guardandosi intorno, cercando Esau.
Tutta la riva del fiume, per quanto poteva scorgere davanti a lui, era una solida parete di fiamma. Il calore aveva cacciato tutti, e alcuni erano discesi lungo la riva del fiume, oltre il rudere del nuovo magazzino, uomini con gli occhi bianchi e sbarrati nei volti anneriti dalla fuliggine, uomini dalle mani ustionate e dagli abiti strappati e bruciati e lo sguardo pieno di disperazione. Tre o quattro erano curvi su qualcuno che stava disteso sul terreno, gemendo e sussultando, e c’erano altri seduti qua e la, come se si fossero spinti fino a quel punto, e poi si fossero arresi. Quasi tutti, pero, si limitavano a stare in piedi a guardare, come impietriti. Un uomo aveva ancora in mano un secchio pieno d’acqua.
Len non vide Esau tra loro, e comincio ad avere paura. Si avvicino a diversi uomini, e chiese loro notizie, ma essi si limitarono a scuotere il capo, o non risposero, tenendo gli occhi fissi sulla scena di distruzione, incapaci di sentire e di vedere altre cose che non fossero le fiamme e la devastazione. Finalmente uno di loro, un impiegato di nome Watts, che era venuto spesso in ufficio per affari, disse, in tono amaro:
«Non preoccupatevi di lui. E salvo piu di tutti noi».
«Cosa volete dire?»
«Voglio dire che nessuno l’ha visto da quando e cominciato il disastro. E scappato, lui e la ragazza».
«La ragazza?» domando Len, sorpreso dal tono di voce di Watts.
«La figlia del giudice Taylor, e chi se non lei? E dov’eravate voi… nascosto in qualche buco, lontano? E dov’e Dulinsky? Credevo che quel figlio di puttana fosse un grande combattente… da come l’avevo sentito vantarsi!»
«Io ero sulla strada a nord,» disse Len. «E Dulinsky e morto. Cosi penso che abbia combattuto piu duramente di tutti quanti voi».
Un uomo che era vicino si era voltato, nell’udire pronunciare il nome di Dulinsky. Sotto la maschera di sporcizia e di fumo, i capelli striati e gli abiti bruciacchiati e laceri, Len impiego un po’ di tempo prima di riconoscere Ames, il proprietario di magazzini che era venuto al fiume con Dulinsky e con l’altro uomo, quel mattino, per osservare il nuovo magazzino e scuotere il capo quando Dulinsky aveva chiesto di rimanere uniti.
«Morto,» disse. «E morto davvero?»
«Gli hanno sparato. E stato un contadino, un certo Burdette».
«Morto,» disse Ames. «Mi dispiace. Avrebbe dovuto vivere. Avrebbe dovuto vivere abbastanza a lungo per poter essere impiccato». Alzo le braccia, e agito i pugni, verso le fiamme e il fumo. «Guardate, guardate che cosa ci ha fatto!»
«Non era solo,» disse Watts. «I Colter erano con lui, fin dall’inizio».
«Se anche voi foste rimasti al suo fianco, tutto questo non sarebbe accaduto,» disse Len. «Ve lo aveva chiesto, signor Ames. A voi, e a Whinnery, e a tutti gli altri. L’aveva chiesto all’intero paese. E che cosa e successo? Avete ballato tutti, e lo avete festeggiato e applaudito, la notte scorsa… si, c’eravate anche voi, Watts, vi ho visto!… e poi non appena si e sentito odore di guai, siete scappati tutti, come conigli. Non c’e stato nessuno, sulla strada a nord, nessuno che abbia alzato un dito! Hanno lasciato a Mike il compito di combattere, e di farsi ammazzare».
Len aveva alzato la voce, parlando in tono duro e aspro, senza neppure rendersi conto di quanto stava facendo. Gli uomini che erano stati abbastanza vicini per sentire si erano avvicinati.
«A me sembra,» disse Ames, «Che, per essere uno straniero, vi stiate interessando maledettamente ai fatti nostri. Perche? Cosa vi fa pensare che spetti a voi tentare di cambiare le cose? Ho lavorato duramente per tutta la vita, e onestamente, per costruire quello che avevo, e poi venite voi, e Dulinsky…».
Si interruppe. Le lacrime gli uscivano dagli occhi, e scendevano sul volto sporco di fuliggine, e la bocca gli tremava, come quella di un bambino.
«Si,» disse Watts. «Perche? Da dove venite? Chi vi ha mandato, per darvi il diritto di chiamarci vigliacchi perche non abbiamo voluto violare la legge?»
Len si guardo intorno. C’erano degli uomini tutt’intorno a lui, ora. I loro volti erano maschere grottesche di collera e di fumo. Il fumo si innalzava in una nube fuligginosa, e le fiamme rombavano, un suono che pareva il brontolio di un enorme felino, felice perche stava consumando la ricchezza di Refuge. In paese, la campana aveva smesso di suonare.
Qualcuno pronuncio il nome di Bartorstown, e Len comincio a ridere.
Watts allungo le mani, e lo colpi.
«Buffo, vero? Va bene, da dove venite?»
«Da Piper’s Run. Ci sono nato e cresciuto».
«Perche non ci siete rimasto? Perche siete venuto qui a provocare guai?»
«Mente,» disse un altro uomo. «Certo che viene da Bartorstown! Sono loro che vogliono far tornare le citta».
«Non importa,» disse Ames, con voce sorda e minacciosa. «Lui c’era dentro, ha aiutato Dulinsky, c’era dentro fin dall’inizio». Si volto, e le sua mani si mossero avidamente, come cercando di afferrare qualcosa. «Dovrebbe esserci rimasto un pezzo di corda non bruciata, a Refuge».
Istantaneamente, la gente parve invasata.
«Una corda,» disse qualcuno. «Si. La troveremo». E un altro disse, «Cercate quell’altro straniero bastardo. Li impiccheremo entrambi allo stesso albero». Alcuni cominciarono a correre lungo la riva del fiume, e gli altri cominciarono a esplorare i cespugli, alla ricerca di Esau. Watts e altri due afferrarono Len, e lo fecero cadere a terra, tempestandolo con una gragnuola di pugni e di calci. Ames rimase in disparte, e osservo la scena, e il suo sguardo andava alternativamente da Len all’incendio.
Gli uomini ritornarono. Non avevano trovato Esau, ma avevano trovato una corda, la fune che era servita per ormeggiare una lancia, a poca distanza da quel punto. Watts e gli altri sollevarono Len, costringendolo ad alzarsi in piedi. Uno di essi fece un rozzo nodo scorsoio, e infilo il collo di Len nel cappio. La corda era bagnata. Era vecchia e logora e molle, e odorava di pesce. Len scalcio, violentemente, e riusci a liberare le braccia. Lo presero di nuovo, e lo trascinarono e lo spinsero verso gli alberi, una massa confusa e compatta di uomini che avanzava disordinatamente, in impeti improvvisi di movimento, con Len che si dibatteva al centro, usando tutte le sue armi, i pugni, i calci, le ginocchia e i gomiti, tentando di liberarsi. E pur nella confusione del momento, pur nel cuore della lotta, egli si rendeva conto confusamento, con quell’istintiva, bizzarra consapevolezza che prendeva gli uomini vicini alla morte, di non combattere contro degli uomini, ma contro il vasto, spaurito, ottuso continente, da un mare all’altro, e da nord a sud, milioni di case e di persone e di campi e di villaggi, che dormivano tutti comodamente, al sicuro, e non volevano essere disturbati. La corda era fredda, e gli graffiava il collo, e lui aveva paura, e capiva di non poter lottare contro le idee, contro le convinzioni e contro il modo di vivere di cui quegli uomini rappresentavano soltanto una minuscola, trascurabile parte.
Era stordito, confuso, per il pestaggio violento ricevuto, e per il colpo alla testa ricevuto sulla strada a nord, e per gli stivali che avevano calpestato il suo corpo, e cosi non riusci a capire con esattezza quanto stesse accadendo: solo che, a un certo punto, gli parve che ci fossero molti piu uomini, molti piu corpi intorno a lui, un piu violento, ondeggiante tumulto. Venne gettato da una parte, rudemente. Le mani che lo avevano tenuto stretto avevano apparentemente lasciato la presa. Urto un tronco d’albero, e scivolo lungo di esso, cadendo a sedere sul terreno. C’era un volto, sopra di lui. Aveva gli occhi azzurri e una barba color sabbia, con due ampie fasce grige, una a ciascun lato della bocca. Disse a quel volto:
«Se non foste in tanti, potrei uccidervi tutti».
E il volto gli rispose:
«Tu non vuoi uccidere me, Len. Avanti, ragazzo, alzati».
Gli occhi di Len si riempirono improvvisamente di lacrime.
«Signor Hostetter,» disse. «Signor Hostetter». Alzo le braccia e si aggrappo a lui, e gli parve di essere ritornato indietro, a un’altra ora di oscurita e di terrore, e Hostetter lo fece alzare in piedi vigorosamente, e gli tolse la corda dal collo,
«Corri,» gli disse. «Corri come il diavolo».
Len si mise a correre. Era confuso, smarrito, eppure si mise a correre. C’erano diversi altri uomini insieme a Hostetter, e dovevano avere caricato duramente la massa della gente di Refuge, con i pali e i ramponi delle loro barche, perche gli uomini di Refuge erano stati dispersi. Ma essi non intendevano lasciar scappare Len senza combattere, e l’intervento di Hostetter e dei suoi uomini li aveva convinti di avere visto giusto, parlando di un complotto della gente di Bartorstown. Ora erano decisi a mettere le mani anche su Hostetter, e gridavano, e imprecavano, si radunavano di nuovo e cercavano tutto quello che si poteva usare come un’arma, sassi, rami caduti, pezzi di terra. Len vacillo, barcollo, durante la corsa, e Hostetter gli mise una mano sotto il braccio, e lo sorresse.
«La barca ci aspetta,» disse. «Piu in giu».
Degli oggetti cominciarono a volare nell’aria, intorno a loro. Una pietra colpi alla schiena Hostetter, ed egli incasso la testa tra le spalle, abbassando il cappello dalla larga tesa, come un lottatore. Entrarono in un’alta macchia d’alberi, e sbucarono dall’altra parte, e poi Len parve immobilizzarsi, s’irrigidi, pur continuando a correre.
«Esau!» grido. «Non possiamo andarcene senza Esau».
«E gia a bordo,» disse Hostetter. «Avanti, non rallentare!»
Continuarono a correre, attraverso il pendio di un pascolo che declinava fin quasi sul ciglio dell’acqua, e le mucche si dispersero lentamente, con le code in aria, impassibili, imperturbabili, nel loro angolo sicuro. In fondo al declivio c’era un’altra macchia d’alberi, che cresceva direttamente sulla riva, e nascosta tra di essi c’era una grossa barca a vapore. Sulla coperta c’erano due uomini armati di grandi asce, pronti a tagliare le gomene. Il fumo comincio a sbuffare piu forte dalla ciminiera solitaria, come se un fuoco gia pronto fosse stato improvvisamente attizzato con violenza. Len vide Esau, che si sporgeva dalla murata, e c’era qualcuno accanto a lui, una persona dai capelli biondi e dalla lunga gonna.
C’era una tavola che andava dalla riva alla murata. La percorsero, e furono sul ponte, e Hostetter grido un ordine agli uomini che brandivano le asce. I sassi avevano ripreso a volare nell’aria, ed Esau afferro Amity e la trascino dall’altra parte, al riparo della cabina. Le asce saettarono. Si udirono altre grida, e gli uomini di Refuge, guidati da Watts, e da altri due, corsero verso la plancia. Len non vide Ames tra loro. Le gomene furono recise, e caddero serpentine nell’acqua. Hostetter, Len, e altri uomini, presero dei lunghi pali, e cominciarono a spingere con forza, appoggiandoli alla riva. La plancia cadde in acqua, insieme a Watts e agli altri due uomini che vi erano sopra. Ci fu un brontolio e uno sferragliare, sotto coperta, il ponte parve tremare, e delle scintille cominciarono a uscire dal fumaiolo. La barca comincio a muoversi nella corrente. Watts era immerso fino alla cintola nell’acqua fangosa, e li minacciava agitando i pugni, un uomo che non aveva combattuto per salvare il proprio paese, ma che era disposto a tutto per vendicare i suoi rancori.
«Ora vi conosciamo!» grido, e la sua voce giunse sottile, per la distanza che ormai li separava. «Non ve la caverete!»
Gli uomini che si ammassavano sulla riva, dietro di lui, gridarono a loro volta. Le loro voci si fecero piu deboli, ma la nota d’odio rimase, insieme alla minaccia dei loro gesti. Len si volse a guardare in direzione di Refuge. Ormai erano quasi al centro del fiume, e lui poteva vedere oltre la riva. Il fumo nascondeva quasi completamente il paese, ma quello che vedeva era sufficiente. Cio che i contadini di Burdette avevano risparmiato, ora veniva reclamato imperiosamente dall’incendio che si allargava.
Len scivolo a sedere sul ponte umido, con la schiena appoggiata alla cabina. Mise le braccia intorno alle ginocchia, e vi appoggio la testa, e provo un desiderio irresistibile di piangere, di piangere come un bambino, ma era troppo stanco anche per fare questo. Rimase seduto la, semplicemente, cercando di rendere la sua mente vuota come tutto il resto del suo corpo in quel momento. Ma non poteva farlo, e nella sua mente continuava a vedere Dulinsky fermarsi di botto, e cadere lentamente in ginocchio nella polvere calda della strada di settentrione, e sentiva l’odore di un grande incendio, e nelle sue orecchie risuonava la voce aspra di Burdette, che diceva:
«
Era molto strano, vedere quelle cose, sentirle, in un succedersi monotono che non lasciava spazio ad altri pensieri, ad altri sentimenti, ad altre cose.
Dopo qualche tempo, si accorse che c’era qualcuno in piedi, davanti a lui. Sollevo il capo, e vide Hostetter, che teneva il cappello in mano e si asciugava stancamente la fronte con la manica della giacca.
«Ebbene, ragazzo,» disse, «Sei riuscito a soddisfare il tuo desiderio. Andiamo a Bartorstown».