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La voce di Bliss lo riporto al presente. — Be’, Trevize, perche volevi vedermi?… Qualcosa che non va?

Trevize alzo lo sguardo e, per un attimo, gli riusci difficile scacciare il suo stato d’animo. Fissando la ragazza, rispose: — No, no. E tutto a posto… Stavo… stavo solo riflettendo. Di tanto in tanto, anch’io mi ritrovo a pensare.

Si rendeva conto, e questo gli causava un certo disagio che Bliss fosse in grado di leggere i suoi sentimenti. D’accordo, Bliss gli aveva garantito di non sbirciargli nella mente… ma non sapeva fino a che punto fidarsi della sua parola.

Comunque, Bliss parve accettare la risposta di Trevize. Disse: — Pelorat e con Fallom, gli sta insegnando espressioni in galattico. Sembra che il bambino mangi quello che mangiamo noi senza eccessive obiezioni… Ma, perche volevi vedermi?

— Be’… non stiamo qui — fece Trevize. — Per ora il computer non ha bisogno di me. Se vuoi seguirmi in camera mia, puoi sederti sul letto, ed io sulla sedia. O viceversa se preferisci.

— Non ha importanza. — Si spostarono nella camera di Trevize. Bliss lo osservo. — Non sembri piu furioso.

— Stai controllando la mia mente?

— Nemmeno per sogno: sto controllando la tua faccia.

— Non sono furioso. Di tanto in tanto, perdo la pazienza per un attimo, ma questo non significa che mi infurii. Comunque, se non ti dispiace, avrei delle domande da farti.

Bliss si accomodo sul letto, stando ben eretta, con una espressione solenne negli occhi castano scuro. I capelli neri che le scendevano fin sulle spalle erano acconciati con cura. Teneva le mani sottili sulle ginocchia, disinvolta; ed era circondata da un lieve alone di profumo.

Trevize sorrise. — Ti sei agghindata, vedo… Probabilmente pensi che non mi mettero a sbraitare di fronte ad una bella ragazza.

— Puoi sbraitare a tuo piacimento, se credi che possa farti sentire meglio: basta che non gridi con Fallom.

— Non ne ho alcuna intenzione. Anzi, nemmeno con te intendo gridare. Non abbiamo deciso che siamo amici?

— Gaia ha sempre avuto sentimenti di amicizia nei tuoi confronti, Trevize. Solo sentimenti di amicizia.

— Non sto parlando di Gaia. Lo so che fai parte di Gaia, e che sei Gaia. Eppure in un certo senso conservi anche una tua identita individuale. Ecco, ora mi sto rivolgendo all’individuo singolo che e in te. Mi sto rivolgendo a qualcuno di nome Bliss… riferendomi il meno possibile a Gaia… Non abbiamo deciso che siamo amici, Bliss.

— Si, Trevize.

— Allora, come mai su Solaria, quando siamo usciti dalla residenza ed abbiamo raggiunto la nave, hai aspettato tanto prima di affrontare i robot? Sono stato umiliato, mi e stato fatto del male, eppure tu non sei intervenuta. Sapevi che da un istante all’altro sarebbero potuti arrivare altri robot, e che avrebbero potuto sopraffarci numericamente, eppure non hai fatto nulla.

Bliss lo fisso seria, e rispose in tono esplicativo piuttosto che difensivo. — Stavo facendo qualcosa, invece, Trevize. Stavo studiando le menti dei Robot Guardiani, cercando di scoprire il modo in cui controllarle.

— Si, lo so. Almeno, tu stessa mi hai detto che stessi studiando le loro menti, allora. Solo, non capisco lo scopo… Perche volevi cercare di controllare le loro menti, dal momento che eri in grado di distruggerle… cosa che in seguito hai fatto?

— Credi che sia semplice distruggere un essere intelligente?

Trevize arriccio le labbra in un’espressione disgustata. — Via, Bliss… Un essere intelligente? Era solo un robot!

— Solo un robot? — Bliss si infervoro leggermente. — La solita giustificazione… Solo. Solo! Perche Bander avrebbe dovuto esitare ad ucciderci? Eravamo solo esseri umani privi di lobi trasduttori… Perche esitare ad abbandonare Fallom al suo destino? Era solo un Solariano, un esemplare immaturo, per giunta. Se si comincia a ragionare in questo modo quando ci si vuole sbarazzare di qualcuno, allora si puo distruggere facilmente tutto quello che si desideri. Perche c’e sempre qualcosa di classificabile con un comodo «e solo questo, o e solo quello».

