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Non vi fu il tempo di approfondire: stavano arrivando altre persone. Decine di persone. Probabilmente, penso Trevize, quelle che non erano in mare o nei campi, e che non si trovavano troppo lontane. Per la maggior parte arrivarono a piedi, anche se si vedevano due veicoli da superficie… piuttosto antiquati e goffi.
Si, quella era una societa a basso livello tecnologico, eppure controllavano i fenomeni meteorologici.
Si sapeva che la tecnologia non procedesse necessariamente in modo compatto; che l’arretratezza in un settore non escludeva necessariamente un progresso considerevole in altri settori… certo pero che quell’esempio di sviluppo non uniforme era insolito.
Almeno meta delle persone che stavano osservando la nave erano anziane, uomini e donne; c’erano anche tre o quattro bambini. Per il resto, le donne erano in maggioranza rispetto agli uomini. E nessuno sembrava spaventato od incerto.
Trevize mormoro a Bliss: — Li stai influenzando? Sembrano… sereni.
— Non li sto influenzando affatto — rispose Bliss. — Non tocco mai le menti se proprio non devo… E Fallom che mi preoccupa.
Per quanto i nuovi venuti fossero pochi, per chiunque si fosse imbattuto nelle normali folle di curiosi che si trovavano su qualsiasi mondo della Galassia, per Fallom rappresentavano una moltitudine, dal momento che la bambina aveva addirittura stentato ad abituarsi alla presenza dei tre adulti a bordo della “Far Star”. Fallom aveva il respiro affannoso, gli occhi socchiusi, come se fosse in stato di shock.
Bliss l’accarezzava con gesti ritmici e delicati, mormorando una specie di nenia per calmarla, e sicuramente intervenendo anche con delicatezza infinita sulle sue fibrille mentali.
Fallom d’un tratto inspiro a fondo, ebbe quasi un sussulto violento, e si scosse. Drizzo la testa, guardo i presenti con un’aria non piu stranita come prima e infilo la testa sotto il braccio di Bliss.
Pelorat pareva in preda ad un timore reverenziale, ed il suo sguardo si spostava continuamente da un Alphano all’altro. Disse: — Golan, sono tutti diversi tra loro.
Anche Trevize l’aveva notato. C’era un campionario assortito di colori di carnagione e di capelli, compreso un tipo dai capelli rossi, gli occhi azzurri e le lentiggini. Alcuni adulti (almeno sembravano tali) erano bassi come Hiroko, un paio erano piu alti di Trevize. Un certo numero di maschi e di femmine avevano il taglio degli occhi uguale a quello di Hiroko, e Trevize rammento che sui popolosi pianeti commerciali del settore di Fili quegli occhi erano la caratteristica della popolazione, lui pero non era mai stato in quel settore.
Tutti gli Alphani non portavano nulla al di sopra della cintola, e i seni delle donne sembravano tutti piccoli. Era la particolarita fisica piu uniforme che Trevize potesse vedere.
Bliss disse all’improvviso: — Hiroko, la mia piccola non e abituata ai viaggi spaziali, e si ritrova a dover digerire troppe novita in una sola volta. Non sarebbe possibile farla sedere e magari mangiare qualcosa e bere?
Hiroko parve perplessa, e Pelorat le ripete la richiesta di Bliss nel galattico piu elaborato del periodo mediano dell’Impero.
Hiroko porto una mano alla bocca e si inginocchio con movimenti aggraziati. — Imploro da te perdono, stimata signora — disse. — Non ho considerato i bisogni di codesta bambina, ne i tuoi. La stranezza di questo evento mi ha troppo assorta. Vorresti tu… vorreste voi tutti, come visitatori ed ospiti, entrare nel refettorio per il pasto mattutino? Possiamo unirci a voi e fungere da vostri anfitrioni?
Bliss rispose lentamente, scandendo bene le parole, sperando che questo facilitasse la comprensione. — Siete davvero gentili. Pero sarebbe meglio che solo tu fungessi da anfitrione, per il bene della bambina che non e abituata a stare con molte persone.
Hiroko si alzo. — Sara fatto come da te richiesto.
Li guido tranquilla attraverso il prato, mentre gli altri Alphani sembravano soprattutto interessarsi agli abiti degli stranieri. Trevize si tolse la giacca e la porse a un uomo che gli si era accostato e l’aveva toccata con aria interrogativa.
— Ecco — disse Trevize — guardala bene, ma restituiscila. — Poi rivolto ad Hiroko: — Fai in modo che la riabbia indietro, Hiroko.
