Thorne sollevo una mano, indicandole con un gesto che non era il momento.

La scatola dei guanti era posata su uno schedario in un angolo della sala, proprio dove lui ricordava di averla vista. Ne estrasse un paio.

Alle sue spalle, Holland disse qualcosa che Thorne non riusci a sentire, mentre si voltava per tornare indietro.

“Il briefing sara certamente piu vivace di quanto si potrebbe immaginare” penso. “Qualunque cosa pensi Jesmond della nostra linea d’indagine, queste foto ci faranno ripartire in quarta.”

Non proprio un colpo di fortuna, ma qualcosa che ci andava vicino.

Thorne entro in ufficio e si infilo i guanti, sapendo che probabilmente si trattava di una precauzione inutile, perche l’assassino si era sempre dimostrato molto attento e di sicuro non aveva lasciato impronte su quelle foto. In ogni modo, la procedura andava rispettata.

E poi, un errore era sempre possibile.

Thorne passo rapidamente in rassegna le foto. I primi piani del viso insanguinato, le labbra ispessite e poi rotte. Le foto a figura intiera, scattate mentre la vittima era ancora viva, erano leggermente mosse.

Mise da parte le immagini di interni e le esamino da vicino, sperando che l’assassino avesse commesso un errore.

Uno in particolare.

Osservo la foto che era stata intenzionalmente sistemata sopra tutte le altre. La prima che lui avrebbe dovuto vedere. La vetrina del negozio accanto.

Un piccolo scherzo dell’assassino.

Thorne noto appena Holland e Kitson che lo osservavano dalla porta, mentre lui fissava le foto. Sperava di vedere un’immagine distorta che probabilmente non sarebbe servita a nulla, ma che gli avrebbe almeno mostrato che aveva a che fare con un essere umano, capace di sbagliare.

Cercava il volto dell’assassino nell’occhio nero di un pesce morto.

Era sicuro di averne scelto uno buono.

Doveva esaminare la lista con attenzione. Non poteva certo stamparsene una copia e aveva poco tempo, ma stava imparando a selezionare rapidamente i candidati. Nei primi due casi aveva individuato due nomi promettenti e successivamente aveva vagliato i particolari con piu calma. Aveva seguito la stessa procedura anche questa volta, scartando diversi nomi per varie ragioni, come per esempio il luogo di detenzione, la zona di residenza, eccetera.

Cristo, c’era davvero un’ampia scelta. L’attivita era in espansione…

Questo qui aveva tutte le carte in regola. Viveva solo in una via tranquilla. La presenza e il numero di eventuali amici erano un’incognita, per il momento, ma almeno non sembravano esserci familiari tra i piedi. Forse sarebbe stato addirittura possibile evitare di ricorrere all’hotel…

Su quest’ultimo aspetto era indeciso. Farlo in un appartamento era piu semplice, ma c’era un margine di imprevedibilita che lo innervosiva. Sarebbe stato piu complicato fare un sopralluogo preventivo, per esaminare l’ambiente. Inoltre, confondere eventuali tracce sarebbe stato meno facile che in una stanza d’albergo. Infine, non sarebbe stato possibile evitare visite inaspettate appendendo sulla porta un cartellino con la scritta “Non disturbare”.

Con Remfry e Welch la scelta dell’hotel era stata obbligata, ma alla fine si era rivelata vincente, e lui era riluttante a cambiarla. In un hotel il numero dei possibili testimoni era piu ridotto e aggirare i sistemi di sorveglianza non era un problema. Aveva imparato che la gente non vedeva assolutamente niente quando non prestava attenzione, e che le telecamere vedevano ancora meno, se si sapeva come evitarle.

E lui aveva evitato di farsi vedere, di farsi vedere davvero, per moltissimo tempo.

CAPITOLO 13

«Mi scusi, vorrei sapere quanto costa inviare un bouquet…»

«I bouquet partono da trenta sterline, piu cinque e cinquanta per la consegna a domicilio…»

«Cristo, non vorrei spendere tanto. Non abbiamo neppure pomiciato, ancora.»

