«Ho prenotato per telefono un paio di giorni fa» disse Welch.

La ragazza fisso il monitor del computer con un sorrisetto di circostanza, falso e freddo. «Solo una notte, giusto?» chiese.

Welch ebbe voglia di darle un ceffone. «Si, solo una notte. E compresa anche la colazione, vero?»

La ragazza non alzo neppure lo sguardo. «Si, la colazione e inclusa nel prezzo.»

Welch si chiese cosa sarebbe successo se la mattina dopo fossero scesi in due. Ma preferi non chiederlo.

«Ci vorra solo un attimo» disse la ragazza.

Mentre batteva sulla tastiera, Welch si guardo intorno. Piante di plastica e una moquette che doveva graffiare come ghiaia. Accanto al banco della reception c’era un cartello che diceva: “Il Greenwood Hotel da il benvenuto alla Thompson Mouldings Ltd…”.

«Ecco fatto» disse la ragazza, spingendogli davanti un modulo. «Puo riempire questo, per favore?»

Welch dovette fare uno sforzo per ricordarsi l’indirizzo dell’ostello.

«Ho bisogno anche della sua carta di credito. Non le sara addebitato nulla, ma…»

«Non ce n’e bisogno, pago in contanti.» Welch firmo il modulo, estrasse dalla tasca un rotolo di banconote e inizio a contarle. L’ostello era un posto fetido, ma il fatto di essere stato rilasciato come “persona priva di fissa dimora” aveva i suoi vantaggi. Il sussidio era il doppio del normale.

«Niente pagamenti anticipati» disse la ragazza. «Saldera il conto quando lascia la stanza.» Appoggio una chiave sulla mazzetta di banconote e spinse il tutto verso di lui. «Stanza 313. E al terzo piano.»

Welch afferro il denaro. «Lo so, porca puttana!» disse, cercando di non alzare troppo la voce. «Non sono scemo, capito?»

La ragazza arrossi e distolse lo sguardo.

Welch prese la borsa di plastica con dentro spazzolino, preservativi, mutande e calzini puliti. Gli restava abbastanza tempo per una birra al bar con il gruppo della Thompson Mouldings, ma ripensandoci preferi andare in camera a farsi una doccia. Voleva godersi ogni minuto di quella serata…

Sorridendo tra se, si avvio verso l’ascensore.

C’erano cose che accadevano soltanto ai matrimoni. Una settantenne che ballava con un ragazzino in un angolo. Due ultraquarantenni che si gridavano commenti sul cibo, i vestiti e il servizio da una parte all’altra del tavolo, cercando di sovrastare la musica di Madonna, degli Oasis e di George Michael. Bambini che giocavano a scivolare sulla pista da ballo lucida, mentre i piu piccoli strillavano o dormicchiavano malgrado il chiasso.

Parenti e amici si guardavano tra loro, con intenzioni diverse. Una scopata o una lite dipendevano da un’occhiata, o da una birra in piu.

La coppia felice aveva dato inizio alle danze venti minuti prima, con La signora in rosso. Thorne non si era mosso dal suo angolo. Da li poteva osservare la sala e tenere d’occhio il padre.

Quando si accorse che suo padre non era piu seduto al bar, si alzo, ordino un’altra Guinness e, aspettando che la schiuma nel bicchiere si riducesse, fece un giro per la sala.

Passo accanto a gente che conosceva solo di vista e a parecchi sconosciuti, con i volti accesi dai riflessi delle patetiche luci da discoteca rosse, verdi, blu. Poi lancio un’occhiata alla propria destra, attraverso un passaggio ad arco che immetteva in una sala piu piccola, e vide suo padre che camminava lungo il tavolo del buffet parlando da solo e accumulando su un piatto di carta una quantita di cibo che non avrebbe mangiato.

«Vacci piano, papa. Quante cosce di pollo puo mangiare un uomo?»

«Fatti i cazzi tuoi.»

«E troppa roba. Metti una mano sotto il piatto…»

«Merda.»

Il piatto stracolmo si piego, lasciando cadere il cibo. Come un materasso che cede sotto il peso di un cadavere…

Thorne provo un moto di irritazione verso il padre, verso quella situazione che lo costringeva a fargli da balia. Ma cio che lo irritava di piu, probabilmente, era il pensiero che, se fosse rimasto a casa, non avrebbe avuto nulla da fare. Tutte le piste che aveva seguito si erano rivelate vicoli ciechi e non ne erano emerse di nuove.

