Poi era rimasto a bocca aperta quando, il pomeriggio del giorno dopo, era andato ad aprire la porta e si era trovato davanti la polizia. E mentre gli prendevano le impronte digitali, non aveva fatto altro che scuotere la testa.
Il poliziotto maschio, il sergente, pensava che fosse tutta una perdita di tempo. Era evidente. Quando Welch aveva raccontato come si era comportata quella puttana al cinema, il sergente aveva annuito. Ma la sua collega gli era stata ostile fin dall’inizio. «Sei bravo a interpretare i segnali, eh?» aveva detto, accendendo il registratore portatile. «Allora dimmi cosa sto pensando in questo momento.»
«Che ti piacerebbe scopare con me, se non fossi lesbica?»
Si vide sorridere nel riflesso di una vetrina, ricordando la faccia che aveva fatto la donna. Ma il sorriso svani quando ripenso all’espressione di quella stessa donna in tribunale, il giorno in cui era stato condannato.
Nella vetrina successiva c’era una locandina dell’ultimo film con Bruce Willis. Un missile, il sorriso insolente di Bruce e una bionda dalle tette rifatte. Forse sarebbe andato a vederlo la settimana dopo, quando finalmente sarebbe arrivato l’assegno del sussidio di disoccupazione. Per il momento era meglio risparmiare. I pochi soldi che aveva non sarebbero durati ancora a lungo, soprattutto perche l’indomani avrebbe dovuto spenderne buona parte per pagare l’hotel…
«Sei sicuro che ci sia?»
«C’e, signor Thorne. E tornato ieri dall’Olanda. Era andato a rifornirsi di materiale.»
Thorne annui. I fiori non erano l’unica cosa che arrivava dall’Olanda…
Si trovavano di fronte alla pescheria. L’insegna al neon del Raymond Revue Bar illuminava di riflessi rossi e blu i salmoni, le aringhe e i rombi. Accanto al negozio, una stretta porta marrone.
Bethell affondo le mani nelle tasche dei pantaloni di pelle, spostando il peso da un piede all’altro. «Bene, ora e meglio che io me ne vada…»
Thorne tiro fuori il portafoglio, chiedendosi se i pantaloni cosi attillati di Bethel non avessero qualcosa a che fare con il suo modo di parlare in falsetto. Conto cinque banconote da dieci e gliele allungo. Bethell a sua volta gli passo una busta. «Le restituisco la foto…»
Thorne indietreggio di un passo ed esamino la busta in controluce. «Sarebbe meglio che io non vedessi mai questa immagine su Internet, okay?» disse.
Bethell fece una risatina stridula. «Non sapevo che visitasse quel tipo di siti.» Thorne si stava gia avviando verso la porta marrone. «Senta, non fara il mio nome, vero?»
Thorne si volto. «Come? Non posso entrare e dire: “Mi manda Dennis”?»
«No, davvero…»
«Tranquillo, Kodak. La tua reputazione restera intatta.»
Thorne premette il sudicio bottone del citofono e fece un passo indietro. Guardo in alto, verso una tenda grigia che rimase immobile, e poi a destra, dritto nell’occhio nero di un brutto pesce nella vetrina della pescheria. Il negozio aveva un aspetto antiquato, ma i prezzi erano perfettamente aggiornati.
«Si…?»
«Signor Dodd? Vorrei noleggiare il suo studio per qualche ora, possiamo parlarne con calma?»
Segui un’attesa carica di sospetto, in cui Thorne si trovo a guardare di nuovo l’occhio del pesce.
Poi il portone si apri.
Charlie Dodd lo aspettava in cima a un’angusta rampa di scale. Era un uomo sulla cinquantina, con le labbra sottili e il riporto. Sorrise, cercando di sembrare cordiale, ma di fatto gli sbarro l’accesso.
Quando Thorne gli mostro il distintivo, il sorriso divento una smorfia. «Ha un mandato?»
«Non ne ho bisogno. E stato lei a farmi salire.»
«Ascolti, lei evidentemente non e uno dei ragazzi dell’ispettore capo Davey. E tutto a posto…»
Molte cose, a Soho, non erano cambiate affatto negli ultimi quarant’anni. Thorne prese nota mentalmente di quel nome, mentre superava Dodd e spingeva la porta di legno grezzo.
