— Innanzitutto, sono curioso, e voglio osservare con comodo questo sistema binario — rispose Trevize. — E poi, voglio essere prudente. Come ho gia spiegato, da quando abbiamo lasciato Gaia, ci sono capitati solo fatti spiacevoli che invitano chiaramente alla prudenza.

Pelorat chiese: — Quale delle due e Alpha, Golan?

— Non ci perderemo, Janov. Il computer sa benissimo quale delle due sia Alpha, e lo sappiamo anche noi: e la piu calda e la piu gialla delle due, perche e la piu grande. Quella a destra ha un colore che tende all’arancione, un po’ come il sole di Aurora, se ricordi… Vedi?

— Si, adesso che me lo dici.

— Bene. Quella e la piu piccola… Qual e la seconda lettera di quell’alfabeto antico di cui parlavi?

Pelorat riflette un istante. — Beta.

— Allora quella arancione e Beta, quella giallo chiaro e Alpha… ed e la che siamo diretti.

17. Nuova Terra

6

— Quattro pianeti — mormoro Trevize. — Tutti piccoli, piu una scia di asteroidi. Nessun gigante gassoso.

— Qualcosa che non quadra? — si informo Pelorat.

— Non proprio: era prevedibile. Le binarie in orbita reciproca a breve distanza non possono avere pianeti in orbita attorno a se. Al massimo i pianeti possono ruotare attorno al centro di gravita delle due stelle, ma non dovrebbero essere abitabili data la distanza.

«D’altro canto, se le binarie sono sufficientemente lontane, possono esserci dei pianeti in orbita attorno a ciascuna stella, sempre che i pianeti siano abbastanza vicini all’una od all’altra. Stando ai dati del computer, queste due stelle hanno una distanza media di 3,5 miliardi di chilometri, e al periastro, il punto in cui sono piu vicine, hanno una distanza di 1,7 miliardi di chilometri. Un pianeta in orbita a meno di duecento milioni di chilometri da una delle due stelle si troverebbe in posizione stabile, pero non puo esserci nessun pianeta con un’orbita superiore… Quindi, niente giganti gassosi, dal momento che un gigante gassoso dovrebbe essere situato ad una distanza molto maggiore… Ma che importa? Tanto, i giganti gassosi non sono abitabili.

— Pero puo darsi che uno di quei pianeti lo sia.

— Solo il secondo. Se non altro, perche e abbastanza grande da avere un’atmosfera.

Si avvicinarono al secondo pianeta rapidamente, e lungo un arco di due giorni la sua immagine si dilato; dapprima ingrandendosi in modo misurato e maestoso. Poi, constatato che nessuna nave veniva a intercettarli, ad una velocita sempre crescente, quasi spaventosa.

La “Far Star” seguiva un’orbita provvisoria a un migliaio di chilometri dallo strato di nubi, quando Trevize commento arcigno: — Adesso capisco la presenza di quel punto interrogativo nella memoria del computer. Non c’e traccia di radiazioni… nessuna luce nell’emisfero notturno… niente onde radio.

— Lo strato di nubi sembra piuttosto spesso — fece notare Pelorat.

— Ma le onde radio dovrebbero attraversarlo.

Osservarono il pianeta che ruotava sotto di loro, un vortice maestoso di nuvole bianche che attraverso qualche squarcio lasciava intravedere lo sciabordio bluastro di un oceano.

Trevize disse: — La massa nuvolosa e piuttosto elevata per un mondo abitato. Dovrebbe essere un mondo abbastanza tetro… Quello che mi preoccupa maggiormente — aggiunse, mentre si tuffavano ancora una volta nell’ombra notturna — E che nessuna stazione spaziale si sia messa in contatto con noi.

— Com’e successo su Comporellen? — fece Pelorat.

— Come sarebbe successo su qualsiasi mondo abitato. Avrebbero dovuto fermarci per il solito controllo dei documenti, del carico e via dicendo.

Bliss intervenne: — Forse, per qualche motivo, non abbiamo sentito il loro messaggio.

