che stavo cercando di capire. In parte e organizzato. Le lettere ai detenuti, la corda da bucato, l’assenza di tracce organiche, le foto che ha spedito a me…»

«Di sicuro sono cose che lo eccitano.»

«Si, ma perche ha quasi picchiato a morte Dodd? Gli ha ridotto la faccia come un hamburger. Perche non si e limitato a dargli una botta in testa, prima di appenderlo a quella corda?» Una cameriera era apparsa al loro tavolo. Sicuramente aveva sentito parte della conversazione. Thorne le allungo il piatto, lei lo prese e si allontano in fretta. «Sono tutti pieni di rabbia. Non ho mai incontrato un assassino che non fosse incazzato per qualcosa.» Thorne fini la sua birra, pensando ai corpi di Welch e di Remfry, a come era ridotto il loro collo. E il resto. «Questo qui, pero, esagera.»

«Hai qualche impegno, in serata?» chiese Hendricks, pulendosi la bocca. «Potrei passare da te.»

«Cosa?»

Hendricks accenno con la testa alle cameriere che li fissavano. «Sto cercando di cambiare argomento, prima che quelle chiamino la polizia.»

«A spaventarle e stato il tuo aspetto, Phil, e non la nostra interessante conversazione. Comunque, non puoi passare da me, stasera. Ho un appuntamento con una persona molto piu bella di te.»

«Impossibile.»

«E senza piercing imbarazzanti.»

Hendricks rise. «Chi lo sa. Magari ce li ha in qualche posto segreto…»

La cameriera si avvicino di nuovo e prese il piatto di Hendricks, che aveva lasciato un anello perfetto di crosta di pizza.

«Ai bambini che lasciano cibo nel piatto non crescono i riccioli» disse Thorne.

Hendricks si passo una mano sulla testa rasata. «Con il mio look, non e affatto un problema.»

Il pomeriggio era diventato sera e, quando finalmente Thorne entro nel pub vicino all’Hackney Empire dove Eve lo aspettava, non mancava piu molto all’ora di chiusura. Ma fece, comunque, in tempo a scusarsi, bere una bottiglia di vino con lei e non parlare affatto della giornata che aveva passato.

Quando uscirono su Mare Street, si guardarono intorno lungo la strada, si abbottonarono le giacche, fissarono le macchine parcheggiate, cercando di sciogliere l’imbarazzo che si era improvvisamente creato tra loro. Poi Eve gli si avvicino, gli mise le mani sulle spalle e disse: «Bene, riguardo a quella pomiciata…».

Thorne non se lo fece ripetere due volte.

Si baciarono. Le mani di lui sui fianchi di lei, quelle di lei dietro il collo di lui. Eve gli morse piano il labbro inferiore. Lui affondo la lingua nella sua bocca. Poi sorrise. Si staccarono un attimo. «Lo sapevo che non vedevi l’ora» disse Thorne.

Lei gli diede una palpata al sedere. «Non vedo l’ora di passare al resto.»

L’appartamento di Eve era abbastanza vicino. Quello di Thorne un po’ piu lontano, ma in taxi ci sarebbe voluto solo qualche minuto. Ma non era questo il motivo della perplessita che Eve lesse negli occhi di Thorne. «Non hai ancora comprato un letto nuovo, vero?»

Thorne assunse un’espressione da scolaro pentito. «Non ho avuto tempo…»

Lei gli prese la mano e si avviarono a piedi lungo Mare Street, svoltando a destra per attraversare la ferrovia e tagliare attraverso i London Fields. Era una notte calda, ma non afosa, e c’era un sacco di gente in giro.

«Non starai aspettando i soldi dell’assicurazione?» chiese Eve all’improvviso.

«Cosa?»

«Per cambiare il letto, intendo.»

Thorne rise. «In realta si tratta solo del materasso, percio non credo che andro in bancarotta comprandone uno nuovo.» Aveva gia ricomprato lo stereo e una ventina di CD di cui non poteva proprio fare a meno. «Pero i soldi dell’assicurazione mi servono per una macchina nuova. Comincio ad averne piene le palle di autobus e auto a noleggio.»

«Quale macchina vorresti prendere?»

