piacere che accompagnava la fecondazione biologica. Conseguentemente si creava un attaccamento emotivo perverso, e la liberta svaniva. Capite che questa situazione doveva essere modificata?
Trevize disse: — No, Bander, perche la nostra concezione di liberta e diversa dalla vostra.
— Perche non sapete cosa sia davvero la liberta. Avete sempre vissuto in moltitudini, e non conoscete che un sistema di vita… piegarvi in tutto e per tutto alla volonta altrui, o, cosa altrettanto abietta, lottare costantemente per piegare gli altri alla vostra volonta. Dov’e la liberta in questo caso? La liberta ha un unico significato… vivere come si desideri! Fare esattamente tutto cio che si desideri.
«Poi giunse un’epoca in cui gli abitanti della Terra iniziarono di nuovo a sciamare, un’epoca in cui le loro moltitudini soffocanti tornarono a riversarsi nello spazio. Gli altri Spaziali, che non si ammassavano come i Terrestri, ma che si ammassavano comunque in misura minore, cercarono di competere con loro.
«Noi Solariani non lo facemmo, prevedendo il fallimento inevitabile di tale iniziativa. Ci trasferimmo invece sottoterra, interrompendo ogni contatto col resto della Galassia. Eravamo decisi a rimanere noi stessi a tutti i costi. Creammo robot ed armamenti adatti a proteggere la nostra superficie apparentemente deserta, ed i nostri dispositivi funzionarono a meraviglia. Vennero delle navi, furono distrutte, e cessarono di importunarci. Il pianeta venne considerato abbandonato, e fu dimenticato, come speravamo.
«E nel frattempo, sottoterra, noi lavoravamo per risolvere i nostri problemi. Modificammo i nostri geni con cautela, delicatamente. Ci furono degli insuccessi, ma anche alcuni successi, che noi sfruttammo a dovere. Impiegammo molti secoli, pero infine diventammo esseri umani completi, che inglobassero in un unico corpo le caratteristiche maschili e quelle femminili, capaci di procurarci il piacere totale a nostro piacimento, e di produrre, volendo, uova fecondate da affidare alla competenza robotica per la loro maturazione.
— Ermafroditi — disse Pelorat.
— E cosi che si dice nella vostra lingua? — chiese Bander indifferente. — Non ho mai sentito questa parola.
— L’ermafroditismo porta all’arresto totale dell’evoluzione — disse Trevize. — Ogni figlio e il duplicato genetico del genitore ermafrodita.
— Via — sbotto Bander — presentate l’evoluzione come un fenomeno affidato al caso. Siamo in grado di progettare i nostri bambini se lo desideriamo. Possiamo cambiare e regolare i geni, ed occasionalmente lo facciamo… Ma siamo ormai giunti alla mia residenza. Entriamo, il giorno avanza: il sole sta gia cessando di diffondere un calore adeguato, e saremo piu a nostro agio al coperto.
Superarono una porta che era priva di qualsiasi serratura ma che si apri al loro arrivo e si richiuse alle loro spalle non appena furono passati. Non c’erano finestre, ma la stanza cavernosa in cui sbucarono aveva le pareti che sprigionavano una luminosita vivida. Il pavimento sembrava spoglio, pero era soffice ed elastico. In ognuno dei quattro angoli della stanza, c’era un robot immobile.
— Quella parete — spiego Bander indicando la parete di fronte alla porta (una parete identica alle altre, a prima vista) — E il mio schermo visivo. Il mondo si apre dinanzi a me mediante quello schermo, ma lo schermo non limita in alcun modo la mia liberta dacche non posso essere costretto ad usarlo.
Trevize disse: — E tu non puoi costringere un altro a usare il suo schermo se vuoi vederlo… e viceversa.
— Costringere? — fece Bander sprezzante. — Ognuno faccia cio che preferisce, a patto che io possa fare altrettanto.
C’era una sedia nella stanza, posta davanti allo schermo, e Bander si sedette.
Trevize si guardo attorno, quasi si aspettasse che dal pavimento uscissero altre sedie. — Possiamo sedere anche noi?
— Se volete — rispose Bander.
Bliss, sorridendo, si accovaccio sul pavimento. Pelorat si sistemo accanto a lei. Trevize si ostino a restare in piedi.
