simili nervi d'acciaio, e lascio la stanza come se temesse di poter essere trattenuto da altre domande.

Falcon sedette alla scrivania di Raul Jimenez. Tutti i cassetti erano chiusi a chiave. Ne scelse a caso una dal mazzo posato sul piano e apri i cassetti laterali, poi scopri che con un'altra delle chiavi poteva aprire quello centrale. Trovo qualcosa soltanto nei due cassetti superiori ai lati. Falcon frugo in un mucchietto di conti, tutti recenti. Una fattura attiro la sua attenzione, non tanto perche fosse di un ambulatorio veterinario per la vaccinazione di un cane quando non c'era traccia di cani nell'appartamento, quanto perche era stata emessa dall'ambulatorio di sua sorella e la firma era la sua. La cosa lo disturbo, il che era illogico. Cerco di cancellare quel particolare dalla mente, considerandolo un'altra apparente coincidenza.

Esamino il contenuto del cassetto centrale, parecchie scatole vuote di Viagra e quattro videocassette dai titoli eloquenti quali Cara o Culo II, seguito del film di cui era stata lasciata la custodia vuota sul mobile del televisore. Si rese conto che non era stata trovata la cassetta porno proiettata mentre Raul era con la prostituta. Richiuse il cassetto e comincio un'ispezione accurata delle fotografie sulla parete alle sue spalle. Forse Raul Jimenez aveva conosciuto suo padre: dopotutto Francisco Falcon era un pittore famoso, un personaggio noto a Siviglia e Raul Jimenez, a quanto pareva, era stato un collezionista di celebrita. Man mano che osservava le immagini pero, passando dal centro alla periferia dell'esposizione, si accorse che quelle erano celebrita di un genere diverso. C'erano Carlos Lozano, il presentatore di El Precio Justo; Juan Antonio Ruiz, conosciuto nell'arena come «Espartaco»; Paula Vasquez, presentatrice di Euromillon: tutte facce televisive. Mancavano gli scrittori, i pittori, i poeti, i registi teatrali. Nessun anonimo intellettuale. Quello era il volto superficiale della Spagna, era la gente di Hola! oppure la borghesia: la polizia, gli uomini di legge, i funzionari che avevano reso piu facile la vita di Raul Jimenez. I brillanti e gli avidi.

«Ha trovato la persona che cercava?» domando la voce della signora Jimenez alle sue spalle.

Si era tolta il soprabito e, gli occhi cerchiati di rosso nonostante il trucco restaurato, si appoggiava alla spalliera di una sedia.

«Mi dispiace che abbia visto», disse Falcon, accennando al televisore.

«Ero stata avvertita», ribatte lei, estraendo un pacchetto di Marlboro Light dalla tasca del cardigan nero e accendendone una con il Bic posato sulla scrivania. Gli offri una sigaretta prima di gettare il pacchetto sul tavolo. Falcon scosse la testa: era ormai abituato a quell'esame rituale e non se ne curava. Serviva a dare tempo anche a lui.

L'uomo vide davanti a se una donna piu o meno della sua stessa eta, dall'aspetto molto curato, forse sin troppo curato. Le dita, con le unghie troppo lunghe e troppo rosse, erano cariche di anelli e gli orecchini che ammiccavano dal caschetto biondo le appesantivano i lobi. Il trucco, nonostante si trattasse di un ritocco, era stato applicato pesantemente. Il cardigan era l'unica cosa semplice nel suo aspetto. L'abito nero sarebbe andato bene, se non fosse stato per una bordura di pizzo che, in luogo di far pensare al lutto, richiamava maldestramente qualcosa di sessuale. Le spalle erano ampie, il busto eretto, le forme piene, ma senza traccia di grasso in eccesso. I muscoli del collo che le incorniciavano la laringe e i polpacci ben delineati dalle calze nere suggerivano la frequentazione di centri di benessere e di palestre. Si poteva definirla una bella donna.

