Forse le guardie si passavano l’un l’altra la lista. Neppure una di loro era riuscita a trovare qualcosa di piu originale da chiedergli.
«Cognome della madre da nubile?»
Sempre le solite, vecchie domande, pensate per smascherare gli impostori. Era cosi da chissa quanti anni e ora meno che mai volevano correre rischi, dopo l’incidente di un paio di mesi prima. Due pakistani in una prigione nel nord del paese si erano scambiati il posto, il giorno del rilascio, e quei deficienti avevano fatto uscire l’uomo sbagliato. Parecchie guardie carcerarie si erano giocate la pensione, quel giorno, e il tamtam della prigione aveva diffuso la notizia ovunque, facendo scoppiare in una bella risata tutti i detenuti d’Inghilterra.
«Hai qualche tatuaggio?»
«Posso chiedere aiuto al pubblico?»
«Non fare il furbo, Welch, altrimenti ricominciamo tutto da capo.»
Welch sorrise e rispose alla domanda. Non aveva intenzione di fare sciocchezze, a quel punto del gioco. Ogni porta che oltrepassava, ogni serie di domande a cui rispondeva in modo corretto, ogni casella barrata sulla scheda lo avvicinavano sempre piu all’uscita.
Rispose alle loro domande cretine e firmo tutto cio che gli chiedevano di firmare. Prese la ricevuta del certificato di rilascio e del biglietto di viaggio. Gli restituirono i suoi effetti personali: il portafoglio consunto, l’orologio, l’anello di metallo giallo. Quei bastardi scrivevano sempre “metallo giallo”, mai “oro”, nel caso in cui l’avessero perso…
Poi un’altra porta, un’altra guardia e infine una parola soltanto: «Arrivederci».
Welch usci e s’incammino verso l’uscita. Procedeva lentamente, godendosi ogni passo. Di li a poco avrebbe udito il rumore del pesante portone di metallo che si chiudeva alle sue spalle e avrebbe sentito il calore del giorno sul viso.
Avrebbe visto il sole, dello stesso colore del metallo giallo.
Un sabato sera davanti alla tivu, con birra e cena indiana da asporto era un piacere che Thorne e Hendricks si concedevano regolarmente. Per nove mesi all’anno c’erano le partite di calcio da vedere. Quella sera, invece, forse avrebbero guardato un film o qualcos’altro, visto che mancavano ancora diverse settimane all’inizio del campionato. O forse avrebbero ascoltato un po’ di musica e fatto due chiacchiere.
Erano quasi le nove e c’era ancora luce. Si allontanarono dal ristorante indiano lungo Kentish Town Road, diretti a casa di Thorne. Erano entrambi in jeans e maglietta e naturalmente i jeans di Thorne erano quelli che davano meno nell’occhio. Hendricks portava il sacchetto con le birre, mentre Thorne si era assunto la responsabilita del pollo al curry. Il Bengal Lancer effettuava consegne a domicilio, ma vista la bella serata i due amici avevano voluto fare una passeggiata. E poi c’era la prospettiva di una Kingfisher gelata mentre aspettavano le pietanze. L’odore speziato che veniva dalla cucina aveva stimolato loro l’appetito.
«Perche lo stupro?» chiese Thorne all’improvviso.
Hendricks annui. «Bravo, bella mossa. Liberiamoci subito dei problemi di lavoro, cosi poi potremo rilassarci in pace.»
Thorne ignoro il sarcasmo. «Tutto il resto cosi ben progettato, cosi meticoloso. E uno che non corre rischi. Ha portato via lenzuola, federe e copriletto, pur avendo ucciso Remfry sul pavimento. Si e voluto assicurare di non lasciare nessuna traccia…»
«Non trovo strano che non voglia farsi beccare.»
«No, ma e stato tutto cosi… rituale, direi. E lo stupro mi sembra una nota stonata. Forse a un certo punto ha perso il controllo…»
«Non sono d’accordo. Non si tratta di una cosa che ha fatto in un attimo di follia. E stato attento, ha indossato un preservativo. Quindi non direi che aveva abbassato la guardia.»
C’erano decine di persone sul marciapiede fuori dal pub Grapevine. Ridevano, bevevano e si godevano la bella serata. Per aggirare la folla dovettero scendere in strada ed Hendricks rimase un passo indietro.
