prima.

Pelorat lo chiamo sottovoce: — Golan, posso…

Trevize agito il braccio perentoriamente. — Non ora, Janov. Per favore!

Si accorse di avere della lanugine verde nelle pieghe del guanto sinistro. Doveva aver raccolto quel muschio dietro il visore, schiacciandolo. Il guanto sembrava lievemente umido, ma asciugo subito e la macchia verdastra divento marrone.

Trevize rivolse la propria attenzione al cavo, fissando l’estremita staccata. Si, c’erano due forellini: si potevano inserire dei fili, li.

Si sedette sul pavimento, aprendo l’alimentatore della frusta neuronica. Depolarizzo uno dei fili e lo stacco. Poi, lentamente, lo infilo in un foro, e spinse finche il filo si fermo. Quando provo a staccarlo con deboli strattoni, il filo non si mosse, sembrava bloccato. Allora depolarizzo l’altro filo e lo inseri nella seconda apertura. In questo modo, teoricamente, il circuito si sarebbe chiuso, fornendo l’energia al visore.

— Janov, avrai maneggiato videolibri di ogni tipo, immagino. Vedi se riesci ad inserire quello nel visore.

— E proprio necessario…?

— Per favore, Janov, basta con le domande inutili. Non abbiamo molto tempo. Non voglio essere costretto ad aspettare che sia notte fonda e che questo edificio si raffreddi abbastanza da consentirci di tornare.

— Credo che vada inserito qui, Golan, ma…

— Bene — disse Trevize. — Se e una storia del volo spaziale, dovra iniziare con la Terra, dato che il volo spaziale e stato inventato la. Forza, vediamo se funziona questo aggeggio.

Pelorat, con cura un po’ eccessiva, inseri il videolibro nell’ovvia feritoia e comincio a studiare i contrassegni dei vari controlli.

Mentre aspettava, Trevize parlo, sottovoce, in parte per scaricare la tensione. — Probabilmente anche su questo mondo ci saranno dei robot, sparsi qui e la, apparentemente ancora funzionanti in questo ambiente di vuoto quasi assoluto. Il problema e che i loro alimentatori saranno scarichi da chissa quanto… ed anche se venissero ricaricati, come reagiranno i loro cervelli? Le leve e gli ingranaggi possono resistere ai millenni… ma i microinterruttori e gli altri congegni subatomici che hanno senza dubbio nel cervello? Quelli si saranno deteriorati per forza, ma anche se non si fossero deteriorati, cosa possono sapere i robot riguardo la Terra ? Cosa…

— Il visore funziona, vecchio mio — annuncio Pelorat.

Nella penombra, lo schermo del visore comincio ad illuminarsi in modo tremulo, debolmente. Trevize alzo un po’ il livello di erogazione della frusta neuronica, e la luminosita aumento, mentre qualche macchia confusa scorreva sullo schermo.

— Va messo a fuoco — disse Trevize.

— Lo so — annui Pelorat. — Ma non riesco a regolarlo meglio di cosi. Il videolibro deve essersi consumato.

Adesso le ombre scorrevano rapide, e di tanto in tanto sembrava che apparissero dei brani scritti. Poi all’improvviso, dopo un attimo di chiarezza, tutto torno a confondersi.

— Torna indietro e blocca, Janov.

Pelorat stava gia provando. Ando indietro, individuo il punto interessante, fece avanzare il videolibro, e finalmente riusci a fermare l’immagine.

Smanioso, Trevize cerco di leggere, ma dovette rinunciare, e disse frustrato: — Riesci a capire, tu, Janov?

— Non completamente — rispose Pelorat, stringendo le palpebre. Riguarda Aurora, mi pare… Parla della prima spedizione iperspaziale… il “primo espandimento”, dice.

Prosegui, e le immagini si annebbiarono e si sfocarono di nuovo. Infine disse: — Tutti i frammenti che riesco a decifrare parlano dei mondi Spaziali, Golan… Pare che non ci sia nulla sulla Terra.

Il tono amareggiato, Trevize disse: — No, logico. Anche su questo mondo, come su Trantor, e stato cancellato tutto. Spegni questo aggeggio.

— Ma non ha importanza… — fece Pelorat, spegnendo.

— Perche possiamo provare in altre biblioteche? No, anche la non troveremo nulla. Le informazioni sono state cancellate, ovunque. Sai… — Trevize stava guardando l’amico mentre parlava, e adesso lo fisso con un misto di orrore e ripugnanza. — Cos’ha la tua visiera? — chiese.

12

Automaticamente, Pelorat porto la mano guantata alla visiera, poi la stacco e guardo.

— Cos’e — disse perplesso. Quindi guardo Trevize e continuo con voce stridula: — Anche la tua visiera ha qualcosa di strano, Golan.

Trevize si guardo attorno un istante, come se cercasse uno specchio. Ma non ce n’erano, ed in ogni caso avrebbe avuto bisogno di una luce. Mormoro: — Vieni al sole.

Trascino Pelorat nel raggio luminoso che penetrava dalla finestra piu vicina. Nonostante l’effetto isolante della tuta spaziale, sentiva il calore del sole sulla schiena.

— Guarda verso il sole, Janov, e chiudi gli occhi.

Capi subito cosa avesse di strano la visiera del casco: c’era del muschio che cresceva rigogliosamente nel punto in cui il vetro della visiera incontrava il tessuto metallizzato della tuta. La visiera era orlata di lanugine verde, e Trevize si rese conto che anche la sua doveva essere in condizioni identiche.

Passo un dito sul muschio che aderiva alla visiera di Pelorat. Una parte si stacco, macchiandogli il guanto. E mentre Trevize osservava, il muschio che luccicava nel riflesso del sole sembro irrigidirsi e essiccarsi. Trevize provo ancora, e questa volta il muschio si sbriciolo, staccandosi: stava diventando marrone.

Trevize strofino bene i bordi della visiera di Pelorat. — Adesso pulisci la mia, Janov — disse. E poco dopo: — Tolto tutto? Bene, anche la tua visiera e a posto… Andiamo: non ci resta altro da fare qui.

Il calore del sole era fastidioso nella citta deserta e senz’aria. Gli edifici di pietra scintillavano, in modo quasi doloroso. Trevize tenne gli occhi socchiusi, e cerco se possibile di costeggiare il lato in ombra delle strade. Si fermo di fronte ad una crepa nella facciata di una costruzione, una crepa abbastanza ampia da permettergli di infilare un dito. Quando ebbe ritratto il dito, lo guardo e mormoro: — Muschio. — E deliberatamente si porto al sole e alzo la mano per un po’.

Disse: — E l’anidride carbonica il passaggio obbligato. Cresce dove trova l’anidride carbonica… ed in pratica la puo trovare in mille posti… Sai, noi siamo un’ottima fonte di anidride carbonica, probabilmente la piu ricca su questo mondo quasi morto… ed e probabile che delle tracce di questo gas filtrino attraverso i bordi delle visiere.

— Cosi il muschio cresce li attorno.

— Si.

Il tragitto di ritorno alla nave sembro molto piu lungo, e naturalmente piu caldo, di quello d’andata. La nave era ancora all’ombra, comunque, quando la raggiunsero. Per fortuna, atterrando, Trevize aveva azzeccato i calcoli, almeno riguardo quel particolare.

— Guarda! — esclamo subito Pelorat.

Trevize annui: i bordi del portello erano striati di muschio.

— Altra perdita? — fece Pelorat.

— Certo. Quantitativamente insignificante, ma questo muschio individua anche la piu piccola perdita di anidride carbonica. Le sue spore devono essere dappertutto, e se trovano qualche molecola di anidride carbonica attecchiscono subito. — Trevize regolo la lunghezza d’onda della radio, mettendosi in contatto con la nave. — Bliss, mi senti?

La voce della ragazza risuono in entrambi i caschi. — Si. Pronti ad entrare? Avete avuto fortuna?

— Siamo qui fuori, ma non aprire il portello.

— Perche?

— Bliss, fai come ti dico, d’accordo? Discuteremo dopo.

Trevize estrasse il disintegratore, ne abbasso l’intensita fino al minimo, e lo fisso incerto. Non l’aveva mai

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