Si chino per raccogliere il cibo dal pavimento, poi ci ripenso e lo spinse sotto il tavolo con il piede.

La stanza era enorme. O forse lo sembrava soltanto. Welch sapeva che il suo senso della prospettiva era ancora un po’ fuori fase. Cristo, poter defecare in solitudine gli sembrava un lusso…

Dovette fare uno sforzo per non correre in bagno a farsi una sega. Come aveva fatto quando Jane si era messa in contatto con lui all’ostello. Aveva preso una delle sue foto e si era masturbato a dovere. Non riusciva a credere alla sua fortuna.

Si era stupito che lei fosse riuscita a trovarlo, ma non se n’era preoccupato piu di tanto. Anzi, ne era stato felice! Non avrebbe mai pensato che avrebbe avuto ancora sue notizie, una volta fuori. Credeva che fosse una di quelle troiette che si divertono a scrivere ai detenuti finche sono dentro, ma che spariscono all’improvviso non appena vengono rilasciati. Anzi, ne era tanto sicuro che aveva gettato via le lettere appena uscito di prigione. Aveva tenuto le foto, ovviamente. Quelle non le avrebbe gettate neppure morto.

Ne aveva una con se perfino in quell’hotel. La tiro fuori. Dio, era proprio una splendida femmina. Chissa, forse quella sera avrebbe portato anche il cappuccio e le manette. La speranza di Welch era proprio che potessero ricreare la scena della foto. Aveva passato tanto tempo a cercare di immaginare come potesse essere la sua faccia sotto il cappuccio e ora che stava per vederla scopri che in realta non gliene importava nulla. Sapeva com’era il suo corpo, sapeva che lei glielo avrebbe concesso e questo gli bastava.

Fece un lungo sospiro. Guardo l’orologio. Si tocco l’inguine attraverso i pantaloni. Non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo, se lei non fosse arrivata…

Qualcuno busso alla porta. Tre volte. Con tocco leggero.

Tornando verso il bar, dopo aver sistemato il padre in un posto dove non poteva fare troppi danni, Thorne fu bloccato da zia Eileen, che gli domando se avesse voglia di fare due chiacchiere con un suo nipote che meditava di entrare in polizia. Thorne penso che avrebbe preferito lavare un cadavere e tuttavia rispose: «Ma certo, con piacere», facendosi largo verso il bancone nella speranza di trovarvi ancora la sua Guinness.

Bevve una generosa sorsata di birra, mentre osservava uno scambio di sguardi incazzati tra un cugino e uno dei testimoni. Decise che, anche se si fossero presi a pugni in quel preciso istante, lui non avrebbe alzato un dito.

Si rese conto di essersi sbagliato nel pensare che cose del genere accadessero soltanto ai matrimoni. Accadevano anche ai funerali e in altre riunioni di famiglia. “Famiglia” era la parola chiave.

La rissa sarebbe scoppiata dopo. Nel parcheggio, probabilmente.

Era in occasioni come quelle, nascite, morti e matrimoni, che le correnti sotterranee salivano in superficie e cominciavano a ribollire tra la birra e il Bacardi. Sentimentalismo, aggressivita, invidia, sospetto, avidita…

Quelle erano le emozioni riservate ai parenti e nascoste agli estranei. Anche se molti parenti erano come estranei tra loro.

Thorne vide un ragazzo sui sedici-diciassette anni che avanzava verso di lui: senz’altro il nipote in cerca di consigli. E improvvisamente si senti dell’umore giusto per dargliene.

Avrebbe potuto cominciare con qualche dato statistico. Per esempio, lo scarso numero di omicidi commessi da persone che la vittima non conosceva e il numero molto piu alto di quelli commessi da parenti della vittima. Avrebbe detto al ragazzo di non sorprendersi mai di cio che le tensioni accumulate all’interno di una famiglia potevano scatenare. Gli avrebbe detto che le famiglie erano pericolose.

Che erano capaci di tutto.

Non appena l’uomo ebbe oltrepassato la soglia della stanza, Welch capi di essere nei guai.

Nei suoi occhi c’era uno sguardo che lui ben conosceva. Il tipo di sguardo che per anni aveva cercato di evitare, in prigione. Lo sguardo degli assassini e dei rapinatori a mano armata. La stessa espressione di disprezzo, di minaccia, che Caldicott doveva aver visto nella lavanderia, prima che gli cuocessero la faccia.

Welch penso che forse avrebbe dovuto lottare di piu, ma in realta non c’era molto che potesse fare. La

Вы читаете Maestro di morte
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату