenervi dal rispondere… Che abbisognavate dai miei robot?
Trevize disse: — Siamo viaggiatori in cerca di informazioni che ci consentano di arrivare a destinazione. Abbiamo chiesto ai robot di darci le informazioni necessarie, ma loro non hanno saputo risponderci.
— Quali informazioni vi occorrono? Puo essere che io possa aiutarvi.
— Ci occorre sapere la posizione della Terra: siete in grado di indicarcela?
Il Solariano inarco le sopracciglia. — Avrei pensato di essere io l’oggetto primario della vostra curiosita. Vi forniro l’informazione, pur se non mi e stata richiesta. Sono Sarton Bander, e voi vi trovate all’interno della tenuta Bander, che si estende in ogni direzione a perdita d’occhio e ben oltre. Non posso dire che siate i benvenuti, dacche venendo qui voi avete commesso una violazione. Siete i primi Coloni scesi su Solaria da migliaia d’anni in qua e, come ho teste appurato, siete venuti qui soltanto per scoprire la miglior via per raggiungere un altro mondo: un tempo, Coloni, voi e la vostra nave sareste stati distrutti senza preavviso.
— Un modo barbaro di trattare persone che non abbiano intenzioni ostili e non facciano alcun male — osservo cauto Trevize.
— Ne convengo, ma quando i membri di una societa in espansione mettono piede su un mondo inoffensivo e statico, il semplice contatto e potenzialmente assai dannoso e pericoloso. Quando temevamo quel pericolo, eravamo pronti a distruggere all’istante chiunque si avvicinasse. Dacche non abbiamo piu motivo di temere, come vedete voi stessi, siamo disposti a parlare.
Trevize disse: — Apprezzo le informazioni che ci avete dato con tanta generosita, ma noto che non avete risposto alla mia domanda precedente. La ripetero… Sapreste indicarci la posizione del pianeta Terra?
— Dicendo Terra, suppongo ti riferisca al mondo su cui ebbero origine la specie umana e le varie specie di piante e animali. — Il Solariano fece un ampio gesto aggraziato con la mano, quasi ad abbracciare l’intero ambiente circostante.
— Esattamente, signore.
Una strana espressione di ripugnanza guizzo sul volto del Solariano. — Per favore, chiamatemi semplicemente Bander, se proprio dovete usare un appellativo. Non rivolgetevi a me con parole che contengano un genere. Non sono ne maschio ne femmina: sono completo.
Trevize annui (non si era sbagliato). — Come vuoi, Bander. Allora, dove si trova la Terra, il pianeta d’origine di noi tutti?
— Non lo so, ne desidero saperlo. E se lo sapessi, o se riuscissi a scoprirlo, non ne trarreste vantaggio alcuno, poiche la Terra non esiste piu in quanto mondo… Ah — Bander allargo le braccia — il sole e piacevole. Non vengo spesso in superficie, e mai quando il sole non si mostri. I miei robot si sono fatti incontro a voi finche il sole era celato dalle nubi: io li ho seguiti solo quando il cielo si e schiarito.
— Perche la Terra non esiste piu come mondo? — insiste Trevize, preparandosi a sentire di nuovo la storia della radioattivita.
Ma Bander ignoro la domanda, o meglio la accantono con noncuranza. — E una storia troppo lunga… Mi hai detto che non siete venuti con intenzioni ostili.
— Certo.
— Allora a che scopo sei armato?
— Una semplice precauzione: non sapevo cosa avrei potuto incontrare su questo pianeta.
— Non ha importanza: le tue piccole armi non costituiscono alcun pericolo per me. Tuttavia sono curioso.