Non aveva molto da fare in ufficio giovedi… soltanto mezz’ora di lavoro per aggiustare un servizio che aveva registrato la settimana prima. Passo il resto della giornata cercando di sembrare occupato. Soprattutto, con un altro fine settimana di fronte, cerco di pensare a qualcosa che potesse distrarre Lissa, e magari strapparla dall’umor nero che cosi frequentemente si impadroniva di lei.

Sentiva che la stava perdendo. Che lei si stava perdendo. Scivolando in un mare tiepido e senza spiagge, ricoperto da una spessa nebbia blu. Non usciva di casa da tre giorni. Macy sospettava che se ne stesse a letto fino a mezzogiorno o all’una, poi si alzava per fumare, ascoltare musica, girare pagine di libri, sognare a occhi aperti. Galleggiando. Non parlava quasi piu. Neppure rispondeva alle sue domande: solo qualche grugnito. La settimana prima Macy si era sentito assediato, con Lissa che divideva con lui l’appartamento, e Hamlin che divideva il cervello, ma adesso Lissa si stava avvolgendo nel suo bozzolo, e anche Hamlin si era allontanato. Macy era abituato alla solitudine, ma non per questo gli piaceva.

Quel week-end, decise, esploreremo le meraviglie del mondo al di la della porta di casa. Noleggeremo una macchina, ci faremo trecento, quattrocento chilometri in campagna, fin dove bisogna arrivare per vedere pascoli aperti. Picnic sull’erba. Una valletta boscosa. Romantiche fornicazioni sotto i rami di pini mormoranti e fragranti. Se ce ne sono ancora. E andremo in ristoranti di lusso. Chiedero ad Hamlin di indicarmene qualcuno. Pronto, pronto, c’e nessuno? E sabato notte, in una fumeria di Times Square, tutto luci e orpelli, inaleremo i piu moderni allucinogeni e ci godremo due ore di terrestri fantasie. Forse visiteremo l’acquario, in maniera che Lissa possa origliare i sogni ponderosi e coriacei dei trichechi e delle balene. Ah, un fine settimana gratificante! Divertimento e nutrimento per le nostre anime sfibrate!

Ma quando Macy arrivo a casa, quella sera, Lissa non c’era. Un senso di deja vu: l’ha fatto anche giovedi scorso, no? E passata una settimana, e nulla e cambiato. Ma c’e una differenza questa volta, come rivela una rapida indagine negli armadi. Ha portato con se le sue cose. Se n’e andata per sempre.

La cosa piu facile, adesso, era anche la piu difficile. Starsene tranquilli, dimenticarla, farsi una vita senza lei. Nient’altro che guai e fastidi con lei, no? Le complicazioni dell’animo femminile unite e moltiplicate dall’inesplicabilita della telepatia. Lasciala andare. Lasciala andare. Ci sono buone probabilita che ritorni, come l’ultima volta. Ma non poteva. Maledizione. Doveva andare a cercarla. Il posto piu logico. Il suo appartamento.

Una dolce notte di primavera.

Le stelle in mostra sopra le punte della citta. Venditori di sogni confusi che si aggiravano per le strade. Giu nel tubo. Whoosh whoosh whoosh. Cambio per la linea dell’East Side. Tornando sui propri passi. La sua stazione. Le strade strette, gli edifici malconci, sopravvissuti a tutte le trasformazioni culturali. Escrescenze coriacee che spuntano dal corpo del passato abolito. Quale di quelle case e la sua? Sembrano tutte uguali. Figure misteriose che appaiono e scompaiono nei vicoli. Una visita li e come un viaggio a ritroso nel tempo. Un quartiere di azioni oscure e insondabile spionaggio; una Istanbul, una Lisbona della mente, inserita nel tessuto vibrante di New York. Questo sembra il posto giusto. Entrero.

Elenco degli inquilini? Non farmi ridere!

Macy scruto nella penombra giurassica dell’ingresso cavernoso. Scorse una figura, lontana, china e distorta, che zoppico verso di lui mentre procedeva cautamente. Poi lo shock del riconoscimento: lui stesso che si avvicinava. Quella che vede e l’immagine di Paul Macy riflessa in uno specchio crepato e ondulato che occupa la parete in fondo. Risate. Applausi. Su sei piani di casa, apparecchi olovisivi offrono la loro merce con assordante simultaneita. Lissa? Lissa? Abitava al quinto piano, no? Saliro. Busso alla porta, se riesco a trovarla. Oppure chiedo ai vicini. La signorina Moore, la ragazza coi capelli rossi, e stata via una settimana circa… l’ha vista questa sera? Io non ho visto niente. Su per le scale. Dove altro puo essere fuggita se non qui? Il suo nido. Il suo eremitaggio.