— Il nostro computer avrebbe captato qualsiasi messaggio su qualsiasi frequenza. E poi, noi stessi abbiamo inviato dei segnali, ma non c’e stata la minima reazione. Scendere sotto lo strato di nubi senza mettersi in contatto con le autorita spaziali di un mondo non e un gesto molto cortese, ma non vedo che altro possiamo fare.

La “Far Star” rallento e si mantenne in quota incrementando la spinta antigravitazionale. Sbuco di nuovo sul lato diurno e rallento ulteriormente. Trevize, collegato al computer, trovo uno squarcio adeguato nello strato di nubi. La nave si abbasso, penetrandovi. Sotto di loro, mosso da una lieve brezza, si agitava l’oceano, parecchi chilometri piu in basso, striato di schiuma candida.

Abbandonarono l’area illuminata dal sole, portandosi sotto una volta nuvolosa. La distesa d’acqua sottostante divento subito grigia, e la temperatura scese sensibilmente.

Fallom, fissando lo schermo, parlo per alcuni istanti nella sua lingua ricca di consonanti, poi passo al galattico. — Cos’e quello che vediamo sotto?

— E un oceano — rispose Bliss, con voce carezzevole. — E una grande massa d’acqua.

— Perche non asciuga?

Bliss guardo Trevize, che rispose: — C’e troppa acqua perche possa asciugarsi.

Fallom gemette: — Non voglio tutta quell’acqua. Andiamo via. — E comincio a piagnucolare, mentre la “Far Star” attraversava un ammasso di nuvole temporalesche e lo schermo diventava una macchia lattiginosa striata di gocce di pioggia.

Le luci della sala comando si abbassarono e la nave prese a sobbalzare leggermente.

Trevize alzo lo sguardo sorpreso e grido: — Bliss, la tua cara Fallom e abbastanza adulta da saper usare la trasduzione. Sta servendosi dell’energia elettrica per cercare di manipolare i comandi. Fermala!

Bliss abbraccio Fallom e la strinse. — Va tutto bene, Fallom. Non c’e niente di cui aver paura: e solo un altro mondo, tutto qui. Ne esistono molti come questo.

Fallom si rilasso un po’ ma continuo a tremare.

Bliss si rivolse a Trevize. — Non ha mai visto un oceano, lei, e puo darsi che non sappia neppure cosa siano la pioggia e la nebbia. Non puoi essere un po’ comprensivo?

— No, non se manomette la nave. E un pericolo per tutti: portala di la e calmala.

Bliss annui.

Pelorat disse: — Vengo con te, Bliss.

— No, no, Pel. Resta qui: io calmo Fallom, e tu cerca di calmare Trevize. — Dopo di che Bliss usci.

— Non ho bisogno che qualcuno mi calmi — sbotto Trevize. — Mi spiace di aver perso il controllo, ma non possiamo permettere che una bambina giochi coi comandi, no?

— Certo che no — convenne Pelorat. — Ma Bliss e stata colta di sorpresa. Bliss e in grado di controllare Fallom… che tra l’altro si comporta molto bene se si considera che e stata strappata al suo mondo ed al suo robot e, volente o nolente, e stata gettata in una vita che non capisce.

— Lo so. Ma non sono stato io a volerla portare con noi: l’idea e stata di Bliss.

— Gia, ma Fallom sarebbe stata uccisa se non l’avessimo portata con noi.

— Be’… chiedero scusa a Bliss piu tardi. Ed anche alla bambina.

Ma Trevize era ancora cupo in viso, e Pelorat gli domando garbatamente: — Golan, vecchio mio, c’e qualcos’altro che ti preoccupa?

— L’oceano — rispose Trevize. Erano usciti ormai da un pezzo dal temporale, ma le nubi non accennavano a diminuire.

— Cos’ha che non va?

— Ce n’e troppo.

Pelorat sembro non capire, al che Trevize disse a bruciapelo: — Niente terra. Non abbiamo visto alcuna terra emersa. L’atmosfera e perfettamente normale, ossigeno ed azoto in percentuale giusta, dunque deve

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