Lei, dal canto suo, vide davanti a se un uomo in buona forma fisica, con un abito dal taglio perfetto e i capelli folti prematuramente ingrigiti, un uomo che tuttavia, come tanti del suo genere, non avrebbe mai pensato di restituire loro il nero originario. Portava scarpe con i lacci e dal modo in cui erano stati stretti si capiva che Falcon non era il tipo da sbottonarsi con facilita. Il fazzoletto spuntava dal taschino della giacca, un fazzoletto immancabile secondo lei, ma che certamente non veniva mai usato. Probabilmente possedeva una gran quantita di cravatte e le portava sempre, anche nei weekend, forse perfino a letto. Vide un uomo chiuso, impacchettato e legato, un uomo che non si apriva mai, il che, anche se lei ne dubitava, era forse una deformazione professionale. Consuelo Jimenez non vedeva davanti a se un sivigliano, non un sivigliano normale, comunque.

«Dona Consuelo, poco fa ha affermato che tra lei e suo marito non esistevano segreti, o quasi.»

«Dovremmo metterci a sedere», replico la donna indicando con le dita che stringevano la sigaretta la poltrona del marito dietro la scrivania. Fece ruotare con una certa destrezza quella dei visitatori, per poi sedersi con una mossa rapida appoggiandosi a un bracciolo, le gambe accavallate cosi da far salire l'orlo di pizzo sul polpaccio.

«E sposato, Inspector Jefe?»

«Questa e un'indagine sull'omicidio di suo marito», affermo asciutto Falcon.

«E pertinente.»

«Ero sposato.»

La donna aspiro il fumo, toccandosi la punta delle dita con il pollice, come se contasse.

«Non c'era bisogno che specificasse questo particolare, sarebbe bastato rispondere 'si'.»

«Non possiamo perdere tempo con questi giochetti», ribatte Falcon. «Ogni ora che passa ci allontana dal momento della morte di suo marito e queste sono ore importanti; contano piu di quelle, diciamo, dei prossimi tre o quattro giorni.»

«E separato da sua moglie?»

«Dona Consuelo…»

«Saro breve», lo interruppe lei, scacciando con la mano il fumo tra loro.

«Ci siamo separati.»

«Dopo quanto tempo?»

«Diciotto mesi.»

«Come l'aveva conosciuta?»

«E un pubblico ministero, ci siamo incontrati al palazzo di giustizia.»

«Un'unione tra cercatori della verita, allora», commento lei e Falcon cerco dell'ironia nella sua osservazione.

«Non stiamo facendo progressi, Dona Consuelo.»

«Io credo di si.»

«Puo darsi che io stia soddisfacendo la sua curiosita, ma…»

«E piu che curiosita.»

«Lei sta ribaltando la procedura. Sono io che devo informarmi su di lei.»

«Per scoprire se ho ucciso mio marito. O se l'ho fatto uccidere.»

Silenzio.

«Vede, Inspector Jefe, lei verra a sapere tutto di noi, scavera nella nostra esistenza, scoprira ogni cosa sugli affari di mio marito, frughera nella sua vita privata, tirera fuori le sue piccole miserie, i suoi filmetti a luci rosse, le sue puttane da quattro soldi, le sue sigarette da poco prezzo.»

Si sporse in avanti, prese il pacchetto di Celtas e lo fece scivolare sulla superficie della scrivania mandandolo a cadere in grembo a Falcon.

«E non mi lascera in pace, saro io la sua principale sospettata. Lei ha visto quella cosa orribile», soggiunse la signora Jimenez accennando al televisore alle sue spalle.

«Calle Rio de la Plata 17?»

«Esattamente. Il mio amante, Inspector Jefe. Senza dubbio parlera anche con lui.»

«Come si chiama?» domando Falcon, tirando fuori la penna e il taccuino, per la prima volta finalmente convinto di essere al lavoro.

«E il terzo figlio del Marques de Palmera. Si chiama Basilio Tomas Lucena.»

Aveva avvertito una punto di orgoglio nella risposta? Falcon prese nota.

«Quanti anni ha?»

«Trentasei, Inspector Jefe. Ma io non avevo ancora finito di spiegarle…»

«Pero stiamo facendo progressi.»

«Aveva conosciuto un altro?»

«Chi?»

«Il suo pubblico ministero.»

«Questo non e…»

«L'aveva conosciuto?»

«No.»

Вы читаете L'uomo di Siviglia
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×