«La polizia ha pensato subito a una fuga?»

«No, non subito. La roba dei ragazzi era ancora tutta negli scatoloni e non era facile capire se avessero portato via qualcosa con loro…»

«Ma alla fine,» insiste Thorne «la polizia deve averlo pensato.»

«Si, dopo un paio di giorni ho scoperto quali vestiti mancavano. Era scomparso anche del denaro, ma ci ho messo piu tempo a rendermene conto. Dopo aver saputo la storia dei ragazzi e quello che avevano passato, gli agenti hanno detto a Roger che quasi certamente erano scappati di casa.»

«E cos’hanno fatto?»

«Oh, sono stati molto bravi. Li hanno fatti cercare dappertutto. Appelli, informazioni, controlli. Hanno preso il caso davvero sul serio, almeno per le prime due settimane. Roger mi teneva informata di tutto.»

«Roger…»

«Si. Andava al commissariato tutti i giorni, talvolta anche due volte al giorno, per sapere a che punto erano le indagini.»

«E dopo le prime due settimane, cosa e successo?»

«Un ispettore capo ha detto a Roger che certamente ai ragazzi non era accaduto nulla di male. Altrimenti, la polizia lo avrebbe senz’altro saputo. Penso che volesse dire che avrebbero trovato i corpi…»

La pelle sotto l’unghia che Irene Noble continuava a tormentarsi aveva iniziato a sanguinare. Lei inumidi un tovagliolo con la lingua e se lo premette sul dito. Quando riprese a parlare, il tono affettato era sparito e l’accento dell’Essex era piu forte che mai.

«Non avendo avuto figli miei» disse «non so con sicurezza se mi sarei preoccupata per loro piu di quanto feci per Mark e Sarah. Capite cosa voglio dire? Dopo che Roger mi ha assicurato che stavano bene, a poco a poco abbiamo smesso di preoccuparci. Ci mancavano, certo, ma ce ne siamo fatti una ragione…»

«Lei ha mai parlato di persona con un poliziotto?» chiese Thorne. «Durante tutto il tempo in cui sono durate le ricerche dei due ragazzi, intendo dire.»

Thorne si aspettava di vederla tacere per un attimo, o forse impallidire. Invece Irene Noble sorrise. Poi il sorriso si spense e il viso si riempi di malinconia.

«Roger ha voluto evitarmi la sofferenza di dovermi occupare direttamente della cosa. Ha fatto tutto lui, si e assunto ogni responsabilita, solo per non farmi soffrire. Sono sicura che sia stata tutta quella tensione, in aggiunta alla faccenda della scuola, a farlo morire prima del tempo.»

Thorne sbatte le palpebre e respiro a fondo un paio di volte. Un sospetto, una sensazione, comincio a coagularsi in qualcosa di piu definito. «Quale faccenda della scuola?» chiese.

«Roger lavorava alla St Joseph, la scuola dove sarebbero dovuti andare anche Mark e Sarah» spiego la signora Noble con naturalezza, come se il fatto che poi non ci fossero andati fosse del tutto irrilevante. «Era un lavoro part-time, praticamente era un po’ il factotum della scuola. Ma un giorno un tizio, il padre di uno scolaro, si e presentato a casa nostra e ha cominciato a inveire, dicendo che suo figlio era stato coinvolto in non so quale episodio e che aveva fatto il nome di Roger. Erano tutte menzogne, naturalmente, ma lui non ha voluto sentire ragioni ed e andato a protestare dal preside. La scuola avrebbe voluto mettere la cosa a tacere, com’e ovvio, perche si trattava di una sciocchezza, ma Roger ha preferito andarsene, piuttosto che mettere a disagio i ragazzi. Era tipico del suo modo di essere. Ancora adesso non riesco a immaginare come qualcuno abbia potuto pensare… Abbiamo sempre avuto dei bambini, in casa, dopo la scuola, durante le vacanze…»

«Roger amava i bambini…»

Lei alzo gli occhi, con lo sguardo pieno di gratitudine per la comprensione di Thorne. «Proprio cosi. Lui non lo avrebbe mai ammesso, ma io credo che circondarsi di altri bambini fosse il suo modo di reagire alla perdita di Mark e Sarah… Poi, pero, dopo tutti quei fatti spiacevoli, il carico di dolore e diventato eccessivo e il suo cuore non ha retto.»