Bliss disse: — Senti, Bander, quanti esseri umani vivono su questo pianeta?
— Devi dire “Solariani”, semi-umana Bliss. L’espressione “esseri umani” e inquinata dal fatto che i semi- umani si definiscono tali. Noi potremmo chiamarci “umani completi”, ma manca di scorrevolezza. Solariani e il termine adatto.
— Allora, quanti Solariani vivono su questo pianeta?
— Non lo so di preciso. Noi non ci contiamo… milleduecento, forse.
— Solo milleduecento sull’intero pianeta?
— Ben milleduecento. Ecco che considerate di nuovo il numero, mentre noi ci basiamo sulla qualita… Ed il concetto di liberta continua a sfuggirvi. Se un altro Solariano potesse contrastare la mia supremazia assoluta su qualsiasi parte della mia terra, sui miei robot, o su qualsiasi creatura vivente od oggetto inanimato di mia proprieta, ecco che la mia liberta ne risulterebbe limitata. Giacche esistono altri Solariani, bisogna contenere il piu possibile la limitazione della liberta allontanando il piu possibile i Solariani, cosi che i contatti diventino in pratica inesistenti. Solaria accoglie milleduecento Solariani che vivono in condizioni quasi ideali. Aumentando il numero, la liberta ne risentirebbe concretamente, con conseguenze insostenibili.
— Il che significa che ogni nascita debba essere programmata in maniera tale da bilanciare il numero delle morti — intervenne d’un tratto Pelorat.
— Certamente. Ed immagino che la regola valga per tutti i mondi con una popolazione stabile… persino per il vostro mondo, forse.
— E dal momento che probabilmente si verificano pochi decessi, ci saranno, immagino, pochi bambini.
— Pochi davvero.
Pelorat annui in silenzio.
Trevize disse: — Mi interessa sapere come hai fatto a far volare le mie armi: non l’hai ancora spiegato.
— Ti ho proposto come spiegazione stregoneria o la magia. Ti rifiuti di accettare una spiegazione simile?
— Certo che mi rifiuto, per chi mi prendi?
— In tal caso, crederesti alla conservazione dell’energia ed all’aumento inevitabile dell’entropia?
— Certo. E credo anche che in ventimila anni non siate riusciti a cambiarle o a modificarle di un micron.
— Infatti non l’abbiamo fatto, semi-persona. Ma rifletti… All’esterno c’e la luce solare. — Bander compi un gesto stranamente aggraziato, quasi volesse creare la luce del sole tutt’intorno. — E c’e l’ombra. C’e piu caldo al sole che all’ombra ed il calore fluisce spontaneamente dall’area illuminata all’area in ombra.
— Non mi stai dicendo nulla di nuovo — osservo Trevize. — Lo so perfettamente.
— Forse proprio perche lo sai cosi bene non ti soffermi piu a considerare il fenomeno… E di notte, la superficie di Solaria e piu calda degli oggetti che si trovino oltre la sua atmosfera, e dunque il calore fluisce spontaneamente dalla superficie planetaria nello spazio esterno.
— So anche questo.
— E sia di giorno che di notte, l’interno del pianeta e piu caldo della superficie. Pertanto, il calore fluisce spontaneamente dall’interno alla superficie. Immagino che tu sappia anche questo.
— Ed in conclusione, Bander?
— Il flusso del calore tra due zone a temperatura diversa, che deve avvenire per la seconda legge della termodinamica, puo essere sfruttato per compiere dei lavori.
— In teoria, si. Ma la luce solare e diluita, il calore della superficie planetaria e ancor piu diluito, e il calore proveniente dall’interno ha una concentrazione ancor piu bassa: la percentuale di flusso termico utilizzabile probabilmente non sarebbe sufficiente a sollevare un sasso.
— Dipende dall’apparecchiatura usata — disse Bander. — Il nostro congegno e stato perfezionato in un arco di tempo di migliaia d’anni, e trattasi nientemeno che di una parte del nostro cervello.
Bander sollevo i capelli ai lati della testa, mostrando la parte di cranio dietro le orecchie. Si giro ora da un lato ora dall’altro, e dietro le orecchie si notavano due rigonfiamenti che avevano la forma e le dimensioni di un uovo.
— E questa parte del mio cervello, che a voi manca, a segnare la differenza fondamentale tra un Solariano e voi.