— Provero Bliss.
— E poi, alcuni Alphani suoneranno per noi della musica, in modo speciale. Sai cosa sia la musica? — Bliss comincio a canticchiare imitando come meglio potesse un brano di musica elettronica.
Il viso di Fallom si illumino. — Vuoi dire… — L’ultima parola era in solariano. Fallom inizio a cantare.
Bliss spalanco gli occhi. Era una melodia splendida, anche se un po’ irruenta e ricca di trilli. — Esatto — annui. — Musica.
Fallom racconto eccitata: — Jemby suonava… musica, di continuo. Suonava musica su un… — Di nuovo una parola nella sua lingua.
Bliss ripete la parola dubbiosa. — Su un fliute?
Fallom rise. — Non fliute… si dice…
Sentendole confrontare direttamente, Bliss capi la differenza tra le due parole, ma capi anche che non sarebbe riuscita a pronunciare la seconda. — Come e fatto? — chiese.
Il vocabolario di galattico ancora limitato di Fallom non era sufficiente per una descrizione accurata, ed i suoi gesti non evocarono alcuna forma chiara nella mente di Bliss.
— Jemby mi ha insegnato ad usarlo — disse orgogliosa Fallom. — Sai, usavo le dita come faceva Jemby, ma Jemby mi ha detto che presto l’avrei suonato senza.
— E meraviglioso, cara — disse Bliss. — Dopo cena, vedremo se gli Alphani siano bravi come lo era il tuo Jemby.
Gli occhi di Fallom luccicavano, e pregustando l’evento musicale Fallom riusci a superare l’abbondante banchetto malgrado la folla, il baccano ed i cori di risate che echeggiavano attorno a lei. Solo una volta, quando venne rovesciato un piatto accidentalmente e si levarono grida divertite accanto a loro, Fallom parve spaventata e Bliss l’attiro subito a se in un abbraccio protettivo.
— Forse dovremmo chiedere se sia possibile mangiare da soli d’ora in poi — mormoro Bliss a Pelorat. — Altrimenti dovremo andarcene da questo pianeta. E gia abbastanza dura mangiare tutte queste proteine animali isolate… ed almeno vorrei poterlo fare in pace.
— E solo un eccesso di buon umore — disse Pelorat, che avrebbe sopportato qualunque cosa, a patto che fosse classificabile come comportamento e cultura primitiva.
Poi la cena termino, ed annunciarono l’inizio imminente dello spettacolo musicale.
13
La sala in cui si sarebbe svolto era grande quasi quanto la sala da pranzo, e c’erano sedili pieghevoli (piuttosto scomodi, constato Trevize) per circa centocinquanta persone. In qualita di ospiti, i visitatori vennero guidati in prima fila, e molti Alphani fecero commenti educati e lusinghieri sul loro abbigliamento.
I due uomini erano a torso nudo, e Trevize tendeva i muscoli addominali ogni volta che si ricordava di farlo, e di tanto in tanto ammirava compiaciuto il proprio torace villoso. Pelorat, intento ad osservare tutto quel che aveva attorno, se ne infischiava del proprio aspetto. La camicetta di Bliss attiro occhiate furtive di perplessita, ma non suscito alcun commento.
Trevize noto che la sala era piena solo a meta, e che il pubblico era formato per lo piu di donne, probabilmente perche gran parte degli uomini erano in mare.
Pelorat richiamo la sua attenzione con un colpetto di gomito. — Hanno l’elettricita.
Trevize guardo i tubi verticali sulle pareti, e quelli sul soffitto: erano debolmente luminosi.
— Fluorescenza — commento. — Un sistema primitivo.
— Gia, pero funziona… E nelle nostre stanze e nella latrina ci sono quegli altri oggetti. Credevo che fossero solo decorativi. Se scopriremo come farli funzionare non dovremo piu stare al buio.
Bliss disse seccata: — Avrebbero potuto dircelo.
Pelorat replico: — Pensavano che sapessimo, che fosse una cosa risaputa.
Quattro donne uscirono da dietro un divisorio e si sedettero in gruppo nello spazio all’estremita della sala. Ognuna aveva uno strumento di legno lucido di forma identica, una forma piuttosto strana. Le dimensioni pero cambiavano notevolmente. Uno era piccolo, due erano leggermente piu grossi, il quarto molto piu grande. Ogni donna inoltre reggeva nell’altra mano una lunga bacchetta.