Trevize ribatte: — Non esagerare o si arriva si a conclusioni assurde. La mia era un’affermazione perfettamente legittima: quel robot era solo un robot, non puoi negarlo. Non era un essere umano, non era intelligente, non nel senso umano del termine: era una macchina, un’imitazione artificiale dell’intelligenza.

— E facile parlare cosi quando non si sappia nulla di certe cose. Io sono Gaia. D’accordo, sono anche Bliss… pero sono Gaia. Sono un mondo che giudica ogni suo atomo prezioso ed importante, che giudica ancor piu importante ogni agglomerato organizzato in atomi. Io/noi/Gaia esitiamo parecchio quando si tratta di disgregare un organismo, anche se siamo sempre felici di trasformarlo in qualcosa di ancor piu complesso, a patto che questa trasformazione non abbia ripercussioni dannose sulla totalita.

«La piu elevata forma di organizzazione che conosciamo produce l’intelligenza, e per arrivare a distruggere l’intelligenza devono esistere motivi validissimi… Non importa se questa intelligenza sia meccanica o biochimica… Anzi… il Robot Guardiano rappresentava un tipo di intelligenza che io/noi/Gaia non avevamo mai incontrato. Era bellissimo studiarla. Distruggerla era inconcepibile… se non in caso di emergenza assoluta.

Trevize replico asciutto: — C’erano in gioco tre intelligenze piu grandi… la tua; quella di Pelorat, l’uomo che ami; e, se non ti dispiace, la mia.

— Quattro! Continui a tralasciare Fallom… Non erano ancora in pericolo, comunque. Ascolta… Immagina di trovarti di fronte ad un dipinto, ad un grande capolavoro artistico, e che l’esistenza di questo dipinto significhi morte certa per te. Basta che tu prenda un pennello e che imbratti il dipinto con degli scarabocchi a caso, per distruggerlo definitivamente ed essere salvo… Ma immagina invece di studiare il dipinto attentamente, di aggiungere una sfumatura di colore in un punto, una macchiolina in un altro punto, di raschiare via un po’ di colore in un terzo punto e via dicendo… In questo modo modificherai il dipinto, abbastanza da sfuggire alla morte, ed eviterai di distruggere un capolavoro. Naturalmente, i ritocchi richiederanno un’attenzione minuziosa, un dispendio di tempo, pero disponendo del tempo necessario, cercherai di salvare il dipinto oltre alla tua vita.

— Puo darsi — disse Trevize. — Comunque, alla fine tu hai distrutto il dipinto irrimediabilmente. Il pennello ha spazzato via qualsiasi sfumatura cromatica, qualsiasi forma… E sei intervenuta all’istante quando a rischiare era quel piccolo ermafrodita, mentre di fronte alla situazione di pericolo di noi tre non avevi mosso un dito.

— Noi Esterni non eravamo in pericolo immediato, mentre a mio avviso per Fallom la situazione era ben diversa. Dovevo scegliere tra il Robot Guardiano e Fallom, e non avendo tempo da perdere ho scelto per forza Fallom.

— E di questo che si e trattato, Bliss? Di un rapido calcolo con cui hai soppesato due menti, di un rapido giudizio per stabilire quale fosse piu complessa e di maggior valore?

— Si.

— E se ti dicessi che avevi di fronte solo un bambino, un bambino minacciato di morte? Puo darsi che tu abbia provato un istinto materno improvviso, e che abbia salvato Fallom per questo, mettendo da parte tutti i calcoli che avevi fatto fino a un attimo prima quando in gioco c’erano solo tre vite adulte.

Bliss arrossi leggermente. — E possibile che il mio intervento sia stato influenzato da un sentimento simile, ma non e il caso di usare quel tono beffardo: era un intervento guidato anche da considerazioni razionali.

— Davvero? Se hai esaminato il problema razionalmente, forse avresti potuto tener presente che il bambino andava incontro ad un destino comune e inevitabile nella sua societa. Chissa quante migliaia di bambini sono stati eliminati per mantenere la popolazione entro il limite che i Solariani ritengono ottimale per il loro mondo?

— Non e cosi semplice, Trevize. Il bambino sarebbe stato ucciso perche era troppo giovane per essere un Successore, ed era troppo giovane perche aveva un genitore morto prematuramente, morto prematuramente in quanto ucciso da me.

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