consegna e cercare di esorcizzarlo una volta per tutte. Ma solo se ci dara il segnale.

— Che sarebbe?

Gomez penso un momento. Profonda concentrazione. Tutta quella roba da boy scout doveva mettere a dura prova la sua mente. Alla fine: — Le mani intrecciate dietro la testa, cosi.

— Cosi — disse Macy, imitandolo. — E se per caso i suoi sicari confondono i segnali?

— Lei cerchi di ricordarseli bene, e al resto ci pensiamo noi — disse Gomez. Si avvio verso la porta. Voltandosi, scosse la testa. — Un caso di possessione demoniaca, ecco cos’e. Cazzo. Il ritorno del diciassettesimo secolo! Ma risolveremo la faccenda, Macy. Le dobbiamo una vita normale, una vita senza tutti questi casini. — Si fermo sulla soglia. — Se vuole che le dia un consiglio per il suo bene, la smetta di vedere la signorina Moore. Abitate insieme, vero?

— Piu o meno.

— Era stato caldamente consigliato di non avere relazioni con persone collegate alla precedente identita del suo corpo. Con particolare riferimento all’ex amante di Nat Hamlin, telepatica o no.

— Dovrei darle un calcio e buttarla fuori? E un essere umano. Ha dei problemi. Ha bisogno di aiuto.

— E anche la causa di tutti i suoi problemi, Macy. Dieci a uno che non si ritroverebbe Hamlin fra i piedi se non si fosse lasciato coinvolgere da una relazione con lei.

— Facile a dirsi, adesso. Ma io Hamlin ce l’ho fra i piedi, e sento anche una responsabilita verso di lei. E distrutta. Ha bisogno di un’ancora, Gomez, qualcuno che le impedisca di andare alla deriva.

— Qual e il suo problema?

— L’ESP. La sta facendo impazzire. Riceve delle voci… per meta del tempo non sa neppure chi e… deve nascondersi dalla gente, ripararsi. La telepatia va e viene senza che possa controllarla. E come una maledizione.

— E lei vuole aiutarla, Macy? — chiese Gomez. — E un individuo talmente stabile da poter stare insieme a una carica di dinamite come questa?

— Non e stata un’idea mia, mi creda. Ma adesso che ci sono dentro, non intendo abbandonarla. Voglio aiutarla.

— Come?

— Forse c’e qualche sistema per spegnere questa sua ESP. Le sta bruciando la mente. Cosa ne dice, Gomez? Si puo fare.

— Non so assolutamente niente di ESP. Sono uno specialista in Riabilitazione.

— Chi puo saperlo?

— Posso informarmi se ci sono degli ospedali nella zona metropolitana con esperienze in questo campo. Qualche reparto neuropsichiatrico deve essere immischiato con l’ESP. Se le procura tanti guai, perche non e andata a farsi esaminare?

— Ha paura. Non vuole che qualcuno le frughi nella mente. Ha paura di perdere la sua intera personalita, se cercano di strapparle la telepatia.

— Merda. Mi dice che vuole aiutarla, e due secondi dopo mi dice che lei ha paura di essere aiutata. E folle. Quella ragazza e veleno. La porti in un ospedale.

— Mi dica dove mandarla — disse Macy. — Vedro se voglio farlo. E se lo vuole lei. — Rivolse a Gomez un sogghigno improvviso, e colpi con la mano destra la spalla sinistra. Un momento dopo colpi con la sinistra la spalla destra. Gomez lo fisso sbattendo le palpebre, senza muoversi. — Be’, si svegli! — disse Macy. — Ha dimenticato i suoi segnali? Questo e quello per la ritirata.

— Hamlin ha cominciato a minacciarla?

— Non se ne stia li a fare domande stupide. Ha avuto il segnale. Via. Via. Ho del lavoro da fare. Mi lasci solo, Gomez.

— Povero bastardo — disse Gomez. — Che maledetto casino. Per tutti noi. — E usci. Macy si prese la testa fra le mani. Dolore dietro ciascuna orecchia. Dolore dietro la fronte, come se il cervello si fosse gonfiato e premesse contro l’osso. Esercitati coi segnali. Mano sinistra a spalla destra. Mano destra a spalla sinistra. Intreccia le mani dietro il collo. Sorveglianza. Il Centro Riab che mi da la caccia anche lui. Gesu. Gesu. Gesu. Gli parve di poter sentire la risata da fantasma di Nat Hamlin riverberare attraverso gli interstizi della sua mente spossata. Ehi, Nat, sei sveglio? Hai ascoltato quello che diceva Gomez? Ascolti adesso? Vogliono prenderti, Nat. Gomez e sulle tue tracce. Per finire il lavoro che non ha fatto a dovere la prima volta. Hai paura, Nat? Non ti nascondo che io ne ho. Perche solo uno di noi ne uscira intero, alla fine. Se va bene. Se va bene, uno solo di noi.

