Falcon che gli occhi fissavano un punto sulla parete e che i pensieri della donna non erano li mentre emetteva gli appropriati versi di incoraggiamento. Poi lei comincio a girare la testa e la telecamera si sposto con una serie di inquadrature disordinate fuori dalla stanza.

Falcon si era alzato in piedi, urtando con le cosce lo spigolo della scrivania. «Era li!» esclamo. «Era… voglio dire, era gia li da prima!»

Ramirez e Calderon sobbalzarono sulla sedia all'esclamazione di Falcon. Il giudice si passo le dita tra i capelli, visibilmente scosso, scrutando la porta dalla quale la telecamera aveva guardato nella stanza. Preso dall'agitazione, Falcon non sapeva piu che cosa stesse guardando, se finzione o realta. Si riscosse, compi un passo indietro, cerco di liberare la vista da cio che aveva nel cervello. C'era qualcuno in piedi sulla soglia. Falcon serro per un attimo gli occhi, li riapri. Si, aveva gia visto quella persona. Il tempo decelero e Calderon attraverso la stanza con la mano tesa.

«Senora Jimenez», saluto, «Juez Esteban Calderon. Mi permetta di porgerle le mie condoglianze.»

Le presento Ramirez e Falcon, e la signora Jimenez, con un evidente sforzo per fare appello a tutta la sua dignita, entro nella camera come se dovesse scavalcare un cadavere e strinse la mano al giudice e ai poliziotti.

«Non l'aspettavamo cosi presto», osservo Calderon.

«Non c'era molto traffico. L'ho spaventata, Inspector Jefe?»

Falcon si ricompose; la sua espressione, probabilmente, aveva conservato una traccia del profondo turbamento provato poco prima.

«Che cosa stavate guardando?» domando la signora Jimenez assumendo il controllo della situazione, ovviamente un'abitudine per lei.

Si volsero tutti verso lo schermo: effetto neve e fruscii.

«Non l'aspettavamo…» comincio Calderon.

«Che cos'era, Senor Juez? Questo e il mio appartamento. Mi piacerebbe sapere che cosa stavate guardando sul mio televisore.»

Mentre Calderon sosteneva la pressione della donna, Falcon ebbe modo di osservarla indisturbato e sebbene fosse certo di non conoscerla, quanto meno identificava il tipo: era quel genere di donna che avrebbe potuto presentarsi a casa di Falcon padre, quando il grand'uomo era ancora vivo, per comprare uno dei suoi ultimi lavori. Non le tele speciali che lo avevano reso famoso, tutte opere da un bel pezzo collocate presso i collezionisti americani e i musei di tutto il mondo; quella donna avrebbe cercato i piu abbordabili lavori su Siviglia, i particolari di edifici: una porta, la cupola di una chiesa, una finestra, un balcone. Una donna di gusto, con o senza marito ricco al guinzaglio, desiderosa di possedere un frammento dell'opera del vecchio artista.

«Stavamo guardando una cassetta che e stata lasciata nell'appartamento», spiego Calderon.

«Non una di quelle di mio marito…» soggiunse la signora Jimenez, con un'esitazione calcolata ad arte, per far loro sapere che precisare «pornografica» non sarebbe stato necessario. «Avevamo pochi segreti… e ho potuto vedere gli ultimi secondi del filmato che stavate guardando.»

«Una cassetta, Dona Consuelo», intervenne Falcon, «lasciata qui dall'assassino di suo marito. Noi siamo i funzionari che condurranno le indagini sulla morte del signor Jimenez e ho ritenuto importante vedere il filmato immediatamente. Se avessimo immaginato che sarebbe arrivata cosi presto…»

«Ci conosciamo, Inspector Jefe? Ci siamo gia incontrati?»

Si giro a guardarlo in faccia, il soprabito scuro dal collo di pelliccia aperto sull'abito nero: non certo il tipo da farsi sorprendere abbigliata in modo inappropriato, qualsiasi fosse l'occasione. Lo investi con tutta la forza del suo fascino. L'acconciatura dei capelli biondi non era perfetta come nella foto sulla scrivania, ma dal vivo gli occhi erano piu grandi, piu azzurri. E piu gelidi. Una linea scura disegnava il contorno delle labbra, che controllavano e dirigevano la voce dominatrice, in caso qualcuno fosse stato tanto sciocco da pensare di poter disubbidire a quella bocca morbida, arrendevole.

