«Di che si tratta, allora?»

«Stiamo andando a Bartorstown».

Len si acciglio, cercando di comprendere quale fosse il significato delle parole di Hostetter.

«Ma e esattamente dove volevo andare. E per questo che… che tutto e accaduto».

Hostetter sollevo la tesa del cappello piatto sulla fronte, in modo che il suo viso fosse illuminato dal chiarore della luna. I suoi occhi scrutarono con fermezza Len.

«Tu stai andando a Bartorstown,» ripete. «Nella tua mente, hai creato un posto che e completamente frutto dei tuoi sogni e della tua fantasia, e l’hai chiamato con quel nome, ma non e quella la tua destinazione. Tu stai andando a Bartorstown, quella vera, quella che esiste realmente. E, probabilmente, la troverai molto diversa dal luogo che hai creato nella tua mente. Puo darsi che la vera Bartorstown non ti piaccia. Puo darsi che i tuoi sentimenti diventino violenti, insostenibili. Ed e per questo che ti dico di non dimenticare che ci sei debitore di qualcosa».

«Ascoltate…» disse Len. «Si puo imparare, a Bartorstown? Si possono leggere dei libri, e discutere le cose che altrove nessuno puo menzionare, si possono usare le macchine, e pensare realmente?»

Hostetter annui.

«E allora mi piacera». Len guardo il paesaggio oscuro e silenzioso che scivolava nella notte, la campagna sonnolenta, assassina, odiosa. «Non voglio vedere mai piu queste cose. Mai piu».

«Egoisticamente,» disse Hostetter, «Spero veramente che tu riesca ad adattarti. Avro gia abbastanza guai, per spiegare la presenza della ragazza a Sherman. Lei non era compresa negli accordi. Ma non avrei saputo cos’altro fare, in queste circostanze».

«Stavo appunto pensando a lei,» disse Len. «Perche?»

«Ebbene, era venuta fino ai magazzini per accompagnare Esau, per cercare di aiutarlo a fuggire. Ha detto che non poteva ritornare dai suoi genitori, e che intendeva restare con Esau. E ne aveva tutte le buone ragioni, naturalmente».

«Perche?» domando Len.

«Non lo sai?»

«No».

«Per la miglior ragione del mondo,» disse Hostetter. «Sta aspettando un bambino».

Len rimase immobile, a bocca aperta, per un lungo momento. Hostetter si alzo in piedi. E un uomo usci dalla cabina, e gli disse:

«Sam sta parlando a Collins, alla radio. E meglio che scendiate, Ed».

«Ci sono dei guai?»

«Be’, sembra che l’amico che abbiamo gettato in acqua, laggiu, abbia intenzione di mantenere le sue minacce. Collins dice che due rimorchiatori sono partiti al sorgere della luna. Non rimorchiano niente, e sono gremiti di uomini. Uno e di Refuge, l’altro di Shadwell».

Hostetter si acciglio, scosse la cenere dalla pipa, spegnendola accuratamente sotto i tacchi. Disse a Len:

«Abbiamo chiesto a Collins di restare di guardia, per ogni evenienza. Lui abita su una casa galleggiante, ed e la nostra unita mobile. Be’, andiamo. Ecco cosa succede a un cittadino di Bartorstown. Tanto vale che cominci ad abituarti».

15.

Len segui Hostetter e l’altro uomo, che si chiamava Kovacs, nella cabina, che occupava quasi due terzi della lunghezza della barca, e serviva soprattutto come tettoia per proteggere la stiva, piu che per fornire qualche comodita all’equipaggio. C’erano delle cuccette strette sistemate sulle pareti, e Amity era distesa su una di esse, con i capelli in disordine e il viso pallido e gonfio di pianto. Esau sedeva sul bordo della cuccetta, e le stringeva la mano. Apparentemente era la da molto tempo, e aveva una strana espressione, che Len non gli aveva mai visto prima, intenta, preoccupata e ansiosa.

Len guardo Amity. Lei gli parlo, senza guardarlo negli occhi, e lui la saluto, e gli parve di parlare a una persona diversa, a un’estranea. Penso, provando un palpito che era gia molto debole, alla ragazza dai capelli biondi che aveva baciato sotto il roseto, e si domando come mai quella ragazza fosse scomparsa cosi presto, sparita insieme alle rose. Ora Amity era una donna, la donna di un altro uomo, gia segnata dalle preoccupazioni e dalle angosce della vita, e lui non la conosceva.