«E lei, signora, in che modo ha reagito?»

«Pregando per Mark e Sarah. Ho pregato che stessero bene e che non fosse accaduto loro nulla di male.»

Thorne stava ancora pensando a quest’ultima frase, mentre lui e Holland avanzavano a passo d’uomo nel traffico del West End.

«Molto opportuno per Roger Noble» disse Holland. «I ragazzi scompaiono poco prima di cambiare scuola. Le schede che li riguardano spariscono con loro…»

«Una bella coincidenza» commento Thorne.

«Ma sono davvero fuggiti? La mia e una congettura ad alta voce…»

Thorne scosse la testa. «Noble e stato sicuramente responsabile della loro fuga e questo e il motivo per cui non ne ha mai denunciato la scomparsa. Ma non credo che si sia spinto oltre. Se li avesse uccisi, allora adesso chi stiamo cercando?»

«Non dovremmo fare rapporto?» chiese Holland. «Quel bastardo potrebbe aver abusato di chissa quanti altri bambini.»

«Ormai e morto. Non puo piu fare male a nessuno.»

«E la moglie? Secondo lei sapeva?»

Thorne ripenso a quando Irene Noble aveva detto di aver pregato che ai ragazzi non fosse accaduto nulla di male e scosse la testa. No. Se lei avesse saputo, non gli sarebbe sembrata tanto sincera nel pronunciare quelle parole.

Al Grafton Arms, a pochi passi da casa sua, Thorne aveva bevuto diverse birre, giocando a biliardo con Hendricks, e aveva perso cinque partite su sei.

«Non mi diverte molto umiliarti, stavolta» disse Hendricks. «Si vede benissimo che la tua mente e da un’altra parte.»

Appoggiato al bancone del bar, Thorne non ribatte nulla. Hendricks segno senza difficolta gli ultimi punti e mise in buca la palla nera. «Che ne dici se cominciamo a scommettere soldi?» chiese. «Forse ti aiuterebbe a concentrarti di piu…»

«Sono stanco» fu il commento di Thorne. «Finisco questa pinta e me ne vado a casa.»

Hendricks prese il bicchiere di Guinness che aveva appoggiato sul distributore automatico di sigarette e lo raggiunse al bancone. «Ancora non riesco a crederci» disse. «Come potevano essere totalmente all’oscuro? Qualcosa dovevano pur sapere.»

Thorne scosse la testa, portandosi il bicchiere alle labbra. Avevano parlato di Sheila Franklin e di Irene Noble. Due donne all’incirca della stessa eta, entrambe vedove di due uomini che ricordavano con affetto e tenerezza. Due uomini che avevano amato…

Uno violentava le donne, l’altro molestava i bambini.

Thorne inghiotti una sorsata di birra. «Forse e una questione di eta» disse. «Appartengono a un’altra generazione…»

«Stronzate» ribatte Hendricks. «Hai presente i miei genitori?» Thorne li aveva visti una volta, nella pensione che gestivano a Salford. «Mio padre non puo neppure scoreggiare, senza che mia madre lo sappia.»

Thorne annui. L’amico aveva ragione. «Per i miei era la stessa cosa.»

Hendricks estrasse dal taschino del giubbotto di jeans un pacchetto di Silk Cut e Thorne, con un’irritazione da ex fumatore, lo osservo tirare fuori una sigaretta.

«Qualcuno dira a quelle donne la verita sui loro maritini?» chiese Hendricks.

«Adesso non ce n’e motivo. E, se prenderemo il nostro uomo, lo scopriranno da sole.»

Hendricks annui e si accese la sigaretta. Spirali di fumo azzurrino ondeggiarono verso il biliardo, adesso occupato da un uomo e una donna.

«Forse noi pensiamo soltanto di sapere come stavano le cose tra i nostri genitori» disse Thorne. «Forse sappiamo solo quel tanto, o quel poco, che loro stessi sapevano.»

«Puo darsi.»

«C’e una vecchia canzone country che si chiama Behind closed doors, dietro le porte chiuse…»

«Lo sapevo che saremmo arrivati al country.»

«Ma e vero, no? Molto di quello che riguarda la famiglia e mitologia. Cose che si tramandano di bocca in bocca, senza che si possa mai sapere per certo quello che e vero e quello che non lo e. E prima che tu te ne renda

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