talmente preso da quello che facevi…

— Che risposta abbiamo? Di che stai parlando?

— Della Terra: adesso conosciamo la posizione della Terra, credo.

Parte sesta

Alpha

16. Il centro dei Mondi

1

Trevize fisso a lungo Pelorat, con un’espressione di netta contrarieta. Poi disse: — Hai visto qualcosa che io non ho visto, e non me ne hai parlato?

— No — rispose docilmente Pelorat. — L’hai vista anche tu, e come ti ripeto ho cercato di spiegarti… Ma non eri dell’umore giusto per ascoltarmi.

— Be’, riprova.

Bliss sbotto: — Non fare il prepotente con lui, Trevize.

— Non sto facendo il prepotente. Sto solo chiedendo informazioni… E tu non trattarlo da bambino.

— Per favore, smettetela di parlare tra voi e ascoltate me — intervenne Pelorat. — Ricordi, Golan, che abbiamo parlato dei primi tentativi di scoprire l’origine del genere umano? Del Progetto Yariff? Sai, quel sistema in cui si cercava di stabilire il periodo di colonizzazione di vari pianeti partendo dal presupposto che prendendo come centro il punto di origine i pianeti avrebbero dovuto essere colonizzati con un’espansione avvenuta uniformemente in tutte le direzioni… cosi spostandosi dai pianeti piu recenti a quelli piu vecchi ci si dovrebbe avvicinare appunto al mondo d’origine da qualsiasi direzione…

Trevize annui. — E ricordo che quel sistema non funziono perche le date di colonizzazione non erano affidabili.

— Esatto, vecchio mio. Pero i mondi di cui si occupava Yariff facevano parte della seconda ondata espansionistica della razza umana. A quell’epoca il viaggio iperspaziale era gia molto perfezionato, e la colonizzazione deve essersi sviluppata in modo scomposto, frammentario. Non era difficile compiere grandi balzi e coprire distanze enormi, e la colonizzazione non ha seguito necessariamente un criterio di simmetria radiale verso l’esterno. Questo fatto sicuramente ha acuito il problema della scarsa affidabilita delle date di colonizzazione.

«Ma pensa un attimo ai Mondi Spaziali, Golan. Appartenevano alla prima ondata, quelli. Allora il viaggio iperspaziale era ancora agli inizi, e probabilmente non ci si spostava per tratti smisurati. Mentre milioni di mondi sono stati colonizzati, forse in modo caotico, durante la seconda fase di espansione, durante la prima ne sono stati colonizzati appena cinquanta, probabilmente in modo ordinato. Mentre i milioni di mondi della seconda ondata sono stati colonizzati lungo un arco di tempo di ventimila anni, i cinquanta mondi della prima ondata sono stati colonizzati in un arco di pochi secoli… quasi contemporaneamente, al confronto. Quei cinquanta mondi, presi assieme, dovrebbero formare grosso modo una sfera simmetrica attorno al pianeta d’origine.

«Abbiamo le coordinate dei cinquanta mondi. Le hai fotografate dalla statua, ricordi? L’entita che sta distruggendo le informazioni riguardanti la Terra, sia essa una cosa o una persona, si e lasciata sfuggire quelle coordinate, o non ha pensato che potessero fornirci l’informazione desiderata. Adesso, Golan, basta che tu corregga le coordinate in base agli ultimi ventimila anni di spostamenti stellari, poi troverai il centro della sfera. Dovresti arrivare abbastanza vicino al sole della Terra, od almeno dove fosse ventimila anni fa.

Trevize, che aveva seguito il monologo di Pelorat a bocca aperta, impiego alcuni attimi a scuotersi. — Ah… perche non ci ho pensato? — sbotto.

— Ho provato a dirtelo quando eravamo su Melpomenia.

— Certo. Scusa se non ti ho dato ascolto, Janov. Il fatto e che non mi e venuto in mente…

Trevize si blocco imbarazzato e Pelorat ridacchio. — Che potessi avere qualcosa di importante da dire… Gia, in circostanze normali avresti avuto ragione, pero tieni presente che quello era il mio campo. Comunque, in generale, sei pienamente giustificato se decidi di non ascoltarmi.