«Credi che la violenza sessuale non facesse parte del piano?» riprese, non appena fu di nuovo al fianco di Thorne. «Credi che abbia deciso di stuprare Remfry solo all’ultimo momento?»
«No, credo che avesse pianificato ogni cosa. E solo che lo stupro mi sembra…»
«Questo e stato piu violento di altri, lo ammetto, ma uno stupro in generale non e mai una cosa delicata.»
Un vecchio che aspettava di attraversare la strada sulle strisce pedonali udi le loro ultime parole e, ignorando il segnale di via libera, rimase a fissarli mentre si allontanavano. Da un’auto in attesa davanti al passaggio pedonale venne un rabbioso colpo di clacson.
«Non so bene perche mi dia tanto fastidio» disse Thorne. «Si tratta di un’indagine per omicidio, eppure il fatto che il morto sia stato violentato mi sembra la cosa piu importante.»
«Credi che l’assassino volesse dimostrare qualcosa?»
«Tu no?»
Hendricks annui, stringendosi nelle spalle. Poi sollevo il sacchetto delle birre con una mano e ci mise sotto l’altra, per evitare che il peso eccessivo lo sfondasse.
«Il punto e,» prosegui Thorne «che l’idea del semplice rancore personale contro Remfry non mi convince.»
Superarono la paninoteca e la banca. Dalle finestre aperte di case e locali la musica si riversava in strada. Rap, blues, heavy metal… L’atmosfera che si respirava in giro per le vie era di grande relax. Il caldo faceva uno strano effetto ai londinesi, penso Thorne. In metropolitana, durante l’ora di punta, l’umore peggiorava con il salire della temperatura. Ma piu tardi, con il fresco serale e un drink in mano, tutto assumeva un aspetto completamente diverso…
Thorne fece un sorriso amaro. Sapeva che si trattava soltanto di una pausa. Piu tardi ancora, con il buio e l’aumentare del tasso alcolico nel sangue, la colonna sonora notturna sarebbe diventata assai piu familiare…
Sirene, urla, vetri rotti…
Come a conferma di questi pensieri, appena Thorne ed Hendricks ebbero oltrepassato una drogheria aperta fino a tardi, due ragazzi in piedi davanti all’ingresso cominciarono a darsi spinte. Poteva essere un gioco innocuo, oppure l’inizio di una rissa.
Thorne si fermo e torno indietro.
«Ehi!»
Il piu alto dei due si volto e squadro Thorne da capo a piedi, senza mollare la camicia blu del compagno. Doveva avere non piu di quindici anni. «Che cazzo vuoi? Hai qualche problema?»
«Nessun problema» rispose Thorne.
Il ragazzo piu basso si libero dalla stretta e si volto verso Thorne. «Ce l’avrai presto, se non ti togli dai coglioni…»
«Torna a casa» disse Thorne. «La tua mamma sara preoccupata.»
Il ragazzo alto rise, ma l’amico no. Lancio un’occhiata lungo la strada, poi sibilo: «Vuoi proprio che ti spacchi i denti?».
«Solo se vuoi che ti arresti.»
Stavolta i ragazzi risero entrambi. «E cosi saresti un fottuto poliziotto? Non ci credo.»
«Okay» disse Thorne. «Io non sono un poliziotto e voi siete due innocui furfantelli che si fanno gli affari loro. E sono certo che, se io fossi davvero un poliziotto, non troverei nulla di compromettente nelle vostre tasche.» Vide il ragazzo alto cercare di catturare con gli occhi lo sguardo dell’amico. «Tuttavia forse farei meglio a controllare, tanto per stare sicuro…»
Thorne si avvicino, mentre Hendricks gli sussurrava all’orecchio: «Piantala, Tom, porca miseria».
Dalla drogheria usci una ragazza appena piu grande dei due. Offri agli amici una lattina di Tennent’s Extra e ne apri una per se. «Che cosa succede?»
Il ragazzo con la camicia blu indico Thorne. «Questo qui dice di essere un poliziotto e che ha intenzione di arrestarci.»
La ragazza bevve rumorosamente una sorsata di birra. «Non arrestera proprio nessuno» sentenzio, indicando il sacchetto che Thorne aveva in mano. «Di sicuro non vorra che gli si raffreddi la sua fottuta cena.»
Gli altri risero. Hendricks poso una mano sulla spalla di Thorne, il quale depose con cura il sacchetto sul