«Non credo», rispose Falcon.

«Falcon…» ripete la donna, giocherellando con gli anelli sulle dita mentre lo osservava da capo a piedi. «No, e troppo ridicolo.»

«Che cosa, se posso chiederlo, Dona Consuelo?»

«Che l'artista Francisco Falcon possa avere un figlio Inspector Jefe del Grupo de Homicidios de Sevilla.»

Lo sa, penso Falcon… Chissa come aveva fatto.

«Dunque… questo filmato», riprese la signora Jimenez, girandosi verso Ramirez, il soprabito scostato, le mani sui fianchi.

Gli occhi di Calderon sfiorarono il seno della donna prima di fissarsi in quelli di Falcon al di sopra della spalla sinistra di lei. Falcon scosse lentamente il capo.

«Non credo vi sia qualcosa che lei debba vedere, Dona Consuelo», obietto il giovane giudice.

«Perche? E violento? Non mi piace la violenza», affermo la donna, senza distogliere lo sguardo dalla faccia di Ramirez.

«Non c'e violenza fisica», spiego Falcon, «ma credo che lo troverebbe sgradevole e invasivo.»

Un cigolio dal videoregistratore: la cassetta continuava a girare. La signora Jimenez prese il telecomando sulla scrivania, riavvolse il nastro e premette play. Nessuno degli uomini intervenne. Falcon si sposto per poterla osservare in volto mentre scrutava lo schermo mordicchiandosi una guancia, le labbra strette. Le immagini silenziose cominciarono a scorrere davanti agli occhi della donna, spalancati ora. I lineamenti persero la loro rigidita e il corpo arretro intimorito quando la signora Jimenez ebbe capito che cosa stava guardando, cominciando a comprendere di essere stata, insieme con i figli, oggetto di studio da parte dell'assassino di suo marito. Arrivata alla fine della prima corsa in taxi fino a quello che ormai tutti sapevano essere il numero 17 di calle Rio de la Plata, fermo la cassetta, getto il telecomando sulla scrivania e usci rapidamente dalla stanza. Il silenzio rimbalzo dall'uno all'altro dei tre uomini, poi si udi la donna vomitare, gemere e sputare nel suo bagno di marmo bianco illuminato dalle lampade alogene.

Calderon si passo di nuovo le dita tra i capelli. «Avreste dovuto impedirglielo», disse, nel tentativo di liberarsi di una parte di responsabilita. I due poliziotti non aprirono bocca. Il giudice guardo l'ora sul suo sofisticato orologio e annuncio che era costretto a lasciarli. Si accordarono per vedersi nel pomeriggio alle cinque all'Edificio de los Juzgados, per presentare i primi elementi di prova.

«Ha visto quella fotografia laggiu, vicino alla finestra?» domando Falcon.

«Quella con Leon e Bellido?» rispose Calderon. «Si, l'ho vista, e, se la osserva con attenzione, ne vedra anche una con il Magistrado Juez Decano de Sevilla. Spinola, il vecchio Occhio di falco in persona.»

«Non mancheranno le pressioni, in queste indagini», commento Ramirez.

Calderon si passo il telefonino da una mano all'altra, poi lo fece scivolare in tasca e usci.

III

Giovedi 12 aprile 2001, Edificio Presidente,

Los Remedios, Siviglia

Falcon incarico Ramirez di interrogare i manovali della ditta di traslochi, in modo particolare di chiedere loro quando fossero arrivati e ripartiti e se la loro attrezzatura fosse mai rimasta incustodita.

«Crede che sia entrato cosi?» domando Ramirez, un uomo che, per sua natura, era incapace di limitarsi a eseguire.

«Non e facile entrare e uscire da questo palazzo senza essere notati», rispose Falcon. «Se la domestica conferma di aver trovato la porta chiusa a chiave stamani quando e arrivata, e possibile che l'assassino abbia usato l'autoscala per entrare. Se non era chiusa, allora dovremo controllare le registrazioni delle telecamere di sicurezza.»

«Una bella resistenza nervosa, aspettare qui piu di dodici ore, Inspector Jefe», osservo Ramirez.

«E poi scivolare via quando la domestica e fuggita dopo aver trovato il cadavere.»

Ramirez si morse il labbro inferiore, poco convinto della possibile esistenza di un essere umano dotato di

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