— Oh, di certo, ti sara ritornata, stimato signore — annui seria la giovane.
Trevize sorrise e prosegui. Si sentiva piu a proprio agio senza giacca in quella brezza carezzevole.
Non aveva visto armi addosso a chi lo attorniava, e constato con interesse che gli Alphani non mostravano alcun timore ne alcun disagio per le sue armi. Non sembravano nemmeno incuriositi. Forse non sapevano che quegli oggetti fossero armi. Da quanto aveva potuto osservare finora Trevize, Alpha aveva tutta l’aria di essere un mondo pacifico.
Una donna, portandosi di fronte a Bliss, si giro a esaminare meticolosamente la sua camicetta, quindi chiese: — Hai seni, stimata signora?
E, quasi fosse incapace di attendere una risposta, poso adagio una mano sul petto di Bliss.
Bliss sorrise. — Li ho, come hai appena scoperto. Forse non sono belli come i tuoi, ma non li nascondo per questo motivo: sul mio mondo e sconveniente ch’essi siano esibiti.
E soggiunse sottovoce rivolta a Pelorat: — Che te ne pare del mio Galattico Classico?
— Sei stata bravissima, Bliss.
La sala da pranzo era spaziosa, con lunghi tavoli ai quali su entrambi i lati erano fissate delle panche: chiaramente, gli Alphani consumavano pasti comunitari.
Trevize si sentiva un po’ in colpa. In seguito alla richiesta di Bliss, tutto quello spazio era stato destinato adesso ad appena cinque persone, e gli altri Alphani erano stati relegati all’esterno. Alcuni, pero, si erano fermati in prossimita delle finestre (che erano semplici aperture nelle pareti, prive di qualsiasi protezione) presumibilmente per osservare gli stranieri a tavola.
Involontariamente, Trevize si chiese cosa sarebbe successo in caso di pioggia. Sicuramente, la pioggia sarebbe arrivata solo in caso di necessita, e sarebbe stata una pioggia lieve, senza raffiche di vento, che sarebbe cessata non appena cessato il bisogno. Quindi non sarebbe mai arrivata all’improvviso, e gli Alphani non sarebbero stati impreparati…
La finestra di fronte a Trevize si affacciava sul mare, ed in lontananza, all’orizzonte, a Trevize sembro di scorgere un banco di nubi simile a quelli che oscuravano quasi del tutto il cielo ovunque, fatta eccezione per quel piccolo paradiso.
Il controllo meteorologico presentava dei vantaggi.
Furono serviti da una giovane che si muoveva in punta di piedi. Nessuno chiese agli ospiti cosa desiderassero; vennero serviti e basta. C’erano tre bicchieri… uno piccolo di latte, uno medio di succo d’uva, uno grande di acqua. Ogni commensale ricevette due uova in camicia con pezzettini di formaggio, e un piatto di pesce alla griglia e di patate arrosto accompagnate da foglie di lattuga.
Bliss guardo scoraggiata la quantita di cibo che aveva di fronte, non sapendo da dove iniziare. Fallom non aveva problemi del genere. Bevve avidamente il succo d’uva, quindi si lancio sul pesce e le patate. Stava per usare le dita, ma Bliss le porse un grosso cucchiaio con l’estremita a rebbio che fungeva anche da forchetta, e Fallom l’accetto.
Pelorat sorrise soddisfatto e si dedico subito alle sue uova.
Trevize lo imito, dicendo: — Tanto per ricordare che gusto abbiano le uova vere.
Hiroko, trascurando la propria colazione ed osservando deliziata con quanto appetito mangiassero gli ospiti (perche anche Bliss finalmente si era messa all’opera con lo stesso slancio dei compagni), infine chiese: — E di vostro gradimento?
— Tutto ottimo — annui Trevize, con voce un po’ soffocata. — Su quest’isola il cibo non scarseggia… O ci offrite un pasto cosi abbondante per cortesia?
Hiroko ascolto assorta ed evidentemente comprese il significato della domanda, in quanto rispose: — No, no, stimato signore. La nostra terra e generosa, il nostro mare ancor piu. Le nostre anatre danno uova, le nostre capre e latte e formaggio. E abbiamo i nostri grani. Ma, soprattutto, il nostro mare e colmo di innumerevoli varieta di pesci, in copiosissima quantita. L’intero Impero potrebbe mangiare alle nostre tavole e tuttavia non esaurire il nostro mare pescoso.