Eve rise. «E proprio sicuro che la pomiciata sia in programma?»

«Oh, certo» disse Thorne. «Lei non vede l’ora…»

«Merda, c’e un cliente, devo lasciarti.»

«Ascolta, mi dispiace per il bidone dell’altra sera.»

«Non c’e problema. Non lasciar cadere l’idea della pomiciata. Ci vediamo piu tardi.»

«Si, ma non so dirti a che ora.»

«Chiamami quando stai per uscire. Possiamo farci un drink da qualche parte, o qualcosa del genere.»

«Va bene.»

«Ah, nel caso ti interessasse saperlo, un mazzo di fiori non garantisce niente. Una scatola di cioccolatini, invece, ti farebbe ottenere quasi qualunque cosa.»

Eve riaggancio. Thorne sorrise, infilo una mano nella tuta di plastica e rimise il cellulare nella tasca interna della giacca. Bevve una lunga sorsata da una bottiglia di acqua minerale e, quando si volto, si trovo davanti una famiglia di campeggiatori. Madre, padre e due bambini biondi, ognuno con lo zaino sulle spalle, lo osservavano dall’altra parte del nastro di protezione, pieni di aspettativa. Thorne li fisso con uno sguardo duro, finche loro decisero che probabilmente non stava per succedere nulla di interessante e si allontanarono.

Sei ore prima, quando c’era stata davvero la possibilita di vedere qualcosa da raccontare agli amici, era stato molto piu difficile tenere alla larga i curiosi. I turisti avevano scattato foto, mentre veniva portato via il cadavere di Charles Dodd, tra le battutacce degli ubriaconi di zona.

Dopo che il furgone con il corpo a bordo si era allontanato, la sorveglianza era stata allentata. Ora c’era solo un nastro azzurro a impedire l’accesso al tratto di marciapiede tra la pescheria e la porta che conduceva allo studio di Dodd.

«Che cos’e successo?»

Thorne si volto a fissare un tipo con le meche color cacca di uccello, i pantaloni da jogging e una quantita di gioielli addosso. L’uomo tiro tre boccate in rapida successione dalla sigaretta che aveva in mano, poi la getto in strada.

«Una retata» disse Thorne. «Io taglierei la corda, se fossi in te.»

Il tipo saltello due o tre volte sul posto, fece una smorfia e riprese il suo jogging. Dall’altra parte della strada, una ragazza in minigonna di pelle e ombelico in vista mangiava un sandwich appoggiata all’ingresso di un peepshow. Indirizzo a Thorne un ampio sorriso. Erano appena le nove del mattino, ma evidentemente non era troppo presto per attirare qualche cliente. E faceva gia abbastanza caldo perche i tavolini all’aperto di una caffetteria li accanto fossero tutti occupati da individui intenti a bere cappuccino e mangiare brioche, fingendo di trovarsi in qualche localita piu amena.

Thorne li osservo, desiderando anche lui di essere da qualche altra parte. E pensando cose che avrebbero mandato la colazione di traverso a quella gente.

Quando avevano sfondato la porta, la sera prima, Thorne sapeva gia cosa avrebbero trovato. Aveva visto le foto.

Ma la realta, dopo diversi giorni di caldo estivo, era molto peggiore.

Il corpo di Dodd pendeva da un cappio. La corda era stata fatta passare sopra una delle sbarre di metallo che correvano lungo il soffitto e poi legata a un piede del letto. Il peso del cadavere teneva un angolo del letto sollevato da terra di almeno quindici centimetri. Le foto, scattate mentre la vittima era ancora viva, mostravano gli spasmi, i calci in aria, le mani strette intorno al collo nel tentativo di allentare la corda. Ora il cadavere era immobile e rigido. E ondeggiava leggermente tutte le volte che sotto la casa passava un treno della linea di Bakerloo.

Ogni volta Thorne aveva sentito lo strano impulso di fermare quel movimento. Di afferrare le gambe gonfie

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