— Non e vero, Janov. Mi sento uno sciocco, e me lo merito: ti chiedo ancora scusa… Ed adesso corro al computer.

Trevize e Pelorat andarono nella sala comandi, e Pelorat come sempre rimase ad osservare con un misto di meraviglia e incredulita mentre l’amico posava le mani sulla scrivania e si trasformava quasi in un unico organismo uomo-macchina.

— Dovro ipotizzare alcune cose, Janov — spiego Trevize, lo sguardo vacuo per quella strana fusione col computer. — Che il primo numero sia una distanza in parsec, che gli altri due siano angoli in radianti… cioe in parole povere, che il primo numero indichi l’alto ed il basso, e che gli altri indichino destra e sinistra. E dovro presupporre che l’uso del piu e del meno nel caso degli angoli sia Galattico Standard, e che i tre zeri si riferiscano al sole di Melpomenia.

— Mi sembra che vada bene — annui Pelorat.

— Davvero? Ci sono sei modi in cui disporre i numeri, quattro modi di disporre i segni, le distanze possono essere espresse in anni-luce invece che in parsec, gli angoli in gradi invece che in radianti. Ci sono novantasei variazioni, come vedi. Inoltre, se le distanze sono in anni luce, non sappiamo la lunghezza dell’anno usato. E per finire, non sappiamo come abbiano misurato gli angoli… dall’equatore di Melpomenia in un caso, immagino… ma il loro meridiano fondamentale?

Pelorat corrugo la fronte. — Da come parli, sembra un’impresa senza speranza.

— No. Aurora e Solaria sono comprese nella lista, e so la loro posizione nello spazio. Usero le coordinate e vedro se riesco ad individuarle. Se finiro nel punto sbagliato, correggero le coordinate finche non mi daranno quello giusto, e sapro da quali presupposti sbagliati sono partito. Una volta stabiliti i presupposti esatti, potro cercare il centro della sfera.

— Con tutte queste combinazioni possibili, non sara un po’ complicato decidere cosa fare?

— Cosa? — fece Trevize, sempre piu assorto. Poi, quando Pelorat ripete la domanda, rispose: — Oh, be’, e probabile che le coordinate seguano il sistema Galattico Standard, ed al fatto che il meridiano fondamentale possa essere ignoto si puo rimediare. Questi sistemi per localizzare i punti nello spazio sono stati studiati molto tempo fa, e molti astronomi sono convinti che risalgano a prima del volo interstellare. Per certi versi gli esseri umani sono estremamente conservatori, e non cambiano quasi mai le convenzioni numeriche una volta abituatisi a quelle. Arrivano addirittura a scambiarle per leggi della natura, credo… Ed e un bene, perche se ogni mondo avesse unita di misura proprie e le cambiasse ogni secolo, penso proprio che il progresso scientifico si arresterebbe completamente.

Era evidente che stesse lavorando mentre parlava, perche le sue parole non erano fluide. E ad un certo punto mormoro: — Silenzio, adesso.

Corrugo la fronte concentrandosi allo spasimo, e solo parecchi minuti piu tardi si rilasso e ispiro a fondo. Sottovoce, annuncio: — Le misure sono valide: ho localizzato Aurora. Vedi?

Pelorat fisso il campo stellare, e la stella luminosissima quasi al centro. — Ne sei proprio sicuro?

— La mia opinione non conta: il computer ne e sicuro. In fin dei conti, siamo stati su Aurora. Abbiamo le sue caratteristiche… diametro, massa, luminosita, temperatura, dati spettrali, per non parlare poi della disposizione delle stelle vicine… Il computer dice che e Aurora.

— Allora possiamo fidarci della sua parola, immagino.

— Dobbiamo fidarci, credimi. Adesso regolero lo schermo, e il computer potra mettersi al lavoro. Ha le cinquanta serie di coordinate, e le usera una alla volta.

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