«E qual e il motivo della lite dei tuoi amici, se posso chiederlo? Nulla di serio, spero…»
Eve si volto, leccandosi le dita. «Hai presente Keith, quello che mi da una mano in negozio, il sabato? Be’, era qui quando Ben e arrivato. Ben e convinto che abbia una cotta per Denise e lei gli ha detto di non fare il cretino…»
Thorne ricordo il modo in cui Keith l’aveva guardato mentre parlava con Eve nel negozio. Probabilmente Denise non era l’unica persona per cui aveva una cotta…
«E tu cosa ne pensi?» chiese. «Di Keith e Denise…»
Si udi il cigolio di una porta e un attimo dopo entro in cucina una donna snella e bionda. Era a piedi nudi e indossava un gile da uomo e un paio di calzoncini mimetici. Si avvicino a Eve da dietro e le diede un generoso pizzicotto sul sedere. «Cazzo, che odorino!»
Poi si volto verso Thorne. Aveva i capelli piu corti e piu chiari di Eve e, per quanto magra, rivelava braccia e spalle ben definite. I lineamenti delicati del volto erano trasfigurati dall’enorme sorriso che si allargava da una guancia all’altra.
«Ciao, tu sei Tom, vero? Io sono Denise.» Attraverso la cucina, strinse la mano tesa di Thorne e si lascio cadere su una sedia. «Preferisci Tom, Thomas, o cosa?» Prese la bottiglia di vino e se ne verso un bicchiere.
«Tom va bene.»
«Eve non fa altro che parlare di te, sai?» disse nel tono confidenziale di una vecchia amica. Thorne non sapeva che cosa replicare, cosi si limito a bere un sorso di vino. «Tom qui, Tom la» continuo Denise. «Una cosa nauseante. Sono certa che l’unico motivo per cui ora ci da risolutamente le spalle e che e rossa come un peperone.»
«Piantala, Den» disse Eve ridendo, senza voltarsi.
Denise tracanno un sorso di vino e rivolse a Thorne un altro dei suoi formidabili sorrisi. «Quindi stasera abbiamo a cena un cacciatore di assassini, in carne e ossa.»
Thorne aveva bisogno di rilassarsi, dopo la mattinata a Soho. E quella donna, evidentemente matta come un cavallo, era divertente.
«In questo momento, sono un cacciatore con il carniere vuoto…»
«Tutti abbiamo i nostri periodi difficili, Tom. Domani probabilmente ne prenderai un intero branco.»
«Me ne basterebbe uno solo…»
«Gia» disse Denise, sollevando il bicchiere come per un brindisi. «Uno di quelli grossi.»
Thorne lancio un’occhiata verso Eve e lei dovette sentirla, perche si volto e sorrise. Thorne, allora, si rivolse a Denise. «E tu che lavoro fai?» “Attrice, poetessa, artista…” penso, fissando il piccolo piercing a diamante che aveva nel naso.
Lei alzo gli occhi al cielo. «Tecnico informatico. Una noia mortale.»
«Be’…»
«No, non dire niente. Ho gia visto il tuo sguardo appannarsi. Ma come credi che mi senta, io, circondata tutto il giorno da fanatici del Signore degli anelli, che si scambiano battute su floppy e hard…»
Risero.
In quel momento un uomo, che secondo i calcoli di Thorne doveva essere Ben, entro in cucina e Denise smise subito di ridere. L’uomo ando ad appoggiarsi contro il piano di lavoro accanto ai fornelli e comincio a mordicchiarsi un’unghia. «Ciao» disse, rivolto a Thorne.
«Ciao. Tu sei Ben?»
Fu Denise a rispondere, mentre si versava dell’altro vino. «Gia, lui e Ben» confermo, rivolgendo all’uomo un sorriso acido che lo feri. Eve lancio uno strofinaccio addosso all’amica. «Ora basta, voi due, piantatela!» Si allungo verso Ben e gli diede un bacio su una guancia. «Tra cinque minuti e pronto.»
Ben apri il frigorifero, prese una lattina di birra e chiese a Thorne: «Ne vuoi una?».
Thorne sollevo il bicchiere di vino. «No, grazie.»
Ben ando a sedersi accanto a lui, passando alle spalle di Denise. Era alto e abbastanza atletico, aveva i capelli biondi ondulati, il pizzetto e le basette ben scolpite. Si vestiva come un quindicenne, ma doveva avere almeno trent’anni. «Ben Jameson» si presento, tendendo la mano.
Thorne si presento a propria volta, sentendosi un po’ fuori posto, con i suoi pantaloni lunghi e la polo.
«Ho una fame da lupo» disse Ben.
«Ottimo» ribatte Eve, portando i piatti in tavola. «Ho preparato un sacco di roba.»
Per circa mezzo minuto gli unici rumori furono quelli di piatti e posate e di sedie che si spostavano sul pavimento, mentre la cena veniva servita.
«Ha un magnifico aspetto» commento Thorne.
Grugniti e cenni di assenso da parte di Denise e Ben, sorriso di Eve, poi silenzio. Thorne si volto verso Ben. «Sei anche tu un tecnico informatico?»
«Come, scusa?»
«Mi chiedevo se tu e Denise vi foste conosciuti al lavoro…»
«Oh, no. Io sono un regista.»
«Hai fatto qualche film che posso aver visto?»
«Non credo, a meno che tu non sia un appassionato di video aziendali» intervenne Denise.
Thorne senti che il suo piede premeva qualcosa, sotto il tavolo. Spero che si trattasse del piede di Eve. Lei lo fisso…
«Eh, gia, questo e cio che faccio al momento» disse Ben, tamburellando con la forchetta contro il piatto. «Ma ho anche un mio progetto, che sto cercando di far decollare.»
Denise appoggio una mano sopra la sua, interrompendo il tamburellare della forchetta. «Ma certo, caro» disse, in tono condiscendente. «Certo che hai un tuo progetto…»
«E tu, che mi dici, Den?» replico Ben senza alzare gli occhi dal piatto. «E successo qualcosa di interessante, ultimamente, dalle tue parti? Qualche nuovo virus, o un hard disk che e saltato, lasciando tutti con il fiato sospeso…»
Thorne infilzo una forchettata di pasta e scambio un’occhiata con Eve, che gli sorrise stringendosi nelle spalle. Denise e Ben evitavano di guardarsi. A quanto pareva, la lite era ufficialmente finita, ma entrambi avevano ancora intenzione di mettere a segno qualche punto.
«Adesso basta» disse Eve, incrociando le braccia. «O voi due vi scambiate subito il bacio della pace, o vi togliete dalle palle e ve ne tornate in camera. Potete sempre ordinarvi una pizza…»
Non appena Denise e Ben alzarono lo sguardo su Eve, che si sforzava di mantenersi seria, la tensione tra loro si sciolse e in men che non si dica erano l’uno nelle braccia dell’altro a scambiarsi baci e carezze. Si scusarono senza imbarazzo anche con Eve e con Thorne, il quale rimase colpito dalla solida amicizia che univa quei tre.
Sorrise, respingendo con un cenno della mano le loro scuse, e provo una punta d’invidia.
Quando squillo il suo cellulare, Denise si protese verso di lui, eccitata. «Potrebbe essere il primo assassino da mettere nel carniere, Tom.»
Thorne si irrigidi quando vide il nome che apparve sul display. Per un attimo penso di alzarsi e andare in un’altra stanza per rispondere, fingendo che si trattasse davvero di una chiamata di lavoro. Poi decise di non essere troppo drammatico, si scuso e si mise in ascolto.
«E un disastro, Tom. Un vero disastro. Ho cercato di sistemare tutto per domani. Per il viaggio. E ho scoperto che c’e un problema con l’abito blu…»
Mentre Eve e i suoi amici fingevano di ignorarlo, Thorne ascolto il padre passare dal panico all’isteria piu completa in meno di un minuto. Quando cominciarono i singhiozzi, allontano la sedia dal tavolo e si alzo, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.
«Ascolta, papa, saro li domani mattina presto, non preoccuparti.» Si avvicino alla finestra della cucina e fisso la luce del molo di Canary, che sembrava ammiccargli. Si domando che cosa avrebbe dovuto fare.
Eve si alzo e gli si avvicino, mettendogli una mano sul braccio.
«Va bene, papa» disse Thorne. «Passo un attimo da casa a prendere la mia roba, ritiro la macchina a noleggio e vengo subito da te.»
La puttana alla reception fisso Welch come se fosse un pezzo di merda attaccato alle scarpe di qualcuno. Come se quello fosse l’ingresso del Ritz…