Al quarto pianerottolo si fermo. Gli scagnozzi di Gomez l’avevano seguito fin li? Senza dubbio. Sorvegliandolo da vicino. Forse strisciavano su per le scale dietro di lui, per non perderlo di vista. Era possibilissimo che qualche inserviente del Centro Riab fosse in quel momento un piano o due sotto di lui, immobile, in attesa che riprendesse a salire. Quando io faccio un passo lui fa un passo. Quando io mi fermo lui si ferma. E cosi saliamo. Afferrando la balaustra, Macy si sporse per meta e sbircio nel pozzo delle scale. In quell’oscurita era impossibile essere sicuri. Qualcuno aveva ritirato in fretta la testa, laggiu? Controlliamo. Aspettiamo un minuto, poi guardiamo di nuovo. Eccolo. Ma ancora non ne era certo. Be’, al diavolo. Non mi importa se mi seguono o no. Saliamo. Passo. Passo. Alt. Ascolta. Questa volta sono sicuro di aver sentito qualcosa dietro di me. E rassicurante sapere che mi seguono dovunque vada. Su.

Si fermo di nuovo sul pianerottolo del quinto piano. Doppia fila di porte che si restringe all’infinito. Lissa dietro una di queste. Forse sarebbe meglio avvertirla che era venuto a cercarla. Forse uscira sul corridoio e non dovro andare a bussare a tutte le porte. Un respiro profondo. Emettendo il piu forte segnale mentale che gli riusci, sperando che fosse sulla lunghezza d’onda di lei. Lissa. Lissa. Sono io, Paul, sono vicino alle scale. Sono venuto a prenderti, tesoro. Mi senti, Lissa?

Nessuna risposta.

Okay. Adesso guardiamo. Comincio a percorrere il corridoio, studiando le porte senza volto. In un buco come questo, non si mettono targhette con il nome. Non riusciva a ricordare dove fosse la sua stanza. Alla fine del corridoio, lontano dalle scale, ma c’erano dozzine di porte. Eccone una che potrebbe essere quella giusta. Fece per bussare ma si trattenne. Vergogna? Paura? Gente strana e selvaggia abita questi slum. Magari non parlano neanche inglese. E io che vengo a disturbare il loro misero pasto. Ma se non busso non la trovero mai.

Ancora una volta sollevo la mano. No. Olovisione al massimo volume, li dentro. Non poteva essere lei. Andro avanti. Qui? No, in questo stanno cuocendo qualcosa. Calamari al curry. Polpette di ragno. Lissa? Lissa? Dove sei?

Passi nel corridoio, alle sue spalle.

Qualcuno correva verso di lui.

Rapinatore. Accoltellatore. L’inseguitore delle scale. Macy cerco di voltarsi per affrontarlo, ma prima di essere arrivato a meta, l’altro gli fu addosso, gli afferro le braccia, bloccandolo. Un uomo grande quanto lui. Lottarono silenziosamente, nel buio, grugnendo. Un ginocchio si pianto nel fondo schiena di Macy. Riusci a liberarsi un braccio, cerco di afferrare il suo assalitore, un occhio, un orecchio, qualsiasi cosa. Prima che usasse il coltello. Prima che usasse il paralizzatore.

Con uno scossone, Macy riusci a spingere l’altro contro la parete, colpendolo forte con la spalla, ma poi senti il braccio prigioniero che veniva storto oltre i limiti. Una fitta selvaggia di dolore. Disperatamente, Macy colpi nuovamente l’altro con la spalla. Cerco di dargli una testata, sperando di atterrarlo con un colpo solo. Niente da fare. Niente da fare. La lotta selvaggia continuo, inutile chiamare aiuto: chi avrebbe aperto la porta in un posto del genere? Slam e slam e slam. Era interamente preso a difendersi. Una concentrazione totale. Entrambi respiravano affannosamente. Sto opponendo piu resistenza di quanto si aspettasse! Un punto morto. Per fortuna e uno solo. Se riuscissi a liberarmi la mano, e sbattergli la testa contro la parete…

Poi. Nel momento piu frenetico della lotta. Una convulsione interna.

Hamlin.

La sua mossa.

Il tempo si arresto, in maniera che Macy pote percepire ciascuna fase della conquista con calma e distacco. Hamlin, avendo raccolto le forze per alcuni giorni, si stava avvantaggiando del combattimento nel corridoio, della totale concentrazione di Macy nelle proprie difficolta, per impadronirsi dei centri motori del loro cervello comune. Strappando connessioni a piene mani e reinserendole sotto la propria giurisdizione. Macy stava cadendo in un abisso senza tempo. E Hamlin stava sistematicamente ed efficientemente portando a termine quella che doveva essere una conquista attentamente calcolata. Gamba destra. Gamba sinistra. Braccio destro. Braccio sinistro. La paralisi si diffondeva, un’inattesa gelata estiva. Macy affondava, affondava, affondava. Nessun modo per difendersi; si era lasciato il fianco scoperto, e il nemico si stava riversando oltre la palizzata. Giu. Giu. Giu. Molto freddo, adesso, e un grande silenzio. Dov’era la sorveglianza di Gomez? Mano destra sulla spalla sinistra. Estremo pericolo. Ah. Bell’aiuto. Macy si rese conto che lui e Gomez si erano dimenticati di concordare un segnale importante, quello che diceva: Aiuto, mi sta conquistando! Non che ci fosse qualcuno ad aiutarlo, li. Mano destra sulla spalla sinistra. Mano sinistra sulla spalla destra. Estremo pericolo. Giu. Giu. Mi ha preso.

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