Thorne non sapeva se, nell’ultima settimana, avesse passato piu tempo al telefono con la compagnia d’assicurazioni o a sfogliare riviste di auto. «Non lo so» disse.

Eve gli si strinse contro, per lasciar passare un corridore notturno. «Anche i poliziotti cercano di fregare l’assicurazione come tutti i mortali?»

«“Fregare” e una parola grossa. Certo, forse nel compilare il modulo ho commesso qualche errore riguardo alla marca e al modello dello stereo. E… certo, anche sul prezzo. Magari ho aggiunto una o due raccolte in cofanetto all’inventario dei miei CD. Ma sicuramente ci sono anche cose che ho dimenticato di citare.»

Camminarono in silenzio per un paio di minuti, poi si fermarono a guardare un gruppo di ragazzi che davano qualche tiro al pallone sotto la luna piena.

Thorne ricordo la partita cui aveva assistito in quel parco vicino all’hotel di Slough, poco prima dell’autopsia di Welch.

«E stato ritrovato un altro cadavere, oggi» disse. «Cioe, ieri notte, per la precisione. Per questo ho dovuto rimandare l’appuntamento con te.»

Eve gli strinse la mano. «Sempre lo stesso assassino? Quello che ha lasciato il messaggio sulla mia segreteria telefonica?»

Ripresero a camminare verso la via parallela a quella in cui abitava Eve.

«Uccide uomini che hanno violentato delle donne» disse Thorne. «E che sono finiti in prigione per questo. L’omicidio di ieri e una storia a parte. Il punto e che non ho la minima idea del perche lo faccia, di quando lo fara di nuovo e di come fermarlo.»

«Allora non fermarlo.»

Thorne rise e abbasso lo sguardo sul marciapiede. Evito una cacca di cane. «Non sono io a decidere.»

«In fondo non fa a pezzi vecchiette indifese, no?»

Svoltarono in una viuzza laterale, camminando lentamente in mezzo alla strada. Mano nella mano.

«Leggo in continuazione che la polizia ha pochi uomini e mezzi» continuo Eve. «Allora perche non li usa per cose piu importanti?»

«Piu importanti di un omicidio?»

«Considera chi sono le vittime…»

Thorne fece un respiro profondo. Avrebbe fatto meglio a non dirle nulla. Non voleva assolutamente imbarcarsi in una discussione del genere. «Ascolta, qualunque cosa avessero fatto, quegli uomini avevano gia scontato la loro condanna. Io non ho il massimo rispetto per il nostro sistema giuridico, ma di sicuro…»

«Va bene. Allora mettiamola cosi: questo tizio lavora per abbassare il tasso di recidivita.»

Thorne la fisso. Sorrideva, ma c’era qualcosa di duro nei suoi occhi. Era davvero convinta di cio che diceva. «Io non posso pensarla cosi, Eve. Non posso imboccare una simile strada.»

«Come poliziotto, intendi? Oppure… come persona?»

Arrivarono alla fine della viuzza. Il negozio di Eve sull’angolo opposto era buio.

Thorne cambio bruscamente argomento. «Ascolta, credi che sarebbe davvero un problema, con Denise, se io volessi fermarmi da te?»

Eve sospiro. «Te l’ho detto, se la prende parecchio.»

«Non ci sono notti in cui non e in casa? Non resta mai a dormire da Ben?» Eve scosse la testa. «Perche no?»

«Non lo so. Lui e matto come lei. Li hai visti insieme, no?»

Oltrepassarono il negozio e si fermarono davanti al portone di Eve. Lei cerco le chiavi di casa nella borsa.

«Denise non ha il diritto di importi una cosa del genere» disse Thorne.

Eve gli appoggio le mani sul petto. «Non me lo impone. E solo che cosi mi evito un sacco di problemi.» Afferro Thorne per il bavero della giacca e lo attiro a se. «In fondo, per risolvere la questione basterebbe che tu comprassi un materasso nuovo. Te lo compro io, se vuoi…»

Mentre si baciavano la porta si apri all’improvviso e apparve Denise, con un’espressione sorpresa. Dietro di lei, Thorne riconobbe l’uomo che aiutava Eve in negozio.

«Ciao, Eve» disse l’uomo.

Denise usci in strada. L’uomo la segui. «Keith era passato per dirti che sabato non potra venire» spiego

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