11

Se davvero lo stavano tenendo sotto sorveglianza, lui non se ne rese conto. Si occupo delle solite cose. Fini di preparare il copione per il servizio sul carisma lunedi. Su nastro martedi. Tutto liscio. Avanti e indietro dall’appartamento all’ufficio senza problemi. Hamlin, coerentemente, riaffioro martedi sera, per la prima volta da mercoledi. Fecero quattro chiacchiere; Macy non disse nulla del suo colloquio con Gomez o del tentativo messo in atto da Hamlin di prendere il comando, mercoledi sera. Siamo persone educate, penso Macy. Tu cerchi di fregarmi, io cerco di farti fuori, ma non parliamo di queste cose volgari. Hamlin fu molto piacevole, racconto della sua vita e dei bei tempi. Segmenti selezionati della sua autobiografia arrivano danzando lungo l’interfaccia fra le due identita. Con sottotitoli.

L’ARTISTA SCOPRE IL SUO DONO

1984, l’anno di Orwell, la situazione complessiva adeguatamente incasinata, come previsto, anche se non tanto come quel vecchio bastardo pessimista aveva immaginato, e in questa piccola citta abita il dodicenne Nat Hamlin, appena entrato nella puberta, pieno di energie senza fondamento e ribollenti bisogni senza direzione. Quale piccola citta? Dove? Occupati dei fatti tuoi. Il ragazzo e magro e alto per la sua eta. Lunghe dita sensibili. Il padre vuole che diventi chirurgo del cervello. Si guadagna bene, figliolo, specialmente adesso con tutte queste psicosi in circolazione. Apri il cranio, vedi, e ci infili dentro le tue lunghe dita sensibili, tagli questo, giunti quest’altro, amputi quello, tremila dollari, prego, e investi in azioni sicure.

Il ragazzo non ascolta. In soffitta, modella piccole figure di creta. Non e mai entrato in un museo; non ha alcun interesse per l’arte. Ma c’e un piacere sensuale nello schiacciare e maneggiare la creta. Gli da un caldo formicolio allo scroto e una deliziosa tensione nelle mascelle quando lavora con la creta. Riempie la soffitta di grottesche figurine. Di sicuro vedi il mondo in maniera strana, ragazzo. Hai visto per caso qualche Pee-cas-so? E chi e questo Pee-cas-so? E quel vecchio bastardo francese, ci fa un milione di dollari all’anno con questa roba? Sul serio? Dove posso vederne qualcuno? E va al museo, a due ore di viaggio. Pee-cas-so. Non e cosi che si scrive. Non e male, si, si. Ma io sono bravo quasi quanto lui. E ho appena cominciato.

PIACERI SOLITARI

Il primo pezzo di grandi dimensioni adorna adesso la soffitta. Un metro e dieci di altezza. Adattato da uno dei dipinti di Picasso: donna con due facce, il corpo bizzarramente distorto lungo l’asse perpendicolare, una vera sfida per un ragazzino di quattordici anni, per quanto sia bravo. Il creatore giace nudo davanti a essa. Baffetti radi. Culo foruncoloso. Atto di omaggio alla musa. Afferra l’organo con la sinistra. Su e giu, su e giu, su e giu. Oooh e ahhh. Sessanta secondi: vicino al suo record di velocita. E mira precisa. Battezza il capolavoro con zampilli di liquido salato. Ah. Ah. Ah.

FINE DELLA SUBLIMAZIONE

Lei ha lunghi capelli lisci e dorati, nello stile antiquato che va di moda fra le ragazze di questa citta. Occhiali senza montatura, maglione di peloso cashmere verde, gonna corta. Hanno quindici anni. Lui l’ha attirata nella soffitta dopo averle detto timidamente, anestetizzato dall’erba, di essere uno scultore. Lei e una poetessa, le cui opere compaiono regolarmente sul giornale della citta. Apprezza le belle arti. Questo villaggio di filistei; noi due

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