Il pubblico fischio sommessamente al loro ingresso, e le quattro donne si inchinarono. Ognuna aveva un nastro legato sui seni in modo abbastanza stretto, quasi ad impedire che intralciassero l’esecuzione.
Trevize interpreto i fischi come un segno di approvazione, e garbatamente aggiunse il proprio. Al che Fallom si produsse in un trillo ben piu lacerante di un fischio, e Bliss dovette zittirla posandole la mano sulla spalla prima che attirasse troppo l’attenzione.
Tre donne infilarono lo strumento sotto il mento, mentre lo strumento piu grande resto sul pavimento tra le gambe della quarta donna. La lunga bacchetta nella destra di ogni musicista fu fatta scorrere sulle corde tese che attraversavano ogni strumento per quasi tutta la lunghezza, mentre le dita della sinistra si muovevano rapide e schiacciavano le corde su e giu.
Quello era lo “sfregamento” che si era aspettato, riflette Trevize, ma non produceva affatto un rumore molesto. C’era una successione di note dolce e melodiosa; ogni strumento forniva il proprio apporto, ed il tutto si fondeva in un piacevole amalgama.
Non possedeva l’infinita complessita della musica elettronica (la “vera musica” a giudizio di Trevize) ed era qualcosa di abbastanza ripetitivo. Eppure via via che l’orecchio si abituava a quello strano sistema sonoro, Trevize comincio a cogliere anche certe sfumature. Era necessario un certo sforzo, pero, e Trevize penso con rimpianto alla precisione matematica e alla purezza timbrica della “vera musica”… comunque, riconobbe che se avesse ascoltato spesso la musica di quei semplici oggetti di legno probabilmente alla fine gli sarebbe piaciuta.
A tre quarti d’ora dall’inizio del concerto entro in scena anche Hiroko. Noto subito Trevize in prima fila e gli sorrise. Trevize si uni di buon grado al saluto del pubblico. Hiroko era splendida; portava una lunga gonna ed un fiore tra i capelli, ed era a seno scoperto dato che evidentemente non avrebbe ostacolato l’uso del suo strumento.
Il suo strumento era un tubo di legno scuro lungo oltre mezzo metro e spesso un paio di centimetri. Hiroko accosto lo strumento alle labbra e soffio in un’apertura vicino ad una estremita, ricavandone una nota esile, dolce che cambio ripetutamente via via che le sue dita toccavano degli oggetti metallici posti lungo il tubo.
Alla prima nota, Fallom strinse il braccio di Bliss e disse: — Bliss, quello e un… — ed a Bliss sembro che quella parola fosse “fliute”.
Bliss scosse la testa, e Fallom sottovoce insiste: — Ma lo e proprio!
Alcuni del pubblico si girarono. Bliss copri la bocca di Fallom, con la mano e si chino a mormorarle con una certa severita nell’orecchio: — Taci!
Dopo di che Fallom ascolto Hiroko in silenzio, ma muovendo spasmodicamente le dita, come se stesse toccando lei stessa gli oggetti lungo lo strumento.
L’ultimo ad esibirsi del concerto fu un uomo anziano che aveva appeso alle spalle uno strumento scanalato ai lati. Lo spingeva e lo tirava, mentre una mano guizzava velocissima su una serie di oggetti bianchi e neri premendoli a gruppi.
Trevize trovo quel suono molto fastidioso, barbaro, spiacevolmente simile al latrato dei cani di Aurora… non che il suono fosse una specie di latrato, pero le emozioni che suscitava erano le stesse. Bliss sembrava in procinto di coprirsi le orecchie, e Pelorat aveva un’espressione corrucciata. Solo Fallom sembrava divertirsi perche stava battendo piano un piede, e quando se ne accorse Trevize si rese conto stupito che quella musica aveva un ritmo in perfetto sincronismo col battere della bambina.
Finalmente il concerto termino ed in sala scoppio un uragano di fischi, sovrastati nettamente dai gorgheggi di Fallom.
Il pubblico si divise in tanti gruppetti, e la gente comincio a chiacchierare, o meglio a schiamazzare come facevano sempre gli Alphani quando si riunivano pubblicamente. I concertisti erano in fondo alla sala e parlavano con le persone che si avvicinavano per congratularsi dell’esibizione.
Fallom sfuggi alla stretta di Bliss e corse da Hiroko.
— Hiroko — strillo ansante. — Lasciami vedere il…