Dodd lo segui all’interno. «Vuole almeno dirmi come si chiama?»
Lo studio non era piu grande di una camera matrimoniale e il mobile principale era proprio un letto a due piazze.
Ma le analogie con una stanza da letto normale finivano li. Le pareti erano dipinte di nero e luci di vario tipo pendevano da sbarre fissate al soffitto. Thorne penso che l’assortimento di vibratori e costumi erotici che aveva davanti a se si poteva trovare forse solo nelle camere da letto di alcuni importanti membri del parlamento.
Un uomo con una telecamera in spalla si volto verso di loro. Dietro il letto, Thorne vide lo sfondo bianco con la bruciatura nell’angolo in basso a destra. Sul letto c’erano due ragazze magre. Una allungo una mano verso un pacchetto di sigarette sul pavimento. L’altra fisso Thorne con un’espressione assente.
«Cosa succede?» disse l’uomo con la telecamera.
Thorne sorrise. «Continui pure, non si preoccupi di me.»
Dodd fece un gesto con la mano per segnalare che era tutto a posto e poi si rivolse a Thorne. «Non stiamo facendo nulla di illegale, percio perche non si toglie dai piedi?»
«E che mi dici della roba che hai appena portato dall’Olanda, Charlie?» Thorne lo prese per un braccio, spingendolo in un angolo. «Oh, scusa, so che preferisci essere chiamato Charles…»
Gli occhi acquosi di Dodd si strinsero, mentre la sua mente cercava di individuare l’autore della soffiata. «Cosa vuole?»
Thorne estrasse la foto dalla busta. «Questa foto e stata scattata qui» disse, tendendogliela. «Voglio soltanto sapere chi l’ha scattata. Niente di troppo difficile.»
Dodd scosse la testa. «No, non si tratta del mio studio.»
Thorne gli si avvicino fino a sentirne l’odore di sudore e lozione per capelli. Indico con un dito la macchia sulla foto, poi sollevo la testa di Dodd e la punto verso la bruciatura sul telo bianco. «Guardala meglio, Charlie…»
Dodd torno a osservare la foto.
L’uomo con la telecamera si era rimesso al lavoro e spiegava alle due ragazze le posizioni che dovevano assumere. Una delle due inizio a gemere in modo teatrale, senza smettere di fumare e di fissare il soffitto, mentre la telecamera zoomava sulla testa dell’altra affondata tra le sue gambe.
«Se e stata fatta qui, allora e successo mentre io non c’ero» concluse Dodd, restituendo la foto a Thorne. Indico il letto con un cenno del capo. «Per roba di routine come questa di solito sono qui, ma ci sono anche casi in cui i clienti preferiscono non avermi intorno a ficcare il naso. Capisce cosa voglio dire? Pagano bene per il noleggio dello studio, percio…»
«Balle» taglio corto Thorne, spingendogli la foto davanti al viso. «Vedi animali qui, Charlie? O bambini?»
Dodd allontano il braccio di Thorne e scosse la testa.
«Questa non e roba forte, Charlie. E ce n’e tutta una serie, percio fa’ lavorare la memoria.»
Dodd cominciava a mostrarsi agitato. Si passo le mani tra i capelli radi. «Io non c’ero, vuole capirlo? Me ne ricorderei, altrimenti. Ricordo ogni singolo scatto fatto in questo studio e, come ha detto lei, questa e una foto abbastanza innocua, percio non avrei nessun motivo di mentire.»
Sul letto, la ragazza che fumava si chino a spegnere la cicca in un portacenere. L’uomo con la telecamera si avvicino ulteriormente. «Avanti» disse all’altra. «Ficcale la lingua nel culo.»
«Allora cerca di ricordare chi ti ha chiesto di toglierti dalle palle durante una seduta fotografica, negli ultimi sei mesi.»
«Cristo, ma lo sa quanta gente affitta questo posto?»
«Questo non e un cliente abituale. Probabilmente e venuto una volta sola.»
«Si, ma…»
«Un uomo e una ragazza. Pensaci…»
L’uomo con la telecamera sferro un calcio irritato al bordo del letto e si volto. «Volete piantarla, voi due? Sto registrando in presa diretta, porca miseria!»
La ragazza che lavorava di lingua sollevo la testa e fisso Thorne. Le luci la facevano sembrare ancora piu pallida, accentuando l’effetto della droga che aveva preso.