«Hai visto mio padre, Len?» domando. «Sta bene? E salvo?»

«Era sano e salvo, l’ultima volta che l’ho visto,» le disse Len. «I contadini non avevano niente contro di lui. Non l’hanno sfiorato neppure con un dito».

Esau si alzo.

«Ora cerca di dormire un poco. Ne hai bisogno, ti fara bene». Le accarezzo la mano, e poi abbasso una specie di tenda, formata da una coperta inchiodata alla parete, in alto. Lei gemette un poco, protestando, e disse a Esau di non allontanarsi troppo. «Non preoccuparti di questo,» la rassicuro Esau, con una lievissima traccia di esasperazione nella voce. «Non c’e nessun posto dove andare, qui». Diede una rapida occhiata a Len, poi guardo Hostetter.

Len disse:

«Congratulazioni, Esau».

Esau arrossi un poco, un lieve rossore che gli invase il volto. Poi raddrizzo le spalle, ritrovando un poco della sua aria di sfida, e guardo negli occhi Len, e disse, in tono quasi di sfida:

«Credo che sia meraviglioso, davvero. E tu sai benissimo com’era la cosa, Len, prima. Cioe, prima non potevamo sposarci, a causa del giudice».

«Certo, certo,» disse Len. «Lo so».

«E ti diro un’altra cosa,» disse Esau. Len provo quasi il desiderio di sorridere, vedendolo cosi diverso da come lo aveva sempre conosciuto. «Saro un padre migliore di quanto non lo sia stato per me mio padre».

«Non saprei,» rispose Len. «Mio padre era il padre piu buono del mondo, eppure anch’io non ho saputo corrispondere ai suoi desideri».

Segui Hostetter e Kovacs nella stiva, alla quale si accedeva per una stretta e ripida scala.

La barca non pescava molto, ma era lunga venti metri e larga sei, e ogni metro di spazio era riempito di ceste, balle e sacchi. Emanava un intenso aroma di legno e di acqua di fiume, di farina e di stoffa, di pece e molte altre cose che Len non riusci a identificare. Dietro la parete della stiva, a poppa, si udiva soffocato e tonante il ritmo costante del motore. Sotto il portello era stato lasciato uno spazio angusto, una specie di pozzo, in modo che un uomo potesse scendere la scala e controllare che tutto il carico fosse in perfetto ordine, e la scala sembrava un solido pezzo di costruzione fissato sul ponte. Ma una tavola quadrata dell’impiantito era stata tolta, e c’era un piccolo pozzo, la, e nel pozzo c’era una cosa che Len riconobbe subito… una radio, anche se era piu grande di quella che lui ed Esau avevano posseduto, ed era diversa sotto diversi punti di vista. Un uomo era seduto accanto alla radio, e stava parlando, con una lanterna appesa sopra di lui, per avere luce.

«Eccoli qui, adesso,» disse. «Aspettate un momento». Si volto, e si rivolse a Hostetter. «Collins pensa che la cosa migliore sarebbe quella di mettersi in contatto con Rosen alle cascate. Il fiume e abbastanza basso, ora, e penso che con un po’ d’aiuto potremmo scrollarceli di dosso la».

«Vale la pena di tentare,» commento Hostetter. «Cosa ne pensate, Joe?»

Kovacs dichiaro che, secondo lui, Collins aveva ragione.

«Una cosa e sicura… non vogliamo altri scontri, e se proseguirano cosi ci raggiungeranno. I rimorchiatori sono veloci».

Anche Esau li aveva seguiti. Era fermo accanto a Len, e ascoltava.

«Watts?» domando.

«Penso di si. Deve essere andato anche a Shadwell, per trovare aiuto e uomini. Incredibile!»

«Sono completamente pazzi,» disse Kovacs. «Non possono prendersela con i contadini, e cosi se la prendono con noi. inoltre, siamo selvaggina dovunque ci trovino». Era un omone giovane, abbronzato dal sole. Aveva l’aria di chi non si lascia spaventare facilmente, e in quel momento non appariva spaventato; c’era qualcosa di notevole, pero, nella sua decisione di non lasciarsi prendere dalla gente di Refuge, qualcosa che fece pensare Len, dandogli uno strano brivido.

Hostetter fece un cenno all’uomo che sedeva davanti alla radio.

«D’accordo, Sam. Chiamate Rosen».

Sam si congedo da Collins, e comincio ad armeggiare con i bottoni.

«Dio,» esclamo Esau, quasi singhiozzando. «Ricordi come abbiamo lavorato, su quei bottoni, senza ascoltare neppure un bisbiglio, e poi i libri, e poi, e poi…» Si interruppe, e scosse il capo, sconsolato.

«Se non aveste casualmente ascoltato durante la notte,» disse Hostetter, «Non avreste mai sentito niente. Len mi ha accennato alla cosa». Era curvo dietro alle spalle di Sam, ora, in attesa.

«L’idea era stata di Len,» disse Esau. «Lui pensava che di giorno fosse troppo rischioso usarla, per timore di essere visti o sentiti da qualcuno».

«Come in questo momento,» disse Kovacs. «Abbiamo alzato l’antenna… fin troppo evidente, con la luce sufficiente. E c’e una splendida luna».

«Fate silenzio, tutti,» disse Sam, curvo sulla radio. «Come diavolo credete che io possa… Ehi, gente, volete lasciarmi libero un canale, almeno per un momento? E una situazione di emergenza.» Una confusione di voci dall’altoparlante si solidifico in una sola voce, che disse:

«Qui Petto, al traghetto indiano. Devo ritrasmettere?»

«No,» disse Sam. «Voglio Rosen; e entro la mia portata. Volete abbassare, per favore? Abbiamo dei banditi alle calcagna.»

«Oh,» disse la voce di Petto. «Fate un fischio, se avete bisogno di aiuto.»

«Grazie.» Sam ricomincio ad armeggiare con i bottoni e le manopole, e continuo a chiamare Rosen. Len rimase vicino alla scaletta, e osservo, e ascolto, e gli parve in retrospettiva di avere passato quasi tutta la sua vita a Piper’s Run in ginocchio sull’argine del Pymatuning, tentando di fare uscire delle voci da una scatoletta ostinata. Ora, sommerso da un’ondata di meraviglia e di stanchezza, vedeva, e sentiva, e non riusciva a rendersi conto che ormai ne faceva parte, che aveva raggiunto l’obiettivo dei suoi sogni.

«E molto piu grossa di quella che avevamo noi,» disse Esau, avvicinandosi. I suoi occhi brillavano, come avevano brillato sulla riva del fiume di casa, e la lieve piega di debolezza della sua bocca si smarriva in quella sua eccitazione improvvisa. «Come funziona?» domando, e il ragazzo curioso di Piper’s Run era ritornato, e Len aveva gli occhi scintillanti a sua volta, e tutto quanto era accaduto parve per un momento smarrito nelle nebbie del fiume. «Che cos’e un’antenna? Come…»

Kovacs gli diede qualche vaga spiegazione sulle batterie e i transistor. La sua mente era distratta, i suoi pensieri erano concentrati su altre cose. Lo sguardo di Len era attirato irresistibilmente dal volto di Hostetter, un po’ ombreggiato dalla falda del cappello… il familiare cappello bruno degli Amish, il familiare taglio dei capelli e della barba… e stava pensando a papa, e a suo fratello James che ora aveva due bambini suoi, e alla nonna che ormai non avrebbe piu rimpianto il vecchio mondo che l’aveva vista nascere, e alla piccola Esther, che doveva essere gia alta, ora, e giro il capo, per non vedere piu Hostetter, ma solo l’ombra impersonale dietro il circolo di luce della lanterna, un’ombra piena di forme indistinte e prive di significato, il carico di una barca su un fiume molto, molto lontano da casa sua. Il motore borbottava, con il suo battito costante, monotono, lento e sicuro, con un lieve sospiro che ricordava il respiro regolare di qualcuno che dormiva profondamente, in un sonno sereno. Poteva sentire il rumore delle pale della ruota che battevano l’acqua, e ora si accorgeva che c’erano molti altri suoni, lo scricchiolare del legno della barca, e il gorgoglio dell’acqua che scivolava oscura sotto la chiglia. E fu assalito in quel momento da uno dei suoi momenti di disorientamento, un selvaggio intervallo di meraviglia, nel quale si chiedeva che cosa